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Il Manchester United non riesce a toccare il fondo
09 nov 2023
Contro il Copenaghen ha subito una rimonta surreale.
(articolo)
12 min
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IMAGO / Gonzales Photo
(copertina) IMAGO / Gonzales Photo
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È stato un turno di Champions di grandi coreografie in giro per l’Europa. Se martedì abbiamo assistito alla risposta della Curva Sud Milano ai tifosi del PSG, con Neo di Matrix intento a bloccare le pallottole sparate da Belmondo nella gara d’andata, ieri sera è stato il turno degli ultras del Copenaghen.

A proposito di tifo, Neestrup, tecnico dei danesi, alla vigilia aveva detto che, per atmosfera, Old Trafford non era comparabile allo stadio del Copenaghen, che sarebbe stato cento volte più caldo.

La coreografia dei danesi era un richiamo all’ultimo precedente contro il Manchester United, una partita della fase a gironi della Champions 2006/07 in cui il Copenaghen era riuscito a battere i "Red Devils" per 1-0. Al centro del telone un diavoletto assopito, col tabellino della partita alle spalle, riviveva nel sonno i momenti più epici di quella gara, riprodotti ai suoi lati: a sinistra, una finta di tacco con cui il portiere Christiansen aveva buggerato Rooney; a destra, il tocco di Marcus Allback che aveva regalato la vittoria ai danesi. In alto, sotto una fila di torce, una scritta che ribaltava la fama di Old Trafford: “Il teatro dei vostri incubi”, era il modo con cui la gente del Copenaghen voleva presentare il Parken Stadium agli occhi di tifosi e giocatori dello United.

Alla fine, quella di ieri si è rivelata davvero una serata tormentata per Ten Hag e i suoi. Se la sconfitta di sedici anni fa poteva considerarsi un normale incidente di percorso per un gruppo che da lì a una stagione avrebbe vinto la Champions, il 4-3 con cui il Manchester United ha gettato alle ortiche la qualificazione sa davvero di psicodramma e testimonia il periodo nero della squadra.

Come nei migliori horror, non c’era niente che lasciasse presagire la serie di sventure che si sarebbe abbattuta sugli inglesi. Lo United conduceva per 2-0 grazie alla doppietta di un prodotto delle giovanili del Copenaghen come Hojlund. Poi, improvvisamente, una di quelle musichette tetre che preannunciano il disastro ha iniziato a risuonare nella testa dei calciatori, e Marcus Rashford è stato espulso.

Il pressing del Copenaghen, la calma dello United

Fino a quel momento, la gara era parsa in controllo per gli uomini di Ten Hag. Il Copenaghen era sceso in campo con l’intenzione di aggredire da subito la manovra avversaria e alzare i ritmi della partita attraverso il pressing. Neestrup, l’allenatore classe ’88 dei danesi, voleva indirizzare il possesso dello United verso la fascia, per poi far collassare tutta la squadra sul lato forte nel tentativo di rubare palla.

Per farlo, il 4-3-3 del Copenaghen si trasformava in una sorta di 4-3-1-2, con le tre punte strettissime e chiamate a muoversi all’unisono e il centravanti che rimaneva un po’ più basso rispetto ai due compagni per negare il passaggio verso il centro. Appena lo United spostava il pallone verso l’esterno, la mezzala dal lato della palla doveva uscire sul terzino in possesso.

Lo United, però, riusciva a gestire abbastanza agevolmente il pressing alto. Dopo due minuti, con una grande palla di Johnny Evans (!) e una bella progressione con cui Dalot aveva saltato la prima linea di pressione, la squadra di ten Hag era riuscita a mantenere il possesso per poi ribaltare il gioco sul lato debole, dove Rashford aspettava il pallone. Concentrati sull’ala e su Wan Bissaka, i giocatori del Copenaghen hanno ignorato l’inserimento di McTominay, libero di raggiungere il fondo e crossare rasoterra per il primo gol di Hojlund.

Il Copenaghen non si è demoralizzato e ha continuato a pressare alto. Lo United non si è scomposto e, abbassando Eriksen vicino ai difensori, è spesso riuscito a dare continuità al possesso, costringendo gli avversari ad abbassarsi. Anche quando riusciva a rubare palla, poi, il Copenaghen era impreciso per via dei ritmi alti che voleva imporre. Così, se un rimpallo o un passaggio finivano per sbaglio tra i piedi di un giocatore dello United, potevano nascere transizioni invitanti per gli uomini di Ten Hag. È così che è nato il gol del 2-0.

Al 27’, dopo un furioso e prolungato gegenpressing, il Copenaghen era riuscito a recuperare palla e a crossare. Maguire aveva respinto e Denis Vavro, che i laziali ricorderanno come uno degli ultimi inspiegabili acquisti di Igli Tare, si era staccato in avanti per intercettare e dare inizio a una nuova azione d’attacco. Il suo colpo di testa, però, era finito tra i piedi di Bruno Fernandes, libero di lanciare Garnacho in campo aperto alle spalle dell'enorme centrale slovacco. Il tiro dell’argentino, ribattuto, sarebbe finito sui piedi di Hojlund per il 2-0. La partita, a quel punto, sembrava saldamente nelle mani dello United. Due minuti più tardi, Hojlund avrebbe avuto addirittura l’occasione per siglare il 3-0, con un tiro da dentro l’area seguito a un recupero palla alto.

Nonostante la sensazione di dominio, però, non erano mancati segnali che lasciassero presagire un esito ben diverso: l’invasione di campo del tifoso con uno striscione a supporto della causa palestinese all’8’, ma soprattutto la sostituzione di Johnny Evans con Rafael Varane, uno dei momenti più stranianti della già straniante stagione dello United. Varane, campione del mondo con la Francia e signore della Champions League, di cui ha vinto ben quattro edizioni, a trent’anni si ritrova riserva di Johnny Evans, residuato bellico dell’ultimo United di Ferguson di cui forse avevate dimenticato l’esistenza e che di certo non avreste immaginato di ritrovare in questa competizione. Evans, classe ’88 come l’allenatore del Copenaghen, quest’estate da svincolato si era aggregato agli allenamenti dello United e dopo il ritiro la società aveva deciso di metterlo sotto contratto. Si pensava potesse essere una figura di contorno, utile nello spogliatoio, ma da ottobre il nordirlandese è partito sempre titolare in campionato: la sua parabola, quella dello United e quella di Varane sono l’ennesima dimostrazione dell'imprevedibilità del calcio, ma anche della decadenza di una squadra che sembra non riuscire a toccare il fondo.

L’espulsione di Rashford

Dopo il 2-0 lo United ha iniziato ad abbassarsi. Il palleggio del Copenaghen si è fatto più fitto, ma non sembravano esserci grandi sbocchi. Le cose cambiano al 40’, quando Rashford si ritrova basso a destra per aiutare Wan Bissaka. L'ala inglese si ritrova a difendere una palla finita lì un po' per caso, allargando la gamba sinistra. Per sua sfortuna, però, Diogo Goncalves, mezzala portoghese che di secondo nome fa Cupido, infila il piede per provare a intercettare. Così Rashford finisce per colpire la caviglia dell’avversario con i tacchetti. Il movimento del numero 10 dello United era del tutto naturale ed è sempre difficile valutare situazioni di questo tipo, proprio perché non c’è traccia di volontarietà nell’intervento. L’arbitro, però, decide di estrarre il rosso, e da lì la partita cambia.

In Champions, al di là di qualsiasi valore tecnico e di qualsiasi piano gara, non c’è cosa più importante del saper incassare i colpi, di saper reagire nel modo giusto agli imprevisti e alle situazioni avverse. E sappiamo che lo United, da anni, non è più quel tipo di squadra. L’espulsione di Rashford è un cazzotto in pieno mento che la manda al tappeto. E poco dopo il Copenaghen segna il 2-1 e il 2-2 nel giro di sette minuti.

Il primo gol arriva appena dopo l’espulsione. Ankersen dalla destra disegna un cross sul secondo palo. L’ala sinistra Achouri taglia verso il centro e attira con sé Wan Bissaka. La palla, così, finisce tra i piedi del terzino opposto Jelert, che rimette in mezzo per il tiro con cui Elyounoussi accorcia le distanze.

Il momento in cui McTominay prova il lancio della vita.

Nel frattempo l’arbitro assegna 13’ di recupero, giustificati dall’invasione di campo, dall’espulsione e dalla sostituzione di Evans. Lo United farebbe bene a ridurre i rischi per tornare negli spogliatoi sul 2-1. Invece alcuni suoi giocatori sembrano stranamente su di giri. Dopo un rilancio di Onana verso destra, la palla finisce tra i piedi di McTominay, che col primo controllo esegue un palleggio. In quel momento, l’istinto primordiale da centrocampista britannico vecchio stampo si impossessa dello scozzese che, ingolosito da quel pallone a mezz’aria, calcia al volo per provare un difficile cambio gioco per Garnacho sulla sinistra. Il lancio è corto, ma il vero problema è che, quando la palla viene intercettata da Ankersen, sul lato debole dello United non c’è nessuno. Il terzino danese può avanzare e mettere in mezzo. Elyounoussi prolunga quel cross fiacco e senza pretese. La palla rimbalza su Varane e ritorna da Elyounoussi, che, nel tentativo di controllarla, la spedisce sul braccio del malcapitato Maguire. L’arbitro assegna il rigore con cui il Copenaghen pareggia.

La hybris di Garnacho

Dopo un finale di tempo del genere, ci si aspetterebbe un Copenaghen famelico nella ripresa. Invece al ritorno in campo i danesi, stranamente, scelgono di compattarsi in un 4-5-1 dal baricentro medio-basso e di rinunciare al pressing. È possibile che si tratti di una scelta dovuta alla stanchezza per lo sforzo profuso nel primo tempo, in cui attaccanti e centrocampisti non hanno mai smesso di scivolare e raddoppiare in pressing.

Fatto sta che lo United si ritrova col pallone tra i piedi e con la possibilità di farlo circolare lateralmente per controllare il cronometro e tenere lontano il Copenaghen dalla propria area: forse per questo Neestrup, a fine gara, dirà che quella di ieri è stata la peggior prestazione della sua squadra in Champions.

Il tecnico prova a smuovere le acque con l’ingresso di Roony Bardaghji, prodigio del calcio svedese classe 2005. Il numero 10 si presenta intercettando un passaggio sulla trequarti e saltando di netto Dalot e Amrabat, prima di concludere alle stelle. Quel tiro, in maniera indiretta, porta al 2-3 dello United: Onana rinvia lungo verso Hojlund, su cui Vavro commette fallo; Bruno Fernandes batte la punizione poco oltre il centrocampo e crossa verso il secondo palo, dove la sponda di Maguire colpisce il braccio di Lerager. L’arbitro assegna un altro rigore, trasformato proprio da Bruno Fernandes. Garnacho, nonostante il sangue argentino, decide di ignorare la scaramanzia e si porta il dito sulla bocca per zittire la curva del Copenaghen, come se quello fosse stato l’ultimo pallone della partita. Purtroppo per lui è solo il 69’ e il Copenaghen ha tutto il tempo per rimontare.

L’incredibile finale

Nel frattempo, a causa della discrepanza determinata dai 13’ di recupero, le altre partite di Champions terminano e chi ha voglia di rimanere davanti alla TV può godersi l’ennesimo tonfo dello United in tutto il suo autolesionismo. È da poco trascorso l’80’ quando Wan Bissaka dà una pallaccia all’indietro ad Onana. La sfera rimbalza proprio davanti al portiere, costretto a piegarsi per stoppare di petto. Il controllo, però, è parecchio scomodo e sullo stop la palla finisce in angolo.

La difesa ribatte il primo cross e il Copenaghen rimastica il possesso sul limite dell’area. Falk, dal centro sinistra, trova lo spiraglio per il traversone e pennella sul secondo palo, dove Lerager taglia davanti a Dalot e segna.

Lerager è una mezzala del Copenaghen. Il suo compagno di catena, sulla destra, è il già citato terzino Ankersen. Qualcuno di voi, seguendo Diretta Gol o tutta la partita, si sarà sforzato di ricordare chi fossero costoro e avrà dovuto controllare sul cellulare per accorgersi che si trattava di due comparse del Genoa di Davide Nicola, anno di grazia 2019/20, quando "il Grifone" riuscì a salvarsi solo all’ultima giornata. Se non fosse cresciuto in Italia a pane e 3-5-2 Lerager avrebbe comunque attaccato in quel modo il secondo palo?

L’inerzia della sfida, a questo punto, è tutta dalla parte del Copenaghen. Nel corso del secondo tempo lo United aveva scelto saggiamente si affidarsi al gioco lungo di Onana per evitare rischi in costruzione e allontanare gli avversari da zone calde. All’87’ di una partita sofferta, in inferiorità numerica, gli uomini di Ten Hag decidono però di costruire palla a terra contro il pressing ultraoffensivo del Copenaghen, rinvigorito dai cambi e sospinto da un pubblico caldissimo.

Maguire va da Varane, che controlla in maniera imprecisa alzandosi il pallone. Il francese, invece di spazzare, insiste nel palleggio e prova a scodellare nuovamente verso Maguire. Il passaggio è sbilenco e arriva sul petto di Roony, che può puntare il capitano dello United. Lo svedese non solo possiede grande tecnica, ma è anche ambidestro. Così, invece di rientrare sul piede forte, il mancino, punta il fondo e crossa col destro. Onana in tuffo intercetta, ma la respinta carambola sui piedi di Claesson: si tratta di un rigore in movimento, che però l’attaccante, nel tentativo di angolare al massimo il tiro, trasforma in una spazzata, che finisce quasi in rimessa laterale. Per sua fortuna, prima che esca, sul pallone interviene il terzino sinistro che rimette in mezzo in maniera imprecisa. Il Copenaghen riesce a riciclare il cross e Boilesen, difensore entrato a gara in corso, spedisce il pallone in area. Maguire respinge, ma la sua ribattuta cade proprio sul sinistro di Roony, che di prima intenzione schiaccia la sfera per evitare che il tiro venga intercettato da Dalot e la angola a fil di palo per il gol vittoria.

Nonostante la giovane età, Roony è in realtà uno dei titolari del Copenaghen in campionato, dove è anche il capocannoniere della squadra con sette gol. In Champions, però, aveva giocato poco, giusto qualche minuto contro il Bayern Monaco. Originario della Siria, è nato nel 2005 in Kuwait, dove la sua famiglia si era trasferita per sfuggire alla povertà. Suo padre, però, era diventato vittima del sistema di sfruttamento tipico dei Paesi del Golfo Persico, e per questa ragione, quando Roony aveva sette anni, la famiglia era riuscita ad ottenere l’asilo politico per trasferirsi in Svezia. Lì è iniziata la sua ascesa nel mondo del calcio ed oggi si tratta di uno dei talenti più eccitanti d’Europa. A giudicare dal suo Instagram, dove l’immagine di profilo è lo Sharingan ipnotico, dev’essere un grande appassionato di Naruto oltre che di calcio. Ieri, persino in una partita così caotica, è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico con alcuni primi controlli scintillanti e più di un dribbling velenoso.

Forse sarà lui che ricorderanno i tifosi dei "Red Devils" quando tra qualche anno ricorderanno questa partita. Quando si metteranno a letto, nell'istante prima di prendere sonno, ripenseranno a Copenaghen, al teatro degli incubi, a quella coreografia, ma sarà il tiro a terra di Roony a ridestarli di colpo, lasciandoli a guardare il soffitto per il resto della nottata.

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