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Come ha fatto il Bayern Monaco a perdere con il Saarbrücken
02 nov 2023
Storia di una sconfitta impossibile.
(articolo)
9 min
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Lo sport è pieno di vittorie di Davide contro Golia, successi del piccolo contro il grande. Nel tennis gli hanno anche dato un nome: giant killing, l’uccisione del gigante. Il Bayern Monaco però non sembrava poter far parte di queste storie. Come poteva succedere al club più cinico del calcio mondiale, la squadra dove non c’è spazio per la compassione e la distrazione? Quest’estate il Bayern Monaco aveva giocato un'amichevole contro il Rottach-Egern e aveva vinto 27 a 0, sabato scorso aveva segnato 8 gol al Darmstadt in un tempo. Questo è il tipo di cose che fa il Bayern Monaco ai Davide del mondo, non perdere 2 a 1 con l’FC Saarbrücken in una piovosa sera di inizio novembre.

Un po’ di contesto

Se probabilmente sapete molte cose sul Bayern Monaco, magari non sapete nulla dell’FC Saarbrücken (che d’ora in poi per comodità chiamerò solo Saarbrücken). La prima cosa da sapere è che oggi il Saarbrücken è 15° nella 3.Liga (o Dritte Liga), il terzo livello del calcio tedesco, il primo che non ha diritto di fregiarsi del suffisso Bundes. Ha però due partite in meno e, dovesse vincerle, scavalcherebbe all’ottavo posto il Borussia Dortmund, che è la squadra riserve del Borussia Dortmund. Il club è una polisportiva che comprende anche la squadra femminile, una di pallamano e una di ping-pong (l’unica che gioca in Bundesliga).

Il club ha 120 anni di storia e i suoi destini sono intrecciati alla turbolenta storia della Germania nel ‘900. Dopo la guerra, ad esempio, fece parte per un breve periodo della federazione francese come FC Sarrebruck. Questo perché la regione della Saar - un piccolo pezzo di terra stretto tra la Francia nord-orientale e la Renania-Palatinato - era stata occupata dalla Francia, che voleva farne un suo territorio, o almeno non un territorio tedesco. Nel 1949 vinse il campionato di seconda divisione davanti al Bordeaux, scatenando un caso. Forse per l'imbarazzo di avere una squadra di origine tedesca nel campionato francese, il Sarrebruck non venne promosso ma cacciato dalla federazione e costretto a giocare solo amichevoli. Nel 1951 batté addirittura il Real Madrid 4 a 0 e venne definita da Jules Rimet come la squadra più interessante d’Europa. In quegli stessi anni suoi giocatori fanno parte della Nazionale del Saar, che prese anche parte alle qualificazioni per i Mondiali 1954, chiudendo il proprio gruppo di qualificazione alle spalle della Germania Ovest (ma davanti alla Norvegia). Nel 1955 partecipò alla Coppa dei Campioni in rappresentanza del Saarland. Vinse 4-3 a San Siro con il Milan, ma poi perse in casa 4-1.

Fino al 1995 era una presenza quasi fissa in Bundesliga, ma poi una pesante crisi finanziaria lo ha spinto nelle retrovie del calcio tedesco. Che il Saarbrücken non stia passando un buon momento si capisce anche dal fatto che non vince la Coppa del Saarland, una coppa a uso e consumo delle squadre di questo piccolo Land, dal 2019. A giugno ha perso in finale contro l’SV Elversberg (qui c’è tutta la partita se vi interessa), che la vince da cinque anni consecutivi.

La partita

Insomma, c’era un motivo valido se i bookmakers davano la vittoria del Bayern Monaco a quote che oscillavano tra 1.01 e l’1.05 mentre quella del Saarbrücken a quote che oscillavano tra i 32 e i 50. Quanto poteva influire il tifo dei 16mila del Ludwigsparkstadion? Le luci basse e l’erba scialba, così poco regale e adatta a dei campioni? O il fatto che tra tre giorni il Bayern Monaco dovrà affrontare il Borussia Dortmund e poi, dopo altri tre giorni, il Galatasaray?

Dopotutto il Bayern Monaco è la squadra perfetta per fare turnover. Ieri Tuchel aveva cambiato diversi giocatori, come è normale, eppure aveva in campo dal primo minuto Neuer, de Ligt, Kim Min-jae, Alfonso Davies, Kimmich, Thomas Muller e Leroy Sané. Alcuni dei giocatori del Saarbrücken invece: Boné Uaferro, Simon Stehle, Julius Biada, Fabio Di-Michele-Sanchez, Calogero Rizzuto, nomi che raccontano più la storia di immigrazione in questa parte dell’Europa che non una squadra di calcio.

Il Bayern Monaco, con una divisa nera e viola da festa dei morti, aveva fatto di tutto per tenere il ritmo basso, per vincere la partita con le marce basse, non esondare come a volte fa ma controllandosi. Per sedici minuti non era successo niente, poi il pallone era arrivato tra i piedi di Thomas Muller, 34 anni, il diavolo in persona. Il nostro Raumdeuter preferito (cioè, letteralmente: "l'interprete degli spazi") aveva ricevuto nel mezzo spazio, tra quattro maglie bianche, si era aggiustato il pallone e l’aveva messo in rete. Dopo era andato a scambiare una stretta di mano con Tuchel, come se fosse l’inizio di una normale giornata in ufficio.

https://twitter.com/TuchelCam_/status/1720028959226593683

Pochi minuti dopo il ginocchio di de Ligt ha avuto una torsione innaturale. Il difensore del Bayern Monaco è entrato in scivolata sulla fascia e poi è rimasto a terra, tenendosi il ginocchio con una mano e il viso con l’altra. Le sue urla hanno smorzato anche quel poco di intensità della partita. Il ritmo è così blando che su internet c’è tempo per discutere della reazione di Tuchel, che - dicono i bene informati - è infastidito dal fatto che de Ligt sia spesso infortunato (così come mezza rosa della sua squadra, c'è da dire).

https://twitter.com/iMiaSanMia/status/1719809116808396823

Per quindici minuti non succede più niente. Il giro palla del Bayern Monaco si trasforma in una specie di forma di resistenza passiva allo stadio che incita. Dall’altra parte il Saarbrücken non si lascia ingolosire. Resta chiuso nel suo 5-4-1, tutti gli spazi intasati. Stanno perdendo uno a zero, ma quando ti ricapita di perdere uno a zero col Bayern Monaco? Al 31esimo, poi, dal nulla, una buona occasione. Alfonso Davies prova un tunnel nella propria trequarti ma perde palla, il Bayern è sbilanciato, in due passaggi il Saarbrücken trova Kasim Rabihic solo al limite dell’area di rigore. Il suo tiro, però, è gonfio di paura.

Questa occasione è però un indizio che il Bayern Monaco non coglie: non è una di quelle sere che si può scherzare col fuoco. Nel primo minuto di recupero diventa evidente il perché. Da rimessa laterale il Saarbrücken costruisce una di quelle azioni raffinate tutta tocchi di prima e controlli spalle alla porta che nel calcio capitano, poi però Marcel Gaus, 34 anni come Muller, neanche una frazione del suo talento sbaglia tutto calibrando un passaggio come se avesse una clava al posto del destro. A quel punto la regia tedesca stacca sul pubblico che continua a incitare i suoi, quando torna al campo, il Saarbrücken sta per segnare.

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Cosa è successo? Per scoprirlo c’è bisogno del replay: Min-jae fa un passaggio pigro in verticale per Frans Krätzig. Krätzig è l’unica concessione di Tuchel al livello della partita: un classe 2003 dalla faccia da bambino alla prima presenza da titolare nei professionisti. Krätzig perde il contrasto con l’avversario, il pallone arriva a Stehle che dopo un bel controllo lo allunga per Boeder, che con grande senso del momento lo lascia scorrere oltre la scivolata disperata di Kim e poi serve Patrick Sontheimer che può segnare il gol al Bayern Monaco da raccontare ai nipoti.

Il secondo tempo è quando, di solito, le speranze di Davide si sgretolano davanti al Bayern Monaco. La fatica sale, il talento dei giocatori si fa sentire di più. Dopo tre minuti Sané va vicino al gol e tutti capiscono come andrà a finire, ma il Bayern Monaco è sinistramente quieto, senza nessun senso d’urgenza. Anche i cambi fatti da Tuchel al 60esimo (Kingsley Coman, Serge Gnabry e Jamal Musiala per Bouna Sarr, Frans Krätzig e Leroy Sané) non cambiano molto la partita. È come se il Saarbrücken in bianco, con i suoi giocatori dai nomi fuori moda e il kinesio tape sulle ginocchia, abbia fatto un incantesimo agli stregoni del Bayern Monaco. Al 70esimo Gnabry può calciare da sinistra col destro, i piedi ben dentro l’area di rigore, la porta aperta davanti a lui. Quante volte lo avete visto sbagliare da qui?

Nei minuti finali la partita diventa un pastrocchio. I giocatori del Saarbrücken sono stanchi - è comunque una fatica inseguire 11 demoni che si passano il pallone - fermano Musiala con le cattive, quello si innervosisce; il campo è pieno di zolle, i calciatori scivolano, sbagliano controlli e passaggi. Il Bayern Monaco inizia a tirare da fuori quando può, convinto che basta quel minimo sforzo per passare il turno. A bordo campo, non mi è chiaro il motivo, c’è la coppa di Germania, che per qualche motivo assomiglia alla coppa da cui beve Walter Donovan nel tempio di Alessandretta nel terzo film di Indiana Jones. In quell’occasione muore in pochi secondi, invecchiando velocissimamente.

Eppure, nonostante tutto, anche riguardando la partita dopo, col risultato già passato alla storia, sembra impossibile che il Bayern Monaco non segnerà. Musiala ha migliorato di molto il gioco sulla trequarti, muove il gioco con destrezza, la squadra di Tuchel arriva a palleggiare anche dentro l’area di rigore del Saarbrücken, ma il Saarbrücken si salva sempre. Il possesso palla alla fine sarà 75% a 25%. Al 82esimo uno strano tiro di Coman ottiene una strana respinta di Schreiber; arriva una serie di calci d’angolo, Harry Kane si mette a fare il raccattapalle mentre si riscalda. Servirà anche lui? A volte segnare nel calcio diventa come spostare una montagna.

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I giocatori del Saarbrücken si incitano a vicenda, si caricano facendo scivolate sulla trequarti sul povero Musiala. Il pareggio per loro sarebbe una vittoria. All’89esimo Muller può calciare in caduta, tutto storto, da un paio di metri dalla porta. Sono i suoi gol, ma colpisce Schreiber. Tuchel è una statua di sale. Al 92esimo l’ultimo uomo del Bayern Monaco è sulla trequarti del Saarbrücken, ma non succede niente, si aspetta il fischio dell’arbitro.

Al 94esimo e 45 secondi c’è però una rimessa laterale per il Saarbrücken, da destra, poco dietro centrocampo. Il pallone al giocatore del Saarbrücken glielo restituisce lo stesso Tuchel, tanto la partita è finita. Quello ci mette quindici secondi per battere. Il compagno che riceve prova ad allungarla in avanti di prima, ma colpisce un ginocchio di Laimer. Il pallone gli torna tra i piedi e perché non provare un vero passaggio? Sull’esterno Stehle (almeno credo, il suo numero è coperto dal fango) la controlla col petto quasi sulla linea laterale e con un tocco lancia la corsa di Tim Civeja nello spazio. Per un attimo è diventato lui il vero Raumdeuter, coi capelli biondi e ricci al vento. Il suo cross basso e teso trova pronto all’appuntamento con la storia Gaus: 2 a 1, la partita è finita.

Dopo la partita

Al fischio finale Tuchel guarda un punto fisso nel vuoto, i suoi giocatori non sono neanche disperati come quando perdi una grande occasione, piuttosto sono basiti, come se avessero appena assistito a un evento soprannaturale, il Bayern Monaco che perde con una squadra che non hai mai sentito. Secondo i racconti Musiala era "scioccato" mentre tornava negli spogliatoi.

Solo Müller, Kimmich, Sané, Mathys Tel e Bouna Sarr sono andati a scusarsi con i tifosi, che rappresentavano un piccolo spicchio depresso in uno stadio che stava provando la gioia della propria vita. Battere il Bayern Monaco è come battere il proprio capo in un certo senso. Ai microfoni Müller è stato duro con i suoi compagni. Si può perdere o vincere, ma devi rispettare chi va in trasferta. Una frase vera, ma forse poco da Bayern Monaco, una squadra che non ha davvero scelta tra perdere e vincere con il Saarbrücken.

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