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Perché è difficile far convivere Chiesa e Kostic
18 apr 2023
Per caratteristiche i due sembrano escludersi a vicenda.
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12 min
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IMAGO / AFLOSPORT
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Un po’ a sorpresa nell’andata dei quarti di Europa League contro lo Sporting la Juventus è scesa in campo con un 3-4-3 dove a sinistra Federico Chiesa era l’ala e Filip Kostic l’esterno. Era solo la quarta volta che i due partivano insieme dal primo minuto, la prima in questo contesto tattico. Al di là del risultato favorevole, la Juventus è apparsa confusa con Chiesa e Kostic in campo nello stesso momento: «Siamo andati in difficoltà a centrocampo» ha ammesso Allegri, «l’importante è sempre l’equilibrio, se no poi rischi di perdere delle certezze che ci hanno portato fino a qua». Per ritrovare queste “certezze”, dopo 62 minuti l’allenatore ha sostituito Kostic con Fagioli, un centrocampista centrale, tornando sui suoi passi.

Dopo un inizio complicato a livello tattico, in questa stagione la Juventus ha trovato un equilibrio intorno al 3-5-2, con tre difensori e tre centrocampisti che permettono alla squadra di tenere un blocco basso molto compatto e poi provare a ripartire. È anche strano capire perché Allegri abbia deciso di passare il 3-4-3 contro lo Sporting: forse la scelta è stata fatta per mettersi a specchio con Amorim, visto che è il modulo usato dai portoghesi, oppure - giocando in casa - Allegri ha pensato che inserire un giocatore offensivo in più poteva inclinare il doppio confronto dalla sua parte (aveva fatto una scelta simile nell’andata in casa con il Nantes). La terza possibilità è che l’allenatore abbia sentito il bisogno di dare una maglia da titolare a Chiesa, senza però rinunciare a Kostic.

I due, fin qui, hanno giocato insieme per 497 minuti, che sono pochi in astratto (un totale di poco più di 5 partite sulle 41 giocate dalla Juventus), ma che sono più della metà degli 822 minuti che Chiesa è stato in campo in questa stagione (Kostic è a quota 3076). Questi numeri evidenziano come, per quanto è difficile parlare di “11 titolari” per una squadra come la Juventus, a oggi, la scelta di Allegri è piuttosto chiara. Certo, ci sono motivi che vanno oltre l’aspetto tattico per spiegare il minutaggio di Chiesa, che è tornato in campo dall’infortunio al legamento crociato solo a inizio novembre. Da quel momento l’allenatore e il suo staff hanno dato l’idea di volerlo re-inserire in squadra molto gradualmente, come se questa fosse una stagione cuscinetto per non stressarlo troppo. I recenti problemi al ginocchio poi, con Chiesa tornato in Austria per dei controlli, evidenziano come forse l’attaccante non è ancora completamente sicuro sia fisicamente che mentalmente. Ora che però arriva il momento culmine della stagione, con due coppe da vincere e un campionato da finire tra le prime quattro in attesa di tutte le sentenze, ma anche in vista del futuro, è lecito chiedersi se esiste una possibilità di far convivere Chiesa e Kostic in campo e all’interno di quale contesto tattico.

Due ruoli completamente diversi

Allegri aveva risposto a questa domanda in tempi non sospetti, mentre Chiesa era ancora fermo: «Sono due ruoli completamente diversi», aveva detto l’allenatore, «Federico è più attaccante, ogni tanto varia sull’esterno, ma possono giocare insieme e coesistere ma dipende dai momenti della partita». A volte è difficile capire cosa intende l’allenatore della Juventus quando parla di alcune specifiche situazioni, quali siano questi momenti ad esempio (quando bisogna recuperare, è probabilmente la risposta); più interessante, però, è indagare la prima parte della sua dichiarazione. Per lui Chiesa e Kostic fanno due ruoli completamente diversi. È davvero così? Il serbo ha iniziato la carriera giocando a destra, come ala a piede invertito - tanto che in Olanda lo paragonavano a Robben - ma si è spostato presto a sinistra, trovando nella capacità di arrivare sul fondo e crossare il suo pane e burro. In Germania poi la sua posizione si è arretrata, trasformandosi in un esterno, nel senso più ampio del termine. Le stagioni a Francoforte, quelle in cui si è affermato come uno dei migliori crossatori d’Europa, forse il migliore, Kostic le ha giocate come esterno a tutta fascia in un 3-5-2 o, più spesso, proprio nel 3-4-3.

Chiesa, al contrario, si è affacciato al grande calcio con la Fiorentina, giocando come esterno a tutta fascia nel 3-5-2 di Paulo Sousa (a destra), prima di trovare la sua consacrazione come ala in un attacco a tre, in un ruolo molto più offensivo rispetto a Kostic, con una tendenza a finalizzare piuttosto che rifinire l’azione e sicuramente un gioco più elettrico nello stretto e meno potente sulle lunghe distanze. Come ha detto Allegri è più attaccante.

Messa così, sembra scontato dire che i due giocano i due ruoli diversi e possono quindi coesistere all’interno del 3-4-3. Ma più dei ruoli, la vera questione è la zona di campo che occupano i due, e qui il discorso si fa più complicato. In modo diverso, Chiesa e Kostic sono due giocatori che monopolizzano la fascia, che non sono fatti per ricevere in zone più centrali, ma che anzi più hanno i piedi vicini alla riga del fallo laterale più riescono a essere incisivi. Se è vero che Kostic ha trovato la sua dimensione giocando insieme a un’ala nell'Eintracht Francoforte, è vero anche che quell'ala stringeva per ricevere tra le linee, occupando i mezzi spazi. A partire da Rebic e Gacinovic fino ad arrivare a Lindstrom e Kamada, le ali schierate davanti a Kostic erano tutte piuttosto dei trequartisti mascherati, che partivano larghi per poi accentrarsi e lasciare la fascia al serbo.

Sulla stessa fascia

Chiesa però non ha questo tipo di gioco nelle sue corde. Non che sia un giocatore monodimensionale o ancorato alla fascia, ma non ha quella sensibilità per giocare nei mezzi spazi, ricevere e orientare il gioco come un trequartista. Contro lo Sporting, allora, il risultato è stato che giocando uno davanti all’altro, Kostic ha finito per rimanere bloccato più in basso, facendo mancare la sua spinta, mentre Chiesa si è perso, tra una posizione più aperta in alto a sinistra e una più centrale, quasi da centravanti aggiunto, vista anche la tendenza di Milik di andarsi ad associare a destra con Di Maria. Forse il dato più indicativo di questa difficile convivenza è che Kostic ha chiuso la sua partita con zero cross.

Nella prima immagine la pass-map della Juventus in quella partita lascia intendere bene la posizione troppo bassa di Kostic; nella seconda si vede lo sforzo di Chiesa di attaccare in zone centrali, ma anche quanto Kostic non sfrutti lo spazio creato.

Non è però solo una questione di cross di Kostic o dribbling sull’esterno di Chiesa. Con questo schieramento, quando la Juventus ripartiva, per i centrocampisti era difficile trovare punti di riferimento avanzati soprattutto in ampiezza, anche perché a destra Di Maria interpreta il suo ruolo in maniera molto meno fissa, svariando molto per cercare la posizione in cui ricevere. La fase offensiva della Juventus è sterile a prescindere dal modulo o dagli interpreti, ma il risultato di mettere Kostic e Chiesa dallo stesso lato, togliendo un centrocampista, è principalmente quello di rendere ancora più difficile risalire il campo se lo scaglionamento dei giocatori non è armonico e non c’è ampiezza. Con loro due sulla fascia, poi, Rabiot è costretto a rimanere più bloccato, ma i suoi inserimenti senza palla da mezzala sono forse l’arma offensiva migliore per i bianconeri in questo momento.

Allegri in alcuni momenti ha provato a trovare una soluzione di compromesso, schierando Chiesa come seconda punta, sostenendo - addirittura - che l’italiano «può fare il centravanti», anche se al momento non sembra proprio così. Lo si è visto, ad esempio, contro la Fiorentina, l’altra partita in cui - insieme ai due - era presente Di Maria, schierato alle spalle di Vlahovic e Chiesa. Come si vede, la disposizione della Juventus è molto diversa: Kostic è più alto, ma Chiesa è praticamente una punta. In quel ruolo è meglio di Kean o Milik o dello stesso Di Maria? È difficile sostenerlo, soprattutto in una squadra che non ha molti altri modi oltre al cross per attaccare. L'idea di trasformare Chiesa in una seconda punta è nell'aria da sempre, ma i risultati fin qui non sono stati particolarmente apprezzabili.

Come intende farli convivere Allegri allora? Le alternative a questa conformazione - con Chiesa che diventa quasi una seconda punta per lasciare a Kostic l’ampiezza - hanno dato risultati ancora peggiori. Chiedere a Kostic di giocare dentro al campo per lasciare la fascia a Chiesa, infatti, sarebbe un suicidio, visto che il serbo diventa un giocatore quasi inutile quando non ha il binario della fascia dritto davanti a lui. L’altra soluzione, anche questa ipotizzata da Allegri ma sempre in maniera molto vaga, è di arretrare Kostic come terzino in un 4-3-3. È una tentazione che viene spesso con giocatori come lui, con grande atletismo ma con limitate capacità nel saltare l’uomo.

Kostic ha giocato da terzino il secondo tempo della partita d’andata contro il Napoli ed è stato un disastro. Non è una situazione che ha molto senso prendere come riferimento (la Juventus è andata in confusione anche per altri motivi) ma l’arretramento di Kostic è sembrato semplicemente un errore: il modo in cui si è comportato nel difendere sul quarto e il quinto gol dimostrano che non è un terzino (e a 30 anni è difficile pensare di adattarlo).

Chiesa a destra?

In quella partita Chiesa e Kostic erano partiti titolari insieme, ma nel 3-5-2 e dividendosi le fasce. La scelta di Allegri di provare a mettere Chiesa a destra a tutta fascia contro Kvaratskhelia è stata molto azzardata e, anche se poteva avere un senso in astratto, è andata molto male. Chiesa ha finito per fare praticamente il terzino, sbagliando per generosità il movimento nel primo gol, tenendo in gioco Osimhen su una diagonale. Sul raddoppio del Napoli non era proprio in posizione, non è chiaro se per un suo errore o per una sbagliata divisione dei compiti con McKennie. Meglio è andata in altre partite, come contro la Cremonese, sempre nel 3-5-2, quando Chiesa è entrato a destra con Kostic a sinistra. In questa partita l'ala italiana è sembrata rivitalizzare l’attacco della Juventus come nei tempi migliori. Quella però era una situazione specifica, contro una squadra che pensava quasi solo a difendersi per arrivare al pareggio (e comunque la Juventus aveva rischiato di subire gol in un paio di occasioni).

Su quale sia la sua posizione Chiesa è stato molto chiaro: «Io nasco esterno e mi trovo più a mio agio in quella posizione, preferisco quel ruolo, ma resto a totale disposizione» ha detto poche settimane dopo il suo rientro. La scorsa stagione, prima dell’infortunio, Chiesa sembrava poco a suo agio nel 4-4-2. A inizio stagione Allegri sembrava volesse puntare sul 4-3-3, che avrebbe sicuramente agevolato il rientro dell’italiano, ma le assenze di Di Maria e la necessità di avere un difensore in più per trovare equilibrio avevano cambiato i piani dell’allenatore in corsa. Inoltre, alto a sinistra, da ala insomma, Kostic perde molto della sua spinta. Non è un caso se dal passaggio al 3-5-2 il serbo è stato uno dei giocatori più importanti e continui della squadra, insieme a Rabiot.

Messa così, la convivenza tra i due sembra impossibile. Anche immaginarli come alternativi è difficile, visto che uno brilla con moduli che gli lasciano più campo e l’altro quando può ricevere in alto a sinistra. Contro il Nantes all’andata, ad esempio, in una delle pochissime esclusioni stagionali di Kostic, Allegri aveva optato per il 4-3-3, con un tridente Chiesa-Vlahovic-Di Maria. In quella partita l’italiano aveva servito l’assist per il gol di Vlahovic e preso una traversa-palo. Allegri però sembra ritenere Kostic un elemento fondamentale e quindi un improvviso ritorno di fiamma verso il 4-3-3 con una sua esclusione sembra impossibile, nonostante il serbo abbia mostrato un certo appannamento nelle ultime settimane (anche perché è stato uno dei giocatori più presenti in stagione ed è anche andato al Mondiale in Qatar).

C’è un’altra strada che Allegri potrebbe percorrere, in teoria. Contro lo Sporting, dopo una decina di minuti particolarmente confusi, Chiesa si è spostato a destra, con Di Maria più centrale. Insieme i due hanno combinato una delle poche giocate offensive interessanti dei bianconeri, con una doppia triangolazione che ha portato Chiesa a mettere in mezzo un pallone da una posizione potenzialmente molto interessante.

Il suo cross è finito dritto nelle mani del portiere, ma era sembrata una mossa tattica potenzialmente interessante. Dopo un paio di minuti, però, Chiesa è tornato a sinistra, come se si fosse trattato di una casualità più che di una scelta pensata. Al suo arrivo a Torino, Chiesa era stato abbastanza aperto su quale fosse la sua fascia di competenza: «Io posso giocare a destra ma anche a sinistra, dipende dove mi vuole far giocare il mister». Fin qui, in carriera, ha giocato addirittura più a destra, sia nella Juventus con Cristiano Ronaldo, sia a Firenze che in Nazionale. All’Europeo, dove fu uno dei giocatori più importanti, partiva da destra. Certo, non sarebbe una soluzione immediata o facile. A destra ora gioca Di Maria, che è la più autorevole fonte di gioco della Juventus.

Quanto cambierebbe invertendo l’argentino e Chiesa nello stesso 3-4-3? A sinistra l’argentino avrebbe un’interpretazione del ruolo molto più adatta ad associarsi con Kostic, vista la tendenza a entrare dentro al campo, ma si troverebbe dal lato sbagliato del suo sinistro. È un ruolo che ha fatto in carriera, soprattutto quando ha giocato con Messi in Nazionale, ma è difficile dire che sia il suo, o che sia quello dove può rendere meglio. Una possibile altra soluzione sarebbe di avere un 4-2-3-1, con Di Maria centrale, Kostic a sinistra e Chiesa a destra, sempre una soluzione di compromesso, ma che creerebbe dei presupposti interessanti, come appunto la possibilità di associarsi tra l’argentino e l’italiano, che spesso si è trovato a suo agio quando ha potuto dialogare con compagni particolarmente tecnici. Non che questa sarebbe una soluzione priva di problematiche, visto che si tratterebbe di tornare a una difesa a 4 e togliere un centrocampista, due soluzioni tattiche che Allegri difficilmente accetterebbe di buon grado.

La risposta, mi sembra, è che Kostic e Chiesa non possono giocare insieme, almeno non nel contesto creato da Allegri in questa stagione. Potranno magari tornare a dividere il campo nei finali di partita, in momenti in cui la Juventus deve attaccare con quanti più giocatori possibile, ma dalla prossima stagione - infortuni permettendo - la Juventus non potrà permettersi di dare così poco spazio a Chiesa, un calciatore su cui ha investito tanto e che ha mostrato lampi di talento che non si vedono tutti i giorni, soprattutto in Italia. Allo stesso tempo, però, è difficile oggi immaginare una Juventus senza Kostic. In estate, inoltre, la Juventus e Di Maria dovranno anche decidere se continuare insieme almeno un altro anno. Senza l'argentino Chiesa potrebbe prendere quel posto da seconda punta, lasciando a Kostic la fascia, anche se è impossibile negare che il suo ruolo sia quello da ala. Quindi la Juventus dovrebbe rinunciare all'argentino per mettere fuori ruolo Chiesa. Insomma, un bel grattacapo.

Tra le tante risposte che dovrà dare la Juventus nei prossimi mesi, allora, questa è un'altra da aggiungere alla lista: cedere un giocatore importante al momento giusto, trovare una soluzione tattica non banale, cambiare l'idea dietro al modo di attaccare. Spesso sono queste scelte che distinguono le grandi società.

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