Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Chris Wood e il mestiere di fare gol
14 nov 2024
Il centravanti neozelandese sta spingendo il Nottingham Forest nelle parti alte della Premier League.
(articolo)
7 min
(copertina)
IMAGO / NurPhoto
(copertina) IMAGO / NurPhoto
Dark mode
(ON)

Chris Wood è proprio come ve lo immaginate già dal nome: grande, grosso, spigoloso. È il classico centravanti plasmato dal calcio inglese, anche se è nato in Nuova Zelanda. Dopo una vita passata tra Championship e bassa Premier League, oggi, alla soglia dei 33 anni, si sta godendo il momento della sua vita con il Nottingham Forest, che con 19 punti fa parte del terzetto che in classifica insegue Liverpool e Manchester City.

In questa stagione ha già segnato 8 gol in 11 partite di Premier, e se allarghiamo l’orizzonte fino allo scorso Natale, diventano 19 in 27 partite. Numeri che all’improvviso hanno spinto il nome di Wood accanto a quelli di Haaland, Cole Palmer, Salah: i migliori attaccanti del miglior campionato al mondo.

View post on X

C’è qualcosa di confortante in un centravanti che invecchia come il vino, che passa una vita a sgomitare e poi, quando dovrebbe sfiorire, fiorisce. Qualcosa che ha a che fare con le possibilità, con l’idea che se non hai successo subito, non lo avrai certo nella seconda parte della tua vita. «L'età è solo un numero finché riesci ancora a fare tutto in campo», ha dichiarato con una certa enfasi Wood, il cui obiettivo è di giocare non fino alla prossima Coppa del Mondo del 2026, ma fino a quella dopo, e cioè quella del 2030, con la speranza di arrivarci a 39 anni con la Nuova Zelanda, di cui è miglior marcatore (e, a questo punto, in attesa di diventare anche il giocatore con più presenze).

Certo, non parliamo di un miracolato o di un parvenu che all’improvviso ha iniziato a segnare quasi un gol a partita nel campionato più difficile del mondo. La sua carriera nel calcio inglese è iniziata addirittura nel 2008, quando il West Bromwich lo scoprì in Nuova Zelanda, dove segnava più gol che partite giocate ancora prima di diventare maggiorenne. Per nove anni, poi, ha girato come una trottola alla ricerca del suo spazio (Barnsley, Brighton, Birmingham City, Bristol, Millwall, Leicester, Ipswich) fino a che, nel 2017, a 26 anni, una stagione da 30 gol con il Leeds gli è valsa finalmente la Premier League, con il Burnley che ne ha fatto l’acquisto più costoso della sua storia.

Qui, per quattro stagioni, va in doppia cifra (10, 10, 14 e 12 gol) aiutando un club con poche risorse a centrare quattro salvezze consecutive. Diventa uno di quei centravanti di culto minore, non prolifico ma affidabile, che segna gol decisivi, che rimanda una certa idea di calcio più vicina al passato, in un campionato che è entrato in un vortice di futuro. Sembra debba essere quella la sua vita, Wood e il Burnley, il Burnley e Wood, in una versione minore di Vardy e il Leicester, ma poi, nel gennaio del 2022, il Newcastle, appena diventato il “Newcastle degli sceicchi”, paga i 25 milioni di sterline della sua clausola rescissoria, facendone l’acquisto over 30 più costoso nella storia della Premier League.

È una mossa strana, forse fatta per indebolire una diretta rivale alla salvezza più che per pensare a un futuro di grandezza. «Non avrei mai pensato che qualcuno l’avrebbe pagata», è l’onesto commento di Woods riguardo alla sua clausola, «ma a volte il calcio può essere così... Non si sa mai, tra sei mesi potresti guardarti indietro e dire: "È stato un ottimo affare"». Dopo sei mesi, Wood non si rivela essere un ottimo affare: in estate il Newcastle spende 70 milioni di sterline per Alexander Isak, più giovane, più fresco e indubbiamente più moderno.

Nei successivi due anni va tutto storto: gioca poco, segna ancora meno, si infortuna spesso. Il Newcastle vede l’Europa e lo cede senza tanti rimpianti al Nottingham Forest, come a certificarne in maniera assoluta il ruolo da centravanti da lotta per non retrocedere. I tifosi però mugugnano: Wood è costato 15 milioni di sterline, ma per l’allenatore Steve Cooper è la terza scelta in attacco, dietro a Taiwo Awoniyi e Brennan Johnson schierato fuori ruolo. Sembra solo questione di tempo un suo ritorno in Championship o una fuga verso campionati meno stressanti, ma a cambiare tutto è l’arrivo sulla panchina di Nuno Espírito Santo, circa un anno fa.

Il tecnico portoghese, di ritorno in Premier League dopo un esilio in Arabia Saudita, mette Wood al centro del suo attacco e all’improvviso tutto inizia a funzionare a meraviglia. Alla prima da titolare segna un gol e fa assist contro il Bournemouth; tre giorni dopo realizza una tripletta eccezionale fuori casa contro il Newcastle, in una vittoria in rimonta per 3 a 1, dopo il vantaggio iniziale proprio di Isak.

La fiducia è indubbiamente uno degli aspetti che gratificano e migliorano i centravanti, e lo stesso Wood l’ha citata più volte per spiegare il suo momento, ma in questo caso è difficile pensare che basti a spiegare una media gol che, a 33 anni, è praticamente raddoppiata. Interrogato a riguardo, cioè cosa facesse di speciale per far rendere così bene Wood, Nuno ha risposto: «Niente, niente, niente. Non c’è segreto».

Le statistiche aiutano a inquadrare cosa vuol dire fiducia per un centravanti come Wood: i suoi 8 gol stagionali sono arrivati con appena 20 tiri, di cui 13 in porta. Per contestualizzare, Haaland, uno famoso per la sua efficienza, è a quota 12 gol, ma con quasi il triplo dei tiri tentati, 54. Wood è solo 30° in Premier League per tiri effettuati, ma è quello con la miglior percentuale di precisione tra gli attaccanti (65% dei suoi tiri prendono la porta, il 36,5% diventa gol). Questo spiega anche il dato successivo: Wood ha segnato 7 gol non su rigore da 3.5 npxG, praticamente raddoppiando i gol che avrebbe dovuto segnare.

Il campione è ovviamente ancora limitato e, se può dirci qualcosa, ci dice che, probabilmente, Wood non sarà in grado di tenere questo ritmo per tutta la stagione, anche perché in carriera raramente ha battuto gli xG (ma la migliore overperformance è stata quella della scorsa stagione: +2,1).

Per il Nottingham Forest è fondamentale che Wood sia così preciso, perché quella di Nuno Espírito Santo è prima di tutto una squadra difensiva. In Premier League è seconda dopo il Liverpool per gol subiti (10) e xG concessi (11.2), meglio anche di Arsenal e City. Lo stesso non si può dire per l’attacco, visto che è 11° per gol segnati (15, di cui Wood 8) e addirittura 14° per xG creati (14.2).

In un sistema che difende basso e prova a essere il più diretto possibile, Wood è una risorsa fondamentale. Non è un centravanti che si abbassa per creare gioco o legare i reparti, ma è un riferimento per i compagni nella trequarti avversaria da raggiungere il più velocemente possibile (il Nottingham Forest ha la terzultima percentuale di possesso palla della Premier League). Questo orienta il suo gioco verso un calcio quasi primitivo, fatto di pochissima partecipazione alla manovra (10.4 passaggi riusciti per 90’, 430° in tutta la Premier League) e molto di duelli aerei (quasi 7 per 90’ minuti, 11° in tutta la Premier League). L’obiettivo per lui è di fare massimo un tocco, creare una seconda palla o stoppare un pallone e poi buttarsi in area di rigore per allungare la difesa avversaria e aspettare un cross, anche giocando con la sottile arte di stare in fuorigioco. Anche i tocchi nell’area di rigore avversaria sono ridotti al minimo, soprattutto per essere un centravanti: Wood ne fa 2.83 per 90’, meno di Rico Lewis del City, o Adama Traoré del Fulham o addirittura meno di Tomáš Souček del West Ham (ma potrei continuare a lungo a citare giocatori non offensivi).

Ma Wood quasi non ha bisogno di toccare il pallone per segnare. Non vi stupirà sapere che questi 8 gol sono arrivati con 9 tocchi: piatto destro dopo la respinta del portiere col Bournemouth, colpo di testa da calcio d’angolo col Wolverhampton, rigore col Brighton, un tocco sporco di punta (quasi un non-tocco) in spaccata col Chelsea, un tiro di prima col Crystal Palace, un pallonetto di testa nel primo al Leicester, un controllo spalle alla porta e poi la girata nell’angolo lontano nel secondo al Leicester e poi un altro colpo di testa, in anticipo sul primo palo, contro il West Ham. Nove tocchi che, a ben vedere, hanno portato al Nottingham Forest 13 dei 19 punti in classifica, praticamente la differenza tra lottare per la Champions o per la zona salvezza.

Pur rimanendo nella categoria dei centravanti vecchia scuola, tutto duelli aerei e spallate, così lontana dalla nostra concezione attuale del ruolo, Wood dimostra di avere un talento primitivo nel suo gioco, qualcosa che si accende negli ultimi metri di campo. Dei 123 gol segnati in Inghilterra, appena 6 arrivano da fuori area di rigore. Non ho fatto il conto, ma difficilmente gli hanno richiesto più di 150 tocchi. Spesso segna perché è al posto giusto al momento giusto, perché allarga bene il piatto o spizza con la giusta forza di testa. Nessuno dei suoi gol sembra difficile, eppure in tutti c'è un po' di mestiere.

Il suo modo di segnare infatti non fa pensare al gol come a un’arte, ma come a un mestiere, qualcosa da imparare col tempo e la dedizione. Forse è per questo che, a 33 anni, sembra padroneggiarlo come mai prima.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura