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Come gioca Daichi Kamada
02 giu 2023
Un trequartista dalle caratteristiche inedite per il Milan.
(articolo)
8 min
(copertina)
ANP /Sport / Maurice van Steen
(copertina) ANP /Sport / Maurice van Steen
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La Serie A non è ancora finita ma il Milan pare aver già comprato il primo giocatore per la prossima stagione. Daichi Kamada ha 26 anni e il curriculum perfetto di un giocatore giapponese. Gioca trequartista, ha una tecnica asciutta e disciplinata; si è formato in Giappone ma iniziato il suo viaggio in Europa dal Belgio e poi dalla Germania. È appassionato di manga e nelle interviste è calmo e inespressivo. Gli piacciono le cose semplici e quando gli chiedono quali sono i suoi hobby risponde “Bere il caffè”.

Abbiamo l’impressione che i calciatori giapponesi siano tutti così, imbevuti di questa cultura marziale e cerimoniosa, senza estro ma al contempo precisi e affidabili. Naturalmente è un’immagine stereotipica, anche solo se pensiamo all’unico altro giapponese che ha vestito la maglia del Milan, Keisuke Honda. Un numero 10 capriccioso ed egotico, dalle straordinarie doti tecniche ma che metteva a frutto in modo spesso prevedibile. Un giocatore carismatico, ma il cui carisma non ha avuto alcuna presa nel Milan disastrato di quel periodo: «So la mia situazione. So che le persone si aspettano molto da me, ma so che io posso dare molto» disse appena arrivato. Un giocatore che associamo all’abisso più profondo della banter era del Milan.

Di Kamada abbiamo parlato anche sulla puntata riservata agli abbonati di Pendolino, il nostro podcast di calciomercato. Se non siete ancora abbonati, potete farlo cliccando qui.

Kamada è il contrario di quel tipo di giocatore, nonostante giochi nello stesso ruolo e venga dallo stesso paese. Le sue qualità, i motivi calcistici che lo rendono speciale, sono poco appariscenti. Per accorgersi che è un gran giocatore bisogna star attenti ai dettagli. Alla postura del suo corpo prima di ricevere, sempre orientata bene; alla precisione e alla qualità dei suoi passaggi semplici; all’intelligenza dei suoi smarcamenti sulla trequarti, la zona in cui gioca, con l’Eintracht Francoforte o con il Giappone, e che conosce in ogni interstizio. Un numero 10 che gioca con la semplicità e l’eleganza della musica di Tujiro Noriko.

Per capire meglio il suo stile di gioco, o almeno la sua versione migliore, riguardiamo una delle sue più grandi prestazioni finora, contro il Barcellona nella scorsa edizione dell’Europa League. In una squadra di transizioni medie e lunghe, Kamada rappresentava spesso l’innesco, con un gioco minimale di ricezioni, protezioni e tocchi e passaggi in verticale per le ali Knauff e Kostic. Spesso in questi casi si usa la metafora del quarterback, ma in realtà Kamada eccelle comunque nel gioco di passaggi corti. Ruba l’occhio il tacco sull’esterno sinistro per il compagno serbo, ma forse la migliore giocata è il passaggio di prima di interno cadendo verso Lindstrom. La rapidità della lettura è davvero notevole.

Kamada è stato uno dei protagonisti dell’Europa League vinta dall’Eintracht lo scorso anno, ma già l’anno prima si era messo in luce con 12 assist messi insieme solo in Bundesliga. Il più bello, forse, nello stadio vuoto dell’Hertha Berlino. Un’azione inconsueta per lui, fatta dribblando ostinatamente dentro l’area di rigore, in mezzo a difensori che gli cadono ai piedi. L’ultimo dribbling, fatto su un difensore che gli si stende davanti di fronte all’inevitabilità del suo tiro, è quello che contiene più classe e freddezza. Segue poi lo scarico dietro per André Silva.

Quando era ancora in Giappone era soprattutto la sua abilità di passatore, la sua sensibilità tecnica nei passaggi, a essere esaltata. Calciava anche bene, certo, ma segnava poco, e questo pareva limitarne notevolmente il potenziale. Giocatori ibrido, giocatore di mezzo, tra una linea e l’altra, fra un reparto e l’altro, è difficile da leggere. Nemmeno le statistiche riescono a restituire davvero in che cosa sia eccellente Kamada. Se guardiamo le metriche avanzate, non c’è niente in cui spicca particolarmente, se non per la completezza. Un giocatore che passa bene la palla, che si prende i tiri giusti e che lavora molto difensivamente. Ha ottimi numeri nelle riconquiste della palla in pressing alto (poco meno di 3 ogni 90 minuti). La sua versatilità è importante. In carriera ha giocato anche mezzala, anche se naturalmente è un giocatore dalla mentalità offensiva, che va tenuto vicino alla porta. Ma usa bene entrambi i piedi e sta bene sia a destra a piede naturale (dove viene usato per lo più nell’Eintracht) o anche a sinistra a piede invertito. Quando si gioca in zona offensiva, però, si misurano soprattutto i gol per capire il livello di un giocatore, e Kamada da questo punto di vista era stato un tantino deludente.

Se non seguite assiduamente la Bundesliga o l’Europa League, magari vi ricordate di Kamada per qualche gol sbagliato di troppo proprio nella finale del 2022 contro il Glasgow Rangers. In particolare un pallonetto fuori misura poco dopo l’ora di gioco, con la squadra in svantaggio. In quella stagione la capacità realizzata sembrava un limite di Kamada. La sua migliore stagione, da 16 reti, era stata in Belgio con il Sint Truden. Quest’anno le cose sembrano cambiate: ha segnato di nuovo 16 gol, di cui 3 in Champions e 9 solo in Bundesliga, e di cui 4 da fuori area. Nessuno nel campionato tedesco ha segnato più di lui dalla distanza. Da inizio carriera, invece, è un giocatore che sa muoversi bene da dietro negli inserimenti in area di rigore, è anche piuttosto alto e fisicamente è una minaccia. Di queste qualità aveva parlato anche Thierry Henry commentando una partita dell’Eintracht: «Non è molto esplosivo ma trova il modo di segnare».

È ormai qualche mese che Kamada ha deciso di non rinnovare il contratto con l’Eintracht, e in autunno sembrava potesse aspirare anche a qualcosa in più - e cioè a una squadra di Premier. Il suo rendimento, però, dopo il Mondiale si è un tantino normalizzato, insieme a quello di tutta la squadra, e ha vissuto di momenti brillanti e opachi.

Kamada non è lentissimo, ma non ha l’esplosività di un’ala che dribbla; è difficile che superi un terzino in uno contro uno. È solo nel nono percentile per dribbling tra le ali e i centrocampisti offensivi: pochi dribblano meno di lui. Per questo comunque ha giocato soprattutto in zone più centrali, o nei mezzi spazi. All’Eintracht Kamada giocava in attacco del 3-4-3, ma venendo molto verso il centro. Ha caratteristiche più da centrocampista che da esterno/attaccante. Questo aspetto è da capire per il Milan, anche a seconda di come deciderà di giocare Pioli, che a questo punto sembra essere l’allenatore anche nella prossima stagione.

Nel 4-2-3-1 Kamada può giocare trequartista in tutte e tre le posizioni, e potrebbe persino giocare fra i due mediani, visto comunque il suo dinamismo anche in fase difensiva. È un ruolo che ha ricoperto anche nell'Eintracht. In generale non alza molto il livello qualitativo dell’undici del Milan, ma questa duttilità potrebbe finire per farlo giocare come un titolare o quasi. Con i suoi smarcamenti tra le linee offre un’opzione in più alla squadra per risalire il campo, uno degli aspetti più difficoltosi per il Milan quest’anno - che spesso si è affidato alla palla lunga per Giroud, o alle ricezioni di Brahim Diaz, non sempre preciso. In più Kamada sa segnare e servire assist: due qualità base per un trequartista, ma incredibilmente rare nel Milan del 2023.

Il futuro di Brahim, e anche quello di De Ketelaere, ci chiarirà anche di più quale può essere quello di Kamada. Se sarà considerato un titolare da Pioli o un giocatore utile dalla panchina. In ogni caso può partire da trequartista di destra per creare densità dentro al campo e dare al Milan una forma più asimmetrica - con Leao a dare ampiezza largo a sinistra. Oppure può giocare in zona più centrale e agire da 10 puro. Per molti aspetti Kamada è il contrario di Brahim Diaz: non ha la sua elettricità e la sua capacità di conduzione in spazi stretti. Non ti offre mai l’impressione di poter cambiare da solo le partite. Non è un giocatore troppo autosufficiente, che può da solo restituire vita ad azioni offensive impantanate - cosa che Brahim ha fatto raramente al Milan, ma provandoci. Kamada ha qualità più intangibili: gioca spesso a pochi tocchi e con semplicità. Ha bisogno sempre di compagni vicini per esprimersi, ma sbaglia poche scelte (al contrario di Brahim) e sa associarsi molto bene, soprattutto con giocatori che si muovono in profondità. Le sue combinazioni con Kostic lo scorso anno e Kolo Muani in questo lasciano immaginare delle buone possibilità con Leao. Il suo lavoro in pressing è senz’altro un altro dei motivi per cui il Milan ha scelto di puntare su di lui, visto che la riconquista alta del pallone è un’altra situazione di gioco che la squadra di Pioli pare aver smarrito col tempo.

Kamada arriva a parametro zero, ma ha la forma di un acquisto classico del Milan, che come sappiamo guarda molto al mercato estero e a giocatori dal valore ancora ambiguo ma dalle caratteristiche interessanti. Kamada dovrà aggiungere creatività in ruoli in cui il Milan non riesce a migliorare da un paio di stagioni, imprigionato nella discontinuità di Brahim Diaz e nelle promesse mancate di De Ketelaere. Ma potrà anche aiutare la squadra a essere comunque intensa ed efficace in pressing senza perdere qualità, mentre quest'anno Pioli ha dovuto spesso fare dei compromessi in questo senso: o la qualità nelle ricezioni di Brahim o le pressioni a uomo di Bennacer.

Da numero 10 giapponese, Kamada fa pensare a qualcosa di esotico e distante, ma in realtà è un giocatore già esperto, con tante partite e gol europei nel curriculum. Una scommessa fino a un certo punto, nel bene e nel male.

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