Sono passati quattro mesi dal recap delle novità stilistiche della stagione NBA 2015/2016, e la marea di presentazioni e sfilate non si è ancora arrestata.
I tempi delle due uniformi per squadra, quando in casa si giocava rigorosamente in bianco e in trasferta si utilizzava la canotta colorata, sono lontani. Con gli anni, a quel set di base sono state aggiunte alternative di ogni natura, a partire dalle uniformi indossate nelle partite del giorno di Natale, ormai diventate appuntamento fisso del design e del merchandising.
Christmas Day
Per il quarto anno consecutivo, dopo essersi a lungo limitata all’aggiunta qualche dettaglio a tema, la NBA vestirà le squadre che scenderanno in campo il 25 dicembre con una serie di uniformi tematiche ed esclusive e per la prima volta dal 2012 godranno dell’apprezzamento di gran parte del pubblico.
Dopo le canotte tono su tono, i grandi loghi argentati con tanto di maniche e i nomi di battesimo a ricalcare le calze appese sopra il camino, adidas ha finalmente colto nel segno.
Un utilizzo minimale dei colori, con un crema tenue abbinato di volta in volta al tono principale della franchigia; un carattere unico, preso in prestito dalle più classiche cartoline di auguri e steso sul fronte delle uniformi in diagonale; pochi, studiati dettagli per renderle uniche e al tempo stesso legarle con un filo sottile all’identità standard delle squadre.
Come già avvenuto in precedenza, pur con sole dieci squadre in campo nella sera di Natale, le uniformi sono state disegnate per tutte le trenta franchigie. Così, se Blazers e Wizards sono le sole a poter rompere la tinta unita con le loro caratteristiche bande (in diagonale per Portland, in orizzontale per Washington), Charlotte e Orlando mantengono le loro caratteristiche stripes (sul fianco per i primi e in gessato per i secondi), mentre gli Hawks si concedono la licenza di sporcare il foglio con l’inconfondibile pattern a triangoli.
La vera chicca di queste uniformi, a ogni modo, sta sul retro, dove il classico logo che raffigura Jerry West viene sostituito da un sigillo di cera rossa, che va a rinsaldare l’assonanza tra le uniformi e le tipiche cartoline di Happy Holidays, sigillando idealmente il guardaroba del Natale 2015 come il meglio riuscito da quattro anni a questa parte.
A corredo della collezione NBA Season Greetings, da questa stagione ci saranno anche le calze di Stance, che disegna e rifornisce l’intera Lega. Le coppie di calzettoni sono a dir poco appariscenti, e vanno a infilarsi in versioni a loro volta tutt’altro che sobrie delle varie linee di Nike, adidas e compagnia.
All-Star Game
Il secondo appuntamento fisso nel corso della stagione è arrivato nella prima metà di dicembre, quando la NBA ha presentato ufficialmente le uniformi che verranno indossate nel corso dell’All-Star Game del prossimo 14 febbraio, previsto per la prima volta nella storia al di fuori dei confini americani, a Toronto. Pertanto, non potevano mancare i riferimenti alle origini della Lega e per la precisione a quel Toronto Huskies vs. New York Knickerbockers andato in archivio come la prima partita nella storia della NBA.
Lo script frontale delle due canotte, blu su bianco per l’Est e bianco su rosso per l’Ovest, è piatto, semplice, privo di qualsiasi contorno o rilievo proprio in omaggio alla partita del lontano 1° Novembre 1946. Il logo NBA posto sul retro delle canotte è incorporato all’interno di una foglia d’acero, stilema imprescindibile quando si parla di branding all’interno dei confini canadesi, mentre per onorare la città di Toronto, all’altezza delle scapole, è stato posto il suo inconfondibile skyline in tono su tono.
Nota a margine: l’impiego di questo particolare elemento grafico è consigliato, se non consentito, solo quando lo stesso è arricchito da elementi caratteristici e unici della città, quale può essere in questo caso la CN Tower—terza torre più alta al mondo, inaugurata nel 1976.
Sfortunatamente, a una canotta decisamente riuscita fanno da contraltare dei pantaloncini che lasciano quantomeno interdetti, con una voluminosa banda orizzontale che ne caratterizza la parte alta, spezzando un’armonia che forse non andava interrotta. Sul fianco degli stessi, poi, si trovano una foglia d’acero sublimata nel confine tra le due tonalità e il logo NBA rivisitato, cui va ad aggiungersi una versione stellata della basketclaw. Elemento che dalla scorsa estate contraddistingue la rinnovata brand identity dei Raptors.
Un prodotto finale gradevole, che conferma la tendenza positiva iniziata la scorsa stagione, con le uniformi della Partita delle Stelle di New York—ma che ha fatto parlare di sé, molto se non soprattutto, per via dello sponsor, che per la prima volta nella pluridecennale storia della Lega compare su una canotte da gara. Una scelta di puro stampo commerciale che ha fatto e che farà discutere ancora a lungo, ma che tutto sommato si integra bene, non risulta invadente e non penalizza la riuscita estetica delle due uniformi.
Il calderone, prima parte
Alternate, pride, stretch, Hoops for Troops. Di definizioni per le uniformi che esulano dalle classiche home e away ne sono state utilizzate di ogni sorta e, per evitare che la confusione prenda il sopravvento, è necessario operare dei doverosi distinguo.
Innanzitutto: che un’uniforme abbia le maniche o meno, in termini di classificazione, cambia poco o nulla. Poi: non necessariamente una divisa presentata nel corso di una stagione farà il suo debutto all’interno della stessa. E soprattutto: non esiste un limite al numero di uniformi che una franchigia può utilizzare nel corso di una stagione.
La più riuscita del mazzo è senza dubbio la divisa celebrativa con cui gli Indiana Pacers renderanno omaggio, nel trentennale della sua uscita, a uno dei film di pallacanestro più iconici della storia: Hoosiers, distribuito in Italia come Colpo Vincente. Gli uomini di Vogel, infatti, sono scesi e scenderanno in campo con la combinazione rosso-e-oro che i ragazzi del liceo Hickory vestivano nella pellicola del 1986—liberamente ispirata all’impresa compiuta nel 1954 della Milan High School, scuola di un paesino di neanche 2.000 anime che quell’anno si aggiudicò il campionato statale.
Della collezione Pride, ispirata dagli elementi più radicati dell’identità delle città NBA, fa parte anche una dimenticabile e fin troppo estesa serie di sleeved: dalla Buzz City degli Charlotte Hornets alla Clutch City degli Houston Rockets; passando per la nuova iterazione della Mardi Gras jersey dei Pelicans e per l’omaggio dei Washington Wizards ai Baltimore Bullets degli anni ‘70. Un’uniforme, quest’ultima, resa unica dall’orientamento verticale dei nomi sul retro.
Il calderone, seconda parte
A breve distanza dall’introduzione delle loro rinnovate brand identity, Los Angeles Clippers e Milwaukee Bucks hanno reso note due alternate ampiamente previste, entrambe nere, e a cui mancavano solo i crismi dell’ufficialità.
La differenza di riuscita tra le due canotte è abissale e si rispecchia palesemente nel trattamento che le stesse franchigie gli hanno riservato. Un freddo comunicato stampa, privo di gallery fotografiche e di riflessi sui social media per i Los Angeles Clippers; un corredo completo, con tanto di presentazione dell’alternate court—il primo nella storia della NBA e autentica perla del loro look rinnovato—per i Bucks.
Altre addizioni, poco rilevanti dal punto di vista estetico e ridondanti da quello narrativo, sono state introdotte dai Phoenix Suns, dai San Antonio Spurs e dagli Houston Rockets: tutte e tre nere, con i Rockets che le andranno a utilizzare solo a partire dalla stagione 2016/2017.
Rockets che, non contenti, si sono iscritti in compagnia dei Detroit Pistons all’esclusivo e tutt’altro che ambito club delle franchigie che possono vantare un completo grigio all’interno del loro parco uniformi, con l’aggravante delle maniche per la franchigia texana.
A Dallas, invece, a quasi due anni di distanza dall’annuncio, i Mavericks sono finalmente scesi in campo con la divisa uscita vittoriosa dal concorso indetto a suo tempo tra i tifosi: una brutta copia della canotta rainbow skyline utilizzata negli anni ‘80 e ‘90 dai Denver Nuggets, bocciata sin dalla sua primissima apparizione.
A calare il tris conclusivo, infine, sono i Miami Heat, da sempre una delle franchigie più attive dal punto di vista del rinnovamento del guardaroba. Nel corso della stagione 2015/2016 la franchigia della Florida si vestirà di tre nuovi completi, da affiancare ai sempre presenti home, away e Noche Latina. Il primo è il più classico degli Hardwood Classics, che va a ripescare l’uniforme della stagione inaugurale 1988/1989, inserendosi nel periodico gruppo di rivisitazioni che, quest’anno, include anche un omaggio dei Grizzlies ai Memphis Sounds, una jersey verde targata Mavericks e la splendida The City dei Golden State Warriors, alla quale i campioni in carica hanno pensato bene di dedicare un parquet abbinato.
La seconda collezione di Miami è chiamata Legacy ed è forse la più debole del lotto. Stando al comunicato ufficiale, questa renderebbe omaggio alle passate campagne playoff degli Heat, utilizzando in maniera del tutto inedita il trittico bianco-rosso-nero.
Ben più accattivante il look della divisa Home Strong, omaggio alle forze armate americane. Slegatasi dall’ormai abusato camouflage, la combinazione di canotta e pantaloncini include dettagli e accorgimenti quali una numerazione a stencil, le cinque stelle a rappresentare le branchie dell’arma statunitense sulla spalla destra, le tredici strisce della bandiera sulla sinistra e una targa posteriore con il nome del giocatore. Molto probabilmente la meglio riuscita nel suo genere.
Provando a mettere ordine, in rigoroso ordine di apparizione: pride, alternate, Hardwood Classics e Hoops for Troops sono i quattro grandi cappelli sotto i quali racchiudere tutte le altre novità della stagione in corso.
Ingredienti diversi dello stesso calderone, dal quale la NBA e le sue trenta franchigie pescano a piene mani su base giornaliera. Con alterni risultati, ma con sempre più voglia di sperimentare.