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Chi è davvero Umtiti
17 mar 2017
Limiti e punti di forza di uno dei difensori giovani più interessanti al mondo.
(articolo)
11 min
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È il 24 maggio, mancano diciassette giorni alla prima partita dell'Europeo francese e, dopo Kurt Zouma, anche Raphael Varane è costretto a saltare la competizione a causa di un infortunio. Al suo posto Deschamps decide di chiamare Adil Rami ma quattro giorni dopo si infortuna anche Jeremy Mathieu, e a quel punto come suo sostituto viene chiamato Samuel Umtiti. Fino a quel momento il giocatore dell'Olympique Lione non era mai stato convocato nella Nazionale maggiore e per esordire dovrà attendere poco più di un mese: Francia - Islanda, partita dei quarti di finale nella quale Deschamps, al posto dello squalificato Rami, preferisce schierare lui e non Mangala al fianco di Koscielny. Da quel momento Umtiti non uscirà più dal campo e disputerà un Europeo arricchito da ottime prestazioni - in particolare quella contro la Germania in semifinale - che gli sono sempre valse la conferma.

Cos'è un difensore moderno

Nonostante la sconfitta in finale, Umtiti ricorderà quelle settimane come quelle della sua esplosione e senz'altro tra le più belle delle sua vita: tre giorni prima dell'esordio era arrivata l'ufficialità del suo passaggio al Barcellona per 25 milioni di euro, la realizzazione di un sogno ma anche di un obiettivo.

Nei suoi primi sei mesi con la maglia blaugrana Umtiti ha fatto complessivamente bene. È stato utile alla causa e, considerando anche due infortuni che lo hanno tenuto fuori per diverse settimane (uno ai legamenti del ginocchio sinistro e uno al bicipite femorale), ha giocato un ottimo numero di partite (31). Un'esperienza impreziosita dal fatto che la sua miglior prestazione stagionale ha coinciso con una delle partite più storiche della storia del Barcellona. Contro il PSG Umtiti è stato costretto a una delle situazioni più complicate per un difensore centrale: difendere in campo aperto un attaccante velocissimo come Lucas, mentre la squadra era costretta a sbilanciarsi e a non offrirgli coperture. Umtiti ha giocato una partita di grande attenzione e aggressività che ha esaltato le proprie caratteristiche: 3 intercetti e 5 duelli aerei vinti, vincendo il duello personale con Lucas.

Come la maggior parte dei difensori nati negli anni '90, il franco-camerunense ha una forte predisposizione verso l'anticipo e la ricerca del contrasto. Godendo di una buona velocità, un'ottima forza nella gambe e una discreta reattività non ha problemi ad accorciare sull'avversario anche se si trova qualche metro davanti a lui ed intervenire con decisione.

Umtiti è sempre pronto ad accorciare in avanti.

Quando invece decide di non provare l'anticipo e il suo avversario si trova girato spalle alla porta è comunque bravo a reggere il contatto "petto contro schiena" e a trovare il momento giusto per intervenire. Anche nell'uno contro uno diretto è un buon difensore, essendo abbastanza veloce (pure nei cambi di direzione), soprattutto se viene puntato nel lato sinistro dell'ultimo quarto di campo, dove gli sono di aiuto la linea laterale e quella di fondo. La percentuale di tackle vinti negli ultimi quattro campionati che ha giocato è sempre stata estremamente positiva e soprattutto in crescita: il 61% nel 2013-14, per poi passare al 76 e al 77%, fino al mostruoso 87,5% di questo inizio di Liga (secondo i dati di WhoScored in questa stagione ha subito due soli dribbling in 22 partite giocate tra campionato e Champions).

Qui entra deciso e in modo pulito su Aguero.

In generale quando va a contrasto lo fa sempre con decisione e forza, a volte con troppa irruenza, sbagliando il tempo o più direttamente la scelta di intervenire, generando falli in zone pericolose (essendo un difensore abbastanza istintivo, temporeggiare non è nel suo stile).

Entrambi gli interventi (quello con il Reims ha portato ad un calcio di rigore, il secondo no per una scelta errata dell'arbitro) erano evitabili.

Quando è in svantaggio rispetto al diretto avversario che corre verso la porta, grazie alla sua velocità può recuperare metri e poi usare la sua forza fisica per rallentarlo - talvolta sbilanciandolo - e potergli togliere il possesso del pallone.

Il suo atletismo è clamorosamente sopra la media: nella prima situazione all'inizio rallenta la sua corsa facendosi distrarre dall'arbitro per non si sa quale strano motivo e poi recupera l'avversario con una facilità disarmante; nella seconda sembra una palla da bowling lanciata in pista che colpisce il birillo senza però farlo cadere (ma lo strike lo fa mandando il pallone in calcio d'angolo).

Anche nelle situazioni in cui è in vantaggio e corre verso la propria porta ama aiutarsi col fisico, mandando fuori tempo l'attaccante e nel contempo far passare il pallone nella zona di campo alle sue spalle per poi fare un retropassaggio al portiere.

I cali di attenzione, uniti magari a un posizionamento errato nella linea difensiva, lo possono anche portare a leggere male le situazioni in cui deve coprire la profondità attaccata da un avversario alle sue spalle. Sono aspetti in cui è migliorato rispetto ai primi anni di carriera, ma a volte gli capitano ancora questi momenti di blackout.

La dormita che fa in questa situazione è piuttosto grave: prova a mandare in fuorigioco l'avversario quando ormai il passaggio era già partito e poi accorcia sul pallone forse con un po' di supponenza e senz'altro più lentamente di quanto potrebbe.

Ora che gioca al Barcellona, dove i difensori hanno molta libertà di scegliere come comportarsi nelle situazioni a palla scoperta, questi problemi si riscontrano quando talvolta, probabilmente per la sua indole aggressiva, mantiene una posizione più avanzata di un paio di metri rispetto al resto della linea difensiva (che di per sé non è sempre ben posizionata).

Umtiti rimane attratto dal pallone senza accorgersi che i suoi compagni di reparto stavano scappando all'indietro: l'errore non è solo suo (principalmente lo è di Mascherano che inizialmente è larghissimo e non fa la giusta diagonale) ma il suo posizionamento rimane comunque errato.

Quando invece è concentrato, la difesa della profondità gli riesce bene, grazie a una grande velocità e a un buon istinto nell’intervento. Doti che erano già state esaltate all'interno di una squadra sbilanciata come il Lione, e che ora sono cruciali per il Barcellona, che ha spesso una linea difensiva alta ma mal posizionata, e che troppo spesso lascia i centrali distanti fra loro.

La sua elevazione e la sua forza fisica gli permettono di marcare anche giocatori più alti e grossi di lui (come Willian José, anticipato molto spesso nel doppio confronto dei quarti di finale di Copa del Rey). Pur essendo alto solo un metro e 82, Umtiti è dominante nei contrasti aerei, grazie a un'elevazione straordinaria e a un ottimo tempo nell'intervento. In campionato e Champions League gioca 2,2 duelli aerei ogni 90 minuti, vincendone il 77% - addirittura più di Godin, uno dei migliori al mondo in questo fondamentale, che però ne gioca più del doppio -, in linea con l'ultima stagione in Ligue 1 dove ne vinceva il 75%.

Lanciare lungo nella zona di campo dove è presente Umtiti non è la scelta migliore per le squadre avversarie.

Giocare la palla

Naturalmente, nel gioco del Barcellona è fondamentale che il portiere e i difensori siano in grado di gestire il pallone, passarlo in modo preciso ai compagni e giocarlo anche sotto pressione. Soprattutto nella prima parte di stagione, la squadra catalana ha faticato a sviluppare il proprio gioco a centrocampo e si è ritrovata quindi o a cercare subito la verticalizzazione per una transizione veloce della MSN o a fare molto possesso palla con i difensori, per poi trovare in seguito una via di sbocco.

Da questo punto di vista Umtiti non ha avuto problemi ad inserirsi nel nuovo contesto: possiede una discreta tecnica e soprattutto il sinistro, pur non essendo forse a un livello di élite, è sempre molto efficace. Va detto che, quando gioca in una difesa a 4, buona parte dei suoi passaggi sono corti e orizzontali, infatti il franco-camerunense lascia solitamente il compito di verticalizzare ai compagni di reparto (Piqué o Mascherano e i due terzini, ma spesso anche ter Stegen), e questo aiuta a spiegare l'elevatissima percentuale di passaggi riusciti, pari al 93% (provandone 77 ogni 90 minuti).

Ma la sua pulizia tecnica e la lucidità nelle scelte sono fondamentali per una squadra che spesso viene pressata nella sua costruzione bassa. In questa stagione, quando squadre come il Leganes, l'Atlethic Bilbao e il Manchester City, che, seppur con sistemi diversi, alzavano la linea del pressing fino alla trequarti difensiva del Barcellona, Umtiti ha giocato il pallone con una tranquillità impressionante, cercando il compagno libero e seguendo le istruzione di Luis Enrique, che non vuole mai rinunciare a far partire l'azione dal portiere e dai difensori (ma anzi talvolta sembra quasi volere attirare il pressing degli avversari nella propria metà campo per svuotare il centrocampo avversario e poi verticalizzare verso il tridente, pronto a colpire con più spazi a disposizione).

La bravura e la tranquillità dell'ex OL nel gestire il possesso anche se pressato è encomiabile. Contro la Real Sociedad ha però rischiato di combinarla grossa, sbagliando un passaggio di destro che poteva costare caro alla sua squadra.

Però non è detto che lo stile conservativo attuale dei passaggi di Umtiti non sia dettato dalle contingenze. Se adesso Umtiti si limita spesso all'appoggio semplice, nei mesi scorsi, giocando in sistemi diversi da quello catalano, aveva dimostrato di saper eseguire passaggi più complessi: sia con la Francia che nel Lione effettuava verticalizzazioni e cambi gioco precisi e quasi mai scolastici.

La sua bravura nella gestione del pallone è visibile anche quando parte palla al piede per rompere la pressione avversaria o semplicemente per guadagnare campo e poter eseguire un passaggio in una posizione più avanzata. Per essere un difensore centrale la sua conduzione del pallone è ottima ed è tutt'altro che raro vederlo partire palla al piede dalla propria metà campo superando in velocità un paio di avversari, prendendosi anche dei rischi evitabili. Una mentalità offensiva esaltata dal fatto che nelle giovanili ha iniziato a giocare come attaccante centrale, e nel corso degli anni ha poi anche svolto il ruolo di terzino sinistro. Questo aspetto è risultato meno rischioso e maggiormente funzionale nelle ultime partite in cui il Barcellona ha giocato a 3 dietro, in cui i centrali esterni hanno per ovvi motivi un po' di libertà di spinta.

Dal punto di vista mentale, nella gestione della pressione e della vita fuori dal campo, Umtiti sembra aver bruciato le tappe che rendono un calciatore maturo, tanto da aver definito "facile" la gestione della differente pressione tra Lione e Barcellona e, arrivato in Spagna, ha voluto aspettare l’esordio nel trofeo Gamper contro la Sampdoria per entrare al Camp Nou: «Per la sensazione di nuovo, per l'emozione, per trovare l'energia in uno stadio così grosso. Se l'avessi visto prima avrei perso quel momento».

In un contesto in cui i giocatori sembrano quasi tenuti a non interessarsi di calcio, l'ex giocatore del Lione è un’eccezione. In un'intervista, rilasciata a Sport qualche mese fa, ha affermato di «aver visto così tante partite del Barcellona negli anni scorsi da conoscere la squadra molto bene». Inoltre studia attentamente gli avversari nei giorni prima della partita per conoscerne lo stile di gioco e i movimenti con e senza palla, in modo da essere preparato al meglio per affrontarli in campo.

Nel complesso l'innesto di Umtiti ha dato una boccata di aria fresca ad un reparto che aveva bisogno come il pane di un nuovo elemento per poter far ruotare i giocatori nelle varie competizioni (il Barca ha già giocato 18 partite nel 2017, quasi una ogni tre giorni), dopo aver appurato nelle ultime due stagioni che, per motivi diversi, né Vermaelen, né Mathieu erano l'emblema dell'affidabilità.

Luis Enrique si fida molto di lui e nelle partite in cui era a disposizione ha giocato titolare, complice anche l'infortunio al ginocchio di Piqué, che ha tenuto il canterano fuori dal campo per un mese a cavallo tra ottobre e novembre. Rispetto allo spagnolo e a Mascherano, Umtiti è molto più atletico ed energico, pur non avendo il senso della posizione e la tecnica degli altri due.

Ora che Luis Enrique ha virato sul 3-4-3 col centrocampo a rombo stanno trovando tutti e tre spazio contemporaneamente. Con questo modulo il francese può essere più aggressivo nei confronti dei giocatori avversari: come detto, nell'assurda rimonta contro il PSG ha letteralmente dominato un giocatore come Lucas Moura, non facendogli quasi mai ricevere palla, anticipandolo sempre sia nei passaggi alti (normale) che soprattutto in quelli bassi (meno normale).

Pochi difensori oggi possiedono la sua completezza e sono così bravi a fare tante cose diverse: marcare attaccanti di ogni tipo, giocare il pallone in modo pulito, cercare l’anticipo, dominare sulle palle alte e saper coprire la profondità che scopre una difesa che gioca molto alta. Umtiti ha insomma tutte le qualità di cui ha bisogno un centrale moderno; peccato che di rado vengano oscurate dai cali di concentrazione: un limite superabile ma non da sottovalutare. La storia ci insegna che a venirne inghiottiti ci vuole poco.

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