È passato ormai un decennio da quando il Clásico fermava il mondo per una notte: le partite di Messi contro Cristiano Ronaldo, di Guardiola contro Mourinho. Allora c’era la sensazione di star assistendo a uno spettacolo che poteva indirizzare le tendenze del calcio contemporaneo - una sensazione che nei dieci anni successivi è gradualmente svanita. Oggi La Liga è rimasta indietro rispetto agli altri quattro principali campionati europei e questo si nota ancora di più nella sua partita di punta: Real Madrid e Barcellona continuano a giocarsi ogni anno la Liga, e il Clásico continua a pesare più di ogni altra partita del campionato, ma ormai raramente se ne parla fuori dalla Spagna.
Per la seconda stagione consecutiva la Liga viene decisa nel Clásico di ritorno, con la squadra prima in classifica che lo vince allungando il vantaggio in doppia cifra. La scorsa stagione era stato il Barcellona a vincere al Camp Nou con un gol in pieno recupero di Frank Kessié; in questa è stato il Real Madrid al Bernabéu con il gol in pieno recupero di Bellingham. Una vittoria che comunque non avrebbe cambiato molto rispetto a un pareggio, per un campionato che non è stato mai realmente in discussione negli ultimi mesi. La Liga rimane un campionato che fa fatica a portare in campo uno spettacolo all’altezza della sua fama, nonostante la presenza di due tra i club più ricchi di talento al mondo o la cornice del nuovo Bernabéu, completamente rifatto con maxischermo a 360 gradi. Anche ieri è stato difficile ignorare l'ovattante sensazione di decadenza che ha avvolto la partita.
Quando al 27', con il risultato ancora sul pareggio, la palla calciata di tacco da Lamine Yamal è stata parata da un Lunin con il corpo già dentro la porta, poi, non c’è stato modo di sapere se avesse varcato completamente la linea. İlkay Gündoğan per riflesso è andato immediatamente dall’arbitro a segnalargli l’orologio, per chiedergli se avesse vibrato per la goal line technology, ma la goal line technology nella Liga non è mai stata implementata per volere del suo presidente Javier Tebas e quindi l’arbitro non ha potuto fare altro che dirgli di aspettare il responso del VAR. Nemmeno il VAR però è riuscito a chiarire, e quindi l'episodio non si è trasformato in gol, finendo sulle prime pagine dei giornali il giorno dopo.
Anche provando a non parlare delle polemiche arbitrali, a presentare l’evento come il Clásico della nuova generazione - di Bellingham autore dell’ennesimo gol vittoria in un Clásico, di Lamine Yamal che al primo Clásico da titolare fa impazzire Camavinga e si prende le responsabilità creative del Barcellona - alla fine però i riflettori se li sono presi le prestazioni in positivo di Lucas Vázquez e in negativo di João Cancelo. Uno il terzino destro di riserva del Real Madrid messo titolare in campo per far rifiatare Carvajal e l’altro il terzino sinistro del Barcellona già al centro delle critiche del tifo catalano per via della prestazione disastrosa contro il PSG. Due giocatori che più di tutti mostrano la condizione di forma attuale delle due squadre: il Barcellona, che non riesce a esprimere tutto il suo potenziale a causa degli errori dei singoli; il Real Madrid a cui non serve neanche scalare in avanti la marcia per riprendere in mano una partita complicata.
Fin da subito è stato chiaro che il Real Madrid era stanco per lo sforzo sovrumano compiuto in settimana contro il Manchester City. E allo stesso modo che al Barcellona di Xavi, a un passo dalla crisi di nervi dopo essersi suicidato contro il PSG, non serviva neanche una spinta per ricadere negli stessi errori di sempre. Per dire, il gol dell’1-1 segnato dal PSG martedì da Dembélé è praticamente identico a quello del 2-2 segnato nel Clásico da Lucas Vázquez.
C’è il centrocampista in possesso nel mezzo spazio di sinistra (ieri era Valverde, martedì Vitinha) che serve l’attaccante esterno a sinistra (ieri Vinicius, martedì Barcola) che punta l’area e mette un cross basso a rientrare. C’è l’esterno destro che taglia libero sul secondo palo (ieri Lucas Vázquez, martedì Dembélé) perché João Cancelo non lo vede arrivare in tempo e non si trova in linea con i compagni di reparto. C’è il tiro di prima in anticipo sull’intervento del terzino portoghese che poi scuote le braccia come a dire che non c’era molto che potesse fare.
Lo stesso Cancelo che a inizio primo tempo aveva spalancato la porta al pareggio del Real Madrid, dopo che il Barcellona era riuscito con Christensen a portarsi in vantaggio su calcio d’angolo. Lo aveva fatto semplicemente smaterializzandosi davanti a Lucas Vázquez, che l’aveva puntato ancora una volta, come richiesto da Ancelotti.
Qualche minuto prima dell’azione del rigore ecco un cambio di gioco di Bellingham (che poi si inserisce in area) per Lucas Vázquez a destra, che punta subito Cancelo mentre Rodrygo lascia la fascia per accentrarsi. L’azione finisce con Cancelo che fa fallo al limite dell’area di rigore.
Certo, il lavoro di Cancelo, a cui Xavi chiede di coprire tutta la fascia, non è semplice. Ma questo non lo esonera del tutto dal pessimo momento che sta vivendo, alla luce anche del fatto che è coadiuvato sulla sua fascia da Raphinha, che alterna momenti in fascia ad altri nel mezzo spazio. Forse i limiti difensivi di Cancelo sono davvero troppo grandi, come devono aver pensato in sequenza prima Allegri, poi Guardiola e infine Nagelsmann negli ultimi anni. Al Real Madrid ieri è bastato far arrivare il pallone al suo terzino destro in isolamento per provocare un errore difensivo del portoghese.
Non si capisce bene se Cancelo chiuda gli occhi prima dell’intervento o se semplicemente sbagli il tempismo. Fatto sta che quando va col corpo a contrasto passa esattamente nello spazio tra la palla e Lucas Vázquez, lisciando entrambi e permettendo allo spagnolo di entrare solo in area di rigore. Il resto, come si dice, è storia.
Xavi ci ha pure provato a ribaltarla. Con i suoi cambi coraggiosi (l’entrata nel secondo tempo di Fermín López e Ferran Torres per Christensen e Lewandowski) è infatti riuscito a creare i presupposti per riaprire la partita. Al tecnico blaugrana va dato il merito del coraggio di togliere Lewandowski quando mancava ancora tanto alla fine, e di togliere Christensen che aveva ben arginato Bellingham. Mettere una mezzala d’inserimento come Fermín López (e spostare un giocatore come Gündoğan su Bellingham) ha però spostato l'attenzione del Barcellona ancora di più sulla manovra col pallone, e infatti i blaugrana sono riusciti a essere più pericolosi. D'altra parte, il Barcellona è andato in vantaggio proprio con il gol di Fermín López - in inserimento dopo una lunga azione manovrata conclusa con un cross di Lamine Yamal. Il ragazzo prodigio catalano, autore di una partita da ricordare, crossa sul taglio di Lewandowski, che non impatta sul pallone ma inganna Lunin, la cui respinta centrale finisce su Fermín López per l’1-2.
Tutto, però, come detto è stato vanificato prima dal pareggio di Lucas Vázquez, e poi in pieno recupero da un’altra azione dell'esterno spagnolo in isolamento a destra, ancora una volta dimenticato da Cancelo. La traiettoria rasoterra beffardamente passa a pochi centimetri dall'esterno portoghese e dovrebbe finire su Joselu, che però la liscia permettendo così di farla arrivare sul secondo palo a Jude Bellingham. Il fenomeno inglese non se la sente di rifiutare il regalo che lo issa definitivamente a giocatore risolutivo del campionato, forse anche da capocannoniere. Con la vittoria il Real Madrid va a +11 e virtualmente vince la Liga, condannando così anche il Barcellona a un mestissimo finale di stagione, dopo che ogni possibilità di vincere un trofeo è svanita nell’arco di 5 giorni.
Quando al Real Madrid non serve neanche impegnarsi al massimo, quando i gol arrivano per disattenzioni così palesi, si assottiglia la differenza tra un Clásico decisivo in Liga e uno dei tanti che vengono giocati nelle tournée estive in giro per il mondo. Non la migliore delle pubblicità per il campionato spagnolo.