
Liverpool-Inter
Dario Saltari
Ok, andiamo dritti al punto: l’Inter ha almeno una chance per passare il turno? Per la squadra di Inzaghi il reboot del sorteggio di Champions è stato più nefasto che mai. Certo, anche contro l’Ajax sarebbe stato complicato ma il Liverpool in questa prima metà di stagione si è semplicemente dimostrata la migliore squadra d’Europa. Se è vero che in Premier League ha avuto qualche inciampo (e comunque è sotto di solo un punto rispetto al Manchester City capolista), in Europa la squadra di Klopp ha dominato il suo girone di Champions - che poteva tranquillamente essere definito come un “girone della morte” - come se fosse ai primi turni di Coppa di Lega.
È vero, ci sono alcune variabili su cui forse l’allenatore nerazzurro potrebbe fare leva. Penso a quanto l’Inter stia diventando abile nel fare densità in zona palla superando il pressing avversario palla a terra, ma anche a come potrebbe sfruttare il gioco lungo nel caso l’intensità del Liverpool diventasse ingiocabile: a cosa serve Dzeko se non a dominare con gli stop di petto i difensori avversari nelle freddi notte di marzo? Ovviamente nel mio ragionamento c’è una certa dose di wishful thinking perché è difficile credere che questo basterà per superare una squadra come quella di Klopp. Quindi lo chiedo anche a voi: c’è una via che l’Inter può intraprendere per passare il turno oppure possiamo solo appigliarci alla speranza che da oggi a quando si giocherà la partita il Liverpool perderà in brillantezza?
Marco D'Ottavi
La brillantezza è uno stato che si associa al Liverpool di Klopp da diverse stagioni, difficile pensare possa smarrirla nell’arco di un paio di mesi. La scorsa stagione, una stagione andata male per gli standard del Liverpool, è stata un intreccio di circostanze così improbabili (gli attaccanti hanno iniziato a sbagliare tutto) e pura sfortuna (i difensori si infortunavano ogni dieci minuti) che non penso si possa ripetere quel momento in cui era sembrata una squadra normale.
Per una squadra italiana è quasi impossibile pareggiare il livello di intensità e qualità del Liverpool per 180 minuti. Il Milan, sulla carta, era il prototipo di squadra che avrebbe potuto provarci, eppure ci è riuscita solo per alcuni momenti e non è bastato per vincere nessuna delle due partite, neanche il ritorno, che il Liverpool ha giocato con le riserve. Questo perché i meccanismi del gioco di Klopp sono ormai così naturali per i suoi giocatori e ricchi di alternative da poter sopperire anche qualche assenza. Si può andare velocissimo in verticale con il trio in attacco, costruire dal basso passando per il centro, oppure affidarsi alle fasce dove Trent-Alexander Arnold è praticamente un trequartista. L’unica incognita a cui si possono appellare i tifosi dell’Inter è la Coppa d’Africa, che potrebbe trattenere e affaticare Sané e Salah, due dei giocatori più importanti della squadra.
L’Inter comunque si sta dimostrando la miglior squadra del nostro campionato e, pur sfavorita, non mi sembra neanche il caso di farle il funerale in anticipo. L’assenza di Barella all’andata peserà, perché è uno dei pochi giocatori che si troverebbe bene anche in una partita ai ritmi del Liverpool, ma può contare su una squadra che sembra al top del proprio livello psico-fisico.
Daniele Manusia
L’Inter è stata così sfortunata che anche nel sorteggio poi annullato era riuscita a pescare una squadra arrivata a punteggio pieno nel proprio girone (l’Ajax). Le difficoltà in Champions League prima o poi si devono affrontare e non so se è davvero così meglio uscire giocando contro una potenziale vincitrice o contro una squadra alla portata che magari ti ha colto di sorpresa. Mettiamola così: l’Inter non avrà bisogno di motivazioni supplementari e non ci sarà dettaglio della squadra di Klopp che non sarà a conoscenza di Inzaghi e del suo staff. La vera sfida sarà nel resistere alla pressione del Liverpool quando l’Inter vorrà costruire, oppure comunque riuscire a saltarla servendo bene Dzeko e non allontanandolo troppo dai compagni.
La partita dell’Inter dipenderà dallo stato di forma dei suoi giocatori più importanti (lo sono in molti, ma in questo periodo fatico a immaginare un’Inter competitiva in Europa senza il miglior Calhanoglu e il solito Brozovic) ma anche dallo sviluppo del gioco di Inzaghi, che dovrà alzare il ritmo anche in campionato - dove la costruzione è pressata raramente e la difesa nerazzurra arriva agilmente a giocare con i piedi a centrocampo - per non far subire troppo il cambio di velocità quando verrà a trovarli il Liverpool a Milano… anche giocare il ritorno ad Anfield non è proprio il massimo, ma come si dice: sono queste le partite che ogni squadra vorrebbe giocare in Champions League, no? E allora giochiamola, senza paura ma anche senza rimpianti.
Juventus-Villarreal
Marco D'Ottavi
Tra le seconde classificate dei gironi il Villarreal occupa esattamente il mezzo. Non ha il blasone e i soldi di PSG e Atletico Madrid, ma non è neanche imbucata come Sporting Club o Salisburgo. È campione in carica dell’Europa League, per dirne una, pochi giorni fa ha eliminato l’Atalanta segnandogli tre gol in casa e, soprattutto, ha un allenatore che nei confronti diretti sembra trovarsi a suo agio come Renatino in fabbrica. Come già nella scorsa stagione sembrano però esserci due Villarreal: uno che stenta in campionato, dove è solo 13esimo con appena 4 vittorie e uno brillante in Europa, dove con un po’ di fortuna nella partita con lo United avrebbe potuto chiudere il girone al primo posto.
La squadra di Emery è scorbutica, compatta quando deve difendersi, ma anche in grado di tenere il pallone (in Liga è terza per possesso palla). Il problema maggiore del Villarreal, al momento, è che Gerard Moreno sembra aver perso il suo tocco magico e gli manca un finalizzatore (in 17 partite ha segnato appena 18 gol in Liga da 23.1 xG). In qualche modo per la Juventus è un sorteggio simile a quello degli ultimi due anni con Porto e Lione: una squadra non così forte da giustificare l’eliminazione, ma neanche così inferiore da far bastare il compitino per far passare il turno. In questa prima parte della stagione la Juventus, però, non sembra poter andare oltre il minimo, se non affidandosi al talento di (alcuni) singoli. A febbraio contro il Villarreal di Emery basterà?
Dario Saltari
Anche una Juventus sotto al minimo potrebbe bastare per battere una squadra che sta faticando a uscire dalle paludi delle metà classifica della Liga (attualmente è tredicesima). Anche se, come dici, forse al momento sta andando sotto le aspettative in quanto a risultati va anche detto che, se si esclude l’ultima rocambolesca partita contro l’Atalanta, il Villarreal non ha mai battuto un avversario del suo livello o superiore. Ha perso contro il Siviglia, il Barcellona (questo Barcellona) e il Manchester United, ha pareggiato contro Real e Atletico (anche se all’ultimo secondo e per via di un autogol di Mandi). Qui però arriva il grosso ma: non solo per la mistica di Emery con gli scontri diretti, ma anche perché il Villarreal in Europa è una squadra molto diversa da quella che si presenta in Spagna. A marzo la Juventus dovrà aspettarsi un avversario molto basso e compatto, capace di risalire velocemente il campo in verticale con giocatori che sanno portare benissimo palla in progressione come Capoue e Danjuma. Proprio l’attaccante olandese sembra essere sul percorso giusto per diventare il prossimo incubo della Juventus: velocissimo nel lungo e con un ottimo istinto in finalizzazione, Danjuma ha già collezionato 9 gol tra Liga e Champions League, e sembra essere il profilo perfetto per dare fastidio a una difesa ancora problematica come quella di Allegri. Perché alla fine questo continua a essere il problema della Juventus, molto più che il Villarreal: se nelle stagioni precedenti con Allegri eravamo sicuri che i bianconeri sarebbero arrivati a marzo nella forma migliore, quest’anno possiamo dire lo stesso?
Emanuele Atturo
Di solito le squadre di Emery seguono un ciclo di programmazione precisa, per cui la massima forma atletica e tattica arriva a febbraio/marzo (altra cosa che rende Emery un tecnico molto italiano). Lo abbiamo visto l’anno scorso col Villarreal, che è salito sensibilmente di rendimento con le prime fioriture primaverile; e abbiamo imparato a conoscerlo nelle stagioni al Siviglia, quando Emery trovava il proprio assetto tattico, la propria solidità e i propri giocatori chiave, quando inizava la fase a eliminazione diretta. Quindi vediamo, potremmo trovare un Villarreal leggermente diverso da oggi.
Marco D'Ottavi
Per la Juventus, prima che di “picco della forma”, mi sembra che bisogna parlare di identità. Questa squadra al momento non sa bene quello che deve o che vuole fare in campo. In passato le “Juventus di Allegri” ritoccavano sì le proprie tattiche durante l’inverno, ma erano squadre già plasmate, con idee chiare, che magari sembravano dormicchiare in attesa del famoso febbraio/marzo. Quindi mi sembra che di lavoro da fare ce ne sia più del solito e il tempo è sempre meno. Magari contro il Villarreal non servirà la miglior Juventus possibile per passare, forse basterà schierare abbastanza giocatori di talento (sperando non siano infortunati) per svoltare il doppio confronto contro una squadra che almeno in alcuni momenti ti aspetterà nella sua metà campo. Vedremo se Allegri sarà in grado di farlo.
Napoli-Barcellona
Emanuele Atturo
Si può dire che tra tutte le sfide europee, questa è quella con più incognite? Il Barcellona ha già cambiato allenatore ed è in una delle stagioni più travagliate della propria storia; l’ossatura del Napoli è scarnificata. Bisogna guardare nella sfera di cristallo per capirci qualcosa, ma visto che tu ne hai una, che dice?
Marco
Ho visto nella sfera e - amici catalani - le cose si fanno difficili. Questa strana forma di spareggio, che ancora non ho capito se mi piace o meno, in questo abbinamento ha funzionato perché mette di fronte due squadre scontente, che di certo non volevano trovarsi qui. Ma sono anche due squadre il cui livello al momento non è così dissimile, come invece ad esempio era sembrato negli ottavi di due anni fa. Ovviamente non è possibile individuare lo stato di forma delle due squadre al momento delle due partite, il numero di infortunati e le altre variabili più o meno grandi che stanno influendo in queste settimane sulle due squadre, però se il Napoli con Spalletti sembra aver trovato una nuova vitalità (e se le ultime partite sono andate male è difficile pensare che avrà più infortunati di ora) dall’altra il Barcellona è entrato nella sua fase più oscura, come se stesse ancora elaborando il lutto del suo figlio prediletto.
In campo sarà comunque una bella partita, tra due squadre che vogliono tenere il pallone che a modo loro sono tecniche e possono schierare giocatori unici. Da tifoso dell’Europa League è bello poter vedere in campo giocatori come Busquets, Pedri, De Jong, Insigne, Koulibaly e Fabian Ruiz. Sarà sicuramente il confronto con più tecnica dei sedicesimi di Europa League.
Daniele Manusia
Non vorrei portare male, ma si spera che delle due quella che a febbraio avrà risolto più problemi (legati per lo più all’assenza di alcuni giocatori) potrebbe essere proprio il Napoli, no? La parabola declinante del Barcellona è arrivata al punto che la vediamo sfavorita persino contro una squadra che, mentre scriviamo, ha vinto solo una delle ultime sei partite di campionato? Oppure è il Napoli ad essere schizofrenico, con una forchetta troppo ampia tra la propria forma migliore e la peggiore?
Emanuele Atturo
Mi sembrano entrambe squadre con una forchetta molto ampia tra la forma migliore e la peggiore, perché dentro principi di gioco confusi sono i giocatori a determinare l’identità della squadra. Sia il Barcellona che il Napoli dipendono molto dalla presenza dei propri migliori giocatori: quando il Napoli è al completo ha una squadra con le idee più chiare, ma il Barcellona continua ad avere - anche in questo medioevo - grandi picchi individuali (De Jong, Pedri, Depay, Ansu Fati). Quindi non darei il Napoli per favorito, ma di certo rispetto agli ottavi di Champions di due anni fa la distanza tra le due squadre si è accorciata: nessuno del tridente titolare di quel Barcellona ci sarà, né Messi, né Griezmann, né Suarez. Mentre il Napoli all’epoca era partito con Verdi titolare in attacco.
Chi vedete come un possibile giocatore chiave, da una parte e dall’altra?
Daniele Manusia
Abbagliati dall’arrivo di Anguissa forse non abbiamo sottolineato a dovere la prima parte di stagione di Fabian Ruiz, cresciuto come tutto il centrocampo del Napoli quest’anno, ma queste sono il tipo di partite da mangiarsi in un sol boccone se si vuole finire nella conversazione con i migliori nel tuo ruolo. E lui ha le carte in regola per farne parte. Per il Barça è difficile da dire oggi, ma dopo la pausa autunnale, l’infortunio e la ricaduta in allenamento, Pedri dovrà potrebbe fare la differenza tra la squadra di inizio stagione e quella che forse ha in mente Xavi.
Lazio-Porto
Daniele Manusia
Sergio Coinceçao torna all’Olimpico con una squadra plasmata sulle idee della Lazio di Sven-Goran Erikson, 4-4-2 solido, intenso e muscolare, contro una Lazio sarriana che almeno in teoria dovrebbe giocare un calcio di tipo opposto, leggero, associativo, tecnico. Sembra un po’ di vedere la Lazio a confronto con due idee di se stessa, il suo passato e il suo futuro - ricordi il video di presentazione di Sarri “Aprite le porte alla bellezza”?
Foto di Claudio Villa /Allsport
Dario Saltari
Il problema, per la Lazio, è che per adesso o quelle porte non sono state aperte oppure la bellezza non è ancora entrata. La squadra di Sarri in campionato per adesso è sembrata soffrire proprio quelle squadre fisiche, che seguono principi di gioco laschi e fanno dell’intensità senza palla il loro punto di forza, come il Verona, il Bologna ma anche in parte il Sassuolo. Di questo tipo di squadre il Porto è di sicuro l’espressione più apocalittica a livello europeo, praticamente il loro occhio infuocato di Sauron - persino l’Atletico Madrid è sembrato in imbarazzo di fronte al loro calcio distruttivo. Da qui a marzo, quando si giocheranno i sedicesimi di Europa League, la Lazio dovrà per forza di cose salire di livello da un punto di vista tecnico, oppure pensare di proseguire in Europa League sarà difficile. Insomma, mi sembra che non potesse esserci un incastro peggiore per i biancocelesti, ma forse sono troppo negativo io. Sono troppo negativo io?
Emanuele Atturo
Il problema è che sembra difficile per la Lazio riuscire a pareggiare l’intensità fisica del Porto. La squadra di Conceicao in Champions ha messo sotto sul piano atletico il Milan, che in genere in Serie A mette sotto più o meno tutti. Non mi piace fare analisi usando questa proprietà transitiva, ma il fatto che il Porto sia una squadra tosta lo confermano le prestazioni di questi anni di coppe europee. La Lazio finora è andata in grande difficoltà contro squadre che giocavano a un ritmo alto. D’altra parte è vero che i suoi giocatori chiave in questi anni hanno dimostrato di saper alzare il proprio livello quando c’era bisogno: la Lazio vinse 3-1 contro il Borussia Dortmund. In panchina non c’è più Simone Inzaghi, ma Luis Alberto, Milinkovic e Immobile sono sempre lì.
Atalanta-Olympiakos
Emanuele Atturo
Squadra greca = bene, è una delle leggi intramontabili dei sorteggi europei. Eppure, è proprio così? L’Olympiakos sta frantumando il campionato: è primo a 35 punti, 24 gol segnati e 9 subiti. In campionato non hanno mai perso e hanno pareggiato soltanto due partite. In Europa però vanno male da inizio stagione: ai preliminari di Champions League sono stati eliminati ai rigori dal Ludogorets
Daniele Manusia
Come se la cava l’Olympiakos contro le squadre che marcano a uomo? Esistono squadre che marcano a uomo in Grecia? No sul serio, l’Atalanta è riuscita ad uscire dalla Champions dimostrando di essere superiore per la maggior parte dei minuti a quasi tutte le avversarie incontrate, soprattutto al Manchester United. È uscita, diciamo così, in un modo che piacerebbe ad Allegri, per la cattiva gestione di pochi momenti fatali. Con tutto il rispetto per l’Olympiakos di M’vila, Valbuena, El Arabi, Tiquinho Soares, il dubbio principale secondo me riguarda le motivazioni: come vuole farla questa Europa League l’Atalanta. Secondo voi vuole provare a vincerla - perché in caso, secondo me, potrebbe - o la vivrà come un fastidio, una distrazione in una stagione in cui magari può puntare sul serio allo Scudetto?
Emanuele Atturo
Se l’Atalanta ha dimostrato di essere all’altezza della Champions League, l’Olympiakos in Europa League ha fatto tanto fatica. Bisognerà solo stare attenti alla capacità di Tiquinho di battagliare in attacco e alle abilità di Ronny Lopes in spazi stretti e nel dribbling (ha tutta l’aria del giocatore fastidioso per la squadra di Gasperini). Altra cosa: due centrali difensivi - Cissè e Semedo - davvero enormi e pericolosi sui calci piazzati. Per il resto sono d’accordo con te che l’Atalanta se affronta la partita con serietà non dovrebbe avere problemi. La squadra per me ha una rosa abbastanza lunga per gestire le due competizioni, e per la propria storia sono sicuro che affronterà l’Europa League al massimo delle proprie possibilità. Stiamo parlando di una coppa importante, che permette all’Atalanta di consolidare la propria posizione europea: anche solo un piazzamento importante, come una semifinale, rappresenterebbe una tappa importante del percorso di crescita del club.