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Classificone: dicembre
22 dic 2015
Nuovo appuntamento con il Classificone, la rubrica più amata de l'Ultimo Uomo: sempre più buona, zuccherata e natalizia.
(articolo)
40 min
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I migliori gol

di Daniele Manusia (@DManusia)

5. Dávid Ivan vs Palermo. 20 dicembre. Assist: Muriel+Sorrentino+andare allo stadio

Al di là del fatto che è un pallonetto assurdo, altissimo, che Ivan colpisce di piatto al volo un lancio di trenta-quaranta metri di Muriel incurante del fatto che Sorrentino potrebbe benissimo togliergli la vita se avesse voluto, che González (il 12 del Palermo) secondo me lascia entrare la palla perché tanto stavano già perdendo e alla fine perché privare tanta gente di una piccola gioia, questo è il primo gol in Serie A di uno slovacco che ha fatto parte delle giovanili in Italia, che ha frequentato il Ferraris e quando in TV gli chiedono se sa come sono i derby con il Genoa risponde: «Sì, so che dobbiamo entrare in campo e ammazzarli». Con la faccia più da bambino della Serie A, probabilmente (scatenatevi nei commenti).

4. Higuaín vs Inter. 30 novembre. Un colpo di testa aggressivo di Raúl Albiol che dubito volesse essere un assist

Higuaín presenza fissa del Classificone di UU. Questi primi tre mesi dell'Higuaín 2015/16 sono semplicemente incredibili e credo di aver visto questo stesso dominio assoluto della palla, dell'area di rigore, dei corpi dei difensori, davvero in pochi attaccanti. Contro l'Inter aveva già dimostrato di poter segnare spalle alla porta recuperando una palla vagante su cui un altro attaccante non avrebbe neanche pensato a tirare, sul secondo gol fa sparire dal campo Murillo, Miranda e Handanovic. Provate a guardare la corsa e il tiro immaginando che Higuaín sia da solo e calci in una porta vuota. Muhammad Ali diceva: «È solo un mestiere. L'erba cresce. Gli uccelli volano. Le onde sbattono sulla sabbia. Io meno la gente». Aggiungo: Higuaín fa sparire i difensori.

3. Badu vs Sampdoria. 22 novembre. Assist: Cyril Théréau

La sponda di coscia di Théréau è uno dei gesti più di classe che abbia visto in questa stagione di Serie A ricca di personaggi di classe (devo per caso ricordarvi che ci gioca Franco Vázquez?). E Badu fa uno splendido inserimento a tutta velocità, intuendo in qualche modo che il compagno possa passargli la palla di coscia. Théréau è uno di quei giocatori che sogno di vedere nella mia squadra del cuore, ma poi penso a che fine ha fatto Ibarbo, o Iturbe, e cambio idea. Meglio che resti dove lo lasciano libero di esprimersi, senza troppe pressioni, come si dice. In questo stesso mese Théréau ha anche segnato di tacco contro il Chievo, sempre con quella nonchalance che lo rende speciale e al tempo stesso, probabilmente, lo ha ostacolato nel salire ulteriormente di livello. O magari è colpa del fatto che un uomo con tanta classe in campo, ne abbia così poca fuori.

Scegli Cyril: o tieni i capelli lunghi fissati verso l'alto o ti metti il cappello. Altrimenti sembra il cappello dei capelli, non il tuo.

2. #EpicBrozo vs Udinese. 12 dicembre. Assist: Guarín

Dicembre è stato un mese di tironi a giro sul secondo palo. Quello che quando ero piccolo chiamavano tutti “delpierate”. A parte che ai tempi di Del Piero il punto era la parabola con cui la palla scavalcava e/o aggirava il portiere, il pallone si alzava molto, prendeva la strada più lunga e per questo poteva anche essere lento. Adesso è più una questione di rapporto tra la potenza e un tipo di parabola più tesa, o a foglia morta, e non è per fare il nostalgico, ma il 50% è tecnica di tiro, l'altro 50% la tecnologia con cui sono fatti i palloni.

Il gol di Ilicic contro il Chievo, di questo stesso mese, è più una questione di astuzia, di saper mettere la palla dove il portiere non arriva, piuttosto che la ricerca della parabola perfetta. Quello di Trajkovski contro il Frosinone ha una traiettoria quasi tradizionale, ma manca la sensazione che davano i tiri a giro di una volta, che il percorso della palla fosse pensato per concludersi in quel punto della porta: la palla arrivava scarica, esaurendo l'effetto e la forza impressa. Oggi la porta è un bersaglio da colpire per avere il punto, tipo il guantone con la palla da baseball, e il pallone di Trajkovski sembra calciato per entrare in una porta una ventina di metri più lontano.

Vince comunque il gol di Brozovic, anche in considerazione del gol segnato in Coppa Italia contro il Cagliari che fa una strana eco. Forse quest'ultimo è addirittura più bello, ma se lo guardate bene anche la traiettoria di quella palla è anomala, aliena, si alza moltissimo, scende improvvisamente e fortissima. Per riassumere la differenza che trovo tra i tiri a giro fino agli anni Ottanta e Novanta, e quelli di oggi (divertendomi a esagerarla, me ne rendo conto), direi che prima il portiere era portato al suo limite e battuto, ma aveva senso provarci, oggi i tiri sono su una scala diversa rispetto alle possibilità dei portieri, meno umana.

1. Kone vs Lazio (Coppa Italia). 17 dicembre. Assist: Ali Adnan

Avrei voluto scegliere un gol dell'Empoli per premiare lo splendido mese della squadra di Giampaolo (dallo scorso Classificone hanno fatto un pareggio—contro la Fiorentina, dopo essere andati sopra 2-0 a Firenze—e quattro vittorie; e in questo gol di Maccarone c'è una sponda “di scavetto” di Zielinski) o magari uno del Genoa per dare fiducia all'ambiente in un momento difficile (magari il gol del 2-1 di Pavoletti contro il Sassuolo, dopo che al terzo minuto di recupero del secondo tempo il Sassuolo era riuscito a pareggiare; un gol che dimostra che c'è sempre speranza, anche quando Cissokho crossa dalla trequarti in modo prevedibile e Pavoletti salta con un giocatore addosso e la palla è lenta e non ha un grande angolo di tiro). Ma devo svolgere il mio lavoro con professionalità, seguendo il codice deontologico che mi sono dato da solo, premiando perciò il gol che effettivamente è il più bello del mese, almeno quando nel mese in questione c'è un gol così più bello degli altri.

In realtà ero indeciso tra due gol, entrambi dell'Udinese, entrambi in Coppa Italia. Quello di Di Natale contro l'Atalanta è splendido per il controllo che Totò ha del proprio corpo in aria, per quel volo dolce che non è un salto, e per il controllo che ha sulla palla, che entra solo grazie all'effetto che la fa girare quando tocca terra. Ma Kone (sempre su assist di Ali Adnan) fa due cose incredibili senza soluzione di continuità: il controllo al volo, di per sé difficile, e quel pallonetto in rovesciata che francamente non sapevo neanche rientrasse nell'orizzonte delle possibilità di un calciatore.

Mi chiedo: Kone ha controllato pensando già alla rovesciata? In che momento ha deciso che la sua rovesciata sarebbe stata un pallonetto? Come gli è venuto in mente, ci sono precedenti? Insomma, va premiata l'innovazione del gesto, l'allargamento del nostro immaginario (in questo senso è l'esatto contrario delle rovesciate di Pinilla, che fanno a stracci il nostro immaginario preesistente banalizzando l'eccezionale). Kone è un altro di quei giocatori incredibili, ma non abbastanza incredibili per avere una carriera sopra la media. Celebriamolo perché poi ce ne dimenticheremo.

Bonus: Xabi Alonso Superstar

Se la rete fosse una curva metallica il tiro di Xabi avrebbe fatto il giro completo, sarebbe uscita dal lato sinistro e sarebbe andata dritta fino alla porta dalla parte opposta del campo, e se anche quella fosse stata una curva metallica la palla avrebbe fatto il giro interno e sarebbe tornata sotto l'incrocio in cui Xabi l'ha messa all'inizio, continuando, idealmente, all'infinito.

STAR NBA WARS

Paragoni in libertà tra la NBA e la saga di George Lucas

di David Breschi e Francesco Andrianopoli

Darth Vader - LeBron James

Di umili origini, cresciuto con sua madre, a causa del suo innato talento e delle sue miraboli imprese fu considerato il Prescelto, colui in grado di portare equilibrio nella Forza. Fu sedotto dal Lato Oscuro da Pat Palpatine che lo convinse a portare i suoi talenti a Sith Beach, tradendo la Repubblica di Cleveland. Sconfitto in battaglia da Obi-Wan Ginobili nel 2007, si è vendicato flagellando l’ordine dei Jedi nel 2013. A seguito della sconfitta di Endor nel 2014, la sua fede nel Lato Oscuro della Forza ha iniziato a vacillare, ha distrutto Pat Palpatine e l’ordine di Sith Beach redimendosi con il suo ritorno a Cleveland, ma è stato sconfitto dal suo “erede” Steph Curry Skywalker nella battaglia delle scorse Finals. Non crederete mica che siano nati entrambi ad Akron per caso, vero?

Imperatore Palpatine - Pat Riley

Il cattivo per eccellenza, che stringe alleanze segrete e tesse la propria ragnatela di inganni e sotterfugi lontano da occhi indiscreti. È uno degli esponenti più in vista della Repubblica NBA, in grado di piegare al proprio volere la realtà e condizionare gli eventi. Riuscì a sovvertire la Repubblica diventando Imperatore circuendo un giovane LeBron Skywalker convincendolo a unirsi ai Sith Beach, ma dopo la disfatta di Endor e i rimorsi di Darth James il suo dominio finì, sconfitto da colui che la profezia aveva indicato per determinare la fine del suo impero.

Luke Skywalker - Steph Curry

Steph Skywalker è ignaro del suo destino e della sua eredità fino a che non sente il richiamo della Forza. Proviene da un piccolo paese che ha dato i natali a colui che doveva essere il prescelto e ha tradito la Forza abbracciando il Lato Oscuro. Dopo la riluttanza nell’accettare il proprio destino, apprendendo e maneggiando il potere dei Cavalieri Jedi come nessun altro prima di lui, ha portato una nuova speranza nella galassia. Nella battaglia finale, andata in scena nello scorso giugno, ha sconfitto valorosamente la sua nemesi.

Boba Fett - Wes Matthews

Figlio d’arte, sceglie di ripercorrere le orme del padre Jango Matthews, uno che ha girato in tutto il mondo (anche in Italia) alla ricerca di taglie e retine da bucare e ha vinto due titoli con i Lakers negli anni ‘80. In estate si è venduto al miglior offerente (i Dallas Mavericks di Mark Jabba The Cuban) per un’offerta irrinunciabile, ma ciò nonostante rimane uno dei preferiti dei fan della Lega, lasciando il suo silenzioso ma sostanziale contributo ogni volta che scende in campo. Ah, ve lo abbiamo mai detto che AMA LE ARMATURE?

Leia Organa - Klay Thompson

Fratello di Splash di Steph Skywalker, Klay Organa ha vissuto la prima parte della sua vita ignaro del legame di sangue con il potente cavaliere ultimo del suo ordine. I due assieme si completano formando il backcourt più forte dell’intera galassia. Con il supporto di Han Solo e Chewbecca, ha permesso a suo fratello Steph di incrociare i flussi della propria spada laser con quella di Darth James in uno scontro all’ultimo duello che ha ristabilito la supremazia della luce.

Jar Jar Binks - Nick Young

Inutile pagliaccio che prende più spazio di quel che meriterebbe.

Han Solo & Chewbacca - Andre Iguodala e Draymond Green

Spavaldi e guasconi, hanno vissuto per anni contrabbandando il proprio talento e le proprie qualità fino a che non hanno raggiunto un ruolo di primo piano nei ribelli al fianco di Steph Skywalker e Klay Organa. Alla guida del Quintetto della Morte, meglio conosciuto come Millenium Falcon, hanno condotto Steph alla battaglia decisiva contro la sua nemesi e hanno un ruolo fondamentale nella lotta dei ribelli Warriors contro la Morte Nero-Argento.

Principessa Padmè - Pau Gasol

Altezzosa principessina che tiene molto ai suoi capelli e viene da una esotica località marittima, ma a volte sa rendersi utile.

Obi-Wan Kenobi - Manu Ginobili

Guascone del talento straripante, spesso fuori controllo, ma sempre decisivo nei momenti cruciali. Nel corso degli anni il suo ruolo è cambiato, ma ha mantenuto intatto l’estro che l’ha portato a eccellere, anche se non si è mai realizzato dal punto di vista personale. Le dure battaglie contro il Lato Oscuro della Forza nei playoff NBA lo hanno reso più saggio e meno scapestrato di come era agli albori. Non è più in prima linea come una volta, ma nei risvolti della trama il suo contributo è sempre prezioso.

Qui-Gon Jinn - Tim Duncan

Tim-Gon Jinn è stato uno dei Cavalieri Jedi più potenti, saggi e intelligenti che abbiano mai servito l’ordine dei Jedi. La Forza scorre potente in lui ed è forte la predisposizione a guidare i propri senza alzare mai la voce, senza andare mai sopra le righe, ma instillando in loro il senso di responsabilità. Un simile potere gli ha permesso di diventare il mentore di Obi-Wan Ginobili, condizionando irrimediabilmente il corso della storia. Sul viale del tramonto ha riconosciuto il Prescelto che nella profezia avrebbe riportato equilibrio della Forza, quando affrontò i Tatooine Cavaliers nelle Finali NBA del 2007 sul pianeta desertico nel sistema stellare dei Territori dell’Ohio, predicendo la sua imminente ascesa.

Mace Windu - Kevin Garnett

C’era un tempo in cui Mace Windu era uno degli esponenti più importanti del Consiglio dei Jedi, un guerriero formidabile che non si piegava di fronte a nulla, burbero e duro contro chi si opponeva al volere della Forza che in giovane età già era forte in lui. Non era certo un Jedi che sapeva scendere a compromessi: ostacolò il reclutamento di un giovane LeBron Skywalker e, con la sua resistenza dal 2008 al 2009, fu uno dei motivi per cui il prescelto passò al Lato Oscuro della Forza.

Darth Maul - Rajon Rondo

Appariscente, ma alla fine dei conti marginale.

Conte Dooku - Kobe Bryant

Il Conte Kobe è stato uno dei più potenti Cavalieri Jedi che la storia abbia mai ricordato. Aveva tutto: il talento, la riconoscenza dei suoi colleghi, un posto di prestigio nel ristretto Consiglio dei Jedi. Ma la sua fame di vittorie e la sua forte anima competitiva lo hanno spinto ad andare oltre, a volere sempre di più, lasciandosi corrompere dal Lato Oscuro della Forza. Il suo atteggiamento autodistruttivo e la sua sete di potere lo hanno allontanato dai Jedi, di cui è diventato acerrimo nemico, contrapponendolo alla figura di Tim-Gon Jinn, un tempo suo alleato e amico, oggi sua nemesi. Divenuto Darth Bryantus ha condotto una numero incalcolabile di battaglie contro i mulini a vento, venendo irrimediabilmente sconfitto, macchiando così una carriera leggendaria.

Yoda - Derek Fisher

Il venerabile maestro Yoda Fisher, dopo una lunga carriera fatta di battaglie ai quattro angoli dei sistemi conosciuti all’ordine dei Jedi con le quali ha acquisito il rispetto di tutta la galassia, appesa la spada laser al chiodo ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore, prendendo sotto la sua ala protettiva il giovane Padawan Kristaps Porzingis, uno in cui la Forza scorre potente.

Lando Calrissian - James Harden

James Hardissian, scaltro e con il fiuto per gli affari, è l’epitome del giocatore che per soldi venderebbe pure i suoi migliori amici. E infatti non appena i Cloud City Rockets gli hanno offerto il controllo della città, non ci ha pensato due volte a lasciare gli amici con un pugno di mosche.

Ammiraglio Ackbar - Paul Pierce

Nella storia della galassia è unanimemente riconosciuto come uno dei più formidabili strateghi militari di sempre. La sua clutchness è rinomata in tutti i sistemi solari, i soldati in battaglia seguono ciecamente i suoi ordini. Decisamente non un fulmine di guerra, ma estremamente efficace. E poi immaginatevi Paul Pierce che urla a squarciagola: «It’s a trap!!!!».

I migliori video natalizi

di Tommaso Naccari (@TommiNacca)

Juventus

Da interista dipendente dai social network ogni volta che mi ritrovo a confrontare la “nostra” pagina Facebook e quella della Juventus, è un dramma. Il social media manager bianconero andrebbe insignito di un premio a ogni minima occasione (c’è da dire più per demerito del resto della Serie A che per altro). Pertanto appena ho visto il calendario dell’avvento sul sito della Juventus e il video di Natale, ho tolto gli aggiornamenti dalla pagina dell’Inter per non rischiare di incappare in grafiche sgranate e video girati con il Nokia N70.

L’idea del video di Natale della Juventus è davvero banalissima, però ha quei dettagli incredibili che fanno ridere anche chi, per definizione, la Juve dovrebbe mal sopportarla. C’è nel video quel disordine/ordine che rappresenta al meglio la Juventus di quest’anno. In più Mandzukic, secernendo tutta la ibrahimovicite contenente nel suo corpo, è il Babbo Natale perfetto.

Leicester City

Harry Potter mi ha insegnato che un essere troppo perfetto non può non stare sul cazzo. Se fai tutto giusto, sempre, se anche i tuoi errori si rivelano poi incredibili colpi da maestro, se sei così buono da far sembrare il più buono del mondo un mostro, beh, a una certa "accanna". Harry Potter era così, il Leicester pure.

Sono insofferente a tutto quel filone favolistico da pagina FB che sta inglobando il calcio: veri uomini, lottatori che non si fermano dinanzi a nulla e così via. In poche parole: sono insofferente alla “favola” James Vardy e il Leicester. Sono molto felice per Ranieri, ma questo video di Natale mi sembra rispecchiare perfettamente la paraculaggine che circonda la capolista della premier. Nulla di divertente o spensierato come la maggior parte delle altre società, ma una visita all’ospedale, per ricordarci che il Natale non è consumismo, costumi da renna, canzoni di Mariah Carey. Nessun vestito di Natale: umanizzazione estrema, a un certo punto si intravedono, sfocate, sullo sfondo, delle corna da renna, ma fortunatamente scompaiono subito dall’inquadratura. D’altronde anche gli eroi più eroi sono proprio uguali a noi (solo più eroici, ma è nel cuore, non si deve vedere).

Manchester City

Se dovessimo parlare di tutti i video di Natale del Manchester City non basterebbero tre Classificoni. Anche loro, come la Juventus, hanno preparato un calendario dell’avvento. Sì, in parte è un grosso spot a un noto marchio automobilistico, ma farsi bloccare da qualcosa di simile oggi sarebbe un po’ da ottusi.

Protagonista indiscusso del Natale in casa City è Chappy, il cui ruolo è, dopo anni di onorata carriera, quello di “mascotte” nei video, sempre molto belli, del Manchester. Come i peggio youtubers, i giocatori del Manchester si sono prestati a una serie di challenge o sfide, che hanno in qualche modo un quid artistico degno di nota.

La Pie Face, per esempio, mi ha fatto innamorare per la prima volta di Chappy, che ho pensato quasi di volerlo come nonno per almeno un Natale. Quando Kompany lo definisce “Lucky Old Man” sono saltato dalla sedia per la pronuncia della frase da parte del difensore.

Quello che mi piace di questi video è il loro essere non necessariamente natalizi: ce n’è uno su Star Wars, uno stupendo su target="_blank">Bony che insegna a ballare, un altro con il magico Chappy e uno sulla noiosità di James Milner.

Bayern Monaco

Siccome amo gli anacronismi e l’essere sempre e comunque fuori luogo trovo perfettamente sensato che Rafinha suoni il 21 dicembre un ukulele mentre i compagni faticano a posizionare le palline sull’albero di Natale e che l’anno sia il 2015 mentre mio fratello, io e tutti i calciatori del Brasile l’abbiamo cancellata dall’iPod e abbiamo cancellato il balletto dalla nostra mente sul finire del 2011, anno di uscita di questo GRANDE successo internazionale. Praticamente Rafinha poteva fare il terzo nel film con Jack Nicholson e Morgan Freeman, se fossi Pellegatti a ogni telecronaca lo chiamerei “The Bucket List Rafinha”

Le migliori coreografie di dicembre

di Simone Vacatello (@SimoneVacatello)

Una coreografia è, letteralmente, la scrittura di una danza, il disegno di un movimento che verrà. La struttura semantica del termine è già immaginifica di per sé, presenta qualcosa di statico che progetta di superare i suoi limiti fisici, la sua finitezza. Similmente, attribuire l'appellativo di coreografia a un movimento consente spesso di nobilitarlo come se questo fosse stato disegnato, o comunque, male che vada, di fare dell'ottimo sarcasmo.

#1 - Laboratorio di coreografia sperimentale

Nei piccoli teatri non si recita sempre e soltanto a soggetto, anzi spesso c'è chi si rifiuta di arrendersi alla mancanza di budget che nega lo spettacolo. In un piccolo teatro di quarta serie inglese, ad esempio, la squadra del Northampton Town si esibisce con successo in una coreografia da grandi palchi in cui, con solo una finta e tre tocchi per un totale di quattro secondi impiegati, un'intera squadra può trasformare in gol una punizione da posizione proibitiva.

#2 - Coreografia contemporanea

Perché una coreografia segni il suo tempo e si giochi le sue chance di rimanere impressa negli occhi e nella memoria degli astanti è necessario che stia sul pezzo. La febbre nerd che ha visto la Forza risvegliarsi nel mese di dicembre ha preso un po' la mano alla curva del CSKA Sofia. I supporter bulgari hanno intonato la Marcia Imperiale e si sono trasformati in troopers nostalgici di Darth Vader, con tanto di maschera bianca sul volto. Chiaro, è stato il lato oscuro della Forza a guidarli, ma non si può avere un'omelette senza rompere qualche uovo.

#3 - La coreografia vivente

Nella cultura pop moderna ci sono state solo due persone a dare l'impressione di vivere in una simultaneità costante di disegno e movimento, esibita a una velocità tale da risultare persino imprevedibile, ed erano Michael Jackson e Ronaldinho. Ultimamente il club sembra volersi allargare per lasciare spazio a Riyad Mahrez, il funambolo del Leicester City capolista.

Nel mese di dicembre l'ala algerina si è prodotta in numerosi sprazzi di breakdance e situazionismo, ma è nella sfida recente con il Chelsea che ha dimostrato quanto possa in realtà essere frutto di una fredda lucidità l'elasticità del suo movimento, sia che si tratti di rifilare una busta a Eden Hazard e poi puntare dritto alla porta avversaria,

sia che si tratti di ballare in faccia alla difesa intera del Chelsea da posizione defilata, prima di inventare un gol che in realtà è solo il gran finale di una coreografia assai più complessa.

I 5 posti più interessanti dove vedere basket in Italia

di Michele Pettene, Davide Bortoluzzi e Dario Ronzulli

Reggio Emilia

Finalista scudetto lo scorso anno, di nuovo capolista anche in questa stagione e, complici le difficoltà sassaresi e milanesi, con una concreta possibilità di portare il tricolore a casa. Al PalaBigi e nella cittadina emiliana si respira l’atmosfera delle grandi occasioni, facendo sembrare arduo da replicare altrove l’entusiasmo naturale per un progetto così costante e di successo. Se questo non bastasse, il nucleo di italiani di coach Max Menetti continua a detenere il primato di minuti giocati da autoctoni in tutta la Serie A, consolidando identità e simbiosi coi propri tifosi: Amedeo Della Valle e Achille Polonara stanno confermando quanto di buono (e a tratti clamoroso) mostrato l’anno passato; il carisma di Cinciarini e il fenomeno-NCAA Mussini sono stati rimpiazzati da Stefano Gentile e De Nicolao, con Aradori a completare “da veterano” il quadro vincente. E con un Kaukenas ancora letale negli ultimi minuti sia in Italia che in Eurocup (Reggio qualificata alle Last-32), il divertimento non dovrebbe mancare anche per i prossimi mesi.

Trento

L’anno scorso, da esordiente, sono arrivati uno stupefacente quarto posto e playoff; quest’anno è al primo posto e alle Last-32 di Eurocup: la favola dell’Aquila trentina continua ad aggiungere capitoli eccitanti alla propria giovanissima storia. Così come per Reggio, molte delle fortune partono da un progetto ben definito e da un coach protetto dalla società, ormai da considerarsi tra i top d’Italia: Maurizio Buscaglia è passato dal sistema star-centered dello scorso anno attorno al talento di Tony Mitchell a un platoon system dall’impatto devastante sulle avversarie in questo 2015-16. Tra il tuttofare ex NBA e califfo per questa Serie A Julian Wright alla grinta e leadership positiva dei due play, l’azzurro Poeta e il gaucho Forray, il mix di americani e italiani di valore con due giovani già d’impatto come l’ala Baldi Rossi e il tiratore Flaccadori ha infuocato una città che, nella sua tipica compostezza, ci sta prendendo gusto. Il PalaTrento è sempre pieno, le vittorie arrivano a grappoli e la gestione societaria è già diventata esempio virtuoso per tutto il panorama cestistico tricolore: il grande basket nel Trentino, solo a dirlo, profuma già d’impresa.

La ridente Trento, terza per qualità della vita in Italia.

Treviso

Quando si pensa alle città del basket in Italia non si può evitare di includere Treviso nella lista, specie considerando l’ultimo trentennio. Basket & Treviso, un connubio in passato associato al nome Benetton, che fin dai primi anni ’80 aveva preso in mano le redini della società. Nel 2012 la famiglia Benetton rinuncia alla squadra senior, in una vicenda dai molti lati oscuri, conservando solo il settore giovanile. Treviso si ritrovò così costretta a ripartire dal campionato di promozione, con un assetto però completamente rivoluzionato e una nuova società, che mise le basi per la crescita esponenziale delle ultime due stagioni, culminate con la vittoria del campionato di A2 Silver e l’attuale secondo posto nel girone est dell’A2 unificata.

Una squadra, Treviso, che con Pillastrini al comando sta valorizzando moltissimo i giovani italiani, su tutti il figlio d’arte Moretti e il giovane laziale De Zardo. Il consorzio “Universo Treviso” raccoglie infatti i contributi di un network di imprese del territorio, che oltre a finanziare la squadra approfittano di sinergie e opportunità di business. Il sentimento di identificazione da parte dei tifosi con il territorio ha portato a risultati tangibili e il Palaverde viaggia a colpi di 5.000 spettatori a partita. Con il tramonto del modello mecenatistico a Treviso sembrano aver trovato la giusta soluzione: dopotutto da sempre si dice che “l’unione fa la forza”.

Pistoia

Una volta un veterano del nostro basket mi disse: «Pistoia è il posto dove si fa più fatica a giocare da avversario. Hai presente il concetto di catino? Ecco: lì senti tutto, ma proprio tutto il tifo. E di fatto ti ritrovi davvero cinque contro sei». Al PalaCarrara non ho giocato, ma da cronista posso dire che i decibel che raggiunge l'impianto mettono un'adrenalina addosso che fa davvero immergere nella partita. Se la conformazione acustica aiuta e non poco, il grosso lo fanno i tifosi della Giorgio Tesi, appassionati che non hanno smesso di seguire la squadra quando nel '99 è fallita e ripartita dalla B2: figuratevi ora che sono in testa alla classifica come mai nella loro storia! Andare al palazzo è un rito laico, con tanto di pellegrinaggio prepartita. E indipendentemente dal risultato della gara, un giro in Piazza della Sala, nel cuore del centro di Pistoia, è d'uopo per l'analisi della partita accompagnata da una sana bevuta alcolica.

Pistoia, “città dei vivai”.

Agrigento

La “Effe” siciliana sta confermando di essere un punto di riferimento per quelle piccole realtà che, se gestite con accortezza, possono assestarsi ai più alti livelli cestistici, trascinando con loro la passione di piazze scampate al calcio fagocitante. Per farlo però serve innanzitutto un allenatore stimato, dotato e con una visione, merce rara in questo periodo: coach Franco Ciani è la ragione principale dello splendido gioco che Agrigento sta mostrando sui palcoscenici italiani dal 2011, con una promozione dalla B e una finale di A2 in soli quattro anni. Quest’anno il secondo posto nel girone Ovest è “solo” il frutto più evidente di un basket dinamico, moderno, corale, con due nomi italiani di (nostro personalissimo) culto come il razzente Piazza e il bomberone Evangelisti, cui Ciani ha affiancato una sicurezza come la guardia Saccaggi e due ottimi americani. Le premesse per diventare la Capo d’Orlando del sud della Sicilia ci sono tutte e nel caso di promozione un posto per Ciani nella valle dei Templi è già assicurato: non un patrimonio UNESCO, ma per la nostra pallacanestro.

Ed ecco a voi il tradizionale:

Borsino delle Società

di Francesco Lisanti (@effelisanti)

Sampdoria ↓

Massimo Ferrero è arrivato tardi. Vent’anni fa avrebbe inseguito Matarrese sotto la pioggia al fianco di Gaucci, urlando: «Gliene devo dire quattro». Allora il Corriere della Sera già sospirava nostalgico, «come ai vecchi tempi». Oggi Ferrero che «va a casa di un allenatore per convincerlo a venire e poi sta ore e ore sotto un portone per farsi dare una risposta» è altrettanto commedia all’italiana, altrettanto Carlo Verdone, ma non è più altrettanto iconico.

Massimo Ferrero si definisce «l’unico che in questo calcio malato investe ogni euro sul campo senza buttarne via neppure uno in amministratori delegati, direttori generali o altre figure che ricopro io stesso». È paradossale che un homo novus, un imprenditore self-made, che dovrebbe saper valutare l’importanza di uno staff competente, si trovi così lontano dalle comuni logiche aziendali. Ferrero al momento ricopre tutte quelle cariche, ma il risultato è sgraziato se non disastroso, come Verdone che si finge Manuel Fantoni.

Alla fine Montella è arrivato e percepirà il doppio di Zenga, cui nel frattempo è stato risolto il contratto con una buonuscita. Secondo consuetudine, il nuovo allenatore ha rivoluzionato lo staff blucerchiato: nuovo viceallenatore, nuovo preparatore atletico, nuovo preparatore dei portieri, due collabori tecnici, due analisti. Da qui in poi si assiste a un effetto domino di dimensioni comiche.

Pedone, a inizio stagione allenatore della Primavera, poi chiamato in prima squadra dopo la rescissione del contratto di Cagni, ritorna ad allenare la Primavera. Masi, allenatore della Primavera, viene sollevato dall’incarico. Prima che arrivasse Masi, era stato il responsabile del settore giovanile Invernizzi a rimpiazzare per un mese Pedone, salvo poi ritornare alle sue mansioni originali. In definitiva, la squadra Primavera ha avuto quattro diversi allenatori negli ultimi quattro mesi.

Contestualmente vengono sollevati dall’incarico il preparatore dei portieri Brambilla e il preparatore atletico Bartali, e demansionati Bellucci, da collaboratore tecnico alla panchina degli Allievi Nazionali, e Alessi, dalla panchina degli Allievi Nazionali a quella degli Allievi Lega Pro. Solo a margine di tutto questo, un punto in quattro partite strappato per una deviazione al novantaquattresimo.

L’espressione «in Italia non c’è un progetto per far crescere i giovani» è sempre un argomento facilmente spendibile nelle conversazioni, per quanto raramente supportato da informazioni precise. L’idea che l’organizzazione di uno staff tecnico debba rispondere a criteri di lottizzazione politica dovrebbe risultare abbastanza efficace.

Bologna ↑

Bologna capace d’amore, capace di morte, nelle parole di Guccini, s’accontenterebbe anche di un po’ di stabilità. L’orologio dell’innovazione s’era fermato al 2012, con l’ambizioso progetto di un centro sportivo da edificare nel comune di Granarolo. Ventidue ettari, dodici campi da calcio e la fiducia del presidente Guaraldi, fresco di un nono posto con Pioli in panchina e Di Vaio, Diamanti e Ramírez in campo. Data di scadenza: entro e non oltre l’estate del 2014.

L’account YouTube della società si espresse categoricamente: sorgerà.

Nell’estate del 2014, invece, il Bologna è retrocesso, in gravi difficoltà economiche, e ha cambiato sette presidenti nei precedenti dieci anni. È anche il momento in cui la società viene ceduta alla cordata rappresentata da Joe Tacopina, avvocato americano, e sostenuta da Joey Saputo, imprenditore canadese.

Neanche la nuova proprietà ha portato l’agognata stabilità. Joe & Joey non vanno d’accordo praticamente dal secondo giorno, probabilmente per ragioni legate alla spartizione delle quote. La querelle si trascina fino al puerile: l’amministratore delegato Fenucci che nega a Tacopina il seggiolino a fianco, Tacopina che si toglie la spilletta del Bologna dalla giacca. Il rapporto si è da poco risolto con una causa, tre milioni di risarcimento per Tacopina e Saputo nuovo presidente.

In compenso sono arrivate le idee. Il primo obiettivo fissato da Saputo era «tornare immediatamente in Serie A, ma senza commettere sciocchezze ed eccessi» ed è stato portato a termine. Saputo ha effettuato grosse iniezioni di capitale, ma con lo scopo di azzerare l’indebitamento verso banche. Ha bocciato la costruzione di un nuovo stadio e un nuovo centro sportivo, preferendo riqualificare le strutture attuali.

Il progetto c’è già, è completamente avallato dal Comune e sarà guidato dall’architetto Zavanella, che ha già lavorato allo Juventus Stadium. Per il momento l’odiosa pista di atletica è stata ricoperta, la capienza è stata ridotta e sono sorte nuove aree hospitality. Sarà poi realizzata una copertura completa, parzialmente demolita la struttura esterna e saranno avvicinate le curve. Costi ridotti, tempi brevi, in un contesto auspicabilmente stabile.

I migliori miracoli prenatalizi in NFL

di Francesco Casati (@FranklinCasati)

1. Hail Mary!

Quante volte parlando di football abbiamo sottolineato la cura dei dettagli e l'esaltazione della tattica? Tante, speriamo non troppe. Oggi per il Classificone di dicembre ribaltiamo tutto con l'incredibile finale tra Packers e Lions del 4 dicembre. Tempo scaduto, un'ultima occasione per Green Bay e una situazione di campo facile da difendere per i Lions. Insomma, il più classico Hail Mary pass, dove oltre a un lancio di oltre 60 yard ci vuole un miracolo. Eccolo!

https://www.dailymotion.com/video/x3gv1cz_la-hail-mary-victorieuse-d-aaron-rodgers-de-61-yards_sport

2. Calvin Johnson detto "Megatron"

Sulla difesa di Detroit ci sarebbe da scrivere un trattato e farlo leggere ai più piccoli per spiegare cosa non si deve fare in una situazione simile, ma i vine di Calvin Johnson sono più efficaci. Johnson, detto "Megatron" per il suo fisico irreale, è uno dei migliori ricevitori NFL e pur giocando in attacco sarebbe dovuto essere in campo per intercettare l'ultima palla. Invece è andata così.

3. Solo carbone per Clinton-Dix e Julius Peppers

La vittoria avrebbe reso meno amara una stagione (l'ennesima) deludente per i Lions, mentre per Green Bay il discorso è completamente diverso. I Packers hanno iniziato l'anno con sei vittorie, ma dopo la pausa hanno vissuto una pesante involuzione. L'attacco ha perso ritmo e oltre a non produrre punti non riusciva a macinare down e la difesa si è ritrovata a fare gli straordinari, restando in campo per il doppio del tempo rispetto alle prime sei gare. Sulla sideline si sono viste scene di tensione, in particolare tra il giovane Ha Ha Clinton-Dix e il veterano Julius Peppers.

Clinton-Dix è un giocatore in forte ascesa che ha sofferto molto l'involuzione della squadra e l'assenza per un paio di partite di Sam Shields: dal litigio con Peppers e gli spintoni di B.J. Raji ha capito come resettare le tensioni e ripartire. Quella lite ha compattato la difesa, mentre il miracolo di Aaron Rodgers (in coppia con il tight end Richard Rodgers) ha salvato la stagione, dato entusiasmo a tutta la squadra e unito i reparti. La domenica successiva i Packers sono entrati in campo con lo spirito di inizio stagione e hanno distrutto i Cowboys, il capo allenatore Mike McCarthy ha ripreso a chiamare i giochi offensivi e il gioco di corsa è tornato a essere un fattore: oltre a produrre yard ha tolto pressione a Rodgers.

Spiace per i Lions, una squadra storica mai baciata dalla fortuna, ma avere i Packers nel lotto dei playoff è cosa buona e giusta. Grazie Mary per quel passaggio.

Tre storie natalizie da rivendervi durante i cenoni

di Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio)

Dato che Santa Claus is coming to town ho scelto tre Storie Buone Per Il Natale: il mese da favola, classificati per leggendarietà, di tre squadre che potete rivendervi durante le feste anche solo per evitarvi la tombolata coi fagioli a segnare i numeri usciti. Visto che il Natale si passa in famiglia, ci ho associato tre motteggi popolari che ci riportano all'essenza di tutto, che poi è la terra, le condizioni del cielo, la preoccupazione innanzitutto della pancia piena.

3. Bournemouth FC (Inghilterra) - «Chi per Natale non ammazza il porco tutto l'anno col muso storto»

Le "Ciliegie" dovevano un po' essere—e diciamocelo, un po' lo sono—il Carpi d'Albione: poi qualcuno ha deciso che oltre al Giubileo questo dovesse essere anche anno dei dark horses in Premier League.

Il Vitality Stadium, l'home ground del Bournemouth, è lo stadio più piccolo della Premier League: da fuori sembra un ufficio postale. Ha 11mila posti a sedere ed è ottimo per comunioni, matrimoni e anniversari. Allestimenti da quotare separatamente.

Certo, la favoletta della squadra feticcio dei pensionati che arriva per la prima volta ai massimi livelli del calcio nazionale dopo una risalita di quattro serie in cinque stagioni, la prima delle quali con un indebitamento di milioni di sterline che l'avevano portata sull'orlo del fallimento e una penalizzazione di 17 punti in League Two, è notevole: ma la settimana vissuta a inizio dicembre è qualcosa di speciale, un po' come trovarsi nelle condizioni di dover incontrare a distanza di una settimana Keira Knightley e Rebecca Romijn-Stamos e riuscire a portarsele in salotto per un bicchiere di rosso e due chiacchiere.

Le "Ciliegie" si sono intortate prima il Chelsea-Campione-In-Carica a Stamford Bridge con un gol di Glenn Murray; poi al Vitality hanno affondato il Manchester United con un olímpico di Junior Stanislas e l'ingratitudine di Joshua King.

Il prequel della scena del Film Di Natale in cui il cattivo è ancora buono, o viceversa.

Sarebbe stato perfetto se in inglese si potesse dire the cherry on the cake (peccato che si dica the icing on the cake). Perché ciliegine migliori, sul pudding, il Bournemouth non ne poteva mettere.

2. US Sainte-Marienne (Francia - Réunion, DROM 974) - «A San Nicola di Bari la rondine passa i mari»

A novembre la Coppa di Francia vive il suo Momento Liberté, Égalité, Fraternité: nel calderone dei sorteggi finiscono tutte le squadre dilettantistiche, semidilettantistiche, DOM e TOM (Domini e Territori d'Oltre-Mare): è una specie di baraonda massiva, che per molti è una scocciatura (tipo farsi 19mila chilometri per una partita), per altri l'opportunità di mettersi in mostra.

Raramente le squadre DOM-TOM riescono a superare l'Ottavo Turno, quello in cui entrano e spesso escono di scena con la stessa rapidità: qualificarsi ai 32esimi di finale è sempre un risultato étonnant, come si dice in francese.

Sainte-Marienne ci è riuscita sbarazzandosi del Vertou in uno stadio intagliato nella sabbia e le mangrovie.

L'USSM ha uno stemma bislacco: mutuato su quello del Barcellona, ma con un aereo in volo sull'oceano al posto della Croce di Sant Jordi e una fabbrica stilizzata che sembra una ClipArt al posto della bandiera catalana. Viene dalle Isole Réunion. Avete presente dove stanno le Isole Réunion?

Nel bel mezzo del niente, molto lontane dalla Francia.

L'anno scorso a sfiorare l'impresa sono stati i martinicani del Club Franciscain: caddero sotto i colpi del Nantes, ma almeno si fecero un mese in Francia. Troppo dispendioso tornare nelle Antille dopo aver guadagnato la qualificazione e poi di nuovo in Francia per affrontare i gialloverdi, la FFF li ospitò per quasi un mese a Clairefontaine. Deve essere bello passare il Natale a Clairefontaine.

Il 2 gennaio l'USSM affronterà il Gazélec Ajaccio, che a novembre s'è preso lo sfizio di battere il Nizza rivelazione della Ligue 1: probabilmente andrà a finire che i tamburi di Réunion non suoneranno a festa, però almeno gli uomini d'oltremare passeranno il capodanno in Métropole, che non mi pare proprio malaccio, dài.

1. US Alessandria (Italia) - «Dicembre mese di bruma: d'innanzi mi scalda, e dietro mi consuma»

Ad Alessandria non sono mai stato, l'ho sempre vista dal treno, me la immagino graziosa, ma non bellissima, sempre piena di una nebbia impenetrabile, ma non scura come la ghisa: direi più come le maglie dei "Grigi", la squadra che stiamo tifando un po' tutti per l'odore che sprigiona quella miscela di anni '70, cenerentolitudine e stupore indotto.

Nicco & i suoi fratelli / del Palermo fan brandelli.

La squadra di Angelo Gregucci (con un passato da calciatore, certo, ma anche da collaboratore tecnico in Inghilterra prima con Mancini al City e poi con Liverani al Leyton) è seconda nel suo girone di Lega Pro: ha il miglior attacco e la seconda miglior difesa, è una squadra ben organizzata, ma battere due club di Serie A (perché poi c'è stato anche il Genoa) in casa loro non è mai solo questione di essere quadrati, anche se aiuta. Contro i "Grifoni", per esempio, il portiere alessandrino Vannucchi si è dovuto trasformare nel Tim Howard di Quella Celebre Foto.

Il gol decisivo, nei supplementari, di Bocalon. Il Gasp non la prende benissimo.

Quello che voglio dire è che andare a imporre la propria personalità dirompente non solo contro i pronostici, ma anche contro la plausibilità, è un qualcosa che succede solo nelle scene madre dei film natalizi. Voi però ai vostri figli raccontate quanto fosse forte quel novembre l'Alessandria. Prima di indossare l'abito rosso con la barba finta, if you know what I mean.

Alcune cose molto belle accadute durante la stagione regolare di college football

di Nicola Palmiotto (@npalmiotto)

1. Questo non è football (Parte 1)

Se esiste il quidditch babbano può esistere qualsiasi altro tipo di gioco. Compresa questa mutazione genetica del college football accaduta realmente lo scorso 31 ottobre tra Miami e Duke quando mancavano 6 secondi dalla fine della partita.

Un episodio di una bellezza così sconvolgente non meritava di essere annullato. Per consegnarlo agli annali (e a questa rubrica) gli arbitri hanno deciso di sorvolare su almeno 4 grosse irregolarità andando incontro con fierezza a due turni di sospensione.

2. Questo non è football (Parte 2)

Nonostante siano due sport completamente diversi il football può essere considerato un discendente del rugby, tanto che qualche volta lo ricorda molto da vicino. Questa infatti cos’altro è, se non una rolling maul?

3. Le confessioni di un punter

Il Ray Guy Award è il premio annuale per il miglior punter del college football. Da due anni il trofeo finisce nelle mani di Tom Hackett, calciatore australiano dell’Università di Utah. Qualche giorno fa il reporter della ESPN Chris Fowler gli ha chiesto come mai abbia scelto un ruolo così statico, considerando lo spiccato atletismo dell’aussie football, largamente praticato dai suoi connazionali. «La principale ragione per cui faccio questo sport è perché in fondo sono grasso e non mi piace correre molto», ha replicato serio Hackett.

Eppure non tutti i punter la pensano allo stesso modo. Chiedere a Riley Dixon di Syracuse, che all’occorrenza è anche corridore e ostacolista.

4. Fenomeni paranormali

Il cammino perfetto di Alabama durante questa stagione è stato macchiato dall’unica sconfitta, per giunta casalinga, patita contro Ole Miss. In parte per quello che è successo al terzo quarto, quando gli dei del football hanno deciso di schierarsi spudoratamente al fianco dei Rebels del Mississippi.

5. Mike the Tiger e altre bestie

Mike “the Tiger” è la mascotte vivente dell’Università di Lousiana State. A Baton Rouge hanno perfino deciso di investire la “modica” cifra di 3 milioni di dollari per ricreare nel bayou l’atmosfera tipica della jungla del Bengala. Questo spirito animalesco deve aver contagiato anche il running back Leonard Fournette, che durante la partita vinta 45-21 contro Auburn ha fatto questo genere di cose.

Tigre, gorilla, rinoceronte, fate voi. Uno che corre 228 yarde e segna 3 touchdown mentre gli avversari provano invano ad abbrancarlo rimbalzandogli addosso e volando via per aria ha molto poco di umano.

6. La rivincita di LaQuan Mcgowan da Amarillo

Se pesi 185 chilogrammi hai poche chance per essere cool. Le ragazze non ti filano e a scuola probabilmente sei la vittima preferita degli scherzi dei compagni. Esiste però un modo per riscattarsi.

Magari diventando un, tanto improbabile quanto devastante, tight end di college football, capace di segnare touchdown che mandano in visibilio i tifosi. Parola di LaQuan Mcgowan da Amarillo (Texas).

Introduzione: Rodman incontra l’ISIS

di Valerio Coletta (@inesatto)

Che diavolo significa che non c'è Google Street View su al-Raqqa.

No signor Rodman, quel servizio di Google non è disponibile per le città della Siria.

Che cavolo significa.

L'uomo rimase in silenzio, cercando con gli occhi l'aiuto delle altre persone accalcate nel fuoristrada. Il vento batteva sui finestrini graffiati e la Jeep proseguiva spedita la sua corsa nella piana arida verso l'Eufrate. Alle loro spalle, all'orizzonte, le montagne azzurrine del Jabal 'Abd al 'Aziz coloravano il cielo giallo.

Vuoi farmi credere che al califfato non sta bene neanche Google cazzo View?

Non sarebbe vista di buon occhio una Google Car, signor Rodman.

Merda fa caldo, sospirò Rodman, chiudendo di scatto il suo portatile con antenna satellitare, provando a scorgere fuori dal veicolo qualcosa che non fossero rocce, sabbia o sbuffi di polvere.

Siamo arrivati signor Rodman.

La Jeep si fermò e spense il motore. Tutti i passeggeri erano visibilmente nervosi e si facevano piccoli per fare spazio alla mole dell'americano. Ognuno di loro aveva preso quel passaggio per un qualche motivo imprecisato, ma solo il motivo di Rodman sembrava pesare in quel momento. Tutti lo guardavano con la coda dell'occhio mentre caricava lo zaino di scartoffie (sì, fogli di carta con degli appunti scritti a mano), dei Twix e due bocce d'acqua.

Signor...

Rodman mise un rotolo di dollari americani sul grembo dell'uomo.

Dove hai detto che devo andare?

Scesero entrambi dalla Jeep. L'aria era bollente e il vento tagliava la pianura. L'uomo gli diede alcune indicazioni.

Conosce qualche parola in arabo signor Rodman?

Mi hai portato in Arabia del cazzo? Avevo detto al-Raqqa, dove c'è l'ISIS.

In fondo alla piana lo squarcio sfavillante del grande fiume faceva da limite alla cornice di nulla che li circondava.

Buona fortuna signor Rodman.

Fanculo.

L'uomo risalì sulla Jeep e sparì tra le rocce con gli altri passeggeri.

Rodman infilò il cappuccio della felpa sul turbante improvvisato. Gli occhiali scuri lo riparavano dai raggi obliqui del sole e dalle raffiche di vento. Zaino in spalla cominciò a camminare verso il fiume.

Due ore e mezza dopo, il corso scintillante dell'Eufrate era ancora lontanissimo, il sole era alto e la temperatura insopportabile. Rodman si trascinava sulla terra arida con il volto bagnato di sudore.

Merda.

Mangiò un Twix (quindi due barrette).

Vomitò dieci minuti dopo con fitte allo stomaco.

L'acqua era calda, imbevibile.

Si guardò intorno per scorgere un filo d'ombra. Stringeva i denti e respirava male. Frugò nello zaino e tirò fuori una fiaschetta di whisky. Bevve.

Vomitò. Si accasciò a terra con la faccia nella polvere.

Sentiva solo il vento. Guardava intensamente alcuni granellini di sabbia neri, cercando di dimenticare il dolore.

ma-che-cazzo-ci-fai-qua

Rodman trasalì, ma non aveva la forza di alzarsi. Voltò di poco la faccia per vedere chi c'era. Vide delle scarpe bianche accanto a lui.

Eh?

che-cazzo-stai-facendo

Con un notevole sforzo si voltò supino, con la faccia rivolta al cielo.

Accanto a lui c'era Michael Jordan, con la divisa nera-bordini rossi dei Bulls 1997-98. Scarpe bianche con la striscia nera, polsino rosso al gomito, cavigliera nera con la striscia rossa alla gamba sinistra, calzini corti bianchi, gomma da masticare. Sembrava incazzato.

dennis-rodman-che-cazzo-ti-salta-in-mente-di-fare-perché-sei-venuto-quaggiù-cristo-santo

Mike, mi sono steso qualche minuto per riposarmi, fa un caldo del cazzo.

dico-in-siria-perché-cazzo-sei-venuto-in-siria-che-cavolo-ti-dice-la-testa

Devo andare a parlare con l'ISIS e convincerli che le esplosioni del cazzo sono una cazzata e che possono stare tranquilli perché mi occuperò io di quello che gli serve.

Jordan sputò la gomma lontano, coprendosi gli occhi dal sole.

perché-non-sei-rimasto-nell'ambiente-dennis

Nel basket? Nel basket non mi vuole nessuno, pensano che io non sia adatto a ruoli di responsabilità.

potevi-fare-il-commentatore-lo-fa-shaq

Non gli piace come cazzo parlo alle tv del cazzo.

potevi-fare-l'attore

Faccio schifo come attore.

quel-film-con-i-nani-era-divertente

Una merda.

potevi-continuare-nel-wrestling

Il wrestilng è una merda.

potresti-comprarti-una-squadra

Non ho un soldo Mike, sono un alcolizzato del cazzo, spero mi invitino a qualche reality del cazzo, per i soldi.

perché-sei-venuto-quaggiù

Non lo so.

ma-perché

Non lo so che cazzo.

Ora si stava bene al sole, il vento si era calmato.

sei-stato-un-grande-giocatore-dennis

Lo so.

non-avrei-vinto-quello-che-ho-vinto-senza-di-te

Lo so.

Il fiume sbrilluccicava lontano.

Aiutami ad alzarmi Mike.

non-posso

Perché cazzo non puoi.

perché-sono-una-figura-onirica-non-esisto

Fanculo.

Rodman si alzò in piedi grugnendo, si pulì un po' di bava sabbiosa dal mento e sputò in terra. Alcune colonne di fumo nero si alzavano lontane all'orizzonte, sulla destra, erano delle minuscole colonne scure che salivano verso il cielo.

Rodman bevve un po' di acqua calda. Improvvisamente il terreno cominciò a vibrare e un rombo si alzò nell'aria. Una schiera di pick-up Toyota pieni di fango muoveva nella sua direzione. I fuoristrada erano carichi di uomini vestiti di nero, sporti dal retro e dai finestrini con Kalashnikov e M16 A4, molti imbracciavano delle bandiere nere.

Dovevo fare il wrestling del cazzo.

Cominciò a camminare verso la schiera di veicoli.

Sei ancora con me Mike?

ti-copro-le-spalle

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