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L'eredità di Chris Bumstead
19 nov 2024
Con il suo fisico e il suo stile comunicativo ha cambiato la percezione del bodybulding.
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Nello sport la vittoria appare spesso come il limite ultimo da raggiungere: sopra di essa non esiste nulla. Eppure, per pochissimi campioni, si può spalancare un ulteriore livello di grandezza che risiede nella capacità di rendere la propria figura un tutt’uno con la propria disciplina, e magari cambiarne la storia. Pensiamo per esempio a Michael Jordan con il basket, Michael Phelps con il nuoto o Simone Biles con la ginnastica artistica.

Nel caso del bodybuilding - che in realtà per molti non è neanche uno sport - questo ruolo è stato storicamente assegnato ad Arnold Schwarzenegger, che ne ha codificato la pratica per come la conosciamo. Arnold è stato molto più di un bodybuilder professionista: è stato una figura pop a tutto tondo, attore di Hollywood prima e governatore della California poi, un uomo che ha imposto la propria fisicità al grande pubblico, tanto da farla accettare e apprezzare come un tratto distintivo.

Dopo il suo ritiro, nel bodybulding lo scettro è passato a Ronnie Coleman, che non ha avuto lo stesso impatto culturalmente trasversale di Arnold, ma che ha spinto questa disciplina oltre i suoi limiti. Grazie a una preparazione estrema ha ottenuto un fisico da otto titoli Olympia consecutivi tra la fine anni 90 e l’inizio duemila, settando uno standard inarrivabile di grandezza fisica, pagato al prezzo di passare la propria vita da non atleta su una sedia a rotelle.

Dopo di lui, per vent’anni si sono succeduti campioni che hanno ottenuto titoli e vittorie, senza però rimanere davvero nell’immaginario collettivo, fino all’arrivo di Chris Bumstead.

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Conosciuto dal grande pubblico anche con il nome del suo account Instagram Cbum, Bumstead è un bodybuilder canadese di 29 anni, che ha gareggiato e vinto gli ultimi sei Mr.Olympia nella categoria Classic Physique.

Cos’è il Classic Physique? È una categoria del bodybuilding introdotta nel 2016, in un’ottica di ampliamento del Mr.Olympia e che guarda al passato per definire i propri canoni estetici, riprendendo la fisicità degli anni ‘70 e quella di Arnold nello specifico. Un fisico dove si privilegiano la bellezza e le proporzioni rispetto ai volumi. Come spiega bene Sauro Ciccarelli, Vice Presidente NBFI / INBA Global Italy: “La categoria Men’s Classic Physique, è la categoria bodybuilding classica, intesa come era il bodybuilding della “Golden Era”. Questa categoria è il ritorno della bellezza estetica a scapito delle dimensioni eccessive. Gli atleti sono ricompensati per avere un girovita più piccolo, spalle larghe e forme ispirate alle icone di Zane, Draper e Arnold. Gli atleti che partecipano in questa categoria, devono continuare a sviluppare il proprio fisico coerentemente con la simmetria, le proporzioni e l’estetica, avendo come ideale il posing dell’epoca d’oro, mostrando routine eleganti e stimolanti”.

Ma torniamo a Bumstead. All’apparenza, a vederlo mentre cammina per i corridoi degli hotel in cui si svolgono queste gare, con indosso felpe col cappuccio oversize, sembra lo stereotipo del ragazzo americano medio di una città di provincia. Non è difficile immaginarlo mentre gioca a football, o che guida un pickup della Ford, o ancora che chiede di uscire ad una ragazza che fa la cheerleader. Alto, forte, pesante ma non enorme, viso simpatico e sguardo deciso, mullet appena accennato come taglio di capelli e baffo folto come tratto distintivo. È alto 187 centimetri e si presenta sul palco a circa 105-110 chili, con una percentuale di grasso corporeo intorno al 4%, baciato da madre natura per la sua muscolatura e per la genetica favorevole. Durante la routine di posing è magnetico.

Parlando di Cbum, il bodybuilder italiano Andrea Presti dice «c’è lui, il vuoto e poi il secondo».

L’inizio del suo percorso di avvicinamento al bodybuilding non è diverso da quello di tanti adolescenti maschi, che iniziano ad interessarsi al proprio sviluppo muscolare nella prima adolescenza, dopo aver praticato altri sport. La scelta di proseguire e diventare professionista, poi, arriva tardi, grazie ad uno di quegli incontri che cambiano la vita. Nel suo caso si è trattato del suo attuale cognato, Iain Velliere, marito della sorella Melissa. Velliere è un ex professionista nel bodybuilding, ed è stato il primo a vedere il potenziale in Bumstead come atleta da Mr.Olympia, decidendo di seguirne l’allenamento e la preparazione fisica a partire dal 2014, quando aveva diciannove anni ed egli stesso era ancora un atleta professionista.

L’esordio tra i professionisti arriva tre anni dopo, nel 2017, dopo la conquista della tessera IFBB l’anno precedente - grazie alla vittoria dei campionati nordamericani nella categoria Heavyweight. È proprio a cavallo tra il 2016 e il 2017 che arriva il secondo punto di svolta, con la decisione di affacciarsi alla nascente categoria del Men’s Classic Physique. Già dalla sua prima apparizione nel 2017, dove si classificò secondo al Mr.Olympia, è stato chiaro a tutti di avere a che fare con un talento generazionale. Il primo titolo lo vince due anni dopo, nel 2019, e da quel momento è una dittatura. Bumstead vince ancora prima di salire sul palco, nessuno riesce anche solo ad avvicinarlo. Un dominio che però sembra finito: davanti alle migliaia di persone presenti alla gara di Las Vegas, e alle altrettanto numerose collegate in streaming, durante il discorso di premiazione Bumstead ha annunciato il ritiro dalle competizioni. Un ritiro che sembra definitivo, anche appena due giorni fa ha partecipato alla sua prima gara nella categoria Open, arrivando secondo all’EVLS Prague Pro, in quella che sembra più la voglia di togliersi uno sfizio che la volontà di iniziare una nuova carriera in una nuova categoria.

Bumstead lascia un vuoto che sarà molto difficile da colmare, in termini emotivi per i suoi tantissimi fan ma in generale per l’intero ecosistema del bodybuilding professionistico. In questi anni è stato infatti il più importante atleta nel mondo del bodybuilding, grazie a un fisico che, all’interno dei parametri della sua categoria, ha rappresentato per così tanto tempo la perfezione da diventare lo standard da raggiungere. Proprio per mantenere questo livello, nel 2022 Bumstead decise di cambiare coach, scegliendo di farsi seguire da Hani Rambod, il preparatore dei campioni - il Phil Jackson o il Pep Guardiola del bodybuilding - che attraverso il suo metodo di allenamento è riuscito a fargli mantenere una condizione gara mai davvero replicabile per i suoi avversari, come il brasiliano Ramon Dino o il tedesco Mark Sommerfeld.

Nessuno è riuscito ad arrivare un bilanciamento tanto perfetto tra sviluppo muscolare, definizione estrema, simmetria ed eleganza nel posing. Se a questi elementi si aggiunge un carisma innato e la consapevolezza acquisita negli anni di essere il più forte, si capisce perché è stato lui il volto più popolare del Mr.Olympia, nonostante la sua non sia la categoria principale. Bumstead è però riuscito a rendere il Classic Physique importante - in termini di popolarità - tanto quanto quella Open, storicamente più famosa, facendo avvicinare migliaia, se non milioni di persone a questa pratica. La sua assenza, oltre a essere un danno importante a livello competitivo, peserà enormemente da un punto di vista commerciale per l’intero business.

Cbum è infatti l’atleta più spendibile a livello di comunicazione e promozione dell’intero Mr.Olympia, una competizione che negli ultimi anni è cresciuta tantissimo nell'interesse del pubblico, all'interno di una crescita più generale dell'interesse verso il culturismo, una disciplina che una volta era considerata come estrema e respingente dal pubblico, ma che oggi, soprattutto dai più giovani, è vista come il picco sportivo di un più profondo e radicale cambiamento delle abitudini salutari. Una rivoluzione che passa da internet e dai social, e non è un caso che Bumstead abbia scelto di raccontarsi online e che online sia seguitissimo e molto influente.

Su internet si possono trovare anche creator italiani di fitness che reagiscono ai video di Cbum, creando contenuti dai contenuti.

Bumstead ha 25 milioni di follower su Instagram, quasi 5 milioni su You Tube e altrettanti su Tik Tok, rendendolo una delle persone più seguite nell’intera community del fitness. Il che è molto curioso perché, per quanto Bumstead sia straripante a livello competitivo, non si può dire lo stesso del suo stile comunicativo. Non è un grande oratore, non è un leader carismatico, non è uno showman, anzi, quando parla ha sempre un tono di voce molto calmo e composto, appare quasi sempre con outfit modesti, non fa una vita sregolata, non lo si vede con persone famose, e non rilascia dichiarazioni fuori posto. Insomma, è come se non volesse fare nulla per attirare l’attenzione.

Nei suoi numerosissimi vlog, che carica regolarmente sul suo canale YouTube, non parla di cose emozionanti o chissà quanto divertenti, ma della sua vita da atleta, della preparazione e dell’alimentazione. La sua narrativa segue quella di moltissimi grandi atleti, che lavorano costantemente sul miglioramento dei piccoli dettagli per avere una performance competitiva ancora più efficace: curare in modo maniacale l’alimentazione, seguire una routine di allenamento sempre più sofisticata e tagliata su misura per il proprio corpo ed esigenze, avere la giusta dose di riposo, stare sempre meno tempo sui social, capire come ascoltare il proprio corpo.

Non c’è nulla di così emozionante nella serietà e serenità con la quale si racconta, eppure ha avuto un successo straordinario. Come è possibile?

Sicuramente il suo percorso si inserisce in un momento di grande attenzione verso il mondo del fitness, che post covid ha visto un’impennata di interesse da parte del grande pubblico. Guardando però le cose con un’altra prospettiva, Bumstead rappresenta invece il prototipo di atleta perfettamente centrato rispetto alla sua generazione: è un’eccellenza a livello fisico, raggiunta grazie a una ferrea disciplina, e a queste qualità ha saputo unire una forte serietà comportamentale abbinata a una grande disponibilità emotiva. Questo “pacchetto” lo rende un perfetto modello aspirazionale, soprattutto per una fetta di pubblico maschile alla ricerca di riferimenti lontani da un’idea di mascolinità tossica a livello emotivo, ma comunque affascinati dalla sua presenza fisica così tradizionale e muscolare. Lui stesso ha dichiarato di avere un pubblico maschile al 90%.

Gli argomenti su cui stressa moltissimo la sua retorica sono da una parte legati al giusto bilanciamento tra la vita da atleta professionista e quella privata, di marito e padre, dall’altra all’attenzione certosina che pone nel rispetto della sua salute fisica e anche mentale. Per quanto la sua vita sia distante da quella dei suoi followers, è evidente come quelli appena elencati siano temi trasversali rispetto alla contemporaneità. Quanto costa sacrificare parte della propria vita personale per inseguire un’ambizione lavorativa? cosa significa avere uno stile di vita sano e attento al rispetto del proprio corpo e della propria mente?

Il tema della famiglia e della vita personale è fondamentale per capire le ragioni del ritiro. Ufficialmente, infatti, le motivazioni risiedono nel desiderio di Bumstead di passare più tempo con la moglie Courtney (ex atleta di body building anche lei) e con la figlia neonata. Nel non essere più disponibile a fare tutto ciò che è necessario per arrivare a quel livello di condizione fisica: ciò che comporta essere un sei volte campione Olympia, è infatti un dispendio fisico e mentale ai limiti dell’umano, uno sforzo che impone a sé stesso e alle persone che lo circondano e al quale non è più disponibile a sottoporsi.

Inoltre ha candidamente ammesso di aver sofferto di problemi di ansia legati alla pressione di essere il numero uno nel proprio ambito. Non solo, in più occasioni ha spiegato quanto importante sia stato all’interno del suo percorso di crescita personale riuscire ad accettare le proprie debolezze, parlarne liberamente con i propri cari e accogliere le fragilità. Anche per questo, negli anni ha cercato di sviluppare una routine di allenamento che puntasse a massimizzare i risultati attraverso un metodo che non lo portasse al burn out, ma anzi gli permettesse di godere del viaggio. Dopo di che, come ogni atleta che diventa imprenditore, ha trasformato e ribaltato questo meccanismo, facendo diventare ciò che lo faceva soffrire nel suo claim, da qui la sua citazione più popolare “Pressure is a privilege”.

Tornando agli aspetti sportivi, la sua figura rimane ancora inavvicinabile per i suoi diretti avversari, che per quanto abbiano provato a scalzarlo dal gradino più alto del podio, non sono riusciti a detronizzarlo. Infatti, nei giorni pre Olympia Bumstead è apparso più sicuro che mai della vittoria, dicendo di non essere davvero preoccupato di perdere il suo posto. Una cosa che racconta spesso è di voler portare sul palco “la versione migliore di se stesso”, come se i suoi competitor non esistessero e la sfida fosse solo con il sé delle precedenti edizioni. E nel discorso di chiusura ha parlato della sua eredità come qualcosa di ormai certo, con la consapevolezza di aver definito uno standard nella categoria.

Sicuramente questo è vero, ma ciò che rimane di Cbum è non è solo l’impressione di aver assistito agli anni di dominio di un talento generazionale, con una genetica e condizione fisica difficilmente raggiungibile. Non si tratta solo di questo, Chris Bumstead ha il merito di aver contribuito a cambiare il volto del bodybuilding professionistico, parlando di allenamento e di muscoli ma anche di propri problemi e fragilità, senza retorica, in modo semplice e garbato, come farebbe una persona qualsiasi, mostrando a tutti di essere prima una persona e poi un atleta, riuscendo ad arrivare ad una platea enorme che sicuramente grazie a lui ha scoperto un mondo di sport e un modo di essere. Per questo Chris Bumstead rimarrà nella memoria di tutti gli appassionati e una leggenda del bodybuilding.

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