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Come Bastoni ha scardinato il Napoli
22 nov 2021
Il centrale dell'Inter è stato decisivo.
(articolo)
10 min
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All’ottavo minuto del primo tempo la partita è furiosa, Inter e Napoli sembrano pressare in alto ognuno il possesso dell’altra più per la volontà di mostrare i muscoli che per ottenere davvero qualcosa. Da una contesa confusa a centrocampo la palla torna per un attimo ad Handanovic ma il Napoli non respira: Osimhen, che era salito in pressione su Skriniar, chiama Lozano col braccio dall’altro parte del campo e gli ordina di farsi mezzo campo per andare a prendere anche Ranocchia. Il messicano però è in ritardo e Ranocchia ha un attimo per alzare lo sguardo e vedere che Lautaro Martinez si è staccato dalla linea difensiva del Napoli per venire nel cerchio di centrocampo. Nel momento in cui la palla arriva pulita sui piedi del dieci argentino si capisce che la coperta del Napoli è troppo corta: nonostante abbia una mano di Koulibaly sulle proprie spalle, Lautaro non fa troppa difficoltà a girare il pallone a sinistra su Bastoni, che è l’unico tra i 22 in campo a potersi concedere il lusso di avere qualche secondo libero con la palla tra i piedi.

Ma trovare il proprio spazio è solo metà della storia in campo, poi bisogna saperlo utilizzare. Bastoni non ha incertezze: inizia ad accelerare conducendo palla con il sinistro, sembra abbassare le orecchie come un cane in corsa per quanto è concentrato, ed entrato sulla trequarti ha diverse opzioni per provare ad arrivare in porta.

Potrebbe continuare a puntare l’area e costringere la difesa del Napoli a prendere una scelta su cosa fare. Oppure potrebbe aprire a sinistra, dove c’è Perisic a pochi metri da lui che chiede palla. O ancora, potrebbe tentare un cross direttamente in area, magari per Barella che sta tagliando alle spalle di Lautaro. Bastoni, invece, va per l’uomo più lontano, Darmian, che sta attaccando il lato debole alle spalle di Mario Rui. Il centrale dell’Inter, però, aspetta un attimo di troppo e l’azione improvvisamente si disfa, come se qualcuno avesse tirato un filo che fuoriusciva dalla trama finendo per smagliarla completamente. Darmian, vista l’incertezza del compagno, decide di attaccare l’area, mentre Bastoni gli crossa come se fosse rimasto largo, mandando il pallone in fallo laterale.

È la prima volta che l’Inter arriva in area (più o meno) utilizzando Bastoni come leva ma non sarà di certo l’ultima. Il Napoli, nonostante l’intensità di chi voleva subito far capire all’avversario con chi aveva a che fare, era sceso in campo senza un’idea precisa di cosa farsene, di quel terzo centrale a sinistra. Osimhen partiva schermando la linea tra Ranocchia e Brozovic finendo poi per indirizzare il possesso verso Skriniar, Insigne cercava di salire a uomo proprio sul centrale slovacco. Bastoni, invece, era inspiegabilmente lasciato libero: Lozano teoricamente avrebbe dovuto schermare la traccia tra lui e Perisic - riuscendoci solo a volte - ma questo lasciava comunque insoluto il problema di cosa fare nel caso in cui a Bastoni gli fosse presa l’idea di farci qualcosa con il pallone.

Al 14', per esempio, l’Inter fa girare la palla in difesa da destra a sinistra con l’aiuto di Calhanoglu e Lozano è ancora una volta in ritardo su Bastoni. Il Napoli scala tutto a destra pensando alla facile traccia lasciata libera dal messicano verso Perisic e invece Bastoni quasi con un passo da ballo latinoamericano con il primo controllo rientra dentro al campo. È in posizione di regista di fatto e il Napoli è appena andato fuori giri, l’opzione più logica è ancora una volta cambiare campo verso Darmian, che sta di nuovo attaccando il lato debole con la solerzia del burocrate sovietico.

Da questa diagonale, come si dice nel tennis, il Napoli non riuscirà mai a uscire. Ed è strano che Spalletti non abbia nemmeno provato a porre rimedio, prendendosela con Osimhen e i suoi vani tentativi di indirizzare il possesso dell’Inter verso Skriniar, dimenticandosi però che la squadra nerazzurra poteva sempre aggirare il suo pressing andando da Handanovic. Forse il Napoli si è fatto illudere dal gol del vantaggio, nato proprio dall’unica volta in cui questa diagonale è andata in cortocircuito. Su una palla recuperata a centrocampo, Bastoni ha cercato di servire un po’ pigramente Barella (per una volta sulla mediana in fase di costruzione) che, sbagliando il primo controllo e facendosi scippare il pallone da Zielinski, ha dato il via all’azione del vantaggio della squadra di Spalletti. L’1-0, però, è stato casuale e si è inserito nel contesto di un primo tempo in cui il Napoli non sapeva né come gestire il triangolo con cui l’Inter costruiva gioco a sinistra - quello composto, cioè, oltre che da Bastoni anche da Perisic e Calhanoglu - né come uscire dalla pressione alta avversaria e quindi raggiungere in maniera pulita i suoi trequartisti. Non è un caso se l’Inter ha chiuso il primo tempo con quasi il 54% di possesso palla contro la squadra che di media in Serie A ne ha quasi il 60%.

La squadra di Spalletti aveva deciso di costruire con i due terzini molto stretti e vicini ai centrali, mentre le due ali - Lozano e Insigne - cercavano di ricevere larghi sulla trequarti. Era una scelta probabilmente dettata dalla volontà di mandare in crisi il 3-5-2 di Inzaghi, con i quinti nerazzurri che teoricamente sarebbero rimasti in mezzo al dubbio se rimanere bassi a coprire le due ali azzurre oppure salire in pressione sui terzini. L’allenatore dell’Inter, come ha confermato nel post-partita, ci ha messo poco però ad adattarsi a questa conformazione inusuale, facendo leva di nuovo sul lato sinistro della sua formazione. Quando Di Lorenzo rimaneva bloccato accanto a Rrahmani, Koulibaly e Mario Rui, Inzaghi chiedeva a Perisic di salire fino alla linea dei centrocampisti per schermare la linea di passaggio che collegava il terzino destro del Napoli con Lozano. E quando questo succedeva, era ancora una volta Bastoni a doversi staccare per andare a prendere largo l’esterno messicano. Quando invece Di Lorenzo si alzava in fascia, Perisic tornava a fare il quinto e Bastoni poteva stringersi di nuovo accanto a Ranocchia prendendo in consegna le ricezioni centrali di Zielinski, che provava a nascondersi alle spalle di Brozovic.

In questo modo, il Napoli si ritrovava chiuso in imbuto già a inizio azione, perché non c’era né spazio al centro per far filtrare la palla per Anguissa o Fabian Ruiz (che spesso cercavano di uscire da questa gabbia andando loro sugli esterni svuotando però il centrocampo) né vie d’uscita laterali dato che le diagonali verso le ali erano chiuse da Perisic e Barella. Era un’impasse dal quale poteva uscire o verticalizzando subito verso Osimhen oppure chiedendo alle proprie ali di abbassarsi ulteriormente, costringendo però i suoi terzini a passaggi prevedibili e rischiosi. L’azione da cui nasce il calcio d’angolo che ribalta la partita nasce proprio da una situazione simile, con Mario Rui costretto a un passaggio banale sulla sinistra verso Insigne, che viene mangiato alle spalle da Darmian. Sulla palla recuperata in alto, l’Inter arriva al tiro da fuori area con Correa, che però si fa deviare la conclusione in angolo da Rrahmani.

Con il pallone, però, l’Inter ha costruito le sue fortune a sinistra, dove l’enigma Bastoni ha continuare ad agitare gli incubi del Napoli per tutto il primo tempo. Spesso sul centrale di sinistra nerazzurro usciva alto Anguissa, mossa che rivelava di nuovo quanto corta fosse la coperta del Napoli. Alle spalle del centrocampista camerunese si muoveva Calhanoglu, che proprio grazie allo spazio creato dal suo compagno è diventato il giocatore più influente dell’Inter sulla trequarti. Il trequartista turco è stato il giocatore ad aver completato più passaggi nell’ultimo terzo di campo (13). Tra questi, quello servito al limite dell’area piccola a Lautaro, che avrebbe potuto chiudere la partita all’inizio del secondo tempo se non fosse stato per il bel riflesso di Ospina. Calhanoglu era riuscito ad arrivare in area ancora grazie alla connessione tra Bastoni e Perisic, che lo aveva servito in corsa facendo passare la palla tra le gambe di Di Lorenzo con il tacco.

Spalletti già prima della partita aveva parlato dei quinti dell’Inter come una variabile a cui prestare attenzione e ne ha parlato di nuovo dopo il triplice fischio dichiarando che «quando loro hanno la palla devi adattarti e coprire gli spazi che occupano. Se non ci arrivi, portano palla dall’altra palla e spendi fatica nel correre, perdendo le distanze tra i reparti». Il Napoli in effetti ha faticato a coprire l’ampiezza garantita dalla linea a cinque dell’Inter, che ha dominato anche da un punto di vista della pericolosità delle occasioni create.

Ma ciò che ha incrinato la sua solidità difensiva non è stata l’ampiezza in sé ma la capacità dell'Inter di scegliere il come e il quando attaccarla. In questo senso, Bastoni è stato il cuneo che ha permesso a Inzaghi di spaccare a metà una difesa che fino a ieri aveva subito appena quattro gol. Il numero 95 è stato fondamentale con i cambi di gioco ad attaccare il lato debole, come abbiamo visto, ma ha saputo anche interpretare situazioni diverse, sovrapponendosi internamente quando ce n’era bisogno.

Il gol del pareggio, che ha ribaltato l’inerzia della partita, nasce proprio da questa intuizione, nata dopo una lunga fase di attacco posizionale che sembrava non dover portare a niente. Al 23esimo, dopo aver scaricato su Calhanoglu, Bastoni si è andato a infilare nello spazio tra Rrahmani e Di Lorenzo, proprio nel momento in cui quest’ultimo stava per uscire su Perisic. Il triangolo tra i tre si è quindi attivato di nuovo, ma questa volta le parti erano invertite: in questo caso infatti era Perisic bloccato largo a sinistra e Bastoni ad attaccare la profondità. L’esterno croato l’ha servito con una palla meno banale di quanto non sembri e Bastoni, arrivato sul fondo, come con un riflesso pavloviano ha di nuovo servito sull’altro lato Darmian, che per l’ennesima volta stava attaccando il lato cieco alle spalle di Mario Rui. Dal passaggio di Darmian per Barella è nato il decisivo rigore dell’1-1.

Nel secondo tempo l’Inter si è progressivamente abbassata, sia per difendersi in area contro una squadra che aveva perso il suo miglior colpitore di testa sia per invitare il Napoli in avanti per poi colpirlo in contropiede con uno dei suoi tanti cavalli da progressione. È stato Correa quello che alla fine ha dato il colpo decisivo, con una conduzione palla di oltre 60 metri che ha sfruttato l’incertezza tra Fabian Ruiz e Rrahmani dando vita al gol del 3-1 di Lautaro.

In mezzo però c’è stata difesa in area, anche sofferente dopo l’incredibile gol da fuori area di Mertens, e in questo i tre centrali nerazzurri sono stati inevitabilmente decisivi. Se Ranocchia e Skriniar hanno interpretato la difesa del vantaggio come una lotta del fango, con la concentrazione furtiva e senza rilassamenti di chi sta combattendo in trincea, Bastoni è l’unico tra i tre che si è concesso dei momenti di leggerezza, e così facendo li ha anche concessi all’Inter. Tra tutte le cose belle che si potrebbero ricordare del secondo tempo - il gol di Mertens, ovviamente, ma anche gli ultimi minuti d’onnipotenza di Anguissa e il miracolo finale di Handanovic su Mario Rui - mi sembra quindi giusto citare anche uno di questi.

Siamo al 13' del secondo tempo e il Napoli prova a verticalizzare velocemente sulla trequarti con Zielinski. Il polacco va al limite dell’area da Petagna, che prova a controllare spalle alla porta se non fosse che per l’appunto alle spalle ha Bastoni. Il numero 95 capisce una frazione di secondo prima dove vorrebbe girarsi e lo anticipa quasi camminandogli sopra. Poi, però, si accorge di non avere soluzioni: davanti a sé sta arrivando Anguissa, mentre Calhanoglu, che è lì a pochi metri da lui, è chiuso alle spalle da Di Lorenzo. Bastoni allora, con una prontezza e una creatività da trequartista, fa passare il pallone nell’unico spazio disponibile, e cioè tra le gambe del centrocampista avversario.

Il momento di tensione viene spezzato dal tunnel e dal conseguente "olè" del pubblico. Correa, che raccoglie il pallone, è talmente contagiato dal momento che invece di passarla semplicemente indietro a Brozovic si mette di spalle e con una specie di ruleta gira intorno a Petagna che è costretto a fare fallo senza nemmeno la possibilità di impedirgli il passaggio. Un altro "olè", e la palla è ancora dell’Inter. In quel momento il risultato era ancora sul 2-1 e il Napoli stava iniziando ad alzare il baricentro.

Magari sarebbe finita allo stesso modo perché alla fine questo è un momento come un altro. Ma alla fine di questo pezzo lo potete prendere anche come metafora della sua partita o come il momento in cui, dopo quello tattico e tecnico, Bastoni ha spostato l'equilibrio mentale dalla parte dell'Inter. Il decisivo gol di Lautaro arriverà poco più di due minuti dopo.

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