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Chi vincerebbe in gabbia tra Elon Musk e Mark Zuckerberg
05 lug 2023
Cosa ci dice la sfida lanciata tra le due icone del capitalismo.
(articolo)
11 min
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Ok ok cerchiamo di non farla troppo lunga. O forse sì, il punto è proprio questo. Farla lunga. Parlarne così tanto che alla fine, che si faccia o meno, non conterà più niente. Sarà come se avessero combattuto in ogni caso, e avranno vinto entrambi. In un certo senso è già così. Non serve che Musk & Zuck - coppia comica, coppia tragica, coppia violenta, coppia di geni - entrino davvero in “gabbia”, che si prendano a pugni, come genericamente viene detto in questi giorni, non serve che sanguinino per il nostro intrattenimento, ammesso che possano sanguinare. Il messaggio è già passato: ne sarebbero capaci. Anzi: ne avrebbero voglia. La violenza non è più un tabù ma un’aspirazione sociale, non più esclusivo appannaggio di chi vuole riscattare una vita infame, errori passati, trasformare in talento sportivo una vena distruttiva che aveva dentro, ma un simbolo del proprio status di uomo eccellente. Così eccellente che non c’è letteralmente niente che possa spaventarlo: Marte, il Metaverso, l’età della pietra.

Il che ci fa dimenticare che all’origine della disputa c’è una questione di affari, cioè di soldi e potere. Perché Zuck stava pensando a una versione di Twitter più “sana” rispetto a quella gestita da Musk, che a sua volta lo accusava di voler monopolizzare il mercato. Così, per scherzo, Musk ha gettato il guanto della sfida in un possibile “cage fight”, che è come tempo fa si chiamavano gli incontri di MMA, e Zuck ha abboccato subito, citando uno dei più grandi fighter di sempre, Khabib Nurmagomedov: “Send me location”. E non è chiaro, perché non lo ha chiarito nessuno dei due, cosa ci sarebbe in palio. Twitter? Zuck rinuncerebbe ai suoi propositi competitivi? Anche perché nel frattempo, nell'app store è comparsa Thread, l'applicazione concorrente di Twitter, mentre Musk continua a peggiorare l'originale e giusto in questi giorni l'ha quasi rotta con blocchi e limitazioni di vario genere.

Insomma non è questo il punto. È ovvio che non si risolvono così questo tipo di faccende, che la ricchezza anzi serve anche per proteggere dalla violenza fisica; considerando i due personaggi coinvolti, però, tutto è possibile. Dana White, il presidente della UFC, la principale lega di “cage fights”, ci si è tuffato a pesce per partecipare a un’eventuale organizzazione, dicendo di aver parlato al telefono con Zuck&Musk e che i due sono serissimi. Poi è venuta fuori anche l’opzione Colosseo (il Ministero della Cultura italiano ha smentito di aver offerto l'antica arena romana ma ha anche specificato che per la giusta cifra si può fare) che renderebbe la cosa solo un pizzico più assurda, più vicina ad American Gladiators e Giochi Senza Frontiere che a uno sport che mira a diventare, prima o poi, competizione olimpica. Ma che senso ha una roba del genere, un duello rusticano-marzialista tra due milionari rettiliani, come è possibile che quella che fino a qualche tempo fa ci sarebbe sembrata un’idea ridicola oggi sia come minimo verosimile?

Tra gli ultimi lasciti del sociologo italiano Alessandro Dal Lago c’è proprio uno studio sull’emergere delle MMA come fatto culturale, oltreché sportivo, a cui ha dedicato un saggio poi sviluppato in un libro. In un’intervista di quello stesso periodo Dal Lago aveva parlato di “cultura fondamentalmente militare”, quella contemporanea, che tendeva a promuovere e legittimare gli incontri di strada. Una cosa per lui «spiegabile solo all’interno di una cultura in cui la differenza tra pace e guerra tende ad essere un po’ confusa» (Dal Lago scriveva prima dell’invasione russa in Ucraina, dove la differenza tra obiettivi miliari e civili è venuta del tutto a mancare e le esecuzioni pubbliche con martelli e incudini sono diventate "normali", tutte cose che secondo me rendono ancora più interessante la sua interpretazione).

Il fatto che due dei più grandi imprenditori della nostra epoca, con una capacità quasi unica nella storia dell’uomo di influenzare le vite e le abitudini di tutti gli altri abitanti del pianeta, il secondo (Musk) e sedicesimo (Zuck) uomo più ricco al mondo, due delle persone semplicemente più famose e ammirate come idoli del Capitale, ipotizzino di risolvere così - con le mani, e con i piedi, con i gomiti e con le ginocchia - un conflitto, non fa che confermare quanto diceva Dal Lago. Si tratta anzitutto di uno sdoganamento ad alto livello di qualcosa già avvenuto altrove, tra le persone comuni. Che le MMA e gli altri sport da combattimento in qualche modo catturino ed esprimano lo spirito della nostra epoca è un fatto ormai consolidato. Che l’asticella che fissa il limite alla violenza che siamo in grado di tollerare venga spostata sempre più verso l’alto ce ne eravamo già accorti. Solo non pensavamo potesse arrivare fino all’aristocrazia.

Ma, in fondo, perché no? Perché Zuck & Musk dovrebbero essere immuni alle mode del momento? Che cosa ci sarebbe di diverso rispetto agli incontri di Jack e Paul Logan o degli altri influencer? A ben pensarci, anche Puskin e Lermontov sono morti in duello…

Quindi a questo punto tanto vale chiedersi: chi dei due vincerebbe?

Il fatto che Zuckerberg abbia citato Khabib mostra già una cosa: sa di cosa parla. Zuck, forse, non li chiamerebbe “cage fights”. Recentemente ha partecipato a un torneo di brazilian jiu jitsu, una delle arti marziali utili per chi vuole competere nelle MMA, fondamentale per la lotta a terra (se non lo sapete nelle MMA si combatte anche quando i fighter sono sul tappeto). Ha vinto delle medaglie e forse si spiega anche così l’idea di Musk, triggerato, ingelosito magari, da queste notizie. Zuck si allena anche nel combattimento in piedi e in generale sembra quello dei due più preparato. A giudicare dal suo account Instagram il suo modello sembra essere Ibrahimovic, una specie di Ibrahimovic che qualcuno a chiuso in una stanza per i primi trent'anni della sua vita senza mai esporlo alla luce solare o agli affetti.

Zuck è più giovane, più in forma, anche se poco fluido, qualità necessaria nelle MMA. Ma come può un imprenditore sintetico, costruito con i pezzi di un vecchio Mac, programmato per distruggere ogni forma di vita sociale, essere anche fluido in una cosa che, comunque, è una forma di rapporto umano? Un rapporto violento, distruttivo, ma che comunque richiede la capacità di adattarsi all’altro. Mentre Zuck, lo ricordiamo, deve processare anche il bisogno di bere un bicchiere d’acqua. Essere pienamente umano gli costa troppi ragionamenti, calcoli.

Però Zuck ama questo sport, le MMA. Molto probabilmente è più appassionato di quello che immaginiamo. Avrà visto tutti i documentari e il suo approccio sarà il più professionale possibile. Zuck ama lo sport in generale, le foto sul surf con il volto bianco di crema solare per non rovinare i delicati circuiti che nasconde sotto il silicone similpelle, sono lì a testimoniarlo. Ama correre, ama la concentrazione totale che lo sport richiede (cioè ama non pensare a niente che non sia l'esecuzione di un gesto tecnico, come una macchina per il caffè particolarmente evoluta) e quando ha provato per la prima volta il Brazilian Jiu Jitsu si è chiesto dove fosse stato il resto della sua vita.

È anche giovane, più o meno. A 39 anni nelle MMA ci sono atleti nel prime (tipo Jared Cannonier che poche settimane fa contro Marvin Vettori ha messo a segno il record di colpi significativi in un incontro tra pesi medi). Soprattutto, è più giovane di Musk, che di anni ne ha 51. E a 51 anni nelle MMA sei bollito, se ancora combatti significa che non hai nessuno intorno che ti voglia bene e ti consigli di ritirarti. Fedor Emelianenko è un pioniere delle MMA e potenziale GOAT, ma a 46 è diventato anche lui uno spettacolo triste da guardare. E qualcosa mi dice che Musk è meno in forma di Fedor.

Zuck è il più piccolo dei due: è alto un metro e settanta per una settantina di chili. Sarebbe, quindi, un peso Leggero o anche Piuma, tagliando cinque chili. Certo il BJJ è famoso come l’arte marziale in cui una persona più piccola può avere la meglio su una più grande e grossa, ma deve prima portarla a terra. Zuck potrebbe sperare di portare a terra Musk semplicemente perché Musk potrebbe non avere un grande equilibrio. Magari Musk scivola da solo nel tentativo di dargli un pugno, chi lo sa. Lo stesso Musk ha twittato, dopo averlo sfidato, che la sua mossa preferita è quella del “tricheco”, in cui si sdraia sopra il suo avversario e lo schiaccia con la sua discreta panza.

Musk è uno di quegli uomini con dei pezzi di corpo che altri uomini non hanno. Il suo torace bombato è la versione suv dei normali toraci. Dei due, sembra quello più pazzo (forse proprio perché sembra anche quello più umano). Quello disposto a cavarti gli occhi coi pollici se non gli lasci altra scelta. Nelle MMA però ci sono delle regole e non è chiaro quanto ne sappia Musk. In una celebre intervista nel podcast di Joe Rogan, strafatto di erba, Musk ha detto di aver partecipato a risse di strada “real-hardcore”. Ma potrebbe essere un cazzaro.

Potrebbe anche, però, tenere nascoste le sue carte. Il suo biografo, Walter Isaacson, ha detto che secondo la sua ex - Grimes, che d’altra parte Musk pensava non esistesse realmente ma solo nella sua corteccia cerebrale - Musk fosse in grado di entrare in una “demon mode” in cui azzerava la (poca) empatia di cui era capace per poi distruggere la persona con cui ce l’aveva. A parole, credo. Musk non è solo carente di empatia ma la ritiene addirittura una forma di egoismo, perché la sola cosa che conta è il bene comune (che poi magicamente coincide con il suo conto in banca). Il che, per combattere, è comunque un vantaggio.

Musk è alto un metro e ottantacinque circa e pesa più di ottanta chili, il che fa di lui un potenziale peso medio, al massimo un welter. Una o due categorie di peso sopra Zuck. E se è più pesante lui, lo sono anche i suoi pugni e calci, tirati con braccia e gambe più lunghe. Anche nella lotta corpo a corpo il vantaggio sarebbe scontato, se fosse un minimo preparato. E a quanto pare si sta preparando. Prima da solo con lo YouTuber Lex Friedman (che si è detto impressionato dalla sua forza) poi anche con la leggenda delle MMA Georges St-Pierre che si era proposto come suo allenatore (lo aveva fatto anche Andrew Tate, per vendicarsi di Zuck che lo aveva bandito da Facebook e Instagram, ma forse Andrew Tate è troppo persino per Musk).

In quest’orgia di machismo si è tuffato di schiena dal palco anche Joe Jones, altro potenziale GOAT di questo sport, attuale campione dei pesi massimi UFC. Per qualche ragione Jones è dalla parte di Zuck, ma i due non si sono ancora allenati insieme, o almeno non ci sono foto (e statene certi che ci sarebbero in caso). La situazione coach è interessante: Zuck, carente nello striking e nelle distanze in piedi, si potrebbe allenare con un artista in materia, nonché con uno degli uomini con le braccia più lunghe della terra; Musk che teoricamente non ha esperienza nel wrestling o nella lotta a terra si potrebbe allenare con uno dei migliori mai esistiti in questi aspetti. Verrebbe quasi da immaginare un incontro interessante.

La verità però forse è più vicina alle opinioni di “Big” John McCharty, storico gigantesco arbitro UFC, secondo cui vedere Zuck&Musk combattere sarebbe come guardare “due vecchi fare a botte”. Nessuno vuole vederlo. Per questo, secondo “Big” John, non sarebbe neanche un incontro così appetibile commercialmente.

Mh, su questo è difficile concordare. Probabilmente non esisterebbe persona con accesso a internet che non vedrebbe un eventuale incontro tra loro due. E nessuno si aspetterebbe di assistere a un grande spettacolo sportivo.

Sangue.

Prima di tutto la gente vorrebbe il sangue di uno dei due, o silicio, nel caso di Zuck. Vorrebbe vedere almeno uno degli uomini più ricchi del pianeta sofferente, sottomesso, schiacciato, lacerato, rotto, umiliato. E poco importa se per mano di un suo pari che, dall’altra parte, potrebbe anche tornare a casa con una street cred valida solo nelle risse tra giganti dell’industria tech.

In ultima analisi siamo di fronte a una cosa a metà strada tra i miliardari morti per esplorare il Titanic su un sottomarino guidato con i joystick della Play (secondo la solita confusione tra esclusività e reale valore delle cose) e le esecuzioni col martello del gruppo Wagner, i video dell’Isis eccetera. Magari non si faranno niente, Zuck&Musk, il tutto si risolverà con dei volti giusto un po’ arrossati o neanche, ci accontenteremo di essercelo immaginato, l'incontro, ma ormai è come se fosse successo.

Le MMA, la forma di combattimento più complessa e tecnica che però nella vulgata comune è anche quella più brutale e vicina alle risse, ai combattimenti tra cani, sono entrate nell’immaginario di dirigenti e CEO di tutto il mondo. Presto sarà necessario inserirle nel curriculum - livello "principiante", come minimo, per mostrare curiosità e apertura - e ci saranno colloqui e riunioni tenute nell'ottagono, cercando di capirsi con il paradenti e la testa suonata. Un giorno non molto lontano il vostro capo potrà invitarvi a tre brevi riprese, per parlarvi di quel progetto in cui potevate fare meglio, per farvi capire con le mani il suo disappunto. E a bordo gabbia ci sarà un atleta professionista a dargli consigli, mentre voi vi chiedete se per 500 euro al mese a partita IVA ne vale davvero la pena.

Il prossimo passo per Zuck&Musk, invece, sarà partecipare a un conflitto armato. Farsi i selfie sui carrarmati, magari uccidere qualcuno e tagliargli la testa giusto per non mostrarsi più deboli dei fondamentalisti. Provate a venire nella Silicon Valley con i vostri 4x4 e le mitragliette della seconda guerra mondiale, Zuck&Musk vi aspettano con i cani robot coi lanciafiamme montati sopra. E se il governo di un qualche paese europeo gli chiederà di pagare le tasse, o di migliorare le condizioni dei propri lavoratori, minacceranno di bombardarli coi droni, di inondarli di Tesla kamikaze, chiedendo 5$ a ogni abitante se vuole scrivere un ultimo messaggio sui social prima che il plotone di esecuzione faccia il proprio lavoro.

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