Nell’ultimo decennio il calcio è diventato uno sport sempre più complesso. Per un giocatore, l’universalità, saper fare più cose, è la conditio sine qua non per sopravvivere ad alti livelli. Dopo più di trent’anni di calcio totale, applicato con modi e tempi sempre diversi, ormai è assodato: gli attaccanti sono i primi difensori e i difensori sono i primi costruttori del gioco.
Se l’adattamento degli attaccanti è stato relativamente agevole - in fondo si trattava di capire come e quando muoversi per rendersi utili senza palla - per i difensori è stata una vera e propria inversione a u. Ecco perché nel calcio di oggi un difensore coi piedi buoni è da trattare con i guanti.
Oggi la prima costruzione è un momento chiave nel gioco della squadra, il primo mattone da cui dipende tutto l’edificio. Avere un difensore in grado di tagliare con precisi filtranti le linee di pressione fa spesso la differenza tra la creazione di occasioni da gol e un possesso palla sterile. Ecco perché gli allenatori sono disposti ad accettare anche carenze nelle qualità difensive tradizionali, convinti, come per gli attaccanti, che movimenti e marcature possano essere imparati col tempo.
È stato forse questo il ragionamento di Marco Giampaolo quando ha deciso di concedere una maglia da titolare a Milan Skriniar, difensore centrale slovacco classe ’95, appena venduto all’Inter per una cifra intorno ai 20 milioni di euro. Una cifra che ha sorpreso molti: Skriniar è stato ceduto come un grande difensore mentre durante il campionato non era stato trattato e considerato come tale. Soprattutto perché in molti avevano negli occhi alcuni errori particolarmente gravi commessi quest’anno.
Eppure Skriniar è un giocatore che gode di grande credibilità internazionale. Prima che lo prendesse l’Inter era stato cercato anche da Juventus, Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Viene da un Europeo Under-21 giocato da leader tecnico della Slovacchia (è stato il secondo giocatore del torneo per passaggi effettuati per novanta minuti) e lo scorso anno aveva giocato anche l’Europeo in Francia con la nazionale maggiore.
Skriniar è arrivato alla Sampdoria a gennaio del 2016 con il passaporto di “difensore-bomber”. Allo Zilina era il rigorista della squadra e nella prima metà di stagione era riuscito a segnare 4 gol nelle prime 18 partite. Dopo il suo trasferimento in blucerchiato era riuscito però a ritagliarsi solo qualche minuto di partita, fino alla sfida di settembre della scorsa stagione contro il Milan, dove ha esordito da titolare al fianco di Silvestre.
Non è stato un inizio facile: Skriniar ha causato il rigore dell’epico 3 a 2 di Totti contro la Roma e ha regalato la palla dell’1 a 0 a Bacca proprio contro i rossoneri. Mentre qualcuno iniziava a mugugnare, Giampaolo ha avuto il coraggio di insistere. Nella sua idea di calcio tutti e quattro i difensori sono coinvolti nella costruzione del gioco e devono cercare direttamente le punte se i centrocampisti sono marcati. Un onere che investe sia i centrali che i terzini, più propensi a favorire un’uscita pulita del pallone che non a sovrapporsi. Ecco perché Giampaolo ha preferito, durante l’anno, Regini a Dodò, cercando di sfruttare la sua visione di gioco e mascherando invece i suoi difetti in fase difensiva facendo collassare il centrocampo sul lato palla. C’è bisogno però di un centrale altrettanto bravo nell’impostazione. Lele Adani in un articolo su Undici ha spiegato come l’evoluzione del calcio porti il difensore a ragionare non solo «in funzione dell’avversario, ma a valutare la vera variabile. La palla». Un concetto che per Skriniar vale nel bene e nel male.
La capacità di impostare
Skriniar gioca come centrale di sinistra, su Transfermarkt si legge che è mancino ma in realtà si tratta di un destro naturale. Skriniar è alto un metro e 87 e le sue gambe da trampoliere, talmente lunghe da incidere sulla fluidità dei suoi movimenti, sembrano muoversi separatamente dal busto.
La tecnica e la dolcezza dei suoi piedi è sorprendente in relazione alla sua rigidità. La tendenza all’impostazione e alla verticalità sposa i principi del suo allenatore: Skriniar gioca con la testa alta ed è sempre alla ricerca di un compagno libero da servire con una palla verticale. A differenza di molti difensori preferisce il filtrante palla a terra alla palla alta, fondamentale in cui sembra poter avere comunque margini di miglioramento. La sua visione di gioco è tale che a volte preferisce direzionare il filtrante nello spazio e non direttamente sui piedi.
Qui ad esempio indirizza il pallone nello spazio al fianco di Praet, che in questo modo evita il confronto fisico col diretto marcatore e appoggia a Muriel per il cross.
Il rombo di centrocampo di Giampaolo facilita in modo intuitivo la creazione di linee di passaggio. Il fine di questo sistema idea di gioco è arrivare in porta al più presto tramite una serie di scambi corti che coinvolgano principalmente i difensori, il regista basso e le punte seguendo una linea verticale. I movimenti di Muriel e Quagliarella dovrebbero offrire un riferimento offensivo, ma non sempre sono efficaci. Perciò le due mezzali devono sempre muoversi alle spalle del centrocampo avversario per aprire una linea di passaggio nello spazio di mezzo. I laser pass di Skriniar quindi diventano cruciali per inclinare il campo verso la porta avversaria, specie con Torreira schermato.
Icardi taglia fuori Torreira. Skriniar vede Barreto alle spalle di Eder e Banega e lo serve. Si crea un 5 vs 5 a ridosso dell’area interista che la Samp sfrutta per andare in vantaggio.
L’attrazione verso la metà campo avversaria di Skriniar sintetizza la filosofia di fondo della Samp di Giampaolo e, se vogliamo, ne mostra anche il rovescio della medaglia: la fretta di verticalizzare. Non sempre i movimenti alle spalle delle mezzali sono efficaci, specie contro marcature preventive aggressive; l’ideale sarebbe riciclare il possesso con Torreira e Silvestre per provare ad attirare il pressing e disordinare gli avversari. A volte però Skriniar è troppo innamorato del pallone e il richiamo alla verticalità è talmente forte che non se la sente di rassegnarsi a un banale passaggio di pochi metri al compagno vicino. Per questo spesso tocca più volte il pallone finendo per chiudersi anche le linee di passaggio più semplici, riducendosi alla fine a un retropassaggio o all’appoggio sulla fascia, situazione ideale per il pressing avversario.
Questo stile di gioco è dettato da una tecnica superiore alla media. Skriniar possiede davvero dei fondamentali eccellenti per quanto riguarda il trattamento della palla. L’altezza lo avvantaggia nel gioco aereo (anche se si limita a sfruttare il fisico, non sembra aver allenato molto questa dote), è ottimo nel gioco rasoterra e migliorabile nei lanci, non ha problemi con la conduzione ed è un feticista degli stop di petto.
Per quanto riguarda i dribbling, Skriniar non allunga la falcata per infilarsi nei corridoi concessi dagli avversari. È uno dei pochi difensori che preferisce disimpegnarsi nello stretto usando la tecnica e non l’uso del corpo. Una sicurezza nei propri mezzi che lo rende particolarmente efficiente sotto pressione. Secondo Squawka e WhoScored è quarto tra i difensori centrali della Serie A con almeno venticinque presenze sia per media di dribbling a partita (0,5, primo se invece si restringe il campo a trenta presenze), che per dribbling totali riusciti (ne ha collezionati 19: per dire, Bonucci ne conta appena quattro, mentre un sorprendente Radu guida la graduatoria con 26 dopo la squalifica di Izzo fermo a quota 22).
Qui ad esempio manda al bar Toni Kroos.
Quando si parla di Skriniar bisogna sempre tener presente che si tratta di un classe ’95 alla prima esperienza in uno dei cinque principali campionati europei. I margini di miglioramento sono ampi. Il più immediato, che ne accentuerebbe la centralità in campo, sarebbe una maggiore consapevolezza nell’uso del piede debole, il sinistro. Un’ulteriore prova è la palla regalata a Suso da cui nasce il gol di Bacca nel match contro il Milan. Invece che con l’interno sinistro, prova a controllare un innocuo passaggio di Silvestre con l’esterno destro, facendosi passare la palla sotto le gambe; Suso la recupera e serve Bacca per l’uno a zero finale. Skriniar orienta quasi sempre il pallone verso la sua destra insieme al corpo, tagliando così fuori tutte le possibili linee di passaggio verso sinistra e centro sinistra ed è costretto a cercare opzioni di gioco solo nell’altra metà verticale del campo.
Eppure non si tratta di una carenza dovuta a mancanza di sensibilità nel piede sinistro ma di attitudine. Skriniar è potenzialmente quasi ambidestro: ha già dimostrato di essere in grado di innescare i compagni col piede debole, ma ragiona ancora con un piede solo.
L’influenza del contesto
Tutte queste qualità tecniche potrebbero però sufficienti per imporsi da titolare con buona sicurezza in una squadra di alto livello come l’Inter. Più che l’uso dei piedi, Skriniar ha bisogno di migliorare le proprie capacità difensive. Va però anche detto che molti dei suoi errori sono arrivati nella prima metà della stagione e durante l’anno è diventato via via più preciso. Errori, peraltro, forse più ascrivibili alla complessità delle richieste di Giampaolo che ai suoi difetti.
La sua difesa deve restare sempre in linea, spesso all’altezza del centrocampo, pronta a scalare da un lato all’altro. Non è facile calarsi in un contesto di questo tipo: serve la massima concentrazione per muoversi all’unisono con i compagni sia nell’accompagnare il pressing di centrocampo e attacco, sia negli scivolamenti da destra verso sinistra, sia nell’attivare il fuorigioco, prima arma difensiva della Sampdoria. Secondo Giampaolo insomma non esiste la difesa individuale, si tratta di convincere quattro uomini a ragionare come una sola entità. Skriniar si è adattato bene a una difesa così proattiva: per Immobile ad esempio è stato un incubo giocare a Marassi, facendosi sorprendere in fuorigioco per ben dieci volte.
Tuttavia esistono problemi strutturali se si sceglie di giocare con una difesa a zona così estrema. Persino in area il riferimento non è mai l’uomo. Pertanto la Samp ha subito molti gol da cross rasoterra in cui l’attaccante si muove alle spalle del difensore e riesce ad anticiparlo. Skriniar subisce più di tutti questo tipo di situazione: si concentra troppo sul pallone e quindi sull’ala avversaria in possesso, ignorando i movimenti degli uomini alle sue spalle. A ciò si aggiunga una mobilità laterale piuttosto limitata anche a causa del fisico ed il gioco è fatto: per un attaccante con un buon set di movimenti in area è facile anticiparlo.
Qua si gira ben due volte per osservare i movimenti di Destro, ma quando l’ex Roma decide di attaccare l’area le gambe di Skriniar restano piantate a terra.
La prospettiva cambia quando invece di difendere orizzontalmente l’area deve muoversi verticalmente, ad esempio con le corse all’indietro a palla scoperta. Qui c’è il fuorigioco che lo aiuta e gli permette di non avere pericoli alle spalle. In più va considerato il suo spiccato senso della posizione: riesce a intuire e coprire benissimo le linee di passaggio, rimanendo in controllo anche quando non è allineato al resto della difesa e sta recuperando la posizione.
Come un marinaio che lancia l’ancora per assicurarsi al fondale, Skriniar tira fuori il gambone di salvataggio per arpionare il pallone e far ripartire il possesso.
Da questo punto di vista dunque il sistema scelto da Giampaolo esalta alcune sue qualità ma ne espone difetti piuttosto evidenti. Sarà fondamentale per il suo processo di crescita avere familiarità anche con un sistema difensivo più tradizionale. In particolare dovrà lavorare molto sui duelli individuali: in situazioni di uno contro uno non ha la reattività necessaria per rispondere alle scelte dell’avversario. Magari con una marcatura a uomo più aggressiva potrebbe far valere la propria superiorità fisica, come accade quando decide di staccarsi e affrontare l’attaccante girato di spalle.
Il 21 marzo la FederCalcio del suo paese lo ha premiato come miglior under 21 slovacco del 2016. Negli ultimi mesi l’opinione pubblica italiana ha iniziato ad apprezzarlo, tanto da ricevere tra l’altro un importante endorsement anche da Cassano.
Skriniar è un giocatore unico, che ha estremizzato l’idea che un centrale molto bravo con i piedi possa diventare un progetto di “grande difensore” migliorando nel tempo le sue lacune difensive. Per questo sarà così interessante vedere come si comporterà in una squadra con grandi pressioni come l’Inter, nelle mani di un allenatore tanto bravo nello sviluppo dei suoi calciatori quanto severo sui loro limiti. In passato Spalletti non si è fatto problemi a criticare apertamente alcuni suoi giocatori e a inchiodarli direttamente in panchina quando non li considerava all’altezza dei suoi compiti.
In ogni caso l'Inter potrà finalmente contare su un centrale in grado di costruire dal basso, un elemento tecnico del tutto assente nelle ultime stagioni.
Forse non diventerà un fuoriclasse, ma Skriniar ha i mezzi per affermarsi tra i migliori nel suo ruolo in campionato. Senza considerare che potrebbe soppiantare nel pantheon del calcio slovacco la figura del centrale roccioso ma dai piedi ruvidi incarnata da Martin Skrtel, certificando una volta di più come per il difensore moderno la fase di possesso sia importante tanto quanto quella di attesa.