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Chi è davvero Brozovic?
21 giu 2016
Come gioca e dove può arrivare il tuttofare del centrocampo dell'Inter e della Croazia di Čačić.
(articolo)
12 min
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Marcelo Brozovic è una delle poche note positive dell’Inter, in una stagione in cui i nerazzurri non sono riusciti a colmare il gap con le principali forze del campionato. Roberto Mancini ha utilizzato a intermittenza il 4-3-3 o 4-5-1, il 4-2-3-1 o 4-4-2, il rombo di centrocampo nella prima fase del campionato e saltuariamente anche qualche accenno di difesa a 3, soprattutto nei finali di partita; e se l’alternanza di moduli così diversi non è un vantaggio per nessuno, Brozovic è stato usato come una soluzione temporanea, dimostrando di sapersi adattare alle richieste dei moduli diversi e migliorando il proprio gioco indipendentemente dalla posizione in cui è stato schierato.

A causa della mancanza di esterni offensivi puri, nelle prime uscite agostane, Mancini ha provato con convinzione Brozovic come vertice alto del rombo, ruolo poi andato a Perisic nelle sue prime partite. Nella seconda fase della stagione, invece, Mancini ha privilegiato l’idea di schierarsi a specchio rispetto all’avversario per giocare sugli 1vs1. Soltanto nell’ultima parte di stagione, senza dubbio la più convincente dal punto di vista della proposta di gioco, Mancini ha iniziato ad insistere, seppur timidamente, sul 4-3-2-1, nel quale Brozovic ha occupato spesso il ruolo di esterno offensivo della catena di destra e in casi di emergenza, o quantomeno eccezionali, quello di mediano.

Versatilità

Naturalmente l’interpretazione che Brozovic può dare al ruolo di trequartista di destra è diversa rispetto a quella di un esterno puro: l’istinto lo spinge ad accentrarsi e a farsi attrarre dal pallone, liberando la fascia per la salita dell’esterno basso e per i tagli della punta, mentre senza palla aiuta spesso il terzino di riferimento in raddoppio. La versatilità di Brozovic non si esprime nel riadattare il proprio gioco in base alla posizione che occupa, piuttosto nel cercare di contestualizzare le proprie qualità, cercando (creando) quelle situazioni in cui riesce ad esprimersi meglio. Forse per questo nella conferenza stampa di presentazione Brozovic ha risposto ai quesiti sul suo ruolo in campo con un troppo semplice: «Sono un centrocampista».

Brozovic è uno di quei giocatori rari le cui qualità tecniche si completano perfettamente nella capacità di leggere e interpretare il gioco: possiede un ottimo gioco corto con entrambi i piedi, controlla bene le traiettorie lunghe, non va in affanno quando deve gestire il pallone sotto pressione e il suo primo controllo è tra i migliori della Serie A. Nel modo in cui controlla il pallone, anzi, si vede la qualità fuori dal comune di Brozovic nel ridurre al minimo i tempi tra le giocate. Una tecnica che gli permette di distribuire il gioco e proporsi negli spazi, di portare palla e offrirsi in appoggio ai compagni in possesso del pallone, con un istinto al gioco verticale (anche nei pressi dell’area di rigore avversaria) inferiore solo alla prudenza con cui sceglie di correre il rischio di perdere il pallone.

L’impressione è che Brozovic sia ancora nel pieno di un processo di maturazione tecnica, e che quasi ogni partita della passata stagione lo abbia aiutato a prendere consapevolezza delle sue possibilità. Un esempio è il tiro a giro verso il quale l’approccio è stato quasi empirico: ha iniziato a provare questo tipo di conclusione sempre più frequentemente fino a quando la palla ha iniziato a entrare in porta. Ricordate la nostra sorpresa quando gli abbiamo visto segnare il primo gol di questo tipo? Poi però si è ripetuto.

Continuità

Durante la semifinale di ritorno contro la Juventus in Coppa Italia, Brozovic ha corso 17,81 km nei 120 minuti giocati, ma a contare non è quanto corre ma come: la sua capacità di coprire grandi distanze senza perdere lucidità e freschezza. In fase di possesso si muove molto, si stacca bene dalle marcature e attacca spesso l’area di rigore (anche sui cross). Anche questo lo fa indipendentemente dal ruolo che occupa in campo. Non solo Brozovic riesce a costruirsi le situazioni per proporsi in area di rigore, ma tra i calciatori dell’Inter è quello che possiede i migliori tempi di inserimento, spesso è l’unico a farlo con credibilità.

Dal punto di vista difensivo sembra preferire il pressing alla difesa posizionale. Come per gli inserimenti, anche i tempi di uscita del pressing sono ottimi, così come i tempi per l’intervento. Molti dei suoi palloni recuperati sono il risultato di interventi da posizione laterale rispetto al portatore di palla avversario, o addirittura da dietro, a dimostrazione anche della sua aggressività. Il dinamismo e i tanti km percorsi mascherano le difficoltà nel mantenere le giuste distanze in un blocco difensivo e nel seguire gli inserimenti degli avversari e, per diventare un vero e proprio centrocampista box to box, dovrebbe migliorare nel posizionamento difensivo, imparando a gestire meglio i riferimenti del pallone e dei compagni.

Diventare un centrocampista versatile anche dal punto di vista difensivo è la chiave imprescindibile per diventare un calciatore d’élite. La posizione di esterno gli ha permesso di limitare le sue carenze nelle letture difensive e nel seguire i movimenti senza palla degli avversari, ma d’altra parte lo ha privato della possibilità di crescere anche nella difesa delle zone centrali del campo.

Associativo

Brozovic non è un solista e non sarà mai il calciatore a cui la squadra affida il pallone nei momenti di difficoltà. Ma è uno di quelli che amplificano le giocate positive dei compagni, assecondandole: premia i buoni movimenti, si posiziona bene per ricevere il pallone dentro l’area, serve sempre il compagno piazzato meglio. Il che gli permette di completarsi con qualsiasi profilo tecnico gli venga affiancato.

Il gioco di Brozovic dipende dalle interazioni con i compagni e in questo è un giocatore estremamente moderno, anche se non particolarmente vistoso. Il fatto che le sue giocate dipendano dalle qualità e dalle possibilità dei suoi compagni implica che Brozovic deve conoscere a fondo le loro caratteristiche (e viceversa): si propone per l’uno-due con i giocatori che di solito scaricano il pallone di prima, libera lo spazio per quelli a cui piace portare palla, va in appoggio ai compagni con un gioco più lineare per creare superiorità numerica.

Qui sotto Brozovic dimostra di sapere che Biabiany può arrivare in corsa in quella zona di campo prima degli avversari, e lo serve con un filtrante preciso.

Questa inclinazione naturale associativa, i miglioramenti tecnici e tattici e la sicurezza crescente, gli hanno permesso di diventare sempre più importante nel corso del campionato: non solo un valore aggiunto ma un giocatore decisivo.

E vale la pena sottolineare come in questi mesi abbia sviluppato una predilezione per le giocate dirette, per un calcio rapido. Brozovic riflette spesso più velocemente degli avversari ma sembra in difficoltà nelle fasi più lente delle partite, come i finali, dove fatica a controllare il ritmo (e forse è proprio questa mancanza di controllo, oltre ai limiti difensivi evidenziati sopra, che non gli permettono ancora di giocare con continuità in una posizione più centrale).

Nazionale

La Croazia, sia durante il cammino di qualificazione all’Europeo che durante le ultime amichevoli, ha confermato la ricchezza della sua struttura tattica, fortemente dipendente dalla versatilità e duttilità del parco giocatori. Brozovic potrebbe rappresentare il manifesto dell’identità camaleontica della Nazionale croata. Il centrocampista nerazzurro ha trovato molto spazio in Nazionale negli ultimi anni, accumulando parecchi minuti e confrontandosi con varie posizioni.

Nelle amichevoli post girone di qualificazione il selezionatore Čačić, complice anche il periodo di infortunio di Rakitic, ha dato fiducia a Brozovic, cavalcando la linea di Mancini e l’uso tattico che fa di Brozovic.

Si può citare, ad esempio, l’amichevole contro la Russia dove è stato impiegato come esterno di centrocampo, in totale opposizione di interpretazione del ruolo con il compagno di club Perisic, impiegato sull’out opposto. Čačić ha insistito nell’alternare durante il match la fascia di competenza dei due interisti e la considerazione più evidente è la capacità assolutamente speciale di Brozovic di riuscire a cambiare i riferimenti senza intaccare il livello di efficacia delle giocate. Agendo sul lato opposto di Perisic, Brozovic con i suoi inserimenti sul lato debole permette di capitalizzare l’enorme mole di lavoro del compagno. È un aspetto da non sottovalutare in chiave Europeo, considerando che i pacchetti arretrati delle Nazionali sono generalmente formati, salvo rare eccezioni, da giocatori provenienti da club diversi e che si trascinano un sistema di comunicazione difensiva poco raffinato.

La qualità delle combinazioni tra i 4 giocatori offensivi (nel 4-2-3-1) – le due punte centrali e i due esterni - sono una delle migliori armi a disposizione della Croazia e Brozovic può risultare determinante in questo senso, oltre che guadagnarsi maglie da titolare o comunque minuti per la sua abilità e versatilità in queste situazioni: può essere lui il giocatore che retrocede o si accentra per verticalizzare, può portare palla in verticale, può inserirsi partendo dal lato debole.

Una delle due punte – Kalinic in questo caso – si abbassa e serve Perisic nello spazio. Mandzukic attacca il primo palo e Brozovic attacca da lontanissimo l’area per posizionarsi sul secondo palo.

Senza dimenticare che fa gol del genere anche con la Croazia…

La presenza di Brozovic potrebbe in parte risolvere alcuni dei principali difetti della manovra croata nel 3-5-2 provato nelle ultime partite cioè la mancanza di ritmo nel possesso palla e l’inclinazione di Modric – principale fonte di gioco - a retrocedere sulla linea di Badelj, soffocando così la circolazione della palla e regalando spazi agli avversari. Brozovic ha già dimostrato di avere una buona intesa con Modric e la sua capacità di verticalizzare il gioco, sia con la conduzione del pallone che con filtranti, lanci o cambi di gioco, porterebbe benefici anche al ritmo del gioco. Inoltre paradossalmente, l’organizzazione difensiva ancora poco organizzata e basata principalmente sulle scelte dei singoli è il terreno ideale per le caratteristiche difensive di Brozovic. Ecco che anche uno dei due posti da mezzala/interno nel centrocampo a 5 rappresentano una concreta possibilità di impiego.

Dare ritmo alla manovra e giocare in verticale sono due punti focali del gioco di Brozovic.

Anche da mezzala Brozovic non rinuncia agli inserimenti profondi, dopo aver innescato di prima in verticale la ripartenza. Nella stessa partita è andato anche a segno.

In una delle ultime amichevoli - 23 marzo contro Israele - Brozovic ha giocato con Modric e Badelj nel terzetto centrale del centrocampo a 5, che si prefigura come una delle strutture tattiche di riferimento. Tecnicamente si completa molto bene con gli altri due e il centrocampo ha funzionato in entrambe le fasi di gioco. A questo punto, le scelte di Čačić lo confermano come qualcosa di più di primo sostituto dei tre titolari o semplice opzione di riserva, considerato anche il dinamismo superiore agli altri centrocampisti in rosa: sembra ormai delinearsi una maglia di titolare abbastanza solida. In realtà Brozovic ha già chiarito pubblicamente i suoi desideri sul discorso tattico: «Se potessi scegliere, giocherei in mezzo. Ma se dovesse rendersi necessario agire a destra, come avvenuto all'Inter nelle ultime 5-6 partite, non ci saranno problemi».

Il selezionatore della Croazia non sembra avere ancora le idee chiare, altro fattore a vantaggio di Brozovic, che ha la versatilità che altri non hanno. A questo si aggiunge il periodo di forma non brillantissimo di Rakitic. Che siano da titolare o da subentrante, da interno o da esterno, le occasioni per Brozovic non mancheranno di sicuro in Francia.

I limiti, anche nel contesto della Nazionale, restano gli stessi: bisognerà vedere come si adatterà al ritmo delle partite, l’apporto che riuscirà a dare in fase difensiva e soprattutto come gestirà i cali di tensione che lo perseguitano. Questo Europeo potrebbe rappresentare per Brozovic il trampolino definitivo per entrare nell’élite dei centrocampisti europei e scrollarsi di dosso l’etichetta di giocatore discontinuo e senza un vero ruolo, oppure l’ennesima dimostrazione di grandi potenzialità sommerse e parzialmente inespresse.

Croce e delizia. Prima effettua un controllo di un’eleganza sublime e poi si addormenta scoprendo il fianco all’avversario che gli ruba il pallone.

Nelle prime partite del girone – contro la Turchia – Brozovic è stato impiegato da esterno destro nel 4-2-3-1. In un certo senso è stato confermato quanto alta sia la considerazione del tecnico della Croazia per il giocatore dell’Inter e quanto sia importante per la sua Nazionale. Brozovic è stato il fulcro dei meccanismi della catena di destra. Quando la palla si trovava nei piedi di Corluka, Brozovic tagliava con decisione verso il centro del campo, svuotando la zona laterale per l’inserimento da dietro di Srna che a sua volta creava spazio, con il suo movimento, per Modric che si andava a posizionare da terzino destro.

Corluka a questo punto ha due possibilità: continuare a sviluppare il gioco servendo Modric oppure provare il lancio in profondità verso Srna. Sceglierà la seconda opzione.

Ritorna la gestione delle interconnessioni con i compagni, uno dei punti di forza di Brozovic, cioè la capacità di agevolare i compagni con le sue scelte. Anche la conduzione del pallone nella zona laterale era finalizzata a creare vantaggio e quindi liberare spazio per Srna. Un’altra soluzione ricercata con continuità è stata l’attacco senza palla nella tasca tra centrale e terzino, che si formava quando le distanze tra i difensori turchi venivano dilatate dai movimenti in sinergia di Mandzukic e Srna. Solo l’imprecisione dei compagni nel servire Brozovic in quello spazio ha negato la pericolosità di questo particolare movimento in profondità.

Il contributo di Brozovic, però, aveva un valore anche in fase di finalizzazione. Il centrocampista croato andava a raccogliere i numerosi cross generati dalla produzione offensiva croata: tagliava sul primo palo sui cross dalla destra di Srna e sul secondo palo sui cross dalla sinistra di Perisic. Un lavoro praticamente da seconda punta aggiunta che lo ha reso il giocatore più pericoloso, quello con più occasioni da rete. Brozovic è stato uno dei giocatori più positivi della partita d’esordio e la sua presenza contribuisce a rendere la linea mediana croata una delle più complete oltre che una delle più forti in valore assoluto di tutta la competizione.

Nonostante non sia ancora con certezza un titolare inamovibile dell’Inter, uno dei nodi cruciali delle valutazioni societarie nerazzurre in questa estate riguarderà sicuramente la posizione di Brozovic all’interno del progetto. Gli estimatori - Inghilterra e Spagna soprattutto, ma anche il Bayern ha fatto dei sondaggi – sono numerosi. Qualche squadra, come l’Arsenal, aveva già mosso qualche passo nella sessione di mercato invernale e adesso pare che stia provando a concretizzare il suo interesse nei confronti del croato. Sarà un pezzo fondamentale nel progetto della squadra gestita da Suning e da Thohir oppure verrà usato come moneta di scambio per arrivare a qualche altro giocatore? Forse la risposta passa anche dalle prossime prestazioni agli Europei.

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