Wayne Rooney, Inghilterra vs Oasis, Wonderwall
Quando canta in pubblico, Rooney fa il controcanto stonato. Azzecca poche note ma è di buon umore, a volte sorride addirittura. Sceglie sempre autori britannici: i Beatles, Robbie Williams, gli Oasis, da buon capitano dell'unica nazionale che porta agli Europei solo giocatori del proprio campionato. Nella scelta ero incerto tra questo video e un duetto con Ed Sheeran. Lì era probabilmente ubriaco, ma soprattutto cantava troppo poco. Qui, invece, dopo un po' riesce a prendersi lo spazio. Comunque fa sempre da spalla, in questo caso alle persone intorno, anche quando il microfono ce l'ha solo lui.
Rooney azzecca poche note, lo sa e pare sospeso tra il pudore di dover smettere e la voglia di proseguire. Si capisce che gli piace davvero tanto. Si vede lo sforzo per andare a tempo e modulare la voce. Ha un modo intimista di cantare, sembra farsi una serenata, esprimere qualcosa di importante. Il microfono, lo stringe forte. Aggiunge a Wonderwall un tono malinconico e un'empatia che gli Oasis non le avevano dato così.
David Alaba, Austria vs Silentó, Watch Me
L'evoluzione della performance individualistica è questo: Alaba, l'immagine riflessa nella camera e le casse sovradimensionate alle sue spalle. L'autista, che evidentemente gli sta accanto, di fatto non esiste.
Alaba rovescia una valanga di hype sugli spettatori del suo show. È del tutto inglobato nella canzone che ha scelto di interpretare per riprendersi. Ecco: sta cantando per riprendersi. Conosce talmente bene le parole, va talmente a tempo, che non lascia scarto e sembra essere lui a cantare dalle casse. Anzi, sembra uscire dalle casse.
Álvaro Morata, Spagna vs Nicolas Mayorca, Mi Canción
Un'altra macchina, ma tutto al rovescio. Una situazione di gruppo, tre amici che viaggiano ascoltando una canzone estiva d'amore, una hit dell'estate 2012. Si immedesimano, o scherzano a immedesimarsi. Gesticolano a seconda di quello che dice il testo. Ogni tanto la voce del navigatore li interrompe. Ogni tanto Morata non sa le parole e fa versi a caso, rincorrendo le prossime che ricorda per aggrapparsi.
Non c'è nessuna performance, nessun impegno. Non si può capire che grana di voce abbia Morata, ma nemmeno conta più.
Gigi Buffon vs Adriano Celentano, La tana del re
È una canzone che in famiglia cantavano sempre quando andavano al mare. Gliela pongono così, nell'allora Juventus Channel, per farlo sciogliere. Lui sta al gioco, si costringe. Tutta l'attenzione andrebbe focalizzata sulla sua mano. Che scorre sulla guancia, regge la testa, dà il tempo, scarica la tensione.
Soprattutto all'inizio, Buffon si limita ad accennare la canzone, balbetta. Sembra esprimersi fisicamente e in rapporto al ritmo più di quanto compia l'atto di cantare. Poi si lascia andare di più, pur usando soltanto un filo di voce. Deve concentrarsi su Adriano Celentano nello schermo, per riuscirci: dargli un ruolo di guida nella situazione in cui s'è trovato.
Si comprende davvero lo sforzo che ha fatto, osservando cosa fa dopo l'esibizione, il modo in cui tortura quel foglio di carta per quasi trenta secondi.
Arda Turan, Turchia vs Barış Manço, Sarı Çizmeli Mehmet Ağa
Arda, vestito super-casual, sale sul palco dell'edizione turca di “The Voice”. Arda è stonato. I giurati sono stravolti, una di loro ci mette cinque secondi a voltarsi. Ma soprattutto, Arda impasta le parole e sembra un ubriaco che biascica. Nei commenti a questo video, c'è un ragazzo che dice: “I'm a Turkish. But I don't understand him :D”.
Azzardo che in potenza non abbia neanche una voce terribile, e che l'errore sia stato scegliere questa canzone (suggerisco di approcciare anche l'originale, che è del 1979, fosse solo per vedere Barış Manço). La voce di Arda potrebbe riservare sorprese, se la tenesse bassa ed esaltasse questo effetto grattato. Peraltro ha senso del ritmo, a differenza di quelli del tutto privi d'orecchio.
La cosa più bella è evidentemente quanto si stia divertendo lui. Ride, intanto che canta, si molleggia sulle gambe. Solleva le braccia a chiedere partecipazione, con un impaccio tutto stridente rispetto alla sicurezza con cui chiama i tifosi dal campo.
Shane Long, Repubblica d'Irlanda vs Bob Marley, No Woman No Cry
Qui siamo alla voce più sconvolgente di Euro 2016.
Appollaiato su un divano, Shane Long fa accordi alla chitarra, oltre a cantare. Ascoltare le parole di Bob Marley con l'accento irlandese potrebbe bastare. Ma lui è un professionista, in confronto agli altri calciatori. Basti vedere la severità con cui fissa il tizio accanto che prova a buttarla in cazzeggio.
Shane Long sceglie una canzone piuttosto semplice, ma la canta un'ottava sopra quello che potrebbe. Allunga le sillabe, per dimostrare che sa tenere le note. Esegue almeno un paio di variazioni, rispetto all'originale, che in musica non so ma in letteratura si direbbero “sopra registro”. E come chiunque tenga enormemente alla prestazione canora, fa una smorfia di timidezza alla fine, come a dire: “Ecco, tutto qui”, e soprattutto si sbriga a cedere la chitarra, tipo: “Prego, non ci tengo così tanto, non la voglio tenere a ogni costo”.
Cristiano Ronaldo, Portogallo vs Rihanna, Stay
Ci sono svariati video di CR7 che canta. Questo è il migliore, secondo me, per una serie di implicazioni che si porta dietro. La voce di Rihanna in sottofondo non impedisce di valutare la scena.
Intanto, la performance di Cristiano è un momento del tutto individuale. Ha delle persone intorno, dei compagni di squadra, ma non interagisce in alcun modo con loro. Poi, sembra non sapere cosa sia l'imbarazzo. Sembra non sentire la pressione di essere ripreso mentre non fa la cosa che sa far meglio. O forse è imbarazzatissimo, e in questi anni ha imparato a nasconderlo dietro una facciata di esibizionismo. Sta di fatto che si mostra pieno d'impegno e canta anche IN FALSETTO. Alza le braccia, e voglio credere che non lo faccia per sfoggiare i bicipiti. Tiene un bicchiere in mano, e voglio credere che non lo faccia per fingere disinvoltura.
La sua voce non è certo straordinaria, ma la presenta come se lo fosse. Quando smette, lo fa con il gesto finale del direttore d'orchestra. CR7 si appropria anche di quel ruolo. Poi si dice da solo che è stato bravo, si applaude, e chiede gli applausi ai compagni intorno. Più dei due che gli dànno retta subito, sottolineerei il comportamento di Pepe: il ritardo con cui capisce che bisogna applaudire, la scarsa convinzione con cui si adegua.
Wojciech Szczęsny. Polonia vs Jason Mraz, I'm Yours
Questo video è diverso da tutti gli altri. L'aristocrazia di Szczęsny cala su di noi, insieme alla fascinazione. Voce e pianoforte. Un brano smaccatamente pop, che non ci si aspetterebbe dal principe polacco e conferma il suo snobismo.
Szczęsny non guarda mai in camera. Ha una postura scolastica al piano, le mani rigide sui tasti. Si applica con metodo, deve aver imparato a suonare tardi, e pare consapevole della difficoltà di coordinarsi. Soprattutto, ha una bella voce. Pulita, capace di salire e scendere tra queste note neanche semplici. Si applica, anche qui. Nessuna variazione rispetto all'originale, nessun tocco personale.
Non immaginavo Szczęsny così rigido e serioso. Lo ritrovo proprio nell'ultimo movimento, quando finisce il pezzo, quando verosimilmente sta per battere le mani fortissimo e urlare qualcosa di liberatorio.