Sabato scorso, in Florida, a Orlando, per la ventiseiesima giornata della Major League of Soccer si sono affrontati i padroni di casa dell’Orlando Soccer Club e l’Atlanta United. Le due squadre, anche se si sono trovate l’una di fronte all’altra solo quattro volte nella loro storia (dopotutto la franchigia di Atlanta è stata inaugurata solo l’anno scorso), sono coinvolte in una specie di feud che non si capisce bene se ha ragione di esistere, e che dovrebbe decretare i Kings of the South.
Un paio di dettagli interessanti sono che Orlando non ha mai vinto uno scontro diretto, che i social media managers di Atlanta l’hanno introdotta in maniera molto cool, che quest’anno era un vero e proprio testa-coda (Atlanta è lanciatissima in vetta) e che chi ci tiene di più, normalmente, sono i viola di Orlando: «Non so perché, a essere onesti», ha detto prima della partita Josef Martínez, che è il vero protagonista di questo pezzo «ogni volta che giochiamo contro per loro è tipo il match della loro vita, e noi li dominiamo».
Sì, Josef Martínez è quel Josef Martínez, il venezuelano che a inizio stagione 2014/15 sembrava potesse abbattersi sulla Serie A come un armageddon, che aveva segnato due gol nei preliminari di Europa League con la maglia del Toro e per il cui ambientamento ormai conclamato Giampiero Ventura gongolava. «Bastava avere pazienza», disse di lui il tecnico con una saccenza che all’epoca ci risultava ancora simpatica.
Poi la pazienza è scemata, magari anche con troppa fretta, e dopo due stagioni di anonimato Josef è finito in MLS, dove in una sera di fine agosto si è guadagnato l’uscita dal campo tra ali di poliziotti con la mano sulla fondina.
Cosa avrà mai combinato questo giovane con la faccia arrogante, i capelli da vocalist trap, il taglio di sopracciglia aggressivo? Niente, ha solo rotto la MLS.
Il gol che ha segnato contro Orlando, anche un gol notevole, con un tocco morbido dopo aver eluso il difensore, è stato il ventottesimo della stagione. In ventisei partite. Il ventottesimo gol in ventisei partite. Nessuno, in ventitre stagioni di MLS, ci era mai riuscito. Per rendere la dimensione della portata dell’evento, supponiamo di metter su un tridente fantacalcistico di MLS composto da Carlos Vela, David Villa e Sebastian Giovinco. Ecco: Martínez ha segnato un gol in più di tutti e tre messi insieme.
Nelle ultime 9 partite, in cui l’impressione non era che camminasse sulle acque, ma che lo facesse con un bicchiere di Talisker in mano, Josef ha scritto il suo nome nel tabellino dei marcatori senza soluzione di continuità (è un altro record, per ora in condivisione): dall’inizio della regular season è andato in rete ogni 78 minuti, quasi mezz’ora in meno della migliore media gol dal 2010 a oggi (David Villa, per dire, nel suo highest peak segnava un gol ogni 124 minuti), una media di 1.14 gol per partita, che è un altro primato se consideriamo che fino ad oggi il migliore era stato sempre lui, l’anno scorso, con una media di 1.12 gol a partita.
Ovviamente meritandosi una FUT di FIFA.
E mancano ancora 8 partite, da calendario. Se dovesse conservare questa media, Josef Martínez finirebbe per ammonticchiare 36, 37 gol. Se addirittura dovesse migliorarsi, beh, ogni obiettivo sembra poter diventare realistico.
Avete presente quando Salah, l’anno scorso, sembrava aver rivoltato come un calzino la Premier League? La sua media era di 0.84 gol per partita (32 in 38 partite).
L’Higuaín di Napoli ce lo siamo dimenticato? 36 gol in 38 partite, con una media di 0.95.
Ricordate l’annata strepitosa, suppostamente irreplicabile, di Messi nel 2011-12, quando segnò 50 gol (in 38 partite)? La sua media era di 1.32.
Ovviamente è implausibile (ma lo è davvero?) che Josef Martínez possa segnare praticamente sempre: dopotutto anche in questa stagione ci sono state occasioni (7, più dell’immaginabile) in cui è rimasto, come si dice, a bocca asciutta. Però è anche il detentore del record, un altro, di triplette segnate in carriera in MLS, cioè 6.
E alla fine della fiera ha già segnato 47 gol in 46 partite in MLS. Insomma, è on fire. E quando si ha a che fare con le fiamme, è risaputo, la tentazione di diventare una torcia umana è sempre latente.
Josef Martínez è un nuovo prototipo di attaccante da MLS: dopo il tipo fenomeno mercenario da Circo Barnum e di quello starlette funambolica da Cirque du Soleil, Martinez è il combattente da Hunger Games con l’istinto omicida.
Martínez non tira troppo (solo 3 tiri, di media, a partita, 77 in totale - Giovinco, per dire, ha collezionato 46 tiri in porta più di lui), non lo fa praticamente mai da fuori area, ma quando inquadra la porta una volta su tre la butta dentro: il suo tasso di conversione tiri/rete è del 33%, quasi dieci punti percentuali in più di Jozy Altidore, il triplo della media della MLS.
Tutte queste percentuali si traducono nella percezione di un cecchino spietato, con poche cartucce nel suo fucile a pompa ma praticamente sicuro di mandarle tutte, o quasi, a bersaglio. Veder segnare Josef Martínez non è mai un’esperienza estetica appagante, se non siete grossi amanti del pragmatismo, o degli stunts: la maggior parte delle sue reti sono tap-in all’interno dell’area piccola, colpi di testa a due passi dai pali, più o meno spericolati, comodi appoggi su assist dei funamboli che gli si muovono alle spalle, cioè Miguel “Miggy” Almirón o Tito Villalba.
Questi qua sotto sono i suoi ventotto gol finora.
Ma Josef è anche un giocatore spettacolare. Nel gol contro i DC United (al minuto 1.55 del video) spicca ovviamente la brutalità con cui travolge, per colpire il pallone di testa, il portiere avversario. Eppure, nella costruzione dell’azione è protagonista di un bello scambio in velocità, con colpo di tacco smarcante al limite dell’area per Almirón (no, non quell’Almiron).
La migliore definizione di Josef Martínez, probabilmente, l’ha data Greg Garza, suo compagno di squadra: «è un grande squalo bianco che si nasconde dietro le sue zampette da orsacchiotto».
Certo, sembra quasi impossibile che quel capolavoro di fallibilità che avevamo imparato a conoscere a Torino oggi sia diventato il king incontrastato degli attaccanti di MLS, un giocatore che guarda gli avversari come i sovrani guardano i popolani, che sembra sempre incazzato, che esulta piantando i piedi a terra e gonfiando i pettorali, che si autocelebra sventolando la propria maglia di fronte ai compagni che applaudono, come Messi in quella famosa partita al Bernabeu, ma senza essere Messi e senza Bernabeu intorno. Quanto si cambia, a volte, no?
Un post condiviso da Josef Martinez (@josefmartinez17) in data: Lug 7, 2017 at 10:11 PDT
«Quello che facciamo in vita riecheggerà per l’eternità», giusto per mantenere il profilo basso.
In MLS non si è mai visto un giocatore potente, spietato e senza fronzoli come Josef Martínez, così come non c’è mai stata una realtà come quella di Atlanta: il venezuelano è il simbolo perfetto della sua squadra. Come ha detto il suo compagno Almirón (con il quale Josef è unito da un rapporto talmente simbiotico in campo da spingerli a citare in un’iconica esultanza la fusione tra Trunks e Goten do in Dragon Ball Z): «Josef è Atlanta. La rappresenta. Josef sfonda i record, come Atlanta sfonda i record».
Oltre alle 8 partite di regular season che ancora mancano, probabilmente Josef ne giocherà almeno altre due o tre, nel peggiore dei casi, nei playoff. Sicuramente continuerà a trattare i gol nella stessa maniera di sempre, «come quando sei a letto con tua moglie: ci metti amore, perché anche segnare gol comporta metterci un po’ d’amore».