L’uscita di scena della Juventus nei quarti di finale di Champions League e il conseguente crollo del titolo in Borsa hanno provocato un’ondata di allarmismo attorno alla situazione economica dei bianconeri che, tanto vale dirlo subito, in realtà è solo parzialmente giustificato.
Quanto conta la perdita in Borsa?
In primo luogo è bene specificare che i famigerati “300 milioni” persi dal titolo azionario della Juventus in Borsa all’indomani della partita di ritorno con l’Ajax non hanno alcun impatto sul conto economico del bilancio societario, e di conseguenza nemmeno sulle future strategie di mercato e sul Fair Play Finanziario. Ciò che è diminuito di 300 milioni, infatti, è la capitalizzazione, ovvero il valore di mercato delle azioni della società, calcolato come il numero delle azioni circolanti moltiplicato per il loro prezzo di mercato.
Il valore complessivo della capitalizzazione è importante solo da un punto di vista finanziario, perché più è elevato più attira ulteriori investimenti da parte del mercato azionario verso il titolo in oggetto. Come ben spiegato da “Il Sole 24 Ore”, però, l’annata “borsistica” della Juventus è stata ampiamente positiva tanto da assumere i contorni di una vera e propria bolla speculativa creata dall’euforia attorno all’acquisto estivo di Cristiano Ronaldo. Come per ogni bolla, era attesa una sua esplosione alla prima occasione nella quale gli azionisti avessero ipotizzato il raggiungimento del valore massimo del titolo in Borsa: cosa che è puntualmente capitata dopo l’eliminazione, ma sarebbe comunque successa al più tardi dopo l’eventuale vittoria della Champions League.
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A conti fatti, nonostante il crollo del valore delle azioni nel post-Ajax, il titolo Juventus ha guadagnato da agosto il 52% - prima del ritorno con l’Ajax la percentuale era addirittura superiore al 90% - ed è stato quello che ha garantito il maggior rendimento fra le 40 principali società italiane, operanti in qualsiasi settore, quotate in Borsa.
Che impatto c’è stato sul conto economico?
La sconfitta nei quarti di finale di Champions ha comportato invece un impatto sul conto economico, per via dei mancati introiti che sarebbero derivati da un avanzamento nella competizione. Anche in questo caso, però, le “perdite” sono inferiori a quanto riportato da più fonti: ovvero circa 33 milioni rispetto allo scenario “vittoria della Champions League”, di cui solo 13 sarebbero entrati nelle casse societarie qualificandosi alle semifinali.
Questo perché i calcoli precedenti non tengono in considerazione l’aumento dei premi variabili da elargire ai giocatori in rapporto al passaggio di ogni turno, che possono essere stimati osservando i bilanci passati, e che si dovrebbero aggirare attorno ai 15 milioni totali in caso di vittoria finale.
L’eliminazione, quindi, ha comportato a conti fatti un mancato introito di poco meno di 20 milioni: una cifra importante, ma che da sola non costituisce un problema insormontabile per una società che quest’anno si avvicinerà ai 500 milioni di fatturato annuo escluse plusvalenze.
Nessun problema per i conti bianconeri, dunque?
Se le ricostruzioni pessimistiche sono poco realistiche, è sbagliato sostenere anche la tesi diametralmente opposta. Il bilancio della Juventus presenta infatti alcune criticità in ottica futura, ampiamente attese dopo gli investimenti della scorsa estate, e che indirizzeranno le strategie del prossimo calciomercato.
Basandomi sugli aggiornamenti delle stime del bilancio Juventus (che porto avanti dal 2014), al momento sembra possibile prevedere per la fine della stagione un deficit di circa 57 milioni. Comunque migliorabile da qui al 30 giugno con eventuali nuove plusvalenze, o con un ulteriore incremento dei ricavi da sponsorizzazione.
Risultato che sarebbe il peggiore degli ultimi anni, ma che non pone alcun problema in rapporto ai paletti del Fair Play Finanziario. Sia perché, per le regole del FFP, dal risultato economico vanno sottratti i costi virtuosi (ammortamenti per infrastrutture, accantonamenti, investimenti nel settore giovanile, tasse), che si aggirano attorno ai 25-30 milioni; sia perché i precedenti due bilanci bianconeri validi per il triennio 2016-2019, sempre al netto dei costi virtuosi, si sono chiusi con un attivo complessivo superiore agli 80 milioni.
Ma andrà fatta maggiore attenzione sui conti della prossima stagione: gli 85 milioni attesi di aumento di fatturato rispetto all’anno scorso, infatti, hanno contribuito a ripagare totalmente l’investimento effettuato per Cristiano Ronaldo, ma non bastano per coprire gli ulteriori aumenti dei costi dovuti alle altre operazioni di mercato: gli ammortamenti annuali sui costi dei calciatori sono cresciuti di 45 milioni, mentre l’impatto degli stipendi sul fatturato è rimasto stabile attorno al 63%. Questo, nonostante i quasi 110 milioni incassati dal “player trading”, fra plusvalenze e incassi da prestiti.
Se il passivo 2018/19 si confermerà vicino ai 60 milioni, vorrà dire che le perdite verranno coperte andando a intaccare gran parte del Patrimonio Netto, che per il FFP deve essere positivo e che a inizio stagione era di 72 milioni. Poiché la società non sembra intenzionata nemmeno nel prossimo futuro a procedere a un aumento di capitale, per mantenere il Patrimonio Netto positivo anche alla scadenza del 30 giugno 2020 sarà necessario puntare a un bilancio in pareggio, o quasi, nella stagione 2019/20.
Quanto dovrà guadagnare dal calciomercato?
Andando a calcolare il costo complessivo della rosa, al netto dei giocatori in scadenza di contratto e considerando invece i rientri da prestito (fra i quali per il momento è necessario inserire anche quello particolarmente oneroso Higuain), al momento la stima del risultato di bilancio è lontanissima da questo risultato. Servirebbero infatti quasi 200 milioni in più per raggiungere l’obiettivo.
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Va detto anzitutto che se la Juventus ripetesse un cammino in Champions League almeno uguale a quello di quest’anno porterebbe nelle casse circa 50 milioni in più rispetto ai premi base per la partecipazione alla competizione. Per gli altri 150 milioni, però, le strade da battere sono sempre quelle: in parte si può provare a proseguire nel lavoro di incremento delle sponsorizzazioni, ma il grosso del lavoro andrà fatto attraverso il calciomercato.
La necessità di rimettere a posto i conti anche attraverso la cessione di alcuni giocatori non deve far pensare a un automatico ridimensionamento della rosa. Non dovremmo stupirci, però, nel vedere quest’estate la partenza di qualche giocatore importante che possa garantire elevatissime plusvalenze, che farebbero respirare il bilancio societario e potrebbero essere usate per finanziare acquisti di giocatori altrettanto importanti (sfruttando l’ormai noto meccanismo secondo il quale le plusvalenze vengono inserite a bilancio tutte nell’anno in cui vengono realizzate, mentre i costi di acquisto di ogni nuovo giocatore vanno spalmati per la durata del suo contratto).
Al di là delle rassicurazioni di Paratici sulla permanenza dei campioni in rosa, dunque, l’impressione è che a parte Cristiano Ronaldo e pochi altri la società sia pronta a valutare offerte per buona parte dei giocatori, valutando poi la convenienza di ogni eventuale cessione. E nello scegliere, probabilmente, verrà tenuto presente sia il piano sportivo che quello economico-finanziario, cercando di tenere conto della possibilità di trovare sostituiti adeguati sul mercato. Insomma, si prospetta un’estate interessante.