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Tutto quello che sa fare Conor Gallagher
23 dic 2021
L'ultimo talento dell'academy del Chelsea è esploso al Crystal Palace.
(articolo)
7 min
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Il 2015 è stato un anno glorioso per ogni settore del Chelsea: mentre la prima squadra, guidata da José Mourinho, dominava in Premier League, la sua academy conquistava il suo treble imponendosi nella FA Youth Cup, nella Premier League di categoria e, soprattutto, in Youth League.

Un trionfo europeo arrivato in maniera perentoria, dominando il girone con cinque vittorie e segnando dodici gol in quattro partite nella fase finale, chiusasi con il 3-2 in finale contro lo Shakhtar. A spiccare in quella competizione e capocannoniere della squadra era Dominic Solanke, autore di 41 gol totali di cui 12 in Youth League.

La dirigenza del club, spinta dall’annata memorabile, deciderà quindi di istituire un nuovo premio nei suoi awards stagionali, quello di Academy player of the year”. La prima edizione di quel premio andrà proprio a Dominic Solanke, che nei quattro anni seguenti verrà raggiunto da Fikayo Tomori, Mason Mount, Reece James e Conor Gallagher. Gallagher è l’unico di questa lista a non aver ancora debuttato in prima squadra col Chelsea, andandoci solo vicino quando Maurizio Sarri decise di portarlo in panchina nella finale di Europa League del 2019, senza però farlo entrare. Ancora oggi quella resta la sua unica convocazione col Chelsea, che nel frattempo lo ha mandato più volte in prestito, partendo dal Charlton in Championship per poi arrivare al Crystal Palace dove è arrivata la sua consacrazione tra i grandi.

Durante le sue esperienze in Championship, Gallagher si è messo in mostra come un box-to-box completo. Allo Swansea ha occupato anche un ruolo più di rifinitura. La sua prima stagione da professionista è stata molto convincente: ci sono voluti solo sei mesi prima che il Charlton, in lotta per la salvezza in Championship, cominciasse a stargli stretto. Dopo aver siglato sei gol e quattro assist in poco più di venti partite, il Chelsea ha deciso di richiamarlo alla base per poi girarlo allo Swansea in lotta per la promozione. L’esperienza in Galles non gli ha portato neanche un gol ma gli ha comunque permesso di mettere a referto altri sette assist, certificando come la Championship fosse una realtà sottodimensionata per lui. Il passaggio in Premier League era inevitabile ed è arrivata con il prestito al West Bromwich Albion, neopromosso nell’estate 2020.

In un contesto molto reattivo e sostanzialmente inadeguato alla categoria, come quello del WBA, Gallagher si è trovato a coprire una zona di campo molto ampia, approfondendo maggiormente il lato difensivo del suo gioco. L’impostazione datagli prima da Bilic e poi da Allardyce ne ha un po’ castrato la vocazione offensiva, rimasta però sotto le ceneri, e i suoi unici gol sono arrivati su due inserimenti, tra cui uno su un pase de la muerte di Furlong e proprio contro la sua futura squadra.

Le qualità in fase offensiva di Gallagher erano palesi, anche in un contesto che lo ha poco valorizzato, e il passaggio al Crystal Palace, nell’ambito del processo di ringiovanimento della rosa promosso da Patrick Vieira, le ha fatte esplodere del tutto.

Il Palace si schiera su un 4-3-3 in cui Gallagher gioca interno destro del centrocampo; rispetto a quando si trovava nella linea a due del WBA, ne è risultato alleggerito da compiti difensivi e con un raggio d’azione più avanzato, che sfrutta sia col pallone che senza. È un centrocampista aggressivo quando deve recuperare palla rapidamente, e si inserisce bene in area di rigore. In questa stagione Gallagher ha toccato in media più palloni, tentato più dribbling, più tiri e più passaggi di quanto fatto al WBA; che aumentassero anche i gol era quasi scontato.

Heatmap di Gallagher nel WBA (sopra) e nel Palace (sotto).

I primi gol di Gallagher sono arrivati nel derby contro il West Ham, e il secondo è emblematico della sua funzionalità nel contesto e delle sue qualità individuali. Innanzitutto la ricezione avviene già all’interno dell’area, per la precisione all’altezza del dischetto e nel momento in cui Benteke lo serve – non molto bene a dire il vero – Gallagher sfrutta un rimpallo frapponendosi tra il pallone e Dawson e proteggendo con il corpo; nel momento in cui Rice gli si avvicina alle spalle per raddoppiarlo Gallagher, con un tocco del sinistro, si fa passare il pallone dietro l’altra gamba per poi calciare violentemente con il destro. Ci sono tutti gli aspetti più importanti del suo gioco: la fisicità sfruttata con grande intelligenza, la sensibilità nel controllo del pallone, il tiro potente e preciso.

Da quando ha trovato continuità, il suo gioco si è sistematizzato e ha raggiunto un livello superiore, trovando uno sbocco tangibile al pubblico nei sei gol e tre assist fatti registrare nelle 16 partite fin qui disputate, arrivando perfino a prendersi la scena davanti ai campioni in carica del Manchester City. Nella partita dell’Etihad Gallagher ha certificato il suo status entrando in entrambi i gol delle Eagles: nel primo è la sua aggressione su Laporte a forzare l’errore in uscita del City facendo arrivare palla a Zaha, a questo punto l’ex Chelsea accompagna l’azione raccogliendo il pallone in una triangolazione lunga per poi servire di nuovo l’ivoriano in area; nel secondo sarà invece proprio Gallagher a chiudere l’azione sparando in porta un destro di prima intenzione in seguito a una sponda di Olise.

L’ultimo colpo del suo talento è arrivato nella partita di Goodison Park contro l’Everton, prendendo forma nel secondo gol in cui aggressività e qualità si fondono in una miscela devastante. In questo caso il gol è suo sin dall’inizio con la pressione che gli porta a strappare via il pallone ad André Gomes poco fuori l’area; una volta in possesso gli bastano due tocchi: il primo per allungarsi la palla e crearsi lo spazio e il secondo per tirare. Stavolta il tiro è ancora più violento di quello del London Stadium e la forza con cui il pallone si stacca dal piede è impressionante.

La dimensione tecnica del suo gioco è già di un livello abbastanza alto, come lui stesso vuole far notare tentando tocchi e giocate raffinate sempre funzionali. Nel suo gioco fase difensiva e offensiva sono unite l’una all’altra. Un’attitudine esaltata dal passaggio da un calcio iper-reattivo come quello di Allardyce a uno più proattivo come quello di Vieira. I dati stessi raccontano un giocatore che vive per entrambe le fasi e che non può scinderle tra loro: prendendo a riferimento il Palace nessuno ha più azioni di pressione di Gallagher – che in questa statistica è anche terzo in Premier League – e solo Tyrick Mitchell porta più contrasti; al tempo stesso nessuno partecipa a più azioni da tiro di lui e in questo aspetto solo tre fuoriclasse come Mo Salah, Bruno Fernandes e Trent Alexander-Arnold hanno fatto meglio in Premier.

L’aspetto più perfettibile del gioco di Gallagher riguarda la sua qualità nel gestire il possesso: l’ex Chelsea non è sembrato un passatore di primissimo livello, né per volume né per precisione; questo è, probabilmente, l’ultimo passo che gli manca per completare il percorso di crescita che lo porterà al livello di un grande club. Crescita che è stata molto più lineare di quella di altri prodotti dell'Academy del Chelsea: meno esplosiva di quella di Reece James – che dopo una stagione in Championship si è trovato quasi subito a giocare regolarmente per i Blues – ma anche meno tortuosa di quella di Tammy Abraham, il cui debutto in Premier League è stato tanto complesso da spingerlo a tornare in Championship.

In una Premier League che produce e importa talenti a ritmi fuori da qualsiasi logica, Conor Gallagher è passato in parte sotto traccia e non stupisce vedere come i riconoscimenti siano cominciati ad arrivare quando ormai il suo talento brillava troppo per essere ancora sottovalutato. Nel corso della carriera Frank Lampard lo ha sempre accompagnato sia come idolo che come giocatore a cui paragonarlo, talvolta in un eccesso di fiducia da parte del tabloid di turno. Dopo la doppietta contro l’Everton, però, a riprendere in mano il nome di Lampard è stato proprio Vieira, che nel lodare le capacità in fase di finalizzazione del suo talento le ha accostate proprio a quelle dell'ex leggenda del Chelsea.

Sempre nel contesto della stessa intervista, Vieira ha sottolineato come per Gallagher sia stato fondamentale trovare nel Crystal Palace l’ambiente ideale in termini di attenzione che gli viene rivolta e di continuità di impiego; il tecnico francese è stato anche bravo a ritagliargli un ruolo su misura che gli consentisse di esaltare le sue caratteristiche in tutte le fasi di gioco rendendo il suo impiego una naturale conseguenza del rendimento che ha messo in mostra.

Il prossimo futuro di Gallagher sarà ancora al Palace in quanto Tuchel ha confermato il Chelsea non lo riporterà alla base prima dell’estate, scenario che era stato paventato nelle scorse settimane anche alla luce dei problemi fisici che stano tormentando la rosa. Il tecnico tedesco ha comunque ammesso di star seguendo con molta attenzione i progressi di Gallagher e se dovesse continuare sui ritmi visti fin qui al Palace, non stupirebbe trovarlo in pianta stabile nelle rotazioni del Chelsea dalla prossima stagione. Per ora, però, avrà tempo e modo di continuare a divertirsi e a brillare in un Palace ambizioso, desideroso di mettere in mostra tutto il talento.

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