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Chi si smarca meglio in Serie A?
17 mar 2023
E chi fa più passaggi taglialinee?
(articolo)
11 min
(copertina)
Nicolò Campo/IMAGO
(copertina) Nicolò Campo/IMAGO
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Tutte le statistiche presenti nel pezzo sono fornite da Statsbomb. IQ Soccer è lo strumento essenziale per gli analisti, i giornalisti e gli scommettitori professionisti di tutto il mondo.

Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un contributo di Antonio Gagliardi fondamentale per capire come sta cambiando il calcio. «Per anni all’interno del gioco di posizione abbiamo chiesto ai nostri trequartisti di occupare un determinato spazio e di galleggiare in quella zona, aspettando il pallone: "È la palla che arriva a te e non il contrario. Stai fermo!"». Ma quel tipo di calcio non è più efficace come lo era prima, contro sistemi di pressing più aggressivi in cui difensori e centrocampisti spezzano volentieri la linea difensiva, deve essere la “relazione” con compagni, palla e avversari a indicare le zone dove andare a giocare e le scelte da eseguire. Se però ai giocatori non si chiede più di occupare determinate posizioni o eseguire determinati movimenti, cosa resta? In cosa si concretizza la capacità di ognuno di relazionarsi con i compagni?

In molte cose, è la prima risposta da dare. E dovrebbe seguire il discorso sulla metodologia, su cosa significhi veramente “tecnica” (qui c’è un pezzo utile di Dario Pergolizzi al riguardo), su cosa rende veramente grandi squadre come il Real Madrid di Ancelotti (qui, in un pezzo di cinque anni fa in cui Fabio Barcellona parlava già di “calcio anti-ideologico, perché nasce dai piedi e non dalla testa”). Poi ci sono risposte più specifiche, che tirano in ballo i dettagli. E uno dei dettagli ancora più vitale in un calcio fluido e aposizionale consiste nella capacità di smarcarsi.

Di liberarsi, cioè, o come spesso diciamo farsi vedere. Per ricevere passaggi che taglino le linee avversarie, preferibilmente con due o più metri a disposizione per eseguire controllo e giocata. Di conseguenza, però, dato che parliamo di relazione, ci deve essere la corrispettiva capacità del compagno di vedere il passaggio e il coraggio di provarlo.

Sembra quasi un pre-requisito, una capacità che tutti, almeno in certi ruoli, devono avere per forza di cose. In realtà c’è chi è più o meno bravo anche in questo aspetto specifico. Per capirlo ci vengono in aiuto le statistiche, in particolare due categorie di Statsbomb, con cui collaboriamo da tempo e che ha tra i propri clienti molti tra i principali club al mondo (ma, ancora più significativo per capire l’impatto dei dati nel calcio contemporaneo, anche molti tra i club che militano nelle leghe inferiori dei vari campionati europei): le “ball receipts in space” e i “line-breaking passes”.

Chi si smarca meglio tra i centrocampisti in Serie A?

Quella dello smarcamento è un’abilità richiesta anche a tutti i giocatori offensivi ma che diventa di vitale importanza per i centrocampisti. In fase di possesso la centralità di un mediano non passa solo dal numero di palloni toccati o di passaggi eseguiti ma, appunto, anche dalla frequenza con cui riesce a farsi trovare libero dai propri compagni.

Le “ball receives in space” possono essere filtrate per ruolo e vengono raccolte per zona di campo e in base alla distanza dal giocatore avversario più vicino (2, 5 o 10 metri). Qui sotto trovate i centrocampisti centrali che ricevono più palloni (in percentuale sul totale dei palloni ricevuti) con almeno 5 metri di spazio: nella prima immagine nella metà campo avversaria e nella seconda nell’ultimo terzo di campo. Tutte le statistiche di questo pezzo sono filtrate per giocatori con almeno 1200 minuti giocati in campionato.

Il confronto è interessante perché ci aiuta a distinguere i centrocampisti centrali molto presenti nell’impostazione con i difensori da quelli che partecipano più attivamente alla fase d’attacco. I due centrali della Roma, Bryan Cristante e Nemanja Matic ricevono la trequarti (rispettivamente 76% e 73%) dei palloni nella metà campo avversaria con abbastanza spazio da controllare e gestire, segno di una grande prudenza, di una strategia in impostazione che prima di tutto mira alla conservazione del pallone, a non perderlo (cosa piuttosto ovvia guardando la Roma). La loro percentuale si abbassa però - e Matic quasi esce dalla top ten - se si guardano le ricezioni nella trequarti (64% e 62%).

Lo stesso vale per Stefano Sensi (70% a metà campo e 63%) e Lobotka (66%-60%), meno abili a farsi trovare liberi nell’ultimo terzo, probabilmente perché più ancorati a una posizione e attenti a coprire le spalle ai compagni.

Probabilmente però per giocatori come Cristante e Matic resta la prudenza e la “presenza” per i compagni, ma la loro capacità di smarcarsi e giocare con agio si scontra con il minor dinamismo rispetto, ad esempio, a Sofyan Amrabat o a Soualiho Meité. Come per i due romanisti, anche per gli altri però entra in gioco la strategia di squadra. Fiorentina e Udinese sono le squadre del campionato che completano più passaggi in zone “profonde” (per Statsbomb è una zona compresa in un raggio di 20 metri dalla porta avversaria), che fanno cioè una maggiore circolazione del palla a ridosso dell’area di rigore, tirando in ballo i propri centrocampisti centrali Amrabat e Walace (entrambe le squadre giocano con il centrocampo a tre).

Discorso diverso per giocatori come Meité (fuori dai primi dieci nelle ricezioni a metà campo e terzo in quelle nella trequarti) e Samuele Ricci (che mantiene invariata il 65% di palloni toccati nelle due diverse zone con cinque metri di spazio), che evidentemente trovano con efficacia spazio per ricevere nell'ultimo terzo di campo.

E tra gli attaccanti?

Se guardiamo gli attaccanti che ricevono una percentuale più alta di palloni con almeno 5 metri di spazio notiamo una varietà di tipologie diverse di giocatori. Il migliore in assoluto è un trequartista molto mobile e molto presente come Deulofeu, alla costante ricerca del pallone e con la grande capacità di farsi trovare nello spazio quasi la metà delle volte (48%).

Poco dopo anche Dany Mota, attaccante di raccordo nella squadra, il Monza, in assoluto la squadra più lenta nel portare la palla verso la porta avversaria (“pace towards goals”, seguono Fiorentina, Napoli e Lazio tra le squadre che fanno salire la palla più lentamente in media), che riesce a farsi trovare un terzo delle volte con almeno cinque metri di spazio intorno. Discorso simile per gli attaccanti che spesso calpestano zone esterne di campo come Lookman (28%) o Gyasi (31%)

Forse però è un dato ancora più interessante se si guardano gli attaccanti centrali, i veri e propri numeri 9. La differenza non potrebbe essere più netta tra Edin Dzeko, che si fa trovare libero il 26% delle volte, e giocatori come Tammy Abraham (11%), Beto (9%), Osimhen (8%) e Giroud (7%, il dato più basso in assoluto). Qui la differenza è tra gli attaccanti abili nei movimenti incontro, o al lato - come anche Dia, 23%, Ceesay (23%), Arnautovic 21% - e quelli che invece ricevono più spesso con l’uomo addosso.

Se togliamo il filtro dei 1200 minuti agli ultimi posti compaiono anche Lukaku (7%), Colombo (6%), Djuric (5%) e Ciofani (4%), mentre in cima alla classifica oltre ad attaccanti mobili come Cambiaghi (49%), Muriel (37%) e Bonazzoli (37%) va sottolineata l’abilità di Milik (25%).

Certo, ricevere senza molto spazio non è necessariamente un male se si è in grado di fare da punto di riferimento. È quello che di solito chiamiamo la capacità di “far salire” la propria squadra e che in parte può essere misurato dalla ricezione dei passaggi taglialinee, che Statsbomb chiama “line-breaking passes”: cioè quei passaggi che fanno avanzare la squadra almeno del 10% più vicino alla porta e intersecano una coppia di avversari o finisce dietro la linea dei difensori.

In questo caso il numero espresso non è una percentuale ma la media di passaggi taglialinee ricevuti.

Qui sopra ci sono i quindici attaccanti (centrali o esterni) che ricevono più passaggi taglialinee nell’ultimo terzo di campo. Con almeno due metri di spazio. Spicca il dinamismo di Lautaro Martinez e Rasmus Hojlund (rispettivamente 3.9 e 3.8: sono numeri bassi, il che dovrebbe anche rendere la difficoltà del fondamentale in questione) così come la posizione di Dzeko (dodicesimo) conferma la sua abilità nel farsi vedere dai compagni, in questo caso più incontro, nello spazio tra la difesa e il centrocampo avversario.

Ma va notata anche la capacità di Olivier Giroud, che appunto non sarà abile a liberarsi dalle marcature ma che i compagni trovano con frequenza. Giroud è uno dei migliori nel gioco spalle alla porta con difensori appiccicati alla schiena, quindi nel suo caso le statistiche più che definire una maggiore o minore qualità negli smarcamenti descrivono uno stile specifico.

E va ricordato che i “line-breaking passes” sono anche quelli in profondità, che superano la linea difensiva. Soprattutto nel caso di giocatori come Osimhen (3.5), a cui due metri di spazio fronte alla porta bastano e avanzano per creare pericoli, e Ciro Immobile.

Se cambiamo la zona della ricerca alla prima parte della metà campo offensiva e allarghiamo lo spazio che separa il giocatore che riceve il passaggio dall’avversario a 5 metri, allora vediamo che ad eccellere sono gli esterni come Ikoné, Orsolini, Banda, Laurienté. Oppure Felipe Anderson, che quest’anno a dire il vero sta facendo anche la punta quando Immobile è indisponibile. Anche il centravanti della nazionale è molto alto in questa classifica (quarto) a dimostrazione di come la Lazio cerchi traiettorie interne per risalire il campo, e di come il suo dinamismo non si esprime solo nei movimenti profondi.

Interessante anche la presenza di Dia, che più che altro ci dice più del baricentro basso della Salernitana. Anche le ricezioni di Dybala confermano la sua importanza nevralgica per la Roma, non solo come rifinitore e finalizzatore ma anche per permettere alla sua squadra di guadagnare faticosi metri di campo.

Chi fa più passaggi taglialinee?

Questi sono i passaggi taglialinee completati.

Infine può essere interessante dare un’occhiata ai difensori e ai centrocampisti che effettuano più “line-breaking passes”. Una statistica che racconta anzitutto della qualità e della visione di gioco di calciatori come Stefano Sensi (10.9 passaggi taglialinee a partita) e Luis Alberto (9.9). Sensi e Luis Alberto sono anche i centrocampisti con la percentuale più alta di riuscita (74% e 73%) in questo tipo di passaggi dopo Lobotka a cui ne riescono l’87% e Maxime Lopez (75%).

Ma anche dell’importanza strategica per la Roma di Matic, il giocatore giallorosso a riuscire più passaggi taglialinee (7.81) e il quarto migliore del campionato; come l’importanza a tutto tondo, per la Fiorentina, di Amrabat con un numero di passaggi taglialinee riusciti (7.43) simile a quella di Lobotka (7.69) su una base di tentativi più alta. La presenza in classifica di tre giocatori laziali - Casale, Cataldi e Luis Alberto - sottolinea forse gli sforzi da parte della squadra di Sarri per risalire il campo in modo ordinato, facilitato da una struttura posizionale rigida e da un tipo possesso conservativo (la Lazio come detto è una delle squadre più lente nel portare in avanti la palla ed è anche quella dopo il Napoli a fare il numero più alto di passaggi).

Certo, la qualità tecnica a disposizione aiuta. Luis Alberto (2.91) è anche il migliore dopo Deulofeu (3.85) per media di passaggi taglialinee nell’ultimo terzo di campo. Ed è interessante notare come Nicolò Barella, che nella classifica generale è al quattordicesimo posto (7 taglialinee riusciti) ne provi addirittura 4.37 nella trequarti finale di campo, riuscendone 1.91 (comunque il terzo miglior risultato dopo quelli già citati di Deulofeu e Luis Alberto).

Se guardiamo i difensori invece la differenza che salta all’occhio è quella di ruolo. La maggior parte dei difensori in questa classifica sono interni di destra o di sinistra di difese a 3 (la maggior parte in Italia): Bastoni (7.7), Ampadu (7.7), Scalvini (7.4). Dipende sia dalla maggiore libertà (meno pressing) e un angolo migliore rispetto a una coppia di centrali, che sfrutta meglio la diagonalità. Mentre invertendo la classifica quelli che ne fanno di meno sono proprio i centrali di una difesa a 3: Ismajili, Kiwior e Demiral sono quelli a cui ne riescono di meno, ma anche Smalling e Schuurs ne tentano pochi (con percentuali di riuscita però più alte).

Anche se alziamo il raggio di azione anche solo nella prima parte della metà campo offensiva i primi otto difensori tornano ad essere gli interni delle difese a tre: Scalvini, Ampadu, Bastoni, Ricardo Rodriguez, Alex Sandro, Danilo, Nuhen Perez, Toloi, Skriniar, Marlon. Nella Juventus, ad esempio, Bremer è il giocatore in assoluto a provare meno taglialinee dopo la metà campo mentre Alex Sandro (un ex terzino con discrete doti tecniche) e Danilo (di fatto a volte un centrocampista) si prendono quasi tutte le responsabilità.

Sembra, in questo caso, che sia ancora una questione di ruoli e funzioni, di richieste specifiche degli allenatori e di strategie di pressing che mirano a chiudere la fascia centrale. A maggior ragione vanno sottolineate le eccezioni come quella di Nicolò Casale, forse la più bella sorpresa stagionale della Lazio e il difensore centrale di una difesa a quattro a cui riescono il numero più in assoluto di taglialinee (7.7), e con la maggiore precisione (84%). Ne prova di più Martinez Quarta (11.69) ma poco più della metà (55%) arrivano a destinazione. Casale è anche il primo dei difensori centrali (a 4) a completare più taglialinee dopo la metà campo.

I difensori forse sono il ruolo più difficile da far evolvere, ma anche in questo caso le diverse qualità individuali e le diverse strategie degli allenatori sono piuttosto evidenti. La tendenza in Italia a giocare con la difesa a 3 si spiega anche con questa inclinazione a utilizzare gli interni di difesa per risalire il campo.

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