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Chi è più forte tra Simy e Diabaté
14 ago 2018
Sfida tra i due giganti strani della scorsa Serie A.
(articolo)
16 min
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Ci affacciamo a una nuova stagione di Serie A senza due dei nostri giocatori preferiti: Cheick Diabaté e Simeon Tochukwu Nwankwo. I due non hanno neanche fatto in tempo a farsi spazio nei nostri cuori che abbiamo dovuto salutarli. Nonostante l'ottima stagione dello scorso anno, nessuno sul mercato si è fatto avanti per riportarli in Serie A. Simy è rimasto al Crotone in Serie B; Diabaté - che ha dichiarato che è stato «incredibile giocare nel Benevento» - è ritornato mesto mesto in Turchia, all'Osmalispor.

Il mercato non è ancora finito e noi abbiamo il sogno di riaverli tra noi. Per aiutare i direttori sportivi dei club di Serie A abbiamo fatto un piccolo manualetto sulle loro caratteristiche, sullo sfondo di una grande questione: chi è più forte tra Cheick Diabaté e Simeon Tochukwu Nwankwo?

I due sono fuggiti dal circo Barnum in cui i loro corpi li avevano rinchiusi per regalarsi gol e grandi prestazioni. Sarebbe un delitto ora farli scivolare nella stanza dei bei ricordi senza prima aver scoperto tra i due chi è il più forte, dove per forte si intende quella sottile sfumatura del giudizio a cui sei costretto quando ti dicono che il prossimo anno l’attacco della tua squadra sarà guidato da uno dei due.

Per rispondere ci siamo affidati ad un metodo comparativo scientifico a prova di accademia: la classica e intramontabile Super Sfida à la Guida al Campionato.

Lunghezza delle gambe

Una delle caratteristiche principali dei centravanti enormi è di essere enormi, ma enormi soprattutto per quanto riguarda la lunghezza delle gambe. Come per i giocatori di basket, per cui l’apertura delle braccia diventa un vantaggio anche più grande dell’altezza in sé, per quelli come Simy e Diabaté oltre ai centimetri in verticale conta la possibilità di usare gli arti inferiori come un compasso gigante con cui tracciare cerchi sempre più grandi dentro i quali difendere il pallone o colpirlo a distanze irraggiungibili per gli altri.

Simy

Un amico che l’ha visto giocare dal vivo mi ha detto che Simy sembra giocare su dei trampoli, ed effettivamente le sue gambe somigliano a trampoli. Eppure queste - nonostante tutto- riescono a sostenere i movimenti impacciati del suo corpo con torsioni e appoggi innaturali (avete mai la sensazione che mentre si muove per il campo Simy possa spezzarsi da un momento all’altro?). È grazie alla loro lunghezza se Simy è riuscito a mettere a segno quello che è il gol che ne definirà la carriera: la rovesciata sghemba e improbabile alla Juventus - che forse sarebbe rimasta ancora più iconica se i bianconeri avessero perso lo Scudetto.

Le gambe di Simy sono il segreto di Simy, anche se forse lui non lo sa.

Voto: 8.5 (il voto è alla lunghezza, non a quanto potrebbero resistere su una pista di sci).

Diabaté

Le gambe di Diabaté sono un’evoluzione di quelle di Simy. Se quelle del nigeriano sono lunghe e sottili, quelle di Diabaté sono lunghissime e possenti. Diciamo che volendo paragonare le gambe dei calciatori molto grossi a dei Pokémon, la scala è più o meno questa:

Charmander= Simy; Charmeleon=Diabaté; Charizard= Ibrahimovic

La spropositata lunghezza delle sue gambe (parliamo di un rapporto con il tronco di almeno 3 a 1) rendono i suoi spostamenti più simili a un film di Malick che a un calciatore di Serie A, ma allo stesso tempo gli danno anche una grande stabilità, come un film di Malick dopotutto.

Voto: 9.5

Miglior pagina Facebook

Cosa accade quando scrivi il nome di un attaccante su Facebook?

Simy

Voto: 10

Diabaté

Voto: 7.5

Tiro

La cosa più difficile per gli attaccanti giganteschi è il tiro. Sembra facile, ma tirare in porta richiede la collaborazione di tutte le parti del corpo umano e più grandi sono queste parti più è difficile farle ragionare.

Simy

Nell'ultima stagione Simy è riuscito a scagliare verso la porta avversaria 26 tiri con i piedi ed ognuno di questi 26 tiri ha rappresentato uno sforzo disumano. Il processo che porta Simy al tiro ha la lentezza mastodontica della burocrazia italiana di cui si conosce l’inizio, ma mai la fine.

Proprio per questo Simy fa gol solo quando non può pensare al tiro, quando muove le sue gambe lunghissime guidato dall’istinto, come nella rovesciata alla Juventus (il miglior tiro della vita di Simy: fatto al contrario, in volo e storto) o nella deviazione volante contro l’Udinese.

Quando Simy ha tempo per costruire la sua giocata i possibili finali sono due: o finisce molto male oppure finisce molto male, ma incredibilmente in rete come nel gol contro il Sassuolo.

Eppure bisogna ammettere una cosa: partecipare al campionato di Serie A, allenarsi con compagni più forti rispetto a quelli che aveva in Portogallo, ha permesso a Simy di diventare un giocatore migliore. A confrontare le conclusioni del suo primo anno in Serie A con quelle del suo secondo si può notare abbastanza come Simy abbia migliorato notevolmente il suo rapporto con la realtà circostante. La sua precisione è passata dal 25% al 46%, un aumento anche più importante di quello della Lega Nord di Salvini.

Voto: 4

Diabaté

Dei 9 tiri tentati in Serie A da Diabaté con i piedi, 8 sono finiti nello specchio della porta. Di questi 8, 6 sono diventati gol. Più maturo di Simy, l'ex attaccante del Benevento è consapevole della difficoltà che rappresenta tirare in porta quando sei sgraziato e legnoso. Per questo Diabaté centellina le proprie conclusioni: i suoi tiri sono arrivati tutti da dentro l’area, ben 3 da dentro l’area piccola. La regola aurea che accompagna Diabaté è less is more. Questa una panoramica dei suoi tiri la scorsa stagione:

  • 1 tentativo di cucchiaio alto contro l’Atalanta (unico tiro fuori dallo specchio in stagione)

  • 1 cucchiaio riuscito contro il Sassuolo

  • 2 deviazioni in spaccata da pochi metri finite in rete contro Sassuolo e Juventus

  • 1 tiro incrociato dai sette metri respinto miracolosamente da Silvestri contro il Verona

  • 1 altro cucchiaio respinto da Silvestri in uscita

  • 2 tiri di destro di prima intenzione finiti sotto la traversa contro Verona e Crotone

  • Un rigore in movimento calciato sotto l’incrocio con annessa caduta nella sfida contro il Genoa.

I tiri di Diabaté hanno rappresentato una vera e propria forma d’arte in un campionato avaro di contraddizioni.

Voto: 8

Percorso per arrivare a questo momento qui, in cui fanno gol in Serie A

Ogni volta che un attaccante realizza un gol in Serie A dovremmo pesare, nella valutazione di quel gol, tutto quello che ha passato prima di trovarsi in quella situazione. Perché nessun uomo è un’isola di gol.

Simy

La strada che porta ai 7 gol in 8 partite di Simy è tortuosa e un po’ inspiegabile, come un’attrazione del Luneur. Simy viene notato mentre gioca a pallone nel Guo

FC (il suo nome è ancora in bella vista sul sito della squadra), e appena diciassettenne si trasferisce in Portogallo.

L’ispirato logo della squadra da dove tutto è partito.

In Portogallo rimane 7 anni, segnando pochissimo e facendosi chiamare Simmy. La vittoria della classifica marcatori della Segunda Liga nella stagione 2015/16 lo fa finire sui taccuini del Crotone, che per il ritorno in A cercava un attaccante simile a Budimir (quindi alto principalmente).

A Crotone gli vengono preferiti un po’ tutti: Falcinelli, Trotta, Budimir, Tumminello, Nalini addirittura Acosty (senza gli infortuni di Tumminello e Budimir avrebbe mai giocato in questo finale di stagione?). La vulgata comune è che sia scarso, inadeguato alla Serie A, noi per primi (io stesso in realtà) lo inserivamo tra gli attaccanti goffi stroncandolo senza pietà. A gennaio gli viene proposta la Cina, ma lui - stoico - rifiuta. A Zenga dice «voglio giocarmi le mie carte qua. Son sicuro di giocarmele». L’allenatore appena arrivato lo tiene ai margini, addirittura lo tiene fuori dalle partitelle d’allenamento.

Poi Simy ha iniziato a segnare, come in un film di Aki Kaurismäki.

Voto: 8

Diabaté

A 14 anni Diabaté entra al Centre Salif Keita, squadra maliana da cui provengono giocatori importanti come Mamadou Diarra e Seydou Keita. Grazie a buone prestazioni a livello giovanile viene presto notato in Francia, finendo sui taccuini di vari scout.

Dopo aver rifiutato qualche offerta, a 18 anni Diabaté si trasferisce al Bordeaux, aggregandosi alla seconda squadra in CFA (quarta divisione del campionato di calcio francese). Qui per un anno viene tenuto in panchina perché - in un racconto che sembra più leggenda che storia vera- non guarda negli occhi l’allenatore Battiston, un atteggiamento che l’allenatore scambia per arroganza. «Da noi si fa così quando ti parla uno più grande, bisogna abbassare gli occhi: è una forma di rispetto» dirà poi Diabaté, che chissà perché non lo ha detto subito.

Da questo fraintendimento parte la sua carriera che lo porta, nelle vesti di centravanti sgraziato ma utile, a segnare con regolarità in Ligue One. 58 gol in 143 presenze, numeri non eccezionali, ma sufficienti per dimostrare di essere un attaccante da massima serie.

Il modo migliore per usare gambe lunghe più di alcune autostrade.

La sua capacità di usare tutti i centimetri del suo corpo per trovare la via del gol scompare quando si trasferisce in Turchia, nel Osmanlispor, dove riesce a segnare solo una volta in Europa League contro la Steaua Bucarest, per giunta su rigore (tirato come immaginate).

Per fortuna di Diabaté esistono i prestiti: l’anno scorso al Metz segna 8 gol in 14 partite, quest’anno al Benevento 8 in 10. L’anno prossimo chissà.

Voto: 7

Mistica & esoterismo

Parte del fascino di questi giocatori è l’essere figli di culture lontane e affascinanti, discendenti di tradizioni millenarie a noi sconosciute. Prima che il capitalismo inghiotta definitivamente la diversità, i giocatori come Simy e Diabaté sono ancora centravanti esotici, cresciuti in luoghi distanti.

Simy

Simy è nato a Onitsha, importante centro commerciale della Nigeria che sorge sulla riva sinistra del fiume Niger, un tempo potente città stato del popolo Igbo (qui una bella oretta di musica Igbo). Fondata nel XVI secolo col nome di Ado N'Idu, nell'ottobre del 1967 fu teatro di uno dei maggiori scontri tra l'esercito ribelle e le truppe governative nigeriane nell'ambito della Guerra civile nigeriana.

Oggi Onitsha è conosciuta per il suo importante porto fluviale e per il mercato, il più grande di tutta l’Africa. Ma non solo, la città che ha dato i natali all’attaccante del Crotone ha altre peculiarità che la rendono unica. Eccone alcune:

  • Un articolo del 17 febbraio del 2013 del Guardian racconta Onitsha come la città con la peggior aria al mondo.

  • Ryszard Kapuscinski ,nel suo libro Ebano, descrive l’esistenza di un buco sulla strada principale Onitsha e lo usa per un interessante paradosso sul capitalismo.

  • Esiste un Onitsha Market Literature, genere novecentesco di romanzi e pamphlet sentimentali e moralistici prodotti da una scuola di scrittori semi-analfabeti e venduti al mercato di Onitsha.

  • È uno dei centri principali di Nollywood, l’industria cinematografica della Nigeria.

Voto: 9

Diabaté

Diabaté è nato a Bamako, capitale e città più popolosa del Mali. Come Onitsha anche Bamako sorge sulle rive del Niger, e questo vorrà pur dire qualcosa. Il suo nome in lingua bambara significa stagno del coccodrillo ("Il coccodrillo" sarebbe stato uno splendido soprannome per Diabaté). Riparata a nord da deboli alture che la riparano dai venti caldi del deserto, la città è abitata fin dal paleolitico, anche se la sua fondazione sembrerebbe risalire al XVI secolo ad opera dei Nairé, erano Sarakollé, ovvero i discendenti degli abitanti dell'antico impero del Ghana.

Nel 1960, dopo la dichiarazione di indipendenza del Mali dalla Francia, Bamako divenne la capitale. In quegli anni Malick Sidibé, uno dei più importanti fotografi africani, aprì uno studio qui. Realizzava ritratti in bianco e nero e foto delle feste spontanee che nascevano in strada.

Se non lo conoscete, qui trovate un po’ dei suoi lavori.

Voto: 7.5

Colpo di testa

Si potrebbe immaginare che il motivo principe che spinge allenatori sempre più disperati a fare spazio ad attaccanti sempre più grossi sia proprio la loro capacità di colpire un pallone di testa quando se ne presenti l’occasione. Invece colpire il pallone di testa è molto più difficile di un'equazione che presenti solo i centimetri. Come per il tiro ci vuole coordinazione, istinto, regole.

Simy

In 1211 minuti Simy ha effettuato 5 tiri di testa, ovvero uno ogni 242 minuti. Simy era il giocatore di movimento più alto del campionato eppure in media ha concluso di testa meno di Destro (1 ogni 161 minuti), Cristante (1 ogni 109 minuti), Bonaventura (1 ogni 212 minuti) e Benatia (1 ogni 219 minuti).

Da quei cinque tiri Simy è riuscito a tirarne fuori anche un gol, contro la Lazio, ma l’ha fatto senza saltare, usando la testa come una molla, ricevendo un bel cross liftato di Martella e tenendo alle sue spalle Radu grazie a un fisico che serve proprio per tenere lontani quelli come Radu.

Interrogato riguardo le sue capacità nel gioco aereo (in una domanda che sembra un po’ quella che si fa ai nani riguardo le loro doti nascoste), Simy ha risposto così : «Se sono forte di testa? Se la palla arriva alta salgo in aria, mi piace però giocare anche con i piedi, palla a terra, perché il calcio non è la pallavolo» che come dire «guarda, sono alto, ma di testa vado malissimo».

Voto: 5

Diabaté

Più del 50% delle conclusioni verso la porta fatte da Diabaté sono arrivate di testa (10 su 19). Da questi 10 tentativi sono scaturiti 2 gol, con una percentuale di conversione del 20%, che potrà non sembrare granché, ma che è migliore anche di quella di Pavoletti (16,6% ma su 54 tentativi).

Diabaté colpisce il pallone di testa perché è alto. Non ha la capacità tecnica di Icardi, ne la forza fisica dirompente di Pavoletti, eppure ha una coordinazione sufficiente per essere pericoloso nei suoi colpi di testa, il che, rispetto a Simy, è un enorme passo avanti.

Voto: 7

Somiglianza ad un dinosauro

Di questa categoria, mi sembra, basta il titolo.

Simy

Il Gallimimus era un dinosauro con zampe posteriori lunghe e slanciate. Aveva collo allungato a forma di S, testa piccola, occhi grandi, becco privo di denti e braccia ben sviluppate. L’altezza era di circa 2 metri e il peso superava i 4 quintali.

Voto: 9,5

Diabaté

Il Brachiosauro era uno dei più grandi dinosauri mai esistiti. Alto 25 metri e pesante 56 tonnellate, il Brachiosauro mangiava circa 400 kg di vegetali al giorno. Ne viene stimata una temperatura corporea di circa 38 gradi centigradi.

Voto: 8,5

Dribbling

Il dribbling è il tallone d’achille degli attaccanti enormi, l’apostrofo rosa tra le parole “meglio di no”.

Simy

Simy non dribbla, molto raramente passa sopra ai difensori avversari per sbaglio (guardare sempre il secondo gol contro il Sassuolo).

Voto: 3

Diabaté

Diabaté ha chiuso la stagione con 0 dribbling riusciti su 6 tentati. Secondo Whoscored in tutta la carriera gliene sono riusciti 46. Per mettere in prospettiva le cose, in questa stagione ad Adama Traoré sono riusciti 262 dribbling.

In questo video lo si vede provare un doppio passo con la stessa agilità con cui una pietra potrebbe fare lo stesso, ma si vede anche quanto ne sia consapevole: il giornalista gli chiede «Ma come fai a fare dei doppi passi a rallentatore a velocità normale?» e lui se la ride davvero di gusto.

Diabaté è abbastanza intelligente da capire che non deve dribblare, che forse è la miglior forma di dribbling possibile (se non sei Douglas Costa).

Voto: 2

Sospensione dell’incredulità

Ovvero quanto dobbiamo smettere di credere alla realtà per accettare un loro gol?

Simy

Diciamocelo chiaramente: ogni gol di Simy è un attentato alla credibilità del gioco del calcio. Vederlo segnare è come vedere un’opera d’arte contemporanea e chiederci se non potevamo farla anche noi. Non riusciamo veramente a capirli i gol di Simy, possiamo solo accettarli affettuosamente come i messaggi con le emoji di nostra madre.

Voto: 10

Diabaté

Diabaté si è costruito una credibilità di persona-che-fa-gol con stagioni semi prolifiche in Francia. Mai niente di strabordante, sempre 10-12-8 gol, ma almeno l’idea che quel suo corpo enorme potesse essere messo al servizio dell’atto di finalizzare una azione.

Quando è arrivato al Benevento pensavamo che quella capacità fosse oramai scomparsa, persa nelle pieghe di quel fisico sempre più imponente. Vederlo caracollare per il campo ed accorgerci di quanto effettivamente fosse grosso, ci sembrava una garanzia di fallimento, in una squadra che per segnare aveva bisogno di allineamenti astrali piuttosto complicati.

Invece Diabaté ci ha messo dodici minuti per ribaltare tutti i codici a cui eravamo abituati, andando a segnare il gol del 3 a 2 nella partita contro il Crotone.

Da quel momento i suoi gol hanno assunto un'aura di credibilità tutto sommato accettabile, anche per merito del Benevento che è diventato una squadra in grado di produrre gioco offensivo di qualità.

Voto: 7

Come vanno ad aprile?

Aprile è il mese più bello dell’anno: torna il bel tempo, la luce si spinge fino alle sette di sera e Simy e Diabaté mettono a ferro e fuoco le aree avversarie.

Simy

Sette delle nove reti in Serie A segnate da Simy sono arrivate in aprile, proprio nel momento in cui le reti servono per la salvezza. Lo scorso aprile segnò contro Torino e Sampdoria 2 dei suoi 3 gol stagionali, portando al Crotone tre punti fondamentali per la salvezza.

Quest’anno ad aprile ha segnato 5 gol, di cui uno in rovesciata alla Juventus. Mi sembra un buon aprile, no?

Voto: 9

Diabaté

Tra il 4 aprile e il 15 aprile Diabaté ha segnato 6 gol, frutto di tre doppiette consecutive. L’ultimo a riuscirci in serie A era stato Hubner, per dire. Lo scorso aprile, con la maglia del Metz, aveva segnato per tre giornate consecutive (15, 18 e 22 aprile) a Caen, Paris Saint Germain e Lorient. Il 20 aprile del 2014 Diabaté realizzò una tripletta contro il Guingamp.

Voto: 9.5

Soprannome

Simy

Simy non ha molti soprannomi, se non considerate il fatto che Simy è di fatto un soprannome. Simy infatti si chiama Simeon Tochukwu Nwankwo, e oltre a chiamarlo Simy, potreste chiamarlo "Simmy", così per cambiare.

Secondo alcuni, dopo il gol alla Juventus Simy in Calabria si è guadagnato il soprannome di Simyaldo. Questo soprannome è un portmanteau tra il soprannome di Simeon, Simy, e Ronaldo, ovvero Cristiano Ronaldo, che 15 giorni prima aveva segnato un altro gol in rovesciata alla Juventus. Un soprannome sinceramente terribile, che consiglierei di sostituire con uno di questi:

  • La gru di Onitsha

  • The nigerian Diabaté

  • Simy lasci ti cancello

  • Kanu scarso

Voto: 5

Diabaté

In Francia chiamavano Diabaté, Il mostro, un soprannome che racconta bene alcune caratteristiche del centravanti maliano, ma che sembra contenere anche un velato accenno di razzismo. Durante la sua avventura al Metz, invece, i tifosi iniziarono a chiamarlo Cheick sans limite, Cheick senza limiti.

In Italia qualche illuminato gli ha dato il soprannome di Sceicco,

Voto: 7

Frase culto

Simy

«La vita è un passo alla volta. Non voglio fare un passo più lungo della gamba» (Simy in realtà dice to take a step bigger than my feet, ma fa ridere anche così).

Voto: 5

Diabaté

«La morte cammina al nostro fianco, per questo ho deciso che la vita è meravigliosa e va vissuta appieno. Amo tutti, anche quelli che mi criticano, anzi loro più degli altri».

Voto: 8

La sfida viene vinta Diabaté, 88.5 a 86, che effettivamente sembra un giocatore di calcio molto più di Simy. Eppure - al di là del risultato - va premiata la perseveranza con cui i due hanno sfruttato l’occasione concessa.

Non sappiamo se là fuori c'è una squadra di Serie A abbastanza coraggiosa da puntare su loro due, ma nessuno potrà togliergli questi mesi di gloria.

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