Uno dei motivi principali che ci spinge ad appassionarci allo sport è quello di appagare il proprio senso estetico. Forse non esiste nel tennis un colpo che più immediatamente riconduciamo al bello del rovescio a una mano, forse per il pensiero inconscio che sia un relitto, un colpo superato dalla storia, che sopravvive quindi per una sorta di snoberia.
Il rovescio a una mano è anche uno dei colpi migliori di Stefanos Tsitsipas, uno dei volti nuovi apparsi nel circuito maggiore negli ultimi anni. Forse il più divertente. Se giocatori come Chung o Coric sono giocatori più pratici, altri come Shapovalov e Tsitsipas quasi non hanno bisogno del successo per avere dalla propria parte schiere di tifosi.
Tsitsipas è greco ed ha appena vent’anni. Nel corso di questa stagione è riuscito a passare dalla posizione 91 nel ranking ATP di fine 2017 alla finale nel Master 1000 di Toronto che gli ha garantito l’ingresso nei primi 15 giocatori del mondo,. Non si è trattato di un exploit estemporaneo ma di un processo di crescita progressiva. In una stagione partita dai quarti di finale all’ATP 250 di Doha a gennaio e passata per la finale al durissimo ATP 500 di Barcellona sulla terra, forse la sua superficie preferita.
Per questo motivo vale la pena ragionare su Tsitsipas non solo come l’ambasciatore e il designato prosecutore – insieme a Shapovalov – di un tennis di intrattenimento, ma di un possibile campione. È un discorso che vale la pena fare soprattutto per Tsitsipas, già incline a raggiungere quei compromessi che aiutano nelle partite più dure e incerte, quelle che molto spesso sbloccano le carriere delle giovani promesse. Tsitsipas, quindi, mette insieme l’animo dell’esteta e del combattente, il tennis veloce e brillante e quello più conservativo degli scambi più lunghi in cui prende meno rischi: tutte caratteristiche che lo rendono uno dei maggiori candidati a diventare il migliore tennista del mondo nei prossimi quindici anni.
Da dove viene Tsitsipas
È stato proprio dal confronto con Shapovalov e dai suoi risultati ottenuti nel 2017 – quando il canadese è riuscito già a entrare nella top 50 – che Tsitsipas ha trovato la forza mentale per imporsi nel 2018: «I recenti exploit di Denis Shapovalov [all’epoca semifinale a Montréal e ottavi allo US Open, nda] mi hanno ispirato molto», ha detto Tsitsipas lo scorso settembre, «mi hanno fatto capire che niente è impossibile». In quel momento si è accelerato un processo che probabilmente sarebbe stato comunque portato a compimento, vista l’età e il talento di Tsitsipas. Ora però è in una posizione – sia nel ranking che nelle gerarchie non scritte – molto più alta di quanto sarebbe stato immaginabile fino a poco tempo fa.
Di queste altissime aspettative si nutriva però da sempre la sua famiglia, in particolare suo padre. Tennista professionista mancato, Apostolos Tsitsipas si è dedicato inizialmente ad allenare la moglie, la giocatrice sovietica Julia Salnikova – numero 194 WTA nell’ottobre 1990 – e successivamente è diventato insegnante di educazione fisica nelle scuole e di tennis in un resort. «Ho lasciato il lavoro per seguire Stefanos a tempo pieno», spiega il padre, «mi hanno dato del pazzo ma sentivo che Stefanos meritasse una chance per le sue qualità». In un’altra recente intervista a Ubitennis, Apostolos spiega di non aver mai avuto una gestione paternalista del destino di suo figlio, che autonomamente ha scelto di aspirare a diventare un professionista: «Stefanos decise di diventare un tennista professionista quando aveva 10 o 11 anni. Un giorno mi svegliò nel cuore della notte e mi disse: “Papà devo dirti qualcosa: voglio diventare un giocatore di tennis, mi piace la competizione, mi piace la sfida”. Decidemmo di smettere con gli altri sport che lui praticava», prosegue Apostolos, «ma che gli hanno permesso di migliorare il suo corpo e di renderlo più forte».
Da sempre allenatore di suo figlio Stefanos, Apostolos Tsitsipas lo seguì anche quando fu chiamato a giocare nel campionato italiano, al Circolo Tennis Galatina, in provincia di Lecce. Racconta Mario Stasi, figlio dello scomparso presidente del circolo e gestore della parte sportiva, che «nel 2013 la Federazione impose l’utilizzo di due giocatori junior anziché uno solo, a partire dal 2014. Così mi detti da fare per trovare un ragazzo in giro e, avendo già in squadra il greco Paris Gemouchidis, ex top 600 ATP, mi segnalò Stefanos che qualche volta si era allenato con lui, abitando a pochi chilometri di distanza in Grecia». «Suo padre Apostolos era onnipresente», prosegue Stasi, «non era assolutamente un personaggio negativo, anche se fummo costretti a richiamarlo perché dall'esterno dava spesso consigli a Stefanos, non rispettando il fatto che in panchina – come in tutti i campionati a squadre – ci fosse il nostro capitano che era l’unico a doversi rapportare con il giocatore durante la partita».
Stefanos Tsitsipas in campo per il CT Galatina nel 2014, a 16 anni. Già allora si poteva notare la struttura fisica filiforme. Foto gentilmente concessa dal CT Galatina.
Ricorda Stasi oltretutto che «Stefanos ci chiese addirittura di allontanare suo padre un paio di volte, per il fastidio che gli dava durante le partite, ma più in generale il loro rapporto era assolutamente amorevole». Quelli contro il padre rimasero, almeno a Galatina, gli unici episodi di intemperanze caratteriali da parte del giovane Tsitsipas in età adolescenziale: «Quando ha giocato con noi è sempre stato rispettoso e correttissimo verso tutti, sia verso gli ufficiali di gara che verso gli avversari, ma anche e soprattutto all'interno del circolo verso i soci e gli allenatori», ricorda sempre Stasi. Oggi Tsitsipas in campo sembra invece quasi arrogante nei confronti degli arbitri e perfino compulsivo quando chiede i challenge, a volte sbagliando clamorosamente la chiamata. Anche i tennisti della sua generazione non sembrano amarlo troppo.
A Miami ha litigato con Medvedev, rinfacciandogli di aver preso una pausa per andare in bagno con lo scopo di distrarlo. Ma nel suo curriculum di villani vanno aggiunte anche le strette di mano fredde con Shapovalov a Montecarlo e Zverev a Toronto, con il canadese pizzicato dalle telecamere a scuotere polemicamente la testa durante una lunga protesta di Tsitsipas con il giudice di sedia.
Il padre Apostolos ha raccontato che fino a dieci anni di età suo figlio eseguiva indistintamente il rovescio sia a una mano che nella versione bimane. Sollecitato dal padre a prendere una scelta, Stefanos optò per il colpo a una mano: «Fu una sua decisione: i bambini devono essere liberi di decidere», sostiene Apostolos, «noi dobbiamo solo dare delle linee guida e spiegare che ci sono delle regole, ovviamente, ma senza costringerli eccessivamente». Da quel momento partì la carriera juniores di Tsitsipas, che non fu troppo ricca di successi come quella di molti altri suoi coetanei, almeno fino ai 16 anni. Pur senza mai imporsi in uno Slam a livello junior, Tsitsipas tuttavia folgorò il pubblico italiano e mondiale imponendosi a Milano al Bonfiglio nel 2016 e raggiungendo il giorno dopo la posizione numero 1 nel ranking mondiale under-18. Immediatamente l'interesse verso Tsitsipas sbocciò, prima ancora che quello verso Shapovalov, in una disperata ricerca di linea di continuità con il tennis del passato tramite le nuove generazioni.
Tsitsipas in questa intervista racconta i motivi del passaggio al rovescio a una mano: «Un paio di volte mi sono allenato con entrambi i miei genitori, che giocavano con quel colpo. Da piccolo, oltretutto, vedevo Federer in televisione, è il mio idolo e cercavo di copiarlo. Per cui ho iniziato ad esercitarmi e ho scoperto che il rovescio a una mano mi si adattava meglio».
I margini di miglioramento
Per vincere il suo primo match a livello ATP Tsitsipas dovrà però aspettare circa un anno e mezzo, battendo Khachanov nel primo turno del Master 1000 di Shanghai 2017, a 19 anni inoltrati, per poi arrivare in semifinale la settimana dopo all'ATP 250 di Anversa. Il suo profilo non è quello di un ragazzo sbocciato rapidamente o precocemente, ma sul quale il lavoro non sembra affrettato e frenetico. A Tsitsipas mancano sostanzialmente almeno un paio di chili di muscoli - l'ATP lo cataloga con 85 kg su 193 centimetri di altezza - e anche un po' di lavoro tecnico, sia nelle esecuzioni dei colpi che negli spostamenti laterali, al quale sono chiamati suo padre Apostolos e l'accademia di Mouratoglou in Costa Azzurra, nella quale ormai Tsitsipas ha posto la sua base di allenamento.
Ma nonostante alcuni suoi colpi siano migliorabili - soprattutto servizio e rovescio, principalmente il back dove piega troppo poco le ginocchia e il colpo rimane troppo alto - Tsitsipas è a tutti gli effetti un giocatore di talento. Come tutti quei tennisti che non sembrano perfettamente scolastici, ma a cui i gesti tecnici riescono comunque estremamente fluidi ed efficaci, Tsitsipas ostenta una certa disinvoltura sia quando colpisce che nel suo atteggiamento generale, estremamente sintomatica della naturalezza con cui mette in pratica la sua idea di tennis. E il fatto che non sia perfetto stilisticamente, che non sia esattamente una riproduzione umana del manuale del tennis ma che sia comunque sciolto ed efficace, lo pone su un livello di talento perfino più alto rispetto a chi possiede una maggiore pulizia estetica.
La prima caratteristica che colpisce in Tsitsipas è quella che, essendo dotato del rovescio a una mano, risulta un po' più efficace sulla terra battuta piuttosto che sulle altre superfici, dove in ogni caso si adatta molto bene. Come per molti suoi colleghi e come da regola ormai aurea del tennis moderno su terra, il rovescio a una mano permette a Tsitsipas di caricare la palla di più top spin rispetto al rovescio bimane, con la controindicazione che riesce a colpirlo sicuramente meglio quando la palla scende - quindi da una posizione più arretrata sul campo - piuttosto che in anticipo a ridosso della riga di fondo.
Questa caratteristica emerge negativamente soprattutto nella risposta al servizio, in particolare contro i grandi battitori. Tsitsipas a Toronto non è riuscito mai a eseguire risposte offensive in anticipo contro Alexander Zverev e Kevin Anderson, nemmeno sulla seconda palla, cosa che invece gli è riuscita a tratti contro Djokovic e nella finale persa contro Nadal. Per Tsitsipas è anche un problema di superficie, oltre che di avversario: Toronto disponeva di campi dal rimbalzo alto che dà fastidio notoriamente al rovescio a una mano, ma ad esempio sull'erba contro Gasquet, a 's-Hertogenbosch, il greco ha impattato un numero notevole di risposte offensive in anticipo, mentre sulla terra preferisce stare lontano dalla riga e in questo modo riesce a caricare bene soprattutto il rovescio, giocandolo profondo.
In questa grafica sotto, infatti, si vede quanto - nella semifinale a Toronto contro Anderson - Tsitsipas abbia più volte cambiato posizione in risposta, così come contro Zverev. Anche sulla seconda il greco, qualora decidesse di rispondere vicino al campo, si limitava comunque a una risposta di contenimento in back, mentre quando ha provato ad arretrare per caricare i colpi non è riuscito comunque a rendere tendenzialmente aggressive le sue risposte. Nel primo set, giocando più vicino al campo, Tsitsipas ha addirittura eseguito il 46% di risposte sulla seconda in back - praticamente una su due - mentre nel secondo set, arretrando fin oltre i 4 metri dietro la riga di fondo, ha sempre risposto in top spin sulla seconda di servizio ma in modo non fastidioso, come invece gli riesce meglio caricando la risposta da dietro sulla terra.
Tsitsipas che, contro Anderson, risponde a due altezze completamente diverse sul campo sulla seconda del sudafricano tra primo e secondo set, con differente scelta sullo spin.
Con il rovescio Tsitsipas va in difficoltà con la risposta principalmente su un kick che rimbalza alto: Anderson ha giocato contro Tsitsipas una quantità di dritti dentro al campo (57%) nettamente più alta rispetto ai turni precedenti (37%), frutto soprattutto delle risposte corte del greco. Tsitsipas, in particolare sulle superfici veloci e non sulla terra, a volte arriva in ritardo proprio sul rovescio ed è costretto a giocare in open stance, senza riuscire a puntare il piede destro in avanti per giocare in anticipo. È in particolare in questo ultimo gesto tecnico che Tsitsipas sembra avere enormi margini di miglioramento: soprattutto sulla terra privilegia lasciar scendere la palla e caricare da dietro, risultando molto efficace nella diagonale sinistra e anche molto bello stilisticamente, ma anche sulla sua azione in anticipo ha fatto vedere a sprazzi un ottimo timing che con i mesi e gli anni dovrà consolidare per essere più costante anche sulle superfici veloci.
Il dritto invece è forse il suo colpo più naturale, nonostante una discreta rigidità di base. Spezzando - come molti - in due fasi l'esecuzione del colpo, Tsitsipas rimane con il braccio troppo rigido nella prima parte del movimento e per eseguire il dritto compie tutti i movimenti necessari - scendere sotto la palla con la testa della racchetta e colpire - nella seconda fase, che deve essere molto accelerata. Molto spesso per lui arrivare con un piccolo ritardo con il dritto significa effettuare una delle sue numerose stecche, ma invece il dritto soprattutto interno - anomalo inside-in da sinistra e incrociato da destra - è decisamente il suo colpo più sicuro, ed è molto spesso letale.
Qui ne fa le spese Djokovic in due colpi consecutivi, oltretutto in un punto pesantissimo.
Il dritto, così istintivo e molto meno meccanico rispetto a quello visto tra i tennisti della nuova scuola (che portano molto dietro il gomito) restituisce bene l'idea del talento naturale e della personalizzazione del gesto.
Tsitsipas è forse il tennista Next Gen più abituato a un gioco carico, arrotato con entrambi i fondamentali e paziente negli scambi lunghi. Il dritto, tuttavia, è anche il colpo con cui cambia ritmo più facilmente: a volte taglia molto in avanti il campo e gioca efficaci lungolinea, sia anomali - come visto in precedenza - sia dalla posizione normale da destra. Sostanzialmente è con il dritto che Tsitsipas si rende più spesso imprevedibile e cambia marcia, svestendo i panni del calcolatore per indossare quelli dell'artista, trasformando uno scambio elaborato in un suo esercizio di attacco verticale al campo, anche a rete senza paura, come in molti momenti decisivi della sfida contro Djokovic a Toronto.
Tsitsipas sta inoltre lavorando sul servizio, provando ad allontanare la testa della racchetta dall'orecchio destro in fase di caricamento per avere più spinta. Con il tempo dovrà anche aumentare la velocità della sua seconda palla, sempre inferiore a 140 km/h, seppur abbastanza carica. Ma sostanzialmente già con il servizio Tsitsipas riesce a uscire fuori da situazioni complicate senza troppo sforzo in campo, che per caratteristiche tecniche, fisiche e mentali risulta già abbastanza limitato di suo.
Un'esperienza rilassante
Ora che sono cambiati gli scenari, Tsitsipas è atteso da molte prove della verità, molto più severe rispetto all'estemporanea sconfitta in due set contro Goffin a Cincinnati, dopo aver sprecato chance importanti nel primo set. Gli avversari lo hanno studiato più da vicino e Tsitsipas ora ha raggiunto uno status in cui ha già dimostrato qualcosa di importante, con l'onere di confermare certi livelli di gioco e tutto quello che comporta, soprattutto nella mente inesperta di un giovane talento.
L'impressione è che Tsitsipas, rispetto a quasi tutti gli altri coetanei e membri della Next Gen, sia tra quelli con margini più ampi di miglioramento, soprattutto dal punto di vista fisico. Questo fattore potrebbe de-responsabilizzarlo ancora per un po' e togliergli la pressione della costante conferma dei risultati raggiunti, per concentrarsi soprattutto sull'off season, sui progressi da effettuare e vedere i risultati solamente come un processo successivo. La sua attitudine mentale, mostrata anche nelle interviste, sembrano sufficienti ad affrontare questa nuova situazione, ma è sempre complicato capire come la mente reagisce di fronte alle pressioni, soprattutto in un Paese che non ha mai avuto tennisti dai risultati lontanamente paragonabili a quelli già acquisiti da Tsitsipas, e non solo a quelli potenziali.
In mezzo a tanti fenomeni in ascesa, Tsitsipas colpisce per una spontaneità e un'assenza di ossessività rara in uno sport pervaso dalla ricerca del limite. Tsitsipas è perfino un'esperienza rilassante, uno di cui il tennis aveva profondamente bisogno per non tradire quelle logiche di spettacolo richieste dalla gran parte di pubblico e che l'evoluzione dello sport sembra poter mettere in pericolo in nome di una maggiore efficienza. In un certo senso l'arrivo di Tsitsipas era davvero imprescindibile per il mondo del tennis.