Nel meritato pareggio ottenuto al Camp Nou, il Deportivo ha messo in grande difficoltà il Barcellona con un 4-4-2 con il rombo di centrocampo, grazie a un dinamismo difensivo efficace e intelligente. Prima di andare in vantaggio con una punizione di Messi alla fine del primo tempo, il Barça (senza Neymar) non aveva trovato una risposta adeguata al pressing e ai ripiegamenti preparati dagli uomini di Víctor Sánchez del Amo.
Controllo con il 4-3-1-2
Gli attaccanti del Deportivo, Jonathan Rodríguez e Lucas Pérez, insieme al numero 19 Fajr, dovevano occuparsi dei 4 difensori del Barcellona e di Sergio Busquets. I principi organizzativi erano i seguenti, adattati al lato su cui si trovava la palla:
- l'attaccante dal lato del pallone tagliava la linea di passaggio tra terzino e centrale di difesa (ad esempio, tra Alba e Mascherano);
- l'attaccante dall'altra parte restava in contatto con l'altro centrale (seguendo l'esempio di sopra con la palla a Jordi Alba, Lucas Pérez si occupava di Piqué);
- intanto Fajr marcava individualmente Sergio Busquets;
- così, il terzino del Barcellona dalla parte opposta restava libero.
Al centro del campo, i 4 giocatori del Deportivo dovevano gestire i 3 del Barcellona, oltre al terzino investito del possesso nel gioco di posizione catalano. La mezzala del Depor doveva occupare una posizione intermedia proprio tra il terzino con la palla e la “sua” mezzala corrispondente nello schieramento blaugrana. Se, ad esempio, Jordi Alba o Dani Alves arrivavano in posizioni pericolose, rispettivamente Juanfran o Luisinho dovevano lasciare la loro mezzala e uscire sul terzino del Barça.
In questo caso, la marcatura abbandonata dalla mezzala del Barcellona veniva recuperata dal vertice basso del rombo, Álex Bergantiños, che di fatto giocava come un «libero» a centrocampo, appunto coprendo le mezzali e marcando a turno Rakitic e Iniesta. Ancora una volta il Deportivo sceglieva deliberatamente di lasciare liberi Alba o Alves dalla parte opposta rispetto alla zona della palla.
In questo modo, il Barcellona si è trovato costretto a moltiplicare i cambi di gioco. Ed è interessante notare come stavolta la larghezza del campo abbia aiutato l'avversario del Barcellona (fatto rarissimo), con il Deportivo che aveva tempo di scivolare da una parte all'altra prima che il pallone atterrasse sui piedi del terzino solo.
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Il Barcellona ha provato spesso a cambiare gioco per sorprendere il Depor.
Privati dell'opzione corta dalla marcatura individuale di Fajr su Busquets e per le marcature (e i cambiamenti di marcatura) nel cuore del loro gioco, ai blaugrana mancava anche la profondità per via dell'inferiorità dei 3 attaccanti contro i 4 difensori pensata da Víctor Sánchez del Amo.
I terzini, Navarro e Laure, marcavano Messi e Sandro (sostituto di Neymar) per impedire loro di fornire un'opzione verticale per uscire dal pressing, ma lasciavano intelligentemente le loro marcature quando gli esterni del Barça si abbassavano fino al centrocampo galiziano.
Lì, l'altezza del blocco di centrocampo e il rigore nei ripiegamenti permettevano a Luisinho e Juanfran (le due mezzali del 4-3-1-2) di scalare su Messi o Sandro quando entravano in possesso della palla. Privati della possibilità di puntare 2 vs. 1 i terzini del Depor—e persino di attaccare la loro zona senza palla, come piace fare a Rakitic sulla destra—il Barcellona doveva giocare di fretta su Suárez, la cui verticalità era controllata dal duo Sidnei-Arribas.
Ripiegamento: blocco di 7 giocatori
Con due linee di 4+3, Víctor Sánchez si garantiva una grande densità al centro e la compattezza tra le linee, complicando il lavoro di Rakitic e Iniesta in appoggio tra centrocampo e difesa. Giocare alle spalle di quest'ultima era un'altra opzione poco affidabile, allineata com'era sui 16 metri, per essere sicuri che nessun giocatore del Barça ricevesse palla “in gioco” in area di rigore. Puntando su questa densità centrale, il Depor ha contenuto bene il gioco di posizione del Barça.
Partendo dal presupposto che Busquets, i centrali di difesa e il terzino dalla parte opposta rispetto alla zona del pallone (4 giocatori, ne restano 6) si riversano raramente nella metà campo avversaria, ci è voluta (o ci sarebbe voluta?) una doppia spinta contemporanea di Alves e Alba per creare un vero pericolo nel gioco di posizione. In questo modo il Depor riusciva a resistere in ripiegamento, a maggior ragione se Fajr si aggiungeva a centrocampo (facendo passare le due linee di 4+3 a 4+4) quando il gioco di posizione del Barça lo isolava troppo.
Il Barcellona, incapace di creare la benché minima occasione pulita (fino al vantaggio il Barça non era stato quasi mai pericoloso, tirando 7 volte e senza mai prendere lo specchio, con tentativi forzati e dalla lunga distanza) davanti a questo piano difensivo coerente, è andato in vantaggio su calcio di punizione di Messi, concesso per un fallo tutto sommato evitabile di Luisinho su Suárez, quando l'uruguaiano non aveva nessuna soluzione e si trovava di fronte ai 4 difensori del Deportivo.
Una strategia intelligente
Decidendo di difendere con un blocco di 7 giocatori, i galiziani hanno accettato dei rischi calcolati. Hanno letto alla perfezione il gioco di posizione del Barça, più verticale che in passato, come ha detto recentemente Messi. I catalani ormai hanno raramente la pazienza di portare più di 6 giocatori nella metà campo avversaria. Difendendo con 4 difensori e 3 centrocampisti in modo molto compatto, Sánchez del Amo ha lasciato 3 uomini abbastanza in alto, cosa che gli ha permesso di mettere una certa pressione al Barça. Così, il Depor si è garantito ossigeno e ha potuto infastidire il Barcellona sulle seconde palle dopo aver spazzato dalla difesa.
I galiziani scalavano in maniera intelligente affinché il blocco non perdesse mai la sua struttura. Quando, durante l'ultima finale di Copa del Rey, l'Athletic Club aveva messo Balenziaga (terzino sinistro) in marcatura individuale su Messi, il piano aveva tenuto solo mezz'ora.
Del Amo ha anche pensato a delle marcature individuali in determinate zone del campo. Ma piuttosto che Messi ha scelto di marcare Busquets, isolando il vertice basso del centrocampo del Barça e tagliando così il circuito preferito della circolazione catalana per cambiare gioco, obbligando i catalani a procedere con lanci lunghi. In questo modo il blocco del Deportivo aveva il tempo di scivolare da una parte all'altra su tutta l'ampiezza del campo, per poi ricominciare a pressare o ripiegare controllando la profondità.