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Le chance dell'Italia in Coppa Davis senza Sinner e Musetti
17 nov 2025
Sarà un torneo più equilibrato rispetto agli scorsi anni.
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IMAGO / ABACAPRESS
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Il tennis italiano è nel momento migliore della sua storia. Non arrivo qui certo con una notizia sconcertante: nella top ten del ranking ATP ci sono due giocatori italiani, entrambi presenti in quella grande celebrazione del nuovo status del nostro tennis che sono state le ATP Finals di Torino, e uno di questi è Jannik Sinner - numero 2 del mondo e detentore di quattro Slam. L'Italia, forte anche di talenti più o meno emergenti (da Musetti a Cobolli) è ormai comunemente considerata la Nazionale più forte e questo ce lo dice anche la striscia aperta di due Coppe Davis vinte consecutivamente, e anche il declino di Daniil Medvedev e Andrej Rublev della non-partecipante Russia che ha tolto anche una delle più grosse concorrenti.

Dalle Finals di Torino si passerà quindi ad un’altra “festa” ancora più grande, a Bologna, dove si celebrerà anche un altro successo organizzativo della FIT. La federazione italiana infatti ha preso in carico le Finals di Coppa Davis, prima a Malaga, fino al 2027. Ricapitolando: la Nazionale più forte del mondo che celebra le due Davis consecutive, e punta alla terza, nel giardino di casa. Cosa può andare storto?

Innanzitutto, lo sappiamo: né il numero 2 del mondo, Jannik Sinner, né il numero 8 del mondo, Lorenzo Musetti, saranno a Bologna. Le motivazioni sono diverse ma sono entrambe riconducibili all'intensità del calendario e alla distanza troppo breve tra la fine di una stagione e l'inizio di un'altra.

Per Sinner questo fattore è sicuramente quello che ha pesato di più, con un Australian Open da difendere e una stagione a due velocità a causa dello stop di tre mesi in mezzo. Proprio questa pausa è ciò che di fatto ha costretto Sinner a perdere il numero uno del ranking, che a sua volta è ciò che lo spinge a difendere il titolo vinto quasi un anno fa agli Australian Open. Il tennista di San Candido ha evidentemente la necessità di riservarsi un training block in vista della nuova stagione, dopo comunque aver partecipato a tre delle ultime quattro edizioni della Coppa Davis.

Musetti, dal canto suo, non solo è reduce da un finale di stagione logorante, giocato in corsa per strappare un biglietto per le ATP Finals, ma ha anche motivi molto più felici. Il carrarino infatti è in attesa della nascita del suo secondo figlio dalla compagna Veronica Confalonieri, ed era previsto già da un po’ che sarebbe dovuto nascere durante le Finals, con relativi dubbi a riguardo sulla sua partecipazione. Tornando sul lato prettamente sportivo della vicenda: mettere a repentaglio l’inizio della prossima stagione, dove può ragionevolmente provare ad entrare in top 5 (dato che fino a Montecarlo difende pochissimi punti), sarebbe stato un rischio davvero troppo grosso. E, anche se avesse giocato in Davis, lo avrebbe fatto comunque con la spia della riserva accesa.

PERCHÉ DELLA RINUNCIA DI MUSETTI SI È PARLATO COSÌ POCO?
Il presidente della FITP, Angelo Binaghi, è stato molto comprensivo rispetto alle scelte di Musetti e Sinner, e nel caso del quattro volte campione Slam si è lanciato in una difesa accorata di fronte al nuovo sciame di polemiche che ha sollevato la sua rinuncia. «Sarà così anche questa volta: per la FITP e per l'Italia è più importante che lui torni numero 1 di un'altra Davis. La sua famiglia e il suo team erano stati chiari fin da subito, lo difenderò sempre e a prescindere. La riconoscenza nei confronti del tennis italiano si concretizzerà quando tornerà numero 1 al mondo».

L'assenza dei due campioni italiani comunque non ha frenato l'entusiasmo. I biglietti per le Finali di Davis sono in vendita da mesi, e il pienone, almeno per le partite dell’Italia, è già scontato. A detta del direttore Paolo Lorenzi i biglietti ancora invenduti per semifinali e finali sarebbero quasi un migliaio e il 20% dei biglietti complessivi è stato comprato da tifosi stranieri.

Comunque per l'Italia - intesa come Nazionale e movimento - è già un successo, e questo sicuramente contribuisce alla serenità del presidente della FITP sulle assenze pesanti che avrà l’Italia. Lo sappiamo: la Coppa Davis non pesa più nell’immaginario collettivo come un tempo, e le critiche arrivate a Sinner non riguardano tanto le possibilità di vincerla o meno, nonostante l’Italia sia uno dei Paesi (al di fuori di quelli storici) in cui è più radicato il suo culto. Basti vedere come la scelta di Musetti sia passata sostanzialmente sotto silenzio sia da parte del pubblico che della federazione, con Binaghi che oggi addirittura difende queste scelte.

In passato i rapporti tra la FITP e i singoli sono stati molto più burrascosi. Nel 2008 Simone Bolelli (che sarà a Bologna) era lanciato nella sua carriera da singolarista, numero 36 ATP e a 23 anni programmava di poter salire ulteriormente. Assieme al suo allenatore Claudio Pistolesi aveva deciso di rinunciare alla sfida salvezza del secondo livello di Coppa Davis dell’Italia con la Lettonia per preparare al meglio la trasferta asiatica tra Bangkok e Tokyo. In quel caso si era scatenata una tempesta contro Bolelli, tra i commenti del puntuale Nicola Pietrangeli («ha sputato sulla bandiera») e la FITP che aveva deciso di squalificarlo e di impedirgli di allenarsi in circoli affiliati per un certo periodo.

Nel 2010 era stato il turno di Andreas Seppi, che per evitare di essere squalificato, rinunciando alla sfida contro la Bielorussia, era stato costretto comunque a presentarsi nel ritiro azzurro di Castellaneta Marina, partendo da Dubai e con solo Taranto come aeroporto nelle vicinanze.

Il 2016 è il teatro della guerra tra Camila e Sergio Giorgi e la FITP, con la tennista di Macerata che rinuncia a partecipare allo spareggio salvezza del World Group di Lleida con la Spagna. Il problema? Sergio Giorgi nel 2013 aveva sottoscritto un “contratto” con la FIT, un prestito d’onore, in cui la Giorgi riceveva supporto economico alla crescita sportiva in cambio della partecipazione in Fed Cup. Un accordo a cui i Giorgi decidono di venire meno, citando le esenzioni concesse per meriti sportivi alla Vinci e Schiavone. Il caso si risolve al tribunale federale, con una richiesta di restituzione pecuniaria da parte della FITP e una sentenza che squalifica la Giorgi per nove mesi in ambito italiano e 30mila euro di multa. Tornerà a giocare solo tre anni dopo in Nazionale, in occasione della sfida persa contro la Svizzera.

Il caso di Giorgi ci aiuta a parlare della questione del “prestito d’onore”, che negli ultimi anni di grande sviluppo del tennis italiano è stato fondamentale per aiutare i team privati (prima più marginalizzati rispetto ai centri federali) a svilupparsi all’interno dell’ecosistema del tennis italiano. In cosa consista lo spiega Graziano Risi, consigliere federale del settore tecnico, al sito FITP. «I settori tecnici maschile e femminile [...] definiscono gli atleti/e meritevoli di un contributo economico e in base all’età, alle potenzialità e alla programmazione condivisa con i singoli coach, si stabiliscono due tipologie di interventi: prestito d’onore a quota fissa e prestito d’onore Full. Il contributo full in media è di 90mila euro per ogni atleta, utilizzabili per coprire tutti i costi che il giocatore deve sostenere durante l’anno [...]. A tale contributo vanno sottratti eventuali premi in denaro vinti nei tornei, al netto delle tasse. [...] I contributi vengono comunque erogati sotto forma di prestito d’onore che il giocatore, sottoscrivendo un contratto con la FIT, si impegna a restituire se una volta diventato professionista dovesse guadagnare più di 90.000€ annui di prize money al netto delle tasse. Sull’eventuale parte eccedente l’atleta si impegna a restituire il 20% che la FIT a sua volta destinerà ad altri giovani meritevoli». A tutto questo si accompagna l’impegno, da parte del tennista, di partecipare alla Coppa Davis se e quando sarà convocato.

COSA ASPETTARSI DALL'ITALIA SENZA SINNER E MUSETTI
Negli anni, già dopo la vicenda Bolelli del 2008, la FITP si è molto ammorbidita sulla questione ed è anche cambiato il rapporto stesso tra la federazione e i suoi tennisti più forti. All’epoca la federazione era meno potente di oggi in campo mondiale ma era in una posizione di forza rispetto ai suoi tennisti. Oggi, con il boom del tennis italiano, tennisti come Musetti o Sinner sono più grandi della federazione stessa, e in una situazione di scontro avrebbe soltanto da perderci.

Questo senza contare che spostare eccessivamente l'attenzione su chi non c'è rischia di toglierne a una squadra che oggi è molto forte e profonda anche senza le due punte principali. Il primo singolare sarà quasi sicuramente appannaggio di Flavio Cobolli, numero 22 del mondo, e per il secondo singolare Filippo Volandri può contare sull’esperienza e capacità indoor di Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego (entrambi utilizzabili anche in doppio). Tutto questo lasciando a casa il numero 26 del mondo Luciano Darderi, più per le sue caratteristiche tecniche relative al cemento indoor che per il suo livello effettivo.

Sicuramente la squadra è molto più vulnerabile, anche se come numero 2 siamo tranquillamente al livello delle migliori presenti e schieriamo un doppio semifinalista alle ATP Finals con Bolelli e Vavassori. Cobolli non è sulla sua superficie migliore indoor, ma ha dimostrato di esaltarsi in Coppa Davis e proprio a Bologna l’anno scorso aveva battuto Tallon Griekspoor in un ottimo periodo di forma.

La fortuna dell’Italia è anche quella del sorteggio, che gli ha portato in dote al primo turno la debole Austria, con numero 1 il terraiolo Filip Misolic e l’ex top100 Rodionov (il più avvezzo al cemento dei due) come secondo. In semifinale l’Italia incontrerebbe o il Belgio di Bergs e Collignon o più probabilmente la Francia priva di Arthur Fils e Ugo Humbert. Una squadra, quella francese, che ha un Arthur Rinderknech in grande forma in questo finale di stagione e uno specialista del doppio come Pierre Hugues-Herbert, ma chiaramente alla portata dell’Italia anche senza le sue punte di diamante.

L'ALTRO LATO DEL TABELLONE
Tutte le più forti sono infatti dall’altro lato del tabellone, con Repubblica Ceca - Spagna che sarà sicuramente la sfida più di alto livello del primo turno. La Spagna ha deciso di non convocare Davidovich-Fokina (le polemiche non sono mancate nemmeno lì, non vi preoccupate) e al di fuori di Alcaraz è piuttosto vulnerabile, tanto da essersi salvata contro la Danimarca solo per il solito suicidio sportivo di Holger Rune.

I cechi non si presentano in grande forma all’appuntamento ma tutto si giocherà sul secondo singolare tra Mensik e Munar, con un doppio in cui la Spagna (con l’anziano Granollers) può sempre rischiare contro il doppista Pavlasek e uno dei singolaristi. Equilibrata anche Germania - Argentina, con i tedeschi che sono forse la squadra più equilibrata in tutto il torneo, con un numero 1 forte (Zverev, presente per la prima volta dal cambio format), un numero 2 pericoloso indoor come Struff e il doppio più forte dell’intero torneo con Putz/Krawietz.

In questi giorni di Finals si è parlato tanto, tra Sinner, Alcaraz e Gaudenzi, di rendere la Coppa Davis biennale per dare più riposo ai tennisti e permettere ai top player di partecipare. Un proposito che non si potrà realizzare prima del 2027, quando scadrà la licenza di Bologna come sede ospitante. Intanto però godiamoci quella che potrebbe essere una delle edizioni più equilibrate degli ultimi tempi, anche se le possibilità di uscirne vincitori forse sono minori rispetto agli anni scorsi.

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