Il chiringuito è un chiosco sulla spiaggia, ma è anche e soprattutto un’idea, l’idea di una vita più semplice, cullata dalle onde del mare, screpolata dalla salsedine e arroventata dal sole. Si pensa ad aprire un chiringuito non come una panetteria o un bar di quartiere, ma quando si vuole cambiare vita, scappare lontano dai problemi. Da un po’ di giorni però, il chiringuito, o meglio El Chiringuito, è diventato anche lo strano salotto in cui Florentino Perez si è recato per provare a spiegare al mondo cos’era la Superlega, mentre il resto del mondo puntava l’indice contro di lui.
È stato strano vedere un momento così drammatico nella storia del calcio svolgersi in un posto tanto sciatto. Il presidente di uno dei club più prestigiosi e vincenti seduto su una specie di cubo argentato con le spalle incurvate e la faccia spenta. Lo abbiamo sentito snocciolare cifre per spiegarci i motivi del suo tentato golpe mentre un brutto tappeto musicale ne accompagnava le parole. Ci ha raccontato come il nostro amato calcio sarebbe sull’orlo del fallimento mentre intorno a lui ballavano ignare grafiche dai colori saturi che ci distraevano, come quel logo ipnotico che sembrava spuntare dappertutto, formato da un pallone in perenne rotazione sormontato da vive fiamme rosse e arancioni, chiuse da uno stemma indefinito di colore azzurro. Al centro tutto in stampatello, quasi a volerti dare un cazzotto in un occhio, il nome del programma.
Appena si allargava la telecamera la situazione non era poi tanto migliore, con una scenografia da festa delle elementari e alcuni effetti video tipici di chi sta imparando i primi rudimenti di Premiere. Eppure è stato in questa trasmissione sportiva che si è difesa la guerra lampo della Superlega. Un momento che ricorderemo, se non sui libri di storia, almeno nelle cronache di questi strani giorni.
Cos’è El Chiringuito
El Chiringuito de Jugones è creato, diretto e presentato da Josep Pedrerol, storico giornalista sportivo spagnolo già dietro a altri programmi come El Día Después, El Día Antes e Punto Pelota. Quando ha scelto il nome forse pensava davvero all’idea romantica di chiringuito, uno spazio dove essere liberi al riparo dalle preoccupazioni della vita, oppure, in maniera molto più subdola, stava pensando anche all’altro significato che la parola assume in Spagna, ovvero quello di una società che agisce in modo oscuro a livello economico.
Il programma è nato nel gennaio del 2014 e nel corso degli anni ha cambiato rubriche e collaboratori senza però mai abbandonare quella patina sensazionalista che lo rende al tempo stesso così attraente e così respingente. Oggi va in onda dalla domenica al giovedì, da mezzanotte alle due e quarantacinque del mattino su Mega, canale specificatamente pensato per un “pubblico maschile”. In apertura Pedrerol si esibisce in un editoriale del giorno con la sua faccia dura, poi tra discorsi da bar, inchieste pruriginose e momenti surreali la trasmissione scorre via fino alla chiusura. Ma la sua collocazione nel palinsesto è relativamente importante, visto che El Chiringuito ha trovato la sua cassa di risonanza sui social, tanto che su Facebook, Twitter e Instagram si definisce El Chiringuito TV come se fosse un universo a sé stante (le puntate sono viste da circa 200 mila spettatori, mentre sui canali social viaggia oltre i 2 milioni di follower). Ed è stata grazie alla sua capacità di creare contenuti al limite dell’accettabile che la fama del programma di Pedrerol ha attraversato i Pirenei e le Alpi per arrivare fino a noi. Ai più attenti, infatti, non era sfuggito il suo ruolo di primo piano nella novella estiva che aveva portato Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus. In quella storia, El Chiringuito aveva fatto la parte del leone, invadendo i feed dei tifosi bianconeri con il suo carico di epica spicciola e la teatralità di un dramma greco.
Pur essendo definito generalmente un “programma sportivo”, al Chiringuito si parla soprattutto di Real Madrid in toni da regime e di Barcellona in maniera sempre un po’ ironica. Parlandone con un autore di Ultimo Uomo che conosce meglio di me il calcio spagnolo mi ha detto che El Chiringuito sarebbe per Florentino Perez all’incirca quello che Fox News era per Donald Trump. Una definizione che spiegherebbe bene perché il presidente del Real Madrid si sia recato proprio nella trasmissione di Pedrerol per una comunicazione tanto importante.
Quando il Real Madrid vinse la sua decima Coppa dei Campioni, la trasmissione andò in onda ininterrottamente fino alle sei e trenta del mattino. Quando il Real vinse l’undicesima Coppa dei Campioni arrivarono fino alle otto del mattino. La figura più esposta nel tifo madrileno è Tomás Roncero, giornalista di As, con oltre un milione di follower sui social, che spesso è in trasmissione con indosso la camiseta blanca e l’atteggiamento di chi vede la propria vita o la propria morte dipendere da una partita di calcio. A questo aggiungete molto odio per Lionel Messi.
Iniziamo a prendere confidenza con lo spirito del programma.
Un’altra figura centrale è quello che possiamo definire il co-condutture, Edu Aguirre. Aguirre è amico personale e custode del culto di Cristiano Ronaldo a Madrid. Dopo aver rivisto il Bernabeu cantare “Cristiano quédate” (Cristiano resta) è scoppiato a piangere in trasmissione. Era con Cristiano in vacanza a Dubai e a raccogliere tartufi con lui nelle Langhe. Lo segue spesso a Torino e nelle varie zone miste dove può strappare una battuta al portoghese anche ora che con la Juventus. A vederlo gli somiglia in maniera sinistra.
Comunque i personaggi ricorrenti e sopra le righe sono molti, capaci di creare momenti epici, in senso non necessariamente positivo. Vengono chiamati “Los tertulianos”, un termine che in spagnolo sta a indicare quelli che nelle nostre trasmissioni chiamiamo “gli opinionisti” o “gli esperti”, ma che a El Chiringuito prendono quasi più la definizione religiosa del termine. Tertulliano fu un apologeta dalle visioni molto intransigenti, la cui dottrina indicava come l’anima dell’uomo fosse naturalmente cristiana (l'anima naturaliter cristiana), senza dover ricorrere alle sovrastrutture dei filosofi. I tertulliani di El Chiringuito hanno come scopo quello di abbattere tutte le sovrastrutture del calcio per farlo diventare un discorso da bar all’ennesima potenza.
Nelle partite più importanti, poi, El Chiringuito va in diretta, commentando azioni ed episodi sempre con quel tono da fine del mondo. I giornalisti sono chiamati a esprimersi non solo come tifosi, ma come tifosi sfegatati, dividendosi principalmente tra Real Madrid e Barcellona. Ogni cosa deve essere portata all’estremo, urlata. Le decisioni arbitrali sono analizzate nel dettaglio, in maniera che va oltre il ridicolo. I vari ospiti non possono avere sfumature, ma su ogni argomento devono colpire con l’accetta, litigare con gli altri, difendere l’indifendibile, attaccare chi è debole.
Su tutti svetta la figura di Josep Pedrerol, l’unico apparentemente imparziale, sopra le parti. Camicia bianca sbottonata in cima, giacca blu, capelli sale e pepe tirati all’indietro con un perfetto punto di unto, sguardo di ghiaccio. Quando parla, sempre, sembra voler imitare l’epica di Russell Crowe ne Il gladiatore, come se ogni singola cosa che dice dovesse spostare i destini dell’umanità da una parte o dall’altra. È lui a dirigere l’orchestra, a stimolare gli ospiti, a recitare gli editoriali con gli occhi fissi alla telecamera scegliendo le pause e i gesti da oratore navigato. È lui a dire prima di Real Madrid-Chelsea che Ceferin vestirà la maglia dei Blues o che bisogna stare attenti all’arbitro. È il rappresentante ideale di questa doppia anima de El Chiringuito tra baracconata da seguire per farsi quattro risate e cassa di risonanza dei messaggi delle società più potenti.
Ogni sua parola è scolpita nella pietra da una musica messa lì per alzare la tensione di chi ascolta.
È una figura quasi mistica, perché da una parte non interpreta il tifoso da curva, ma dall’altra è il più vicino di tutti al Real Madrid e ai suoi bisogni. Come abbiamo visto è stato lui l’autore di un’intervista senza contraddittorio a Florentino Perez, così come negli anni ha avuto modo di sedersi a parlare con Cristiano Ronaldo o Sergio Ramos. Una giornalista che con lui ha litigato durante una puntata l’ha definito “Il Cristiano Ronaldo del giornalismo”. Ovviamente El Chiringuito ha ricevuto un mare di critiche nel corso degli anni per i suoi contenuti.
Perché ci attira?
Ma cosa rende tanto attraente per i tifosi italiani El Chiringuito? Sicuramente c’entra la lingua: pur non capendolo, lo spagnolo ci suona in qualche modo familiare e forse lo stesso programma in olandese sarebbe stato più respingente. Ma non è una questione solamente linguistica: El Chiringuito ha un’evidente somiglianza con alcune delle trasmissioni sportive delle televisioni private italiane, anche loro capaci di allargare la propria audience diventando carne da cannone per i social.
Ma se i nostri prodotti locali in qualche modo sono sempre rimasti in bilico, senza mai veramente fare il salto dello squalo, la versione spagnola ha rotto gli argini dilagando in tutti i generi possibili della televisione. El Chiringuito è informazione, ma è anche trash, dramma, sfoghi di rabbia, momenti surreali, scoop, inchieste, sessismo, pianti e risate, tutto insieme. In maniera più o meno volontaria, El Chiringuito è riuscito a portare tutto quello che di pruriginoso ci attrae nei reality show dentro a un programma che parla di calcio, con una struttura sufficientemente valida da avere notizie di prima mano che fanno il giro del mondo, soprattutto perché riguardanti il Real Madrid, una squadra che non passa di certo inosservata. Una realtà senza filtro che hanno portato anche sui social, dove abbondano le clip di dietro le quinte, autori al lavoro, canzoni. Tutto è buono per essere messo in mostra, niente deve essere scartato.
Più che in altri programmi simili, a El Chiringuito sembrano aver studiato per bene come trattenere il pubblico perché qualcosa prima o poi accadrà nel bene o nel male. La musica sempre presente viene usata per tenere alta la tensione dello spettatore, l’uso dello zoom e della camera a spalla che oscilla tra l’assolutismo dogmatico di Vinterberg e il pressapochismo dei ciarlatani per ipnotizzarci. È un programma che ha trovato un suo linguaggio unico, che pur ricordando un milione di programmi è diverso da tutti.
Se pensate che stia esagerando, dovreste vedere alcune cose che sono successe durante le migliaia di puntate de El Chiringuito.
El loco Gatti e Cristóbal Soria si sono quasi menati.
Forse vi ricordate di Hugo Gatti, portiere argentino sopra le righe ricordato alle cronache per aver preso quattro gol assurdi da Maradona dopo averlo insultato. È tra “gli esperti” che passano ogni tanto sul tappeto verde della trasmissione di Pedrerol e in una puntata, indossando un maglioncino sulle spalle e la camicia sbottonata d’ordinanza si è scagliato contro Cristóbal Soria - la cui storia vi risparmio - prima calciandogli contro uno dei palloni che occupano lo studio (non saranno pericolosi?) e poi urlandogli «Te voy a matar» mentre gli si scagliava addosso, prima di essere fermato fisicamente dai presenti. Combinato? Preferisco non saperlo.
Edu Aguirre potrebbe come non potrebbe aver perso una bustina sospetta in studio.
Questo momento ha scatenato una lunga discussione intorno al fatto che quella cascata dalla tasca di Edu Aguirre potesse essere cocaina. Da una parte è anche offensivo riportarlo, dall’altro in quale altra trasmissione si potrebbe aspettare un episodio del genere? Inoltre le reazioni in studio, dove si sono affrettati a riportare che si trattava di un fazzoletto in quanto Aguirre era raffreddato hanno alimentato i sospetti.
Josep Pedrerol abbandona la trasmissione.
A quanto pare quella di lasciare la trasmissione è una mossa di Pedrerol. Anche questo bisogna farlo bene per non sembrare uno scemo e obiettivamente il presentatore de El Chiringuito incarna alla perfezione quelle figure in grado di cogliere alla perfezione tutti i meccanismi della televisione e di saperli manipolare a proprio vantaggio.
El Loco Gatti dice a una giornalista di «andare a lavare i piatti».
Ovviamente il machismo è un sottotesto costante del programma, ma - ancora una volta, ci dispiace dirlo - ha toccato il suo apice in un intervento dell'ex portiere argentino Gatti che rivolto alla giornalista Carme Barceló le ha intimato di chiudere la bocca «perché non conosci il pallone» aggiungendo un definitivo invito ad «andare a lavare i piatti».
Un quasi infarto in diretta.
Durante un’accesa discussione, l’ex arbitro Rafa Guerrero ha iniziato a toccarsi il petto accusando dolori e mancanza di fiato. Invece di staccare, le telecamere hanno seguito Guerrero dietro le quinte riprendendo la scena mentre era seduto a terra con la camicia sbottonata e il viso paonazzo. Non sono riuscito a trovare il video - e forse un quasi infarto è il limite di questa tv sparata dove tutto è lecito - ma l’episodio è stato molto criticato per la scelta di seguire in diretta lo stato di salute di Guerrero. Altri invece hanno azzardato fosse tutto finto, visto che verso la fine della puntata è tornato in studio tra grandi baci e abbracci.
Tifoso sfegatato del Barcellona diventa del Real Madrid dopo ipnosi.
Forse il mio momento preferito tra i molti visti in questi giorni (non i migliori della mia vita). Quest’uomo è davvero un ipnotista? Non vi sembra troppo somigliante all’idea archetipa di uno che ipnotizza le persone per essere un vero ipnotista (sempre a volerla considerare una cosa vera). Comunque, andiamo oltre: ripreso dai telefoni degli altri ospiti un giornalista che va a El Chiringuito a fare il tifoso del Siviglia è stato addormentato e fatto risvegliare per dire solo quattro o cinque volte “Hala Madrid”. Insomma, se non è questa grande televisione.
Rafa Guerrero si addormenta in diretta.
Rafa Guerrero sarebbe un arbitro, una figura che anche dopo il ritiro dovrebbe mantenere una certa professionalità. In Italia per esempio li abbiamo istituzionalizzati, che magari non sarà comunque il meglio per una trasmissione sportiva, visto che si potrebbe sempre parlare d’altro, ma almeno non sono caricaturali. Qui si addormenta in diretta e insomma è già ridicolo solo a scriverlo. In un’altra occasione, nel pieno della pandemia, mentre era in collegamento da casa, in qualche modo ha dato fuoco a una sedia, rischiando di scatenare un incendio nella propria abitazione.
Ma insomma gli esempi potrebbero essere un milione di altri. Tipo quando hanno riso in maniera isterica per tre minuti davanti alla foto di John Guidetti bambino insieme a dei bambini di colore. Tre minuti da guardare se volete provare imbarazzo per delle persone.
In una puntata hanno mandato un tertuliano a prendere nella sua stanza d’albergo un altro tertuliano che diceva di essere malato. Quello si è presentato col termometro e lo ha costretto a vestirsi e andare in trasmissione, tutto ripreso dalle telecamere, senza apparente ragione. Altri due sono venuti alle mani discutendo del fatto che Zidane dovesse o meno essere il sostituto di Ancelotti. Attacchi personali ai calciatori, come una canzone dal titolo “Hamburguesas mayor” per prendere in giro il peso forma di Hazard e mi fermo qui perché c’è un limite ai video di questa roba che potevo guardare e che sia giusto diffondere.
Difficile dire chi sia il pubblico di riferimento di questo programma, non conoscendo neanche così bene la realtà del tifo spagnolo. Certo è che ha una doppia natura: puoi guardarlo perché è un linguaggio che in qualche modo coincide con la tua idea di calcio, oppure puoi farlo per il lol, il cringe, chiamatelo come preferite, ma è quel twist perverso che impazza su internet dove tutti i contenuti possono “fare il giro” e diventare contenuti per tutti. Io l’ho fatto per voi, per dovere di cronaca ma - per favore - non fatelo a casa.