Gabriel ha alle spalle una storia di riscatto dalla povertà, comune purtroppo a tanti calciatori brasiliani. I suoi inizi si perdono nel mito, nella confusione dei cronisti e nelle iperboli dei procuratori: Barbosa viene dipinto come un eroe del futsal già all’età 8 anni; il padre supplicò il Santos, del quale era tifosissimo, di accogliere Gabriel nella loro accademia, solo per strapparlo ai rivali del San Paolo, con il quale il ragazzo aveva già un accordo; entrato nelle giovanili del Santos, la leggenda narra che il bambino segnò un numero che varia dai 400 ai 600 gol nelle sue stagioni di apprendistato. Che non si riesca a quantificare l’esatto numero di reti – parliamo degli anni che vanno dal 2004 al 2012, non certo degli arbori del calcio nel nuovo continente – è un fatto di per sé esotico e affascinante. Sta di fatto che l’exploit con la maglia santista valse al ragazzo il soprannome di “Gabigol” tutt’ora in uso.
Che siano più o meno corrispondenti al vero gli eventi per come sono stati tramandati, quel che è certo è che su Barbosa si accese l’interesse dei soliti club europei: il Paris Saint Germain, che nell’area di San Paolo aveva da poco pescato Lucas Moura; l’ultima Inter di Massimo Moratti, prima tra le italiane. La pressione dei club d’oltreoceano era tale che il Santos ha dovuto affrettarsi a vincolare il ragazzo attraverso il suo primo contratto, che fissò una clausola rescissoria da 50 milioni di euro, una cifra iperbolica per un teenager: professionista a soli 16 anni, Gabriel era riuscito a tirar fuori la sua famiglia dalla favela di Parque Seleta.
Rispetto ai suoi inizi in maglia bianca, i paragoni con Neymar sono arrivati molto dopo: agli osservatori dell’epoca Barbosa ricordava di più il primo Adriano (immagino già gli scongiuri...), per via della sua forza fisica e per il calcio potente di sinistro. Più di recente, il suo agente Wagner Ribeiro ha azzardato un accostamento-Frankenstein: “[Gabigol] ha il sinistro di Ganso, la tecnica di Neymar, la velocità di Lucas”.
Come O Ney, Barbosa ha bruciato le tappe del suo inserimento in prima squadra: a 16 anni debuttò in prima squadra in una partita ufficiale, uno 0-0 di campionato contro il Flamengo. Il match, giocato il 26 maggio 2013, ha oggi un significato estremamente simbolico: Neymar da pochi giorni aveva annunciato il trasferimento al Barcellona, quindi quella partita rappresenta l’ideale passaggio di consegne tra i due ragazzi.
Il primo gol di Barbosa nel Brasileirão. L’esultanza serve a dire: “Mi presento, io sono Gabigol”.
In quel campionato Gabriel collezionò poi 11 presenze in tutto, 8 entrando dalla panchina, riuscendo a siglare un unico gol, il suo primo in Serie A, sei giorni prima del suo diciassettesimo compleanno. Un mostro di precocità, anche paragonato a Neymar, che però nella sua prima stagione da pro aveva avuto tutt’altro score: 10 gol in 33 presenze.
I tabellini di Barbosa ad oggi, dopo due stagioni complete, contano 23 gol in 81 partite di Serie A (dato aggiornato al 13 luglio). In pratica Gabigol sta tenendo una media tra i pro di 0.28 gol a partita, ben lontana dalla media di O Ney nel Brasileirão di 0.54. La forchetta tra i due si restringe di poco solo tenendo in conto anche le realizzazioni nelle competizioni minori, come le varie Copes e il Campeonato Paulista: secondo il nuovo computo, Gabigol sale a 0.35 gol a partita; Neymar arrivò addirittura a 0.6.
Caratteristiche del gioco e pregi
Come mancino naturale, Gabigol viene impiegato come esterno d’attacco sulla fascia destra, all’opposto di Neymar, per dargli la possibilità di determinare venendo in mezzo al campo con il suo piede preferito. La sua mobilità in orizzontale lo porta non di rado ad attaccare anche l’altro lato: d’altra parte, la sua conduzione della palla è superiore alla media e pur toccando il pallone sempre con il sinistro, riesce ad essere sufficientemente rapido per spostare il pallone e rubare il tempo dell’intervento all’avversario.
La caratteristica tecnica più evidente è la sua abilità nel dribbling, che lo rende da entrambi i lati imprevedibile per la maggior parte dei difensori. Il Santos è il suo ambiente naturale, quello in cui probabilmente sente una responsabilità maggiore e una capacità più grande di essere determinante: lo si vede spesso abbassarsi per iniziare l’azione, o indicare ai compagni le linee di passaggio da prendere. Non accade la stessa cosa in Nazionale, dove è evidente che Gabriel, con le sue 4 presenze, si sente il più piccolo della compagnia.
Il gol alla Gabigol: scatto in profondità, doppio dribbling a rientrare e palla piazzata con precisione (ma che palla gli ha dato Lucas Lima?)
La sua tecnica di calcio, soprattutto col sinistro è ottima, Gabriel ha soluzioni differenti nel suo bagaglio tecnico, colpendo di potenza o cercando la precisione a seconda della situazione. La meccanica del suo destro è scolastica ma sicura, risultato di un colpo non naturale ma migliorato attraverso il lavoro in allenamento.
Nella Seleçao, Gabriel è stato impiegato da Dunga come punta centrale: l’infortunio di Ricardo Oliveira (proprio QUEL Ricardo Oliveira, bistrattato in Serie A quasi dieci anni fa) prima dell’inizio della Copa América ha riportato d’attualità la difficoltà generazionale del movimento brasiliano di produrre un numero nove di livello internazionale (un giorno parleremo della maledizione di Ronaldo O Fenômeno come oggi parliamo di quella di Babe Ruth o di Bela Guttmann).
Da centravanti atipico, Barbosa cerca di fare leva al massimo sui suoi punti di forza: si muove dalla posizione centrale verso il basso, per provare a tirare via un difensore dalla difesa; dopo aver appoggiato il gioco dei centrocampisti, sfida in velocità il difensore stesso sprintando verso la porta. Una tattica del genere è stata particolarmente efficace contro una squadra disorganizzata come Haiti sul piano tattico, con l’enorme distanza tra difensori e centrocampisti che era diventata terreno di caccia per i brasiliani.
Difetti e punti di miglioramento
Gabriel è stato colpito marginalmente dal fallimento della spedizione brasiliana alla Copa América Centenario. D’altra parte aveva esordito una settimana prima dell’inizio del torneo, andando a segno contro Panama (nota a margine: nel post-partita il ragazzo ha detto ai cronisti che la cosa più importante non era né l’esordio né il gol, ma l’aver fatto tutto questo al fianco del suo idolo Ricardo Kakà). Gabriel è stato impiegato a partita in corso contro Ecuador e Haiti, sostituendo Jonas in entrambi i casi, per poi essere schierato titolare nella sconfitta fatale contro il Perù.
Gabigol vs Haiti: la terza presenza gli vale il secondo gol in nazionale; nella sua partita anche tante occasioni fallite.
Dunga nel torneo lo ha sempre schierato punta centrale nel 4-2-3-1 e Gabriel ha mostrato i suoi limiti in maniera evidente. Costretto per lo più spalle alla porta, Gabigol ha più di qualche difficoltà nel gioco di sponda, soprattutto quando i compagni sono costretti ad alzare il pallone. Non ha la struttura fisica e forza a sufficienza nelle gambe per proteggere il pallone con efficacia; inoltre il suo primo tocco è spesso fallace quando è pressato da un avversario.
Gabigol non sembra avere l’attitudine verso la porta tipica degli attaccanti più profilici. Sembra un’assurdità se rivolta a un giocatore che sta inseguendo i record di prolificità di Neymar, ma Barbosa deve migliorare in termini di freddezza davanti alla porta: ad oggi, soprattutto nelle situazioni di uno contro davanti alla porta, dove spesso ha la peggio rispetto al portiere avversario.
Negli ultimi giorni si è parlato in maniera sempre più concreta di un interesse della Juventus nei suoi confronti. Pare anche che il Santos abbia persino abbassato le sue pretese dai 40 milioni di un anno fa agli attuali 25 milioni di euro. Se però provaste a sintonizzarvi sulle frequenze di altre nazioni, scoprireste come Gabigol è nell’ordine: conteso da Arsenal e Chelsea in Inghilterra; da Real Madrid e Barcellona in Spagna; ad un passo dal PSG in Francia. Il tutto con una base d’asta che parte da 30 milioni, con il Santos costretto a massimizzare l’incasso per ricevere una percentuale più grande (la società detiene il 60% del cartellino, con la restante parte divisa tra procuratore e famiglia del giocatore).
Gabriel ha giocato come esterno, principalmente a destra, nel 4-2-3-1, ma è stato anche impiegato nell’interpretazione brasiliana del 4-4-2 che, con le ali a piede invertito e gli esterni bassi inclini a salire in appoggio alla fase offensiva, diventa un 4-2-2-2.
Gabigol è stata una delle stelle del torneo olimpico e non potrà essere a disposizione prima degli inizi di settembre. Anche il livello di forma fisica del giocatore va tenuto in conto: Gabriel ha giocato il Paulista 2016 da febbraio a maggio; ha disputato i primi 180 minuti del Brasileirão prima di aggregarsi alla nazionale; tre giorni dopo l’eliminazione dalla Copa América, era di nuovo in campo col Santos in campionato (tra l’altro ha deciso il match contro lo Sport Recife con un gol e un assist). Oltre al già citato torneo olimpico che si svolgerà dal 3 al 20 agosto.
La sintesi del rapporto costi/benefici mi porta a dire che Gabriel Barbosa è un attaccante di sicuro avvenire, ma che difficilmente potrà rappresentare una risorsa immediatamente spendibile.