L’impatto di Jude Bellingham al Real Madrid è una delle notizie del momento. Con i suoi quattro gol (più un assist), l’ex Borussia Dortmund è diventato il giocatore più giovane a segnare in tre partite consecutive per la “Casa Blanca”, almeno in questo secolo.
Ma facciamo un passo indietro. L’addio di Benzema questa estate lasciava presagire l’acquisto di uno dei “nomi grossi” sul mercato da parte del Real Madrid. L'operazione più rilevante in entrata per la società di Florentino Perez rimane invece ancora oggi proprio quella di Bellingham. E non era affatto scontato che proprio il centrocampista inglese potesse diventare il sostituto diretto di Benzema eppure, da quando lo ha provato in quel ruolo, Ancelotti non si è più voltato indietro. Nel gioco degli incastri di mercato, che hanno lasciato il Real Madrid in attesa di Mbappé (ce la farà ad arrivare, la prossima estate?), e degli equilibri di rosa, alla fine la soluzione trovata dall’allenatore italiano sembra non solo funzionare in termini di valorizzazione di Bellingham, ma anche per quanto riguarda il funzionamento offensivo della squadra spagnola, che negli ultimi anni si reggeva quasi totalmente sulle spalle di Karim Benzema.
Lo stesso Ancelotti, nell'intervista che trovate qui sopra, ha ammesso candidamente che il Madrid ha di fatto rinunciato ad acquistare un sostituto di Benzema quando si sono resi conto che questo vuoto avrebbe potuto tranquillamente essere riempito da Bellingham «senza creare troppi dualismi nella squadra». Guardando la composizione della rosa, in effetti, la presenza di centrocampisti non sembrava essere un problema. Modric, Kroos, Camavinga, Tchouameni, Valverde, Ceballos e l’altro nuovo arrivato, Arda Güler: un grande potenziale a disposizione di Ancelotti, che non ci avrà pensato troppo a rispolverare l’uso del rombo per poterne utilizzare quattro alla volta, e potendo sfruttare, peraltro, giocatori come Valverde e Camavinga anche in ampiezza, creando delle dinamiche molto interessanti.
Nella formazione tipo di questa stagione, Bellingham occupa lo slot “teorico” di trequartista alle spalle di Vinicius Jr e Rodrygo, che rispetto alle scorse stagioni partono da una posizione iniziale più accentrata, di fatto come prima e seconda punta. Bellingham è una sorta di playmaker mobile – all’interno di una squadra che era già ricca di giocatori capaci di gestire il pallone in diverse zone del campo – con diverse funzioni, più e meno orientate al possesso diretto.
Bellingham si relaziona alla posizione del pallone e dei compagni muovendosi molto, con la personalità di chiamare spesso la palla addosso anche quando è circondato da molti avversari, oppure allontanandosi nei momenti in cui percepisce che la sua utilità può essere maggiore andando a riempire spazi svuotati dai compagni. Del resto, appunto, parliamo di una squadra che ha costruito le sue fortune sulla capacità di schierare contemporaneamente più “accentratori” di possesso possibile, e quindi spesso ha bisogno di qualcuno che si muova anche senza palla, per non rendere la manovra troppo prevedibile.
Bellingham può abbassarsi ad aiutare il palleggio in costruzione fin dentro la propria trequarti, oppure aprirsi lateralmente, a seconda dei movimenti dei suoi compagni a centrocampo. L’apporto di Bellingham in queste circostanze è fatto prevalentemente di scambi di prima o seconda intenzione con i compagni vicini con il fine di attirare il pressing avversario, manipolandolo. Un atteggiamento che, come vedremo più avanti, si può ritrovare anche nelle zone più avanzate del campo. Nella prima delle due immagini sopra, al secondo minuto di gioco della partita contro l’Athletic Club, Bellingham si sofferma a ridosso della sua difesa dopo essersi abbassato sulla sinistra, ricevendo un passaggio dal terzino e giocando a scarico sul centrale. Il Real Madrid consoliderà il possesso a ridosso della sua area passando nuovamente dai piedi di Bellingham, che poi chiuderà l’azione andando a recuperare in tackle il possesso dopo una palla persa da Fran Garcia sulla fascia.
Ma, come la seconda azione suggerisce, l’apporto di Bellingham alla costruzione può variare, con un contributo anche più orientato agli spazi liberati dai movimenti in pressione degli avversari.
Una delle azioni più belle nelle prime partite ufficiali di Bellingham. L’esterno sinistro dell’Athletic si alza in pressione, lui si abbassa sulla fascia destra ricevendo alle sue spalle. Successivamente il centrocampista inglese riesce a spezzare ben due raddoppi difensivi consecutivi e a spaccare il campo riportando la palla all’interno, triangolando con Vinicius fin dentro l’area e andando a un passo da un’ottima rifinitura.
Non mancano però i momenti in cui Bellingham riceve in posizioni più “da trequartista”, aspettando cioè la palla alle spalle della seconda linea avversaria. E sono circostanze abbastanza frequenti soprattutto quando il Real Madrid si trova a consolidare il possesso più in alto, contro blocchi medi e bassi. In questo caso Bellingham può avere tre funzioni principali: collegare direttamente lo sviluppo centrale per consentire una progressione immediata; regolarsi con i movimenti delle punte andando ad attaccare la linea difensiva avversaria; giocare con i ritmi della manovra attraverso passaggi interlocutori in zone più o meno sovraccaricate.
La funzione di collegamento “diretto” in trequarti può portare a un’accelerazione (anche temporanea) della manovra, attraverso triangolazioni con le punte o associandosi con i terzini che si sovrappongono da dietro o con le mezzali, che a loro volta si inseriscono o si aprono in ampiezza.
In queste due azioni Bellingham riceve sulla destra da Valverde, con sviluppi diversi. Nel primo caso, Rodrygo attacca la profondità da terzo uomo, e Bellingham lo serve con uno scavetto morbido sulla corsa. Nel secondo caso, con Carvajal aperto in ampiezza, Valverde chiude un uno-due con Bellingham, facendo progredire l’azione centralmente.
La posizione di Bellingham ha però delle implicazioni delicate per l'equilibrio generale della squadra di Ancelotti, poiché non deve solo coordinarsi con i movimenti dentro-fuori di terzini e mezzali, ma anche con quelli di Rodrygo e Vinicius. I due brasiliani hanno abbastanza libertà di movimento, e tendono più o meno con regolarità ad andare incontro al pallone. Partendo da una posizione spesso centrale, questa interpretazione porta con sé la necessità che qualcuno vada a riempire gli spazi liberati dai due o, se di spazi non ce ne sono, di occupare la linea avversaria, di inserirsi in area.
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Il Real Madrid arriva in area con delle combinazioni posizionali spesso molto diverse tra loro: terzini dentro o fuori, punte incontro o defilate, mezzali aperte o a protezione. In questo continuo lavoro di sintonizzazione con i compagni, Bellingham danza non solo col pallone tra i piedi ma anche con gli spazi a disposizione. Talvolta accontentandosi, come nella partita contro il Celta Vigo, dopo l’uscita per l’infortunio di Vinicius e l’ingresso di Joselu, di rimanere più a ridosso della linea e dedicarsi all’inserimento.
Ma in questo Real Madrid Bellingham sembra essere più di un mero attaccante “ombra” o di un verticalizzatore compulsivo: il suo contributo nel palleggio “interlocutorio” sulla trequarti è fondamentale per mantenere il ritmo dell’azione sotto il controllo dei "Blancos", che possono così cercare di far collassare l’avversario da un lato attaccandolo poi dall’altro, oppure di insistere sulla densità cercando la progressione attraverso combinazioni più rapide.
Apparire alle spalle del difensore, scambiare, scomparire di nuovo e propiziare la progressione.
Nell’azione del secondo gol di Bellingham contro l’Almeria ritroviamo una piccola combinazione di questi aspetti del suo gioco: scambio interlocutorio con Rodrygo e Valverde apparendo alle spalle della linea, riconoscimento dello spazio in avanti, attacco dell’area. Una situazione di partenza simile, nella stessa partita, all’azione che ha portato allo straordinario 3-1 di Vinicius, dove invece aveva combinato sulla catena destra con Carvajal (interno) e Valverde (esterno) prima di ricevere nel corridoio intermedio e servire l’assist a Vinicius. Insomma, Bellingham si sta dimostrando all’altezza di essere sia sbocco finale che creatore di opportunità per i compagni in una squadra di livello altissimo.
Oltre a tutto ciò, Bellingham potrebbe tornare utile anche se il Real Madrid si dedicasse a un atteggiamento ancora più aggressivo quando il pallone ce l’ha l’avversario. L’utilizzo di Bellingham come vertice alto potrebbe aumentare l’efficacia del pressing attraverso recuperi diretti, per esempio attraverso un pressing centrale per un recupero immediatamente diretto alla transizione offensiva; o indiretti, come la chiusura delle possibilità di progressione centrale con abbinamenti uomo su uomo, e scivolamenti laterali forti sul passaggio verso i laterali bassi avversari.
Apparire alle spalle.
Le qualità individuali nel calcio sono sempre delle proprietà emergenti; dipendono, cioè, da processi non lineari di adattamento costante al gioco e al talento di compagni e avversari. Ogni discorso sul “valore reale” di Bellingham, insomma, sarebbe stucchevole, così come lo è per tutti i suoi colleghi, dato che ogni espressione di gioco non può essere estrapolata dalle dinamiche che l’hanno creata. È il sistema che influenza il rendimento del singolo, dunque; ma è anche il singolo a influenzare le qualità del sistema, a cambiarne forme, proprietà, opportunità, andando però oltre la mera somma dei valori individuali.
Il rendimento e l’adattabilità di Bellingham sono un esempio di tutto ciò. L’inglese ha portato con sé delle qualità che hanno spinto Ancelotti, insieme alle circostanze esogene portate dal mercato, a sperimentare una nuova versione della sua squadra. L’intreccio delle qualità di Bellingham nelle dinamiche relazionali del Madrid ci stanno regalando un Bellingham inedito. Un Bellingham finalizzatore, che segna in tre partite un terzo dei gol segnati in tutte le sue partite al Borussia Dortmund. Ma anche un Bellingham più intelligente nel leggere gli spazi, già profondamente coinvolto nel calcio liquido della squadra di Ancelotti. In fondo è per questo che il calciomercato ci fa sognare ad occhi aperti, perché i giocatori possono diventare qualcosa di nuovo a contatto con nuovi compagni, nelle mani di grandi allenatori.