Napoli e Juventus si incontrate lo scorso 26 gennaio e la squadra di Gattuso, reduce da tre sconfitte consecutive e dal trauma dell’esonero di Carlo Ancelotti, aveva sorprendentemente vinto una partita non troppo dissimile da quella di ieri, e che ha regalato la Coppa Italia 2019/20 ai partenopei.
Come allora, al Napoli è bastato abbassare il baricentro, compattare le linee e orientare fortemente la propria struttura difensiva verso la zona palla, per rendere inoffensivo il possesso insistito della Juventus. Cinque mesi fa i bianconeri erano schierati con il 4-3-1-2, ma la sostanza tattica del match non è certo cambiata con la Juventus disposta con una sorta di 4-3-3 asimmetrico.
Nella semifinale contro il Milan la vera novità per la squadra di Sarri, alla prima partita dopo la sosta forzata, era stata la posizione di Cristiano Ronaldo che, pur all’interno della libertà posizionale concessagli dal suo allenatore, aveva giocato prevalentemente da centravanti, con Dybala a destra e Douglas Costa a sinistra. In fase di possesso palla lo schieramento juventino rimaneva così abbastanza equilibrato e in fase difensiva la buona disponibilità di Dybala aveva consentito alla squadra di disporsi con il 4-5-1 senza costringere i giocatori a particolari rotazioni. L'argentino poteva rimanere alto in fase di non possesso.
Contro il Napoli invece, lo schieramento offensivo di base ha previsto Dybala in posizione centrale, Cristiano Ronaldo nella posizione di centro-sinistra, la sua preferita, e Douglas Costa molto aperto sulla destra. Un tridente che ha riflesso la sua asimmetria su tutte le fasi di gioco bianconere.
I problemi della Juventus in fase d’attacco
In fase d’attacco la Juventus ha usato Douglas Costa per presidiare con continuità l’ampiezza sulla fascia destra del campo, dove ha sviluppato la maggior parte del proprio gioco (49% degli attacchi), mentre la fascia sinistra era sostanzialmente scoperta, attaccata soltanto dalle salite di Alex Sandro. Una disposizione che ha ulteriormente ristretto i già angusti spazi in cui Maurizio Sarri vuole attaccare, e che Rino Gattuso ha efficacemente ridotto e intasato.
Il mancato presidio dell’ampiezza ha consentito al Napoli di applicare con più agilità la strategia difensiva basata sulla riduzione di ogni spazio interno al proprio castello difensivo orientato verso la zona del pallone. E, se in orizzontale la scarsa ampiezza dell’attacco bianconero ha permesso al Napoli di rimanere compatto trasversalmente e di scivolare efficacemente da un lato all’altro del campo senza minimamente disunirsi, la pressoché inesistente minaccia della profondità degli attaccanti bianconeri ha concesso alla linea arretrata di Gattuso la possibilità di rimanere legata, senza troppe difficoltà, a quella mediana, negando così gli spazi utili tra le linee al gioco bianconero.
Lo schieramento tipico della Juventus in fase d’attacco vede Douglas Costa largo a destra, Cuadrado che rimane al fianco di De Ligt formando quasi una linea a 3 di costruzione e Alex Sandro, che solo quando ha la possibilità di ricevere il pallone si apre sulla sinistra. Il Napoli non deve preoccuparsi della difesa dell’ampiezza sulla sinistra, si addensa in zona palla e ha il tempo di scivolare compatta verso la fascia opposta sulla circolazione palla dei bianconeri.
In questo difficile contesto tattico la Juventus avrebbe potuto disordinare la difesa avversaria solo con una circolazione palla più veloce. Ma i bianconeri sono stati lenti e hanno puntato tutto sulle capacità tecniche dei calciatori, alla possibilità di disordinare il blocco difensivo avversario tramite soluzioni individuali o combinazioni di passaggi difficili. Douglas Costa è stato quello che ha provato di più a guadagnare vantaggi sulla difesa avversaria: ha tentato 6 dribbling (di cui 3 riusciti) nei 66 minuti giocati. Tuttavia il brasiliano, pur giocando praticamente coi piedi sulla linea laterale, non è mai riuscito a trovare in una situazione di uno contro uno Mario Rui, sempre aiutato all’interno dalla mezzala Zielinski o da un disciplinatissimo Insigne, agevolati dalla lentezza con cui arrivava il pallone all’esterno bianconero. La doppia o tripla marcatura dedicata a Douglas Costa ha perennemente coperto l’interno del campo e il piede sinistro al brasiliano, che per questo ha cercato e trovato maggiore fortuna dribblando verso il fondo e usando il meno sensibile piede destro. Alla Juve non è andata meglio con le combinazioni palla a terra a ridosso dell'area: non c'era l'ampiezza né la brillantezza, in questo momento, perché fossero più efficaci.
E quelli in fase difensiva
In fase di non possesso la presenza sul centro sinistra di Cristiano Ronaldo ha forzato i bianconeri ha schierarsi con il 4-4-2, costringendo Matuidi, come ai tempi di Massimiliano Allegri, a sdoppiarsi nel duplice ruolo di mezzala sinistra ed esterno sinistro della linea a 4. Il 4-4-2 della Juventus, dopo avere avuto le migliori occasioni della partita nei primi venti minuti di gioco, recuperando due palloni nei pressi dell’area avversaria, ha progressivamente perso le distanze e persino le logiche del proprio pressing, consentendo al Napoli di primeggiare nella percentuale di possesso palla nel secondo tempo della partita (52% contro il 42% della prima frazione). Un predominio figlio più delle difficoltà bianconere di ordinare il proprio pressing che dei meriti del palleggio arretrato, sempre un po' scolastico, del Napoli.
A un certo punto non è più stato chiaro quale fosse il sistema di pressing della squadra di Sarri, sempre in mezzo al guado tra una strategia orientata sull’uomo e una orientata sulla chiusura delle linee di passaggio avversaria. I bianconeri non sono mai riusciti a risolvere il problema della pressione sul mediano Demme che, più che creare difficoltà con le proprie ricezioni, ha destabilizzato l’intero movimento collettivo di pressing dei bianconeri. Con Ronaldo e Dybala più avanzati, il controllo di Demme è stato affidato alternativamente a Dybala, che doveva coprire al tedesco il pallone, o all’avanzata di un centrocampista, una delle mezzali o dello stesso Pjanic. In questo modo, però, con Matuidi sempre in posizione intermedia tra quella di mezzala e quella di esterno sinistro, la Juve si è trovata troppo spesso in inferiorità numerica sul lato destro del Napoli. È proprio da quel lato che nel secondo tempo la squadra di Gattuso è riuscita spesso a trovare lo sbocco per risalire il campo e tagliare fuori la pressione bianconera. I problemi del pressing juventino sono stati poi amplificati dalla scarsa qualità della pressione dei due giocatori offensivi, in particolare di Ronaldo, sui due centrali e il portiere avversario.
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I problemi del pressing della Juventus. Nella prima immagine è Pjanic ad alzarsi su Demme, Matuidi rimane stretto su Fabian Ruiz, il Napoli può uscire tramite Di Lorenzo, liberissimo di ricevere. Nella seconda immagine Matuidi si alza sul terzino destro del Napoli, Pjanic copre Fabian Ruiz, Demme è liberissimo di ricevere in mezzo al campo. La coperta del pressing della Juventus è sempre troppo corta.
La partita di Gattuso
La mappa tattica del Napoli, almeno in occasione di partite contro squadre di alto livello, pare decisamente tracciata. Contro la Juventus gli uomini di Gattuso hanno di fatto rinunciato a contendere il pallone agli avversari nella loro metà campo, limitando il pressing offensivo a rare occasioni. Il cambio di natura della squadra rispetto alla gestione Ancelotti è evidentissimo. Il Napoli era una squadra spesso slegata in fase di non possesso, imprecisa nelle distanze difensive e in definitiva poco incline alla concentrazione continua e alla fatica richiesta dalla difesa posizionale nella propria metà campo. Gattuso ha invece abbassato il baricentro della propria squadra, ha rinunciato a molte fasi di pressing offensivo e ha puntato sulla compattezza difensiva, costruendo una struttura capace di coprire gli spazi muovendosi all’unisono. Ieri tutti i giocatori hanno partecipato attivamente e con estrema applicazione alla fase di non possesso, compresi quelli meno inclini al gioco difensivo. In quest’ottica è stato importante l’acquisto a gennaio di Diego Demme mediano molto abile nel posizionamento difensivo e capace di equilibrare la squadra durante le fasi di non possesso.
La povertà dell’attacco bianconero nella mappa degli xG.
In fase offensiva il Napoli, andando avanti con la partita, è riuscito con sempre più sicurezza a prevalere sul disordinato e fiacco pressing juventino, e anche a sfuggire alla riaggressione avversaria, resa meno efficace dalla progressiva perdita di qualità dell’attacco bianconero. Il Napoli ha via via giocato sempre di più nella metà campo avversaria, rendendosi anche pericoloso e meritando in definitiva la vittoria. Il gioco d’attacco del Napoli, a partire dalle fasi di impostazione, giocate con la decisa volontà di palleggiare anche in zone molto arretrate del campo, è ancora un abbozzo e sconta ancora un’interpretazione troppo schematica. Eppure alcune soluzioni, come le frequenti rotazioni dei tre centrocampisti per liberarne le ricezioni, sembrano promettere bene e sarà interessante seguire gli sviluppi del gioco d’attacco della squadra di Gattuso.
Il futuro di Juventus e Napoli
È certo complicato trarre conclusioni al termine di un ciclo di 2 partite in 4 giorni dopo un periodo di 3 mesi di inattività, di cui quasi 2 passati a casa in lockdown. Se le due semifinali erano state partite di buon ritmo e discreta brillantezza, nella partita di finale Napoli e Juventus sono sembrate meno pronte fisicamente. Tuttavia i problemi offensivi della Juventus sembrano strutturali, considerando che si erano già palesati nella prima parte della stagione. La scarsa velocità di circolazione del pallone, e i pochi movimenti senza palla, rendono difficile giocare un calcio offensivo che è per propria natura complesso. All’interno della complessità del calcio immaginato di Sarri - da giocare in spazi stretti e senza occupare l'ampiezza - la qualità tecnica dei giocatori è fondamentale e, almeno in questo momento della stagione, pare mancare ai bianconeri.
Il Napoli di Gattuso sembra invece avere trovato una dimensione difensiva sconosciuta ai tempi di Carlo Ancelotti e che pare definire bene la natura della squadra in occasione degli scontri con le squadre di più alto livello. L’evoluzione del Napoli deve però ancora completarsi con lo sviluppo di un gioco offensivo più credibile e il campionato sarà un’ottima occasione per vedere all’opera la squadra contro avversari sulla carta più deboli, che costringeranno gli azzurri a un atteggiamento tattico più offensivo. In ogni caso Gattuso ha già regalato un trofeo ai tifosi del Napoli, battendo Lazio, Inter e Juventus, le migliori tre squadre del campionato. Davvero un ottimo lavoro.