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Tutto quello che avreste voluto sapere sul Nizza di Farioli
17 ott 2023
Come gioca la squadra allenata dall'ex assistente di De Zerbi.
(articolo)
10 min
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IMAGO / PanoramiC
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Il Nizza di Francesco Farioli è una delle squadre più interessanti di questi primi mesi della stagione 23/24. Un hype trainato anche dai risultati, dato che è arrivato alla sosta per le Nazionali di ottobre da secondo posto in classifica, avendo battuto nel giro di una settimana sia PSG che Monaco, e con il minor numero di gol subiti (4) tra i 5 maggiori campionati europei. Più che i risultati, però, a rendere la squadra allenata da Farioli intrigante sono i suoi concetti di gioco, la sua versatilità e alcune individualità.

Innanzitutto non c'è un'identità tattica monolitica, come si potrebbe facilmente pensare. C’è un Nizza che cerca di dominare il possesso, di attirare il pressing avversario con fitte trame di passaggio e momenti di stallo quasi estremi; ma c’è anche un Nizza dalla sofisticata organizzazione senza palla, capace di negare all’avversario di risalire il campo in maniera produttiva e di creare pericoli in ripartenza, corta o lunga. Consapevole della sua compattezza, il Nizza sembra capace di difendersi bene anche in quelle partite in cui per forza di cose l’avversario tiene il pallone per la maggior parte del tempo (com’è accaduto contro PSG, Monaco e Lille).

I punti di forza

Quando è in possesso, l’obiettivo generale del Nizza è quello di trovare l’uomo libero alle spalle della pressione per risalire il campo e imbastire l’attacco dell’area avversaria in maniera paziente e corale. La squadra di Farioli, però, non si nega di andare diretta verso la trequarti, per il movimento incontro o in profondità degli uomini offensivi, soprattutto se l’avversario si assume il rischio di uscire forte in pressione, lasciando così delle parità numeriche nell’ultima linea.

Anche se il campione di partite giocate è ancora esiguo (per numero e tipo di avversari affrontati) e quindi non ha molto senso trarre conclusioni assolute in comparazione alle altre squadre, queste statistiche di StatsBomb ci danno una fotografia abbastanza rappresentativa dello spirito di gioco del Nizza e del suo rendimento attuale.

Dal punto di vista offensivo, si distinguono varie caratteristiche peculiari. La costruzione sistematicamente corta da parte del portiere (31 metri la lunghezza media dei passaggi giocati dal numero 1); la ricerca di rifiniture diverse dai cross (solo il 29% dei passaggi in area lo sono) che corrisponde anche a valori sopra la media del campionato in termini di tiri puliti effettuati; un buon numero di high press shot, cioè di tiri effettuati entro 5 secondi dalla riconquista del possesso nella metà campo avversaria.

Ma è dal punto di vista difensivo che, al momento, il Nizza eccelle davvero. La squadra di Farioli ha numeri molto sopra la media della Ligue 1 per quanto riguarda le occasioni concesse - come gli xG, gli xG per tiro, i tiri complessivi e puliti concessi, i tiri concessi in contropiede e quelli concessi su piazzato. Il Nizza primeggia in tutte queste statistiche che rappresentano l’efficacia difensiva generale; ma ci sono anche dei dati che possono dirci qualcosa in più sullo stile difensivo utilizzato, o quantomeno quello adottato con gli avversari incontrati finora (tra cui le due big PSG e Monaco): l’altezza del baricentro difensivo medio, l’alta percentuale di passaggi concessi e il basso numero di aggressioni fotografano una squadra con un approccio coraggioso ma anche attento, che cerca di far cadere gli avversari in trappola per riconquistare attivamente il possesso invece che ostacolarne semplicemente la progressione.

Farioli sembra avere un’idea abbastanza definita dell’undici titolare che può aiutarlo a mettere in pratica le sue intenzioni. Davanti al portiere Bulka si schiera una linea a quattro con, da destra a sinistra, Youcef Atal (alternato a Lotomba), Todibo, Dante (sì, proprio quel Dante) e Bard. In mezzo al campo Ndayishimiye (teoricamente difensore centrale) si è affermato come mediano titolare, e ai suoi fianchi operano di solito Khéphren Thuram a sinistra e Morgan Sanson a destra. Davanti, insieme al centravanti Moffi, hanno giocato spesso Gaetan Laborde a destra e Sofiane Diop a sinistra, con Boga alle prese con un inserimento graduale anche a causa di qualche problema fisico che lo ha fermato per un paio di partite.

In fase di possesso il Nizza cerca di tirare fuori gli avversari dai loro blocchi difensivi, così da aprire gli spazi per progredire con ricezioni centrali fra le linee. Solo a quel punto accelera il ritmo del palleggio, cercando l’attacco diretto della profondità o l’esterno alto in isolamento.

Un esempio significativo dell’inclinazione al possesso del Nizza contro un blocco chiuso: la lunga azione che ha portato al gol di Boudaoui contro il Metz.

Il trigger che innesca il cambio di ritmo è spesso la ricezione fronte alla porta di uno dei giocatori che operano nella fascia centrale del campo. Nell’azione qui sopra, per esempio, è Ndayishimiye a cercare Boga sulla sinistra dopo una fase interlocutoria a ridosso del centrocampo, fatta di movimenti in appoggio dei giocatori più avanzati e passaggi ripetuti per muovere la seconda linea del Metz.

I giocatori cardine

Ndayishimiye ha delle funzioni piuttosto delicate all’interno dell’ecosistema disegnato da Farioli. Oltre a fare, al bisogno, da difensore centrale aggiunto in fase di non possesso (ma ci torneremo più avanti), è portato a connettersi ripetutamente con i difensori sia abbassandosi che rimanendo al di là della pressione avversaria, in base al posizionamento di compagni e avversari. Il mediano del Nizza sta mostrando una capacità non banale di lettura delle situazioni e di interpretazione della miglior giocata per progredire, come si può notare in questa azione contro il PSG.

Ovviamente, le qualità di Ndayishimiye si intreccia con quelle di tutti i suoi compagni più coinvolti nella prima costruzione, che, come avrete capito, riveste un’importanza cardinale per la squadra di Farioli. I difensori sono chiamati a gestire una marea di palloni. Contro il Metz, Todibo ha registrato numeri incredibili: 190 tocchi riusciti, 165 passaggi riusciti su 181 tentati (91%), 9 passaggi lunghi su 17. La responsabilizzazione dei giocatori più arretrati è evidente, ma l’organizzazione del Nizza funziona soprattutto perché è capace di svuotare e riempire gli spazi in maniera fluida, anche contro squadre più aggressive nel pressing.

Contro il Lille, per esempio, il Nizza ha provato a giocare una partita più diretta ma questo non gli ha impedito di continuare ad attirare la pressione nella propria tre quarti. Qui sopra vediamo un’azione esemplificativa: il terzino sinistro Bard alto e accentrato, Dante aperto a sinistra, Ndayishimiye prima basso accanto a Todibo e successivamente al fianco di Thuram, mentre Sanson collassa verso la sinistra fornendo l’opzione più vantaggiosa per scavalcare il pressing e puntare all’attacco in campo aperto.

Proprio per l’enfasi che il Nizza dà alle giocate “dentro il campo”, il trio composto da Ndayishimiye, Sanson e Thuram ha assunto un’importanza multidimensionale. Se Ndayishimiye, come abbiamo visto, spicca per quanto riguarda il coinvolgimento con la prima linea e i movimenti coadiuvanti, Sanson è un vero e proprio regista mobile, colui che connette le due metà della squadra e che crea più pericoli in rifinitura (2.25 passaggi chiave ogni 90 minuti), un giocatore che è molto utile se viene trovato alle spalle della pressione avversaria.

Poi c'è Khéphren Thuram, forse il giocatore più rappresentativo della rosa (e non a caso quello di cui si parla di più in ottica calciomercato). Il francese sembra sempre in grado di cambiare il passo della manovra, saltando la pressione, riaggredendo, riconquistando e ripartendo, rompendo le linee avversarie in conduzione. Nella squadra di Farioli, Thuram ha i valori più alti per quanto riguarda la somma di passaggi, dribbling e conduzioni nella trequarti avversaria (6.10 per 90'); ma anche riconquiste in riaggressione (1.25) e in pressione (5.16); e passaggi riusciti sotto pressione (88%). Se Sanson è l’anima creativa del centrocampo, Thuram è sicuramente la sua faccia dominante, e di certo non solo dal punto di vista fisico.

Per quanto riguarda la produzione offensiva, forse il punto di debolezza maggiore per il Nizza riguarda la conversione del dominio del possesso in occasioni da gol: oltre agli 1.36 npxG prodotti per 90 minuti, la sensazione è che ancora il Nizza faccia un po’ di fatica a penetrare con costanza nell’area avversaria, e quando lo fa sembra non riuscire agilmente a trovare conclusioni pulite. Finora Moffi, Laborde, Diop e Boga sono comunque riusciti, in qualche modo, a creare pericoli sfruttando varie soluzioni (dall’uno contro uno all’attacco in campo aperto), stressando con costanza le difese avversarie anche nei momenti in cui il Nizza non sembra alzare troppo la pressione sugli avversari. Il loro contributo individuale finora è stato decisivo.

La fase difensiva

Anche per questo motivo l’efficacia senza palla del Nizza ha un’importanza determinante, così come l’attento studio degli avversari da parte di Farioli e del suo staff. Generalmente, il Nizza ha la predisposizione ad andare a prendere in alto l’avversario, e lo fa appoggiandosi a una serie di dispositivi di marcatura studiati a hoc sulle caratteristiche della squadra di turno, compensando i movimenti aggressivi dei giocatori più avanzati con scalate altrettanto aggressive in avanti di quelli più arretrati, accettando spesso la parità numerica dietro.

Nella partita contro il Lille di Fonseca, caratterizzata da diverse fasi di pressing alto, il 4-3-3 del Nizza si trasformava in un 4-4-2 asimmetrico con Boga che si abbassava sulla linea dei centrocampisti e Laborde che si alzava al fianco di Moffi. Per compensare l’inferiorità numerica sul lato destro, quindi, in questo caso il Nizza portava in avanti il terzino destro Atal su quello sinistro del Lille, che giocava con un 4-2-3-1. Sanson e Thuram prendevano in consegna ravvicinata i mediani, mentre Ndayishimiye fungeva da vero e proprio jolly, ricordando per certi versi la posizione ibrida ricoperta da John Stones nel City di Guardiola. Il mediano seguiva spesso i movimenti di Cabella, trequartista avversario, anche molto fuori dalla sua zona di competenza, ma all’interno del gioco di incastri e scalate finiva spesso anche per dare copertura all’interno della linea difensiva, sul centrodestra o al centro, rendendola di fatto a 5. Circostanza che si è poi riproposta anche nelle partite successive, e che ha avuto una particolare importanza anche nella grande partita difensiva giocata dal Nizza contro il PSG.

In questo caso, il 5-4-1 ad altezza media del Nizza vedeva Ndayishimiye prevalentemente sul centrodestra per dare copertura a Lotomba sulla sfida in profondità contro Mbappè. Allo stesso tempo, però, il centrocampista doveva anche tenersi pronto a uscire su Vitinha nel corridoio intermedio. Nei momenti di pressing più alto, Moffi curvava la sua corsa per tagliare le traiettorie di passaggio interne e invitare il PSG a palleggiare verso l’esterno, dove il Nizza poteva sfruttare aggressivamente gli abbinamenti a uomo e facendo scalare in avanti i difensori centrali per limitare anche le uscite su palla lunga del PSG. Proprio così è nata la ripartenza che ha portato al gol di Moffi: da una pressione molto aggressiva in avanti di Todibo su Mbappé sulla trequarti, in occasione di una verticalizzazione di Skriniar.

È ancora presto per capire che tipo di campionato potrà affrontare il Nizza sul lungo periodo, ma di sicuro la stagione è iniziata nel migliore dei modi. Dopo i punti persi nelle vittorie mancate per un soffio contro Lille e Lorient (prime due partite), la squadra di Farioli ha recuperato terreno nelle partite più impensabili, i due big match contro Monaco e PSG. La grande partenza del Nizza si è inserita in un inizio di stagione piuttosto caotico in Ligue 1, che ha visto faticare non solo PSG di Luis Enrique ma anche il Lione e il Marsiglia, che per provare a raddrizzare la rotta hanno assunto due allenatori che conosciamo bene, Fabio Grosso e Gennaro Gattuso.

Sembra un momento propizio per il Nizza, insomma, e chissà che questo non gli permetta più avanti di lottare persino per un posto in Europa. La stagione, però, è ancora lunga e molto si giocherà sulla capacità della squadra di reagire alle battute di arresto che inevitabilmente arriveranno, oltre che sulla solidità della rosa. Le premesse dal punto di vista della proposta di gioco, però, parlano chiaro: il Nizza è una squadra da tenere d’occhio.

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