Nel calcio moderno la formula del prestito, usata dalle grandi per cedere temporaneamente i giovani, riveste un ruolo ambivalente. La capacità mentale del giocatore è fondamentale per trasformare un esilio e una parziale bocciatura in un’occasione per accumulare esperienza e consapevolezza, per crescere e tornare alla base con un altro spirito e con più possibilità di sfondare. Se il giocatore non regge invece l’impatto con la realtà di livello inferiore in cui è catapultato, avvertendolo come una retrocessione definitiva, il prestito rischia di diventare l’anticamera del ridimensionamento. A quel punto, un’intera carriera deve necessariamente riposizionarsi e adeguarsi alla possibilità di non confrontarsi più con il calcio d’èlite.
Nonostante Mihajlovic avesse impostato il suo Milan con un 4-4-2, con esterni rigorosamente a piede invertito, Suso Fernández era diventato la terza scelta dell’allenatore serbo, dietro Honda e Cerci. Il talento spagnolo è stato il primo a partire nella sessione di gennaio, in prestito verso il Genoa, e alla corte di Gasperini si è dovuto nuovamente confrontare con Cerci scalzandolo spesso nelle gerarchie. Ritornato alla base, Suso è stato indiscutibilmente posto su un piedistallo da Montella, schierato titolare in tutte le amichevoli di prestigio e nelle prime due partite di campionato con Honda sempre in panchina.
La nuova stagione potrebbe rappresentare il definitivo trampolino di lancio della sua carriera, dopo una redenzione genoana condivisa con il suo compagno di reparto Niang e con altri illustri giocatori, decaduti e poi rinati a Genova, tra i quali Thiago Motta e Diego Perotti.
Qualità
Jesús “Suso” Joaquín Fernández venne acquistato a nemmeno 17 anni dal Liverpool dalle giovanili del Cadice nell’estate del 2010, uno degli ultimi colpi del talent scout Eduardo Macía. Esordì in Premier League due anni più tardi e dopo 14 presenze venne inviato in prestito in Liga all’Almería. Dopo tre reti in 33 presenze nella stagione 2013-14, Suso fece ritorno ai Reds ma nella prima parte della stagione successiva apparve in campo solo in una partita di Coppa di Lega. A gennaio 2015 firmò un quinquennale con il Milan, che fiutò l’ennesima occasione di piazzare un colpo di prospettiva a basso costo.
Quando Suso sbarcò a Milanello fu presentato principalmente come esterno sinistro mancino ma Inzaghi si accorse subito che non era quella la posizione migliore di campo per lui. Suso non aveva e non ha tuttora né l'accelerazione né la falcata necessarie per cavalcare la fascia con il piede forte: quando i terzini avversari affrontano un mancino generalmente tendono a chiudergli la possibilità di andare sul sinistro, costringendolo a rientrare verso il centro usando il piede destro.
Da esterno sinistro Suso cerca prima il varco lungolinea con il piede forte: due difensori del Getafe glielo impediscono e gli lasciano la possibilità di rientrare verso il centro. Il risultato è un tiro debole di destro.
Inzaghi voleva schierare un 4-3-3 con esterno destro rigorosamente mancino, e per questo motivo ha poi puntato fortissimo su Honda. Dopo aver debuttato in Coppa Italia contro la Lazio sulla fascia sinistra, Suso venne utilizzato principalmente come esterno destro nelle pochissime apparizioni (5) in Serie A in quella stagione. Inzaghi si era accorto che, oltre a poter rientrare più comodamente verso il centro con il piede forte, Suso possedeva un'ottima padronanza del pallone anche con il piede destro, sia nel controllo che nei cross dal fondo. Per questo Suso tuttora mette spesso in crisi il difensore quando lo sfida nell'1vs1: anche quando va sul destro riesce quasi sempre a mettere palloni pericolosi verso il centro.
Altre qualità tecniche emergono abbastanza chiaramente e su tutte il controllo di palla. Suso possiede un talento naturale realmente raro nel panorama mondiale in questo fondamentale, e con entrambi i piedi riesce a mettere immediatamente a propria totale disposizione qualsiasi tipo di pallone: che arrivi da un passaggio lungo e forte o da una palla vagante in aria il trequartista spagnolo si pone immediatamente nelle migliori condizioni per effettuare la giocata successiva, accelerando i tempi.
Stop al volo di destro perfetto e subito prosegueil giro palla.
Non solo lo stop è preciso, ma Suso riesce a controllare in maniera eccezionale il pallone compiendo un leggero tocco ogni piccolo passo, a volte anche con il piede destro, rendendolo difficile da fermare anche in spazi stretti, dove usa molto bene il corpo per girarsi. Nonostante non sia molto abile invece a sbilanciare con il corpo l'avversario con una finta e per questo motivo non sia sempre efficace nei dribbling (1,99 quelli tentati nella stagione 2015-16 per ogni 90 minuti e solo il 54% quelli riusciti), la danza continua sul pallone contribuisce sempre a tenere sulle spine i difensori avversari sulla scelta da effettuare e i portieri sul momento in cui arrivi un eventuale tiro.
Anche nei passaggi filtranti Suso è estremamente sicuro, sia che si tratti di passaggi a terra che addirittura di aperture in profondità al volo. La sua abilità nei filtranti a campo aperto lo rende un'importante risorsa anche nelle transizioni, non tanto nell'accompagnarle(viste le lacune nella falcata in allungo) quanto soprattutto nel contribuire alla verticalità attraverso un passaggio che premi la corsa di un compagno nello spazio.
Controllo al volo di sinistro e filtrante perfetto di destro.
Già all'Almería, in un campionato più aperto come la Liga, impressionava per i suoi filtranti; eppure guardando le statistiche il suo rapporto con i passaggi chiave è migliorato nei sei mesi al Genoa: nella stagione in Liga Suso effettuava 1 key pass netto per ogni 90 minuti, nella stagione 2015-16 ne ha effettuati ben 2,29 sempre per 90 minuti, chiudendo undicesimo in questa speciale classifica a pari merito con Hamsik tra tutti i giocatori con almeno 10 presenze.
Detto dei limiti sia in fase di accelerazione e di corsa, sia nell'uso del corpo nel dribbling, Suso ha mostrato qualche incertezza anche nei movimenti senza palla: non tanto nelle fasi di non possesso, enormemente migliorate con Gasperini, quanto soprattutto nelle zone di ricezione e nel dettare il passaggio quando si trova in una posizione centrale. Suso in quel caso disegna la linea di passaggio spesso con un tempo di gioco di ritardo e il possesso è così costretto a transitare verso altre zone.
Suso è completamente schermato da Obi ma è fermo e non dà la possibilità a Montolivo di servirlo. Il passaggio viene facilmente intercettato.
In Italia
Sbarcato al Genoa, Suso ha subito mostrato la necessaria disciplina per inserirsi da esterno destro nei blocchi molto solidi delle catene laterali del 3-4-3 di Gasperini, formati generalmente da quattro uomini (difensore centrale esterno, esterno di centrocampo, centrocampista centrale di quel lato ed esterno d'attacco) come descritto da Federico Aquè.
Gasperini lo ha schierato anche da seconda punta nel 3-5-2: in quel caso la sua posizione era più simile a quella di trequartista dietro Pavoletti, che con i suoi continui movimenti in profondità gli apriva gli spazi per la ricezione tra le linee. Anche in questo caso però è venuta a galla la staticità di Suso in fase di ricezione.
Da trequartista-seconda punta Suso potrebbe attaccare lo spazio enorme creato dal movimento di Pavoletti seguito dai centrali romanisti, invece viene incontro al portatore e costringerà lo stesso Pavoletti a tornare indietro.
È proprio in questa posizione ibrida tra trequartista e seconda punta che Suso sta diventando centrale nel progetto tattico del Milan di Montella. La fiducia dell'allenatore campano nel giovane spagnolo è stata subito incondizionata e ripagata da ottime prestazioni. Come ha scritto Angelo Andrea Pisani, era ipotizzabile che Montella, volendo impostare il Milan in maniera più simile alla Fiorentina che alla Sampdoria allenata fino a pochi mesi fa, avrebbe beneficiato delle abilità di Suso nel controllo e nella gestione del pallone negli spazi stretti per occupare la trequarti avversaria. In questo senso, Suso sembra un giocatore più vicino alle idee associative di Montella rispetto, ad esempio, a Honda.
Una nuova centralità?
Il Milan in questo inizio di campionato si schiera con un 4-3-2-1, con i due trequartisti (Niang e Suso) che fungono in realtà entrambi da seconde punte, e si posizionano spesso in zona centrale vicini a Bacca, ed entrambi a piede invertito, lasciando spazio all'occupazione dell'ampiezza da parte dei terzini.
In fase di possesso il Milan alterna però diversi schieramenti: se la squadra avversaria si schiera con due punte che portano pressione sui centrali rossoneri, il Milan è costretto ad abbassare un centrocampista (Montolivo generalmente, ma può capitare che si abbassi la mezzala Bonaventura) per creare un 3vs2 sulle punte avversarie. Se il possesso è consolidato i terzini possono alzarsi al livello delle 3 punte che si stringono al centro e si crea una sorta di 3-2-5. Se invece il Milan fa fatica a uscire dalla difesa, i terzini rimangono in linea con i mediani per garantire uno sfogo laterale alla costruzione. In quest'ultimo caso Montella utilizza Suso e Niang come esterni di un 3-4-3, per aprire comunque in ampiezza la difesa avversaria.
Quando il pressing avversario è più blando, o portato da una sola punta, il Milan lascia i due centrali da soli e contemporaneamente consolida il possesso, portando i terzini a livello delle punte,in un 2-3-5. Allora Suso, Niang e Bacca rimangono sempre piuttosto vicini e al centro, con lo spagnolo e il francese che occupano posizioni di ricezione sostanzialmente simmetriche.
Suso riceve tra le linee: prima Bacca e poi Niang si muovono in diagonale in profondità. I difensori li seguono, liberando così un corridoio verso l'inserimento di Bonaventura.
Lo sviluppo dell'azione del Milan è però differente da quello della vecchia Fiorentina di Montella, seppur ne assimili alcuni principi di base nella struttura posizionale. L'allenatore campano, almeno in queste prime uscite, sembra aver giustamente preso atto delle caratteristiche differenti dei suoi attuali giocatori rispetto a quelli della sua ex squadra, che possedeva grandi palleggiatori.
Il Milan salta spesso la seconda linea o comunque cerca di far arrivare quando possibile il pallone a uno dei 3 riferimenti avanzati tramite un laser-pass verticale. E Suso è il bersaglio perfetto per ricevere questo tipo di passaggio verticale: grazie alla sua ricezione, con il suo controllo di palla è sempre pressoché perfetta,.Sia nelle amichevoli che nella prima di campionato, tuttavia, il Milan ha servito più spesso in verticale Niang. Per due motivi: anzitutto il francese è più abile a dettare un passaggio in movimento; e poi sul suo lato, sul centro-sinistra, risiedono uomini con maggiore qualità (Romagnoli e soprattutto Bonaventura) rispetto agli omologhi sul centro-destra (Paletta, Gustavo Gómez, Kucka). Niang è più abile di Suso nella protezione del pallone per via della sua fisicità, ma meno sensibile nel controllo di palla, e dato che Suso non si muove in profondità al francese resta solo Bacca come opzione verticale oltre allo scarico sulla fascia. E il Milan ovviamente ne perde in imprevedibilità.
Montolivo pesca Suso tra le linee aperte del Napoli:da questo laser-pass nasce il gol di Niang.
Per facilitare la trasmissione diretta dalla prima alla terza linea, Montella ha allenato l'opzione del velo di Bonaventura, che si vede bene anche nell'azione del gol di Niang a Napoli. E però, Suso continua a ricevere a fatica il pallone in zone centrali e tende ad allargarsi sulla fascia destra (come abituato al Genoa anche da seconda punta) combinando con Abate. Al San Paolo lo spagnolo è stato più volte richiamato da Montella, che lo voleva il più possibile in posizione centrale.
Quando il Milan difendeva senza palla a Napoli era Suso l'uomo di riferimento per i movimenti di tutta la squadra. Raramente il Milan ha deciso di pressare alto con il 4-3-3: nel momento in cui Suso decideva di abbandonare il pressing e ripiegare all'altezza dei mediani, tutto il Milan si ricompattava nel 4-4-1-1 che Montella ha voluto ricalcare da Mihajlovic dando più certezze alla squadra, con marcature con orientamento all'uomo simili a quelle della sfida al San Paolo dello scorso febbraio. Suso si sistemava a destra, di conseguenza Bonaventura scivolava esterno a sinistra e Bacca e Niang erano disposti in verticale a schermare rispettivamente un centrale e Jorginho, come accaduto spesso nella passata stagione.
Il 4-4-1-1 contro cui il Milan ha difeso a Napoli fino all'espulsione di Kucka.
Quando il Torino a San Siro ha sostituito Vives con Maxi Lopez, passando a un attacco a due punte, Montella ha modificato la struttura di non possesso del Milan in un 4-1-4-1, spostando Niang esterno a sinistra e Montolivo a proteggere i difensori. In questo caso il Milan era più schiacciato e Suso è stato sollecitato spesso a ripiegamenti molto profondi, fin quasi dentro la propria area.
Nella stessa sfida del San Paolo lo spagnolo si è più volte adattato come terzino per compensare la spinta di Abate e Kucka, seguendo a ombra Ghoulam e dimostrando la grande disciplina tattica appresa dall'esperienza con Gasperini nel sistema delle marcature a uomo a tutto campo.
L'acquisto di Mati Fernandez allo scadere del mercato non dovrebbe modificare le gerarchie preesistenti a Milanello. Le idee di gioco di Montella, nonostante i troppi gol subiti, sembrano chiare e ben organizzate. Suso ha tutta la fiducia dell'ambiente e la confidenza necessaria per prendersi sempre più responsabilità all'interno di un contesto che dovrebbe esaltarlo. Se saprà sfruttare questa opportunità, e soprattutto se il Milan si dimostrasse finalmente lungimirante e non isterico, senza scombussolamenti all'interno dell'ambiente, Suso trarrà ulteriore esperienza per potersi affermare come uno dei migliori prospetti della Serie A.