Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Come sta Alexis Sanchez
30 ago 2019
In che condizioni arriva il cileno in nerazzurro.
(articolo)
9 min
Dark mode
(ON)

Con l’ufficialità arrivata nella giornata di ieri Alexis Sanchéz è un nuovo giocatore dell’Inter e tornerà a calcare i campi della Serie A a otto anni di distanza dall’ultima volta. Otto anni in cui il cileno è diventato uno dei migliori giocatori d’Europa, prima di vivere un periodo difficile dopo il suo passaggio al Manchester United.

Sanchez arriva all'Inter circondato da tanto entusiasmo, ma anche da un certo scetticismo da chi vede nella sua ultima esperienza il segno di un calciatore che è ormai lontano dal suo prime, e che quindi potrà avere un impatto limitato nell'Inter. In questo senso, le statistiche possono aiutarci a capire lo stato di forma di un calciatore e una carriera lunga come quella di Sanchez si presta bene a un’analisi quantitativa. Abbiamo guardato quindi le statistiche di Sanchez domandandoci se fosse ancora un top-player, cercando di prevedere quello che potrebbe essere l’apporto che offrirà alla causa di Conte.

Non si può che cominciare un’analisi dei numeri di Sanchéz partendo dal minutaggio accumulato in carriera. Il cileno, fin dal suo esordio, è rimasto raramente seduto in panchina, sia con le squadre di club che con la Nazionale cilena, con cui è stato impegnato praticamente ogni estate, soprattutto nelle ultime stagioni in cui il Cile ha saltato il Mondiale del 2018 ma ha giocato la Copa América nel 2015, nel 2016 e nel 2019, oltre alla Confederations Cup del 2017.

Quando è approdato al Colo Colo dal Cobreloa per il Clausura del 2006, aveva già accumulato 50 presenze e 12 gol tra i professionisti a 18 anni da compiere. D’altronde il suo soprannome, Niño Maravilla, gli è stato attribuito proprio per sottolineare la precocità del suo talento.

Arrivato a Udine nell’estate del 2008, aveva giocato già quasi 100 partite: un numero raro per un ventenne. Giocare così tanto fin da giovane ha permesso però a Sanchéz di maturare in fretta e una volta approdato a Udine la sua ascesa è stata praticamente inarrestabile, portandolo a giocare con le maglie di Barcellona, Arsenal, Manchester United e adesso Inter.

Sanchéz compirà 31 anni a dicembre e ha già collezionato 718 presenze tra club, nazionale maggiore e nazionali giovanili. Il che vuol dire aver accumulato oltre 34mila minuti in campo in carriera, anche senza considerare le sue 130 presenze con il Cile e quelle con le squadre under. Insomma, pur essendo relativamente giovane – alla sua età gli attaccanti sono potenzialmente ancora all’apice della propria carriera, anche dal punto di vista della produzione statistica – Alexis ha già accumulato il chilometraggio di un giocatore potenzialmente vicino al termine della propria parabola calcistica.

Ciò potrebbe aver determinato per lui un arco di carriera differente, in cui il picco fisico-atletico è già stato superato. I dati sugli infortuni di Transfermarkt, almeno in parte, supportano questa teoria: Sanchéz ha infatti saltato 20 partite per infortunio in un anno e mezzo con lo United, mentre ne aveva saltate solo 34 complessive tra Barcellona e Arsenal. Va detto comunque che il cileno non ha mai subito infortuni particolarmente gravi ed è giusto considerarlo un giocatore a tutti gli effetti integro.

Fatte queste doverose considerazioni sul minutaggio, è più interessante esaminare come i suoi numeri a livello individuale siano cambiati ed evoluti nell’arco delle stagioni, partendo dal 2009/2010, il suo secondo anno con l’Udinese e primo del database a mia disposizione. Ho considerato solo i dati relativi al campionato. Tutti i riferimenti ai gol non tendono conto dei rigori, anche alla luce del fatto che nel database sono registrati solo 3 rigori segnati dal cileno.

Udinese

Con i friulani Sanchez ha giocato in diversi ruoli dell’attacco, ma già nella stagione dei suoi 21 anni era stato capace di generare un volume di tiro di tutto rispetto (2,2 tiri per 90 minuti). Un dato che è ulteriormente cresciuto nella stagione successiva, la sua terza e ultima in Serie A, quando ha toccato quota 2,7 tiri per 90 minuti. Quella è stata per lui anche la più prolifica nel nostro campionato con 12 reti, per una media di 0,45 ogni 90 minuti. Del suo periodo a Udine ricordiamo soprattutto il modo in cui riusciva ad associarsi con Antonio Di Natale, che ha avuto belle parole per lui proprio in questi giorni.

All’Udinese era in effetti emersa anche la sua capacità di mettere i compagni in condizione di segnare tanto da far registrare rispettivamente 2,7 e 1,9 passaggi chiave ogni 90 minuti, con 0,12 e 0,23 assist ogni 90 minuti. Infine, il 2009/10 è stata la sua migliore stagione di sempre per quanto riguarda il dribbling con 2,7 duelli vinti per 90 minuti (1,8 l’anno successivo) e una percentuale di successo che sfiorava il 50%.

Barcellona

Sanchéz è approdato al Barcellona nell’anno in cui Guardiola stava sperimentando con la difesa a tre ed era alla ricerca ad un’alternativa a Villa e Pedro da schierare sulla fascia. Nella sua prima stagione, il cileno mantenne numeri tutto sommato simili a quelli prodotti con l’Udinese, ma la sua produzione a livello di gol e assist cominciò immediatamente a beneficiare del fatto di giocare in un "super team". Già al primo anno toccò 0,91 gol+assist per 90 minuti.

Con Vilanova e il Tata Martino e il ritorno al 4-3-3, Sanchéz ha trovato gradualmente più spazio, giocando sempre da esterno offensivo. Giocare al fianco di Messi vuol dire sacrificare almeno in parte le proprie aspirazioni personali di dominare il pallone, ma significa anche beneficiare enormemente della sua impareggiabile creatività. Forse è per questo motivo che la stagione 2012/13 è stata sicuramente la miglior stagione di Sanchéz al Barça, se non della sua carriera. In quell’anno, Alexis accumulò 1,1 gol più assist di media, con 2,5 tiri e altrettanti dribbling (completati con uno spaventoso 65% di successo) ogni 90 minuti.

Arsenal

L’arrivo all’Arsenal ha significato un crocevia fondamentale per la carriera di Sanchéz che gli ha permesso di uscire dal cono d’ombra di Messi per esprimersi con libertà quasi totale nel sistema di Wenger, che, storicamente concedeva una certa facoltà di inventare, persino di improvvisare, ai propri giocatori offensivi. Sintomo di questa ritrovata libertà e centralità offensiva sono ovviamente i tiri, schizzati a 3,7 per 90 minuti, fino a toccare i 4,1 della sua ultima stagione con i "Gunners", conclusa anzitempo a gennaio dal trasferimento al Manchester United.

Anche la responsabilità creativa è ovviamente aumentata, con i passaggi chiave saliti ben oltre i 2 di media per 90 minuti, e gli xG assistiti che si sono stabilizzati intorno agli 0,3 per 90 minuti, un dato d’élite. Il numero degli assist è però paradossalmente diminuito rispetto alle tre stagioni nella Liga. Un risultato statistico condizionato dalla minor qualità dei compagni (l’Arsenal non era ovviamente al livello del Barcellona, pur potendo contare su giocatori come Ozil e Giroud) e al fatto che il numero dei cross, notoriamente un metodo poco efficiente di segnare, è aumentato, rimanendo però sempre su livelli nemmeno paragonabili a quelli di un’ala pura.

Nelle sue prime due stagioni ha agito da esterno su entrambe le fasce del 4-2-3-1, segnando praticamente un gol ogni due partite, risultato tra l’altro pressoché in linea con i suoi xG, che nel 2014/15 e nel 2015/16 sono stati rispettivamente 0,44 e 0,43 per 90 minuti.

La stagione 2016/2017 - l’ultima con l’Arsenal - merita di essere esaminata a parte perché Wenger, che non era riuscito ad acquistare un attaccante durante il calciomercato, decise di spostar Sanchéz al centro dell’attacco. Il che coincise con la sua miglior stagione a livello realizzativo in senso assoluto (22 reti). A livello di xG, la sua produzione è rimasta la stessa (0,44 xG), mentre la media gol (0,61) è tornata su livelli di Barcellona, segnando lo zenith della sua carriera. In un ruolo più centrale è diminuita di riflesso sia la frequenza che la percentuale di successo dei suoi dribbling.

Nei suoi ultimi mesi all’Arsenal, Sanchéz ha toccato il massimo sia per quanto riguarda i tiri (4,1) e i passaggi chiave (3), ma il suo contributo realizzativo è stato inferiore alle attese (0,35 gol contro 0,50 xG di media).

Manchester United

Il trasferimento al Manchester United (quando sembrava molto vicino al Manchester City) può essere senza mezzi termini considerato un fallimento, sia per il club - che non ha mai visto effettivamente ripagato il suo esborso -, sia per Sanchéz che ha subito molte critiche e ha di fatto perso il suo status di top-player a livello internazionale.

Il suo contributo realizzativo è crollato fino ad arrivare a un gol ogni dieci partite nell’ultima stagione. Oltre a un notevole ribasso negli xG generati, Sanchéz ha convertito le sue chance a un ritmo inferiore alle attese: 0,17 gol da 0,21 xG nei suoi primi sei mesi e 0,10 gol da 0,17 xG nella scorsa stagione.

Nel gioco di Mourinho gli era richiesto di sacrificarsi in fase difensiva e di assumere un ruolo maggiormente creativo, dovendo coesistere con Pogba, la cui influenza sulla palla è indiscutibile e Lukaku, il finalizzatore della squadra e di nuovo compagno all’Inter. Nonostante il tracollo realizzativo, Sanchéz, che ha giocato principalmente a sinistra, ha fatto registrare 0,24 xG assistiti nel 2018 e addirittura 0,34 nel 2018/19, stagione in cui è stato spesso infortunato, tanto da rendere poco rilevanti le sue prestazioni con Solskjaer, con il quale non è mai riuscito a giocare 90 minuti completi. Da questo punto di vista si è dimostrato capace di adattare ancora una volta il suo gioco, pur esprimendosi su livelli mediocri nei parametri realizzativi, complici anche le prestazioni globali della squadra.

Inter

Sanchéz ha già vissuto tante vite calcistiche e all’Inter si appresta ad attraversare l’ennesimo capitolo di una carriera già lunghissima. Con la maglia nerazzurra potrebbe giocare al fianco di Lukaku nel 3-5-2 di Conte, tornando a essere schierato in una posizione più centrale, oppure fare nuovamente l’ala sinistra, se l’ex allenatore del Chelsea proponesse il 3-4-3 utilizzato coi Blues, con Politano, oppure uno tra Lazaro e Candreva a destra.

Tirando le somme, il cileno torna in Italia in quella che sembra la fase calante della sua carriera (sia dal punto di vista dei dati, soprattutto i tiri) che degli infortuni, che iniziano ad essere più frequenti e con tempi di recupero più lunghi, nonostante la cura del fisico di Sanchéz.

Il dato più incoraggiante riguarda però la produzione creativa dell’ormai ex giocatore dello United che anche nel suo disastroso anno e mezzo è rimasta quella di un giocatore che sposta gli equilibri come pochi altri in Europa. E proprio la creatività nell’ultimo terzo di campo era quello che sembrava mancare alla rosa dell’Inter.

I rischi collegati al suo trasferimento sono comunque abbondantemente calcolati e sopportabili per una società come l’Inter, che ha ottenuto il giocatore in prestito gratuito. Adesso è compito di Sanchéz dimostrare di potersi reinventare per l’ennesima volta e tornare ad essere un giocatore decisivo.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura