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Chi ha vinto il Mannequin Challenge?
18 nov 2016
La classifica dei migliori Mannequin Challenge sportivi.
(articolo)
14 min
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Dopo l’Harlem Shake, l’Ice Bucket Challenge e il Flip Bottle Challenge, (ma prima della Notorious Walk) il Mannequin Challenge è “l’ultima cosa scema da fare su internet”. Le regole sono due e sono molto chiare: filmare più persone possibili mentre restano completamente immobili, e mettere sotto la base di Black Beatles di Rae Sremmund. Sembra una cosa pensata proprio per le squadre professionistiche sportive, che infatti si sono spese nella prova, spesso con grande impegno. I risultati sono stati però molto diversi. Ecco i Mannequin Challenge, commentati e classificati dal meno riuscito al più riuscito.

Spagna

Creatività: 6

Non-sense: 9

Cast: 8

Il Mannequin Challenge ha avuto talmente tanto successo che ad un certo punto la competizione l’ha fatto diventare solo un modo per simulare cose assurde. Quello della Spagna, però, è talmente pazzo da risultare inquietante. Tra qualche anno i partecipanti riguarderanno il video del povero Sergio Asenjo (ho sempre un pensiero per il disgraziato che viene sacrificato per fare il cameraman) e forse inizieranno a interrogarsi su se stessi. Ecco la lista di tutti i terrificanti interrogativi sollevati dagli uomini di Lopetegui.

  • Che cosa si sta facendo fare Callejon? Un’iniezione al collo? Spero che la WADA sia composta da ispettori abbastanza anziani da non interessarsi mai ai fenomeni virali.

  • Il giocatore in posizione vitruviana tra le due panchine sta prendendo in giro il Mannequin Challenge di Cristiano Ronaldo? Se sì, perché non è già esplosa una crisi diplomatica tra Portogallo e Spagna?

  • Perché Lucas Vasquez si difende come un pugile da un uomo che sta cercando di mettergli un bidone in testa?

  • Morata e Nacho stanno insegnando a qualcuno cosa significa Viva España? Perché si sono messi come due professori che stanno spiegando la teoria delle stringhe?

  • Perché Thiago Alcantara sta auscultando il cuore di un uomo che sta per morire? E soprattutto: a chi è venuto in mente di utilizzare una banana e due mele a simulare i genitali in una scena così drammatica?

  • Juan Mata è il giocatore meno credibile per impersonare Hannibal Lecter. Perché prendere lui e lasciare Busquets ad un banalissimo stretching?

  • Come si fa a spulciare un uomo pelato?

  • Nolito si sta asciugando i capelli con un ventilatore o è solo sconvolto?

Forse c’è qualcosa nell’inconscio collettivo della nazionale spagnola che non sappiamo e, soprattutto, non vogliamo sapere.

Kurzawa

Creatività: 8

Non-sense: 6

Cast: 5

Ci sono i giocatori dagli ego ipertrofici che tutti amiamo e adoriamo, come Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic, e poi ci sono quei giocatori che allo stesso modo passano il tempo a glorificare se stessi senza che però il grande pubblico se ne accorga. Tra questi, uno dei miei preferiti è Layvin Kurzawa. Il terzino del PSG non poteva perdere un’occasione ghiotta come quella del Mannequin Challenge per mettersi in mostra, tant’è che esiste un Mannequin Challenge della squadra parigina e poi esiste un Mannequin Challenge DI KURZAWA.

Nel Mannequin Challenge di Kurzawa tutte le forze sono dirette ad inserire nel flusso globale di un fenomeno virale gli addominali di Kurzawa. Il terzino francese ha schiavizzato tutti i suoi amici, relegandoli ad azioni banali come farsi un selfie, stare al telefono o tagliarsi i capelli, mentre lui, totalmente slegato dal resto della scena, si tiene il lembo inferiore della maglietta con la bocca. L’originalità ci sarebbe anche: mano a mano che la telecamera si muove, infatti, l’azione si evolve, seppur nell’immobilità. E quindi il ragazzo che si faceva un selfie, piano piano, si dispera perché gli è caduto il telefono, mentre quello che si sta tagliando i capelli, non si sa bene per quale motivo, inizia ad adirarsi con il suo barbiere.

L’unico che fino alla fine rimane praticamente immobile è proprio Kurzawa. Perché alzarsi la maglietta verso il nulla mostrando gli addominali rimane comunque la più importante delle mansioni.

Juventus

Creatività: 3

Non-sense: 3

Cast: 4

La Juventus è forte sui social, lo sappiamo tutti, il divario con gli altri account italiani è diventato incolmabile (ultimo esempio: il Milan che condivide una notizia stupidissima evidentemente spam, e la mantiene online per circa un’ora). Adesso però è legittimo chiedersi se questo enorme vantaggio competitivo non possa prima o poi ritorcersi contro, come è successo alla Kodak, alla Microsoft, o al Balotelli minorenne.

Il Mannequin Challenge della Juve è semplicemente sciatto. Per prima cosa: come tutte le mode virali, anche il Mannequin Challenge è una moda molto semplice, bisogna conoscere solo due regole. La prima è ovviamente stare fermi, e questo obiettivo si può considerare portato a casa (non sono riuscito a capire se Sturaro mantenga effettivamente costante il livello della bevanda nella bottiglia, sarebbe da vero professionista). La cornice però non regge la competizione, è troppo ordinaria per risultare incredibile - sette giocatori fermi in palestra - e allo stesso tempo troppo casuale per risultare credibile. L’impressione è che si siano ritrovati lì, e a quel punto vabbè, tocca farlo, leviamocelo.

La seconda regola è montarci in sottofondo Black Beatles dei Rae Sremmurd, quella che attacca con «That girl is a real crowd-pleaser» e che per qualche motivo è diventato l’inno di tutto questo. Allora perché, Dio dei social media manager alternativi, scegliere questo riarrangiamento della Cavalcata delle Valchirie di Wagner, distante chilometri di swag da Black Beatles? L’unica spiegazione razionale è che sia colpa di Hernanes.

Shaolin Soccer

Creatività: 8

Non-sense: 8

Cast: 6

Tre cose molto evidenti che rendono questo Mannequin Challenge migliore della media:

- È stato il primo Mannequin Challenge documentato della storia, e l’originalità è ancora una valuta forte nella cultura occidentale.

- La violazione della fisica. C’è un uomo in piedi con la testa all’ingiù e il portiere che fa meditazione nella posizione del loto sospeso in aria.

- Sono sicuramente gli esseri umani meglio vestiti tra quelli che si sono cimentati nel Mannequin Challenge.

Inghilterra

Creatività: 8

Non-sense: 3

Cast: 7

Vardy, Walcott, Sterling e Lingard decidono di festeggiare il 2 a 0 alla Spagna congelando i loro movimenti improvvisamente come ovvio richiamo al Mannequin challenge, provando per primi a portare un “prodotto” puramente di internet nella vita reale. La verità è che non dovresti mai fare una cosa del genere, tanto meno come esultanza, senza venir poi menato.

Immaginatevi nei panni di Reina o di Nacho e Martinez nel vedere i vostri avversari esultare immobili intorno a voi, non vi verrebbe voglia di dargli un cazzotto? Per loro fortuna la Spagna agisce per vie più trascendentali e preferisce pareggiare la partita che trasformarla in una rissa da bar come avreste fatto voi.

Joe Hart

Creatività: 8

Non-sense: 8

Cast: 2

Caro Joe Hart, questa cosa ha un nome e non è “Mannequin Challenge” bensì “Paralisi periodica ipocaliemica”. È una cosa seria: è un momentaneo stato di paralisi causato dallo scarso controllo del livello di sodio e potassio nelle cellule, ed è per lo più genetica. Il tipo di cose che si può manifestare sul corpo di un trentenne come Hart. Si consiglia visita medica.

Paris Saint Germain

Creatività: 5

Non-sense: 2

Cast: 3

Usare il nobile Mannequin Challenge per fare un video commerciale è una cosa grave e il Dio onnipotente del Mannequin Challenge (Cristiano Ronaldo) punirà i giocatori del PSG in qualche modo. Stesso discorso per lo Schalke04, con l’aggravante che i giocatori in questo caso sono così poco riconoscibili da restare del tutto indistinguibili dagli avventori del negozio.

Mark Bresciano

Creatività: 9

Non-sense: 9

Cast: 10

Non ci credo che nessuno ha ancora avanzato l’ipotesi che tutto questo non sia altro che un gigantesco tributo a Mark Bresciano.

Portogallo Creatività: 0 Non-sense: 10 Cast: 10

Cos’è il Mannequin Challenge se non un megafono con cui i calciatori ci strillano quanto sanno essere creativi e simpatici, ma soprattutto quanto stanno bene insieme? Se il campo da gioco prevede gerarchie e ruoli, la trasformazione in manichini è un livellatore sociale assoluto dove conta solo l’organizzazione del gruppo e la capacità, umana, di stare immobili. Ma questo non vale per un Mannequin Challenge in cui è presente Cristiano Ronaldo.

Il Mannequin Challenge del Portogallo ha la funzione unica di mettere in mostra CR7, i compagni intorno a lui potrebbero essere benissimo comparse - tanto nessuno conosce i volti dei giocatori del Portogallo - che agiscono in modo per nulla elaborato per non metterlo in secondo piano. La maggior parte di loro fa finta di stare al cellulare, capirai che fantasia, e il più simpatico risulta quello che si spinge ad usare uno scarpino come telefono. Se fate caso alla disposizione dei presenti nello spazio avrete la dimostrazione, una volta di più, che Cristiano Ronaldo sta ai suoi compagni come il sole sta ai pianeti del sistema solare. Nessun Mannequin Challenge è così sbilanciato verso una sola persona - l’inquadratura finale di sei secondi mette quasi in soggezione fisica chi guarda - ma soprattutto nessun Mannequin Challenge prevede che qualcuno stia effettivamente nella posizione di un manichino.

Le cose sono due: o Cristiano Ronaldo non ha capito il senso del gioco, ovvero agire come si stesse facendo qualcosa mentre si è immobili, oppure è con questa postura che si svolge la sua vita fuori dal campo da calcio. In tutti e due i casi non ci siamo proprio.

Monaco

Creatività: 6

Non-sense: 3

Cast: 3

Cose per cui ha senso mettere quello del Monaco tra i migliori Mannequin Challenge:

  • Lo scenario naturale in cui si svolge la sfida come se non fosse già abbastanza da privilegiati poter perdere tempo così sul posto di lavoro.

  • A 0:25 Andrea Raggi muove palesemente la testa.

  • L’idea che per qualche motivo Kamil Glik sia quello che muove il telefono.

Squadra femminile di pallanuoto dell’Università del Pacifico, California

Creatività: 9

Non-sense: 5

Cast: 2

Ci sono poche cose al mondo più difficili che fare un Mannequin Challenge sott’acqua. Eppure le ragazze della squadra femminile di pallanuoto della University of the Pacific ci riescono in maniera quasi impeccabile, se si esclude solo una delle partecipanti che muove leggermente gli occhi e le braccia. Per il resto, incredibilmente, è perfetto: non c’è una bolla d’ossigeno che sale dalle loro bocche, né un corpo che viene attirato verso il pelo dell’acqua. Niente. Il colorito e l’inquietante espressione del portiere alla fine tradisce allora un impensabile colpo di scena: e se fossero davvero dei manichini?

Tifosi Phoenix Suns

Creatività: 8

Non-sense: 7

Cast: 5

"Se un albero cade in un bosco anche se non c'è nessuno nei dintorni, fa rumore?"

Sacramento Kings

Creatività: 3

Non-sense: 8

Cast: 7

A voler fare un lavoro di ricostruzione storica, uno dei primi Mannequin challenge di squadre professioniste ad essere realizzato è quello dei Sacramento Kings. Viene infatti caricato sulla pagina youtube della squadra il lontano 5 novembre, mentre il resto del mondo sta ancora pensando alla Dab dance. La precocità nel replicare dei video virali contiene in sé sempre degli aspetti positivi, ma anche dei rischi non essendo il canone ancora ben definito.

Il Mannequin Challenge dei Kings da una parte risulta tra i più naturali del lotto, dall’altra non è costruito perfettamente. La mancanza di riferimenti non li spinge ad essere particolarmente creativi, con delle pose molto divertenti se prese singolarmente, ma poco armoniche se inserite in una visione d’insieme. In più la scelta di farlo all’aperto è molto coraggiosa, ma non paga: tra le macchine che passano e il vento che impedisce ai giocatori di stare perfettamente fermi, non ci rimanda pienamente un’idea di immobilità fondamentale per questo tipo di video.

Su tutti spicca ovviamente DeMarcus Cousins che fa l’autostop, ma su questo non avevamo dubbi.

Milwaukee Bucks

Creatività: 7

Non-sense: 7

Cast: 8

Se già da quelle parti il livello medio è molto alto, l’account Twitter dei Bucks è uno dei migliori dell’intera NBA (medaglia al valore, questo è stato anche uno dei primi “Celebrity Mannequin Challenges” ad essere caricato sul web). La prima parola che viene in mente quando si parla dei Bucks è “length”, perché sono tutti eccessivamente iper-lunghi, iper-atletici, iper-elastici, e in quest’abitacolo stretto e basso lo sembrano ancora di più. O lo sembra l’abitacolo - in ogni caso lodevole scelta della regia, che nonostante gli spazi ridotti riesce anche benissimo a destreggiarsi con la ripresa in un take.

Questi sessanta secondi contengono diverse gag divertenti, come Plumlee e Monroe che si misurano la lucentezza degli orologi (a onor del vero, quello di Moose fa decisamente più “bling bling”), oppure Steve Novak seduto su due sedie con una cintura da campione di wrestling in vita (perché portano in volo una cintura da campione di wrestling??). Ma due scene in particolare rubano il cuore: Thon Maker che fa quello che dovrebbero fare tutti i rookie fin dal primo giorno, contare i soldi, un enorme mazzo di soldi (potrebbe anche essere un inside-joke sulla parola “Bucks”), e Delly che fa quello che tutti immaginavamo facesse Delly in aereo, rivedersi sul tablet con sguardo maniacale davanti ad un taccuino e una penna.

Belgio

Creatività: 10

Non-sense: 5

Cast: 8

Se pensate che il Mannequin challenge sia l’ennesima cosa stupida da fare su Internet, il Belgio ce l’ha messa tutta per farvi cambiare idea. Qui siamo a un livello di complessità davvero artistica e non mi meraviglierei se dietro a questo lavoro, vicino alle concettualizzazioni sul movimento di Jacques Tati, ci sia un art director. Non voglio neanche immaginare quanto tempo sia costato al Belgio questa cosa, ma il video è addirittura diviso in diverse sequenze: 5 piccole scene quotidiane che hanno la vivacità realistica dei quadretti domestici dipinti da Rembrandt.

Scena 1 - arte performativa: È la scena più dinamica, oltre che la più surreale. I giocatori sono distesi sulla moquette rossa di una hall e compongono una situazione indecifrabile. C’è un giocatore sdraiato sul fianco con il piede sopra un pallone, mentre Batsuhayi cerca di acchiappare Cyman che scappa (?) con l’aria depressa, mentre Hazard, sdraiato come in spiaggia, controlla l’ora, e Benteke lo guarda sconvolto con le mani in testa. Quale momento della realtà dovrebbe essere stato fermato? Troppo pretenzioso, dai.

Scena 2 - realismo: Quando la telecamera stacca ci ritroviamo in una scena senza tempo da ritiro calcistico. I giocatori sono seduti attorno a un tavolo e cercano di ammazzare il tempo: guardano il telefono, giocano a carte e guardano gli altri giocare a carte. La noia e la sonnolenza ha un realismo palpabile.

Scena 3 - situazionismo: Ma dalla scena successiva è chiaro che non è il realismo a interessare il Belgio. C’è Witsel che corre di fianco a un manichino con una foto di Kompany sullo sfondo; poi si vede un altro manichino con una gamba alzata che sembra schiacciare Kompany in persona, steso a guardare per terra. Fuori altri giocatori ammirano e fotografano la scena come turisti. È una sottilissima critica alla società dello spettacolo? Una meta-rappresentazione del Mannequin Challenge stesso? Siamo a un livello di concettualità quasi disturbante per quello che in fondo è un meme elaborato.

Scena 4 - satira: Dalla scena successiva si ritorna al manierismo. In palestra però c’è il riferimento chiaro - e la satira - agli altri Mannequin Challenge delle squadre, che hanno scelto la palestra come luogo preferito dei video. Anche qui il Belgio vince grazie alla presenza statuesca di Lukaku e a Courtois, che sembra un manichino ogni giorno ed è quindi perfettamente a proprio agio.

Scena 5 - seicento fiammingo: Una scena di vita quotidiana estremamente composita, ricostruita con una ricchezza dei dettagli così straordinaria da apparire alla fine artefatta.

Alla fine del video compare lo sponsor a certificare la scarsa spontaneità di tutta l’operazione. Il Belgio ha alzato la competizione fino a un punto in cui si è perso il senso stesso del Mannequin Challenge, che dovrebbe avere a che fare più con la spontaneità che con l’arte concettuale.

Cleveland Cavaliers

Creatività: 5

Non-sense: 1

Cast: 10+

Quante volte nella vita ti può succedere di fare una cosa stupida alla Casa Bianca? I Cleveland Cavaliers sfruttano la cerimonia di premiazione con il presidente USA che spetta ai campioni NBA per provare a far saltare il banco con il Mannequin Challenge definitivo. Purtroppo questa commistione tra l’alto e il basso non funziona benissimo e il tutto risulta un po’ ingessato, anche se ci sono alcuni aspetti molto interessanti:

- Frye e James Jones sembrano più oscuri funzionari governativi intenti a discutere di energie rinnovabili che campioni NBA, eppure sono campioni NBA.

- Ci sono più telefoni che partecipanti.

- LeBron sbatte gli occhi. Forse abbiamo trovato qualcosa in cui non è capace: non sbattere gli occhi quando ti è chiesto.

- Dov’è Chris Andersen?

- Da domani mi vesto solo come Iman Shumpert.

- Quanti esseri umani potevano partecipare a questa cosa con i Cleveland Cavaliers senza sfigurare? Michelle Obama è pronta al ticket con LeBron per il 2020.

- Perché il bianco americano Kevin Love tiene dei soldi in mano mentre si fa un selfie con il nero canadese Tristan Thompson usando come sfondo un ritratto di Abraham Lincoln, il presidente che mise fine alla schiavitù? Massoneria? Illuminati?

- JR Smith sottotono.

- Perché non c’è Chris Andersen? (so che non era nella squadra lo scorso anno, però dai).

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