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Cosa c'è nel futuro di Marcus Thuram
21 ott 2020
Analizziamo una delle più grandi rivelazioni della scorsa Bundesliga.
(articolo)
13 min
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La Bundesliga dello scorso anno è stata una tra le più interessanti degli ultimi anni, sia per la varietà del gioco espresso dal gruppo di squadre in testa, che per i singoli talenti che hanno catturato la nostra attenzioni. Sono spiccati gli attaccanti: l’arrivo di Haaland, gli esperimenti di Bosz con Kai Havertz, l’evoluzione del gioco di Timo Werner con Nagelsmann, un Müller sempre più rifinitore dentro il feroce triangolo Gnabry-Lewandowski-Coman del Bayern. Il Borussia Monchengladbach è riuscito a guadagnarsi un posto in questa Champions League grazie anche alle prestazioni dei suoi attaccanti: Alassane Plea, Breel Embolo, Marcus Thuram.

Per Marco Rose l'annata era complicatata dal compito di compensare la pesante partenza di Thorgan Hazard. Il prescelto è stato Marcus Thuram, figlio di Lilian, pagato 9 milioni al Guingamp, dove aveva trascorso le sue prime due stagioni in una massima divisione. Oggi Thuram, che ha scelto il numero 10 dei Fohlen, è forse il talento più rappresentativo della squadra: oltre a esserne stato il miglior realizzatore lo scorso anno, è l’unico giocatore di movimento ad aver disputato tutte le 38 partite stagionali, con un minutaggio inferiore solo al terzino Stefan Lainer e al centrale Nico Elvedi.

All’interno dell’ambiente del Borussia, attorno a Thuram sembra essersi sviluppata una carica particolare, ed è solo in parte dovuta alla classica attenzione che si riserva (forse senza mai eccedere nelle aspettative) ai figli d’arte. In ogni intervista in cui gli viene posta una domanda sul rapporto col padre, Marcus precisa di non riuscire a proiettare la figura del campione del mondo sopra a quella paterna: sebbene Lilian sia stato importante nella sua formazione da calciatore insegnandogli umiltà e autocritica, il loro rapporto è esclusivamente quello di padre e figlio. Pare che Marcus ci tenga a evidenziare che la sua ascesa nel mondo del calcio sia stata influenzata solo dalla sua passione purissima, quasi infantile, per il gioco, e per nulla dal contesto familiare, la cui ingerenza viene limitata alla presenza di palloni ovunque in casa.

Thuram ha conservato un approccio ludico al calcio, ama la sua essenza più gioiosa, liberatoria. Ha uno splendido rapporto con i compagni. In questa intervista, quando si tocca l’argomento del ritorno in gruppo, pensare al ricongiungimento con i suoi colleghi/amici gli illumina il volto. In generale, Thuram lascia intendere che la presenza di compagni francofoni sia stata fondamentale nella sua integrazione e per il suo rendimento, assieme all’assistente/traduttore Oliver Neuville. Il suo nickname ufficiale è “Tikus", tratto da “kus”, sillaba del suo nome, e “ti”, cioè “piccolo” in creolo guadalupense: piccolo Marcus.

In tutto ciò che non riguarda l’aspetto pratico del suo gioco, Thuram ha l’aria del ragazzino sognante. La passione smodata per Dragon Ball e gli anime lo ha portato a immedesimarsi nella trasformazione dei Saiyan in gorilla, considerato un animale spirituale (nonché emoji da inserire di fianco al nickname). È diventata anche celebre la tradizione di impalare la sua maglia sulla bandierina del corner a fine partita e andare a festeggiare sotto i tifosi.

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Un post condiviso da Marcus Thuram (@thuram_17) in data: 27 Ott 2019 alle ore 12:42 PDT

La maglia sulla bandierina è diventata in fretta la signature move di Thuram. Ma lui non sembra esserne geloso: qui sopra celebra il ritorno di Stindl dopo una frattura alla tibia, pochi giorni fa, invece, una dedica aDoucouré in occasione del suo agognato esordio in prima squadra dopo 4 anni.

Questa leggerezza non significa però che Thuram sia una persona superficiale o banale: il suo inginocchiamento dopo il gol all’Union Berlin ha inaugurato una serie di endorsement alle proteste contro il razzismo negli USA dal mondo del calcio, ma anche la capacità di parlare fluentemente inglese e italiano, e l’impegno nello studio del tedesco, ci lasciano intendere che non stiamo parlando di un professionista disinteressato o frivolo.

La capacità di apprendimento e la dedizione sono stati fondamentali nell’esplosione di questa stagione. Jason Pendant (amico ed ex compagno nel Sochaux, giovanili incluse) racconta di un Thuram dribblomane compulsivo a inizio carriera: l’enfasi sul duello individuale come mezzo per divertirsi e per provocare l’avversario. Oggi, invece, Pendant osservandolo da lontano lo trova più pragmatico: «Gioca per segnare e per fare la differenza».

Un giocatore controintuitivo

In effetti, dando per buono quanto riferito da Pendant, a vederlo oggi si direbbe che il gioco di Thuram si sia asciugato molto. Sarebbe riduttivo, però, sintetizzare il tutto nella quantità di gol segnati, sebbene il numero sia ragguardevole rispetto alle stagioni precedenti. C’è molto di più nelle sue prestazioni sotto la guida di Marco Rose. Guardando la struttura fisica di Thuram e la sua collocazione in campo, si potrebbe essere contagiati dal pregiudizio, immaginando un attaccante che fa della fisicità il suo forte, che utilizza l’allungo per superare l’avversario e il corpo per proteggere il pallone e far salire la squadra. Un giocatore, insomma, diretto, un riferimento costante per le verticalizzazioni della sua squadra.

Se partiamo da questi presupposti, Thuram è un giocatore controintuitivo. Il modo in cui usa il suo corpo è molto cerebrale, e in questo senso forse si tratta della rappresentazione più lusinghiera della perfetta introiezione dei principi individuali del gioco di posizione. Per anni il pubblico si è abituato a pensare a questa filosofia come un calcio adatto soprattutto ai brevilinei, invece Thuram ci mostra ancora una volta cosa può succedere quando un atleta con i suoi mezzi riesce a metterli a disposizione di un gioco così naturalmente ragionato e associativo, senza rinunciare alla sua fisicità, ma incanalandola.

Thuram è un giocatore innanzitutto elegante e coordinato, che sposta il pallone con la frequenza di tocco e la fluidità tipica di un brevilineo, dimostrando di non patire il baricentro elevato. La sua stazza è imponente, 1.92 m per 80 kg, ma è anche molto agile, ed è stato anche capace di raggiungere una velocità di punta in partita di almeno 35.6 km/h. Oltre all’agilità e all’accelerazione, Thuram ha il dono della coordinazione, bilancia molto bene il baricentro anche attraverso l’utilizzo delle braccia e questo gli consente di essere efficace in situazioni diverse tra loro, dalle palle alte agli attacchi alla profondità alla ricezione spalle alla porta.

Insomma, tutti i presupposti per dominare l’avversario attraverso il confronto diretto, il dribbling, che di solito affronta portando delicatamente avanti la palla con l’interno del piede destro, quando è a breve distanza dal difendente o se sta muovendosi sul lato destro del campo; le conduzioni di esterno sono invece più frequenti sul lato sinistro e in situazioni di campo aperto, e quindi a velocità più alte. È molto sensibile alle reazioni degli avversari, e questo gli consente di spostare la palla all’ultimo momento utile, usando senza problemi anche il piede sinistro. La sua andatura è composta ed elegante ma non per questo di facile lettura: Thuram è bravo anche a ondeggiare e fintare di corpo per disorientare il difensore e attaccarlo sul lato debole.

Nonostante la padronanza del dribbling e la possibilità di dominare in velocità gli avversari, il gioco di Thuram più complesso di così. A differenza dei dribblomani, non si fissa sulla prima decisione ma elabora costantemente le dinamiche di gioco attorno a lui per cambiare in corsa la scelta. Ha una certa sensibilità nella gestione dei tempi di gioco e delle pause, cosa abbastanza infrequente in giocatori così bravi nel dribbling. I suoi dribbling sono diminuiti rispetto alla scorsa stagione. Secondo i dati di StatsBomb, è passato da 3.95 dribbling riusciti su 6.36 tentati ogni 90 minuti (62.1%), a 2.82 su 4.65 (60.5%).

È bravo a muoversi anche lontano dal pallone, a bilanciare i movimenti dei compagni, a leggere gli spazi. Infine, osservando i movimenti di Thuram a ridosso dei difensori si nota una certa cura dello smarcamento, per modalità e tempismo, che gli consente di apparire spesso al momento propizio. Questo aspetto è stato determinante nell’incremento delle sue doti di finalizzazione, insieme alla sua qualità di tiro, e di conseguenza anche nel suo impiego come punta.

Qui Thuram si smarca rientrando dal fuorigioco con un movimento a uncino dalle spalle del terzino verso la profondità, suggerendo la verticalizzazione. La sua azione attira fuori dai pali il portiere del Werder, e il suo successivo appoggio di testa a Herrmann èdeterminante per il 2-0, ma è il movimento iniziale a creare un’opportunità dal nulla.

In Bundesliga Thuram ha segnato 10 gol (tutti su azione) a fronte di 10.5 non-penalty xG, registrando quindi un lieve underperform. Non tira moltissimo, è appena il diciottesimo del campionato per tiri/90min (2.41) ma è il quarto per tiri nello specchio (1.59), sotto solo a Lewandowski Werner e Gnabry, e soprattutto il primo per percentuale di tiri nello specchio (66.01%). Una cosa che caratterizza la sua tecnica di tiro è il tempismo, sia per la coordinazione in relazione alla traiettoria, sia per la capacità di prendere in controtempo difensori e portieri, anche avvalendosi del piede debole (con cui ha segnato ben 5 gol in stagione tra campionato ed EL). Possiede una discreta varietà di tiro, sceglie sia soluzioni morbide e precise che secche e incrociate, e riesce a utilizzare in maniera naturale l’esterno collo. Anche nei colpi di testa è efficace, come dimostrato contro la Roma; sicuramente in questo è agevolato dall’altezza, ma la sua capacità di seguire la traiettoria e di separarsi dal marcatore, imprimendo anche una certa forza al pallone, non sono banali.

Per quanto riguarda l’associatività, invece, Thuram mostra una buona precisione di trasmissione – anche col piede sinistro – e sembra a suo agio anche quando è chiamato a giocare a un tocco nelle combinazioni da terzo uomo, dove può lavorare di sponda sia sfruttando il petto o la testa, sia concedendosi qualche tocco di fino. La maggior parte delle sue rifiniture avvengono all’interno dell’area di rigore o nelle immediate vicinanze, è il secondo della squadra per assist (8) dietro a Plea (10) ma il primo per xA (7.2).

I suoi compiti nel Borussia

Il Borussia Moenchengladbach ha giocato la maggior parte delle partite variando tra un 4-2-3-1 e un 4-3-1-2; nel primo caso, Thuram agisce come esterno sinistro, mentre nel secondo come punta. Da esterno sinistro, nonostante il suo spunto nell’uno contro uno, Thuram si stringe spesso verso il centro del campo, trovandosi dunque a ricevere anche in situazioni di intasamento. Da punta, invece, si divide il campo orizzontalmente col compagno di reparto (di solito Plea), ma sembra prediligere movimenti che non richiedano il costante corpo a corpo con i centrali, e in generale si muove più defilandosi che andando al centro. Date le sue caratteristiche, attira spesso le attenzioni degli avversari, quindi anche solo spostando il proprio raggio d’azione è in grado di influenzare la risposta difensiva e creare spazi per i compagni.

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Quando va ad affrontare Thuram, la squadra avversaria deve sempre considerare che lui sarà pronto a servire i movimenti dei compagni negli spazi vuoti.

Dando un’occhiata alle statistiche avanzate possiamo avere una conferma del coinvolgimento di Thuram nell’avanzamento dei possessi del Gladbach. Oltre ai numeri sui passaggi e gli assist già trattati, è interessante confrontare la differenza tra i metri guadagnati con passaggi progressivi e quelli con corse progressive. Nel primo caso, Thuram è il terz’ultimo della squadra con una media di 69.3 metri per 90 minuti, ma nel secondo è il secondo in classifica con i suoi 170.1 metri. Thuram fa progredire la sua squadra più portando palla che trasmettendola, ma c’è da dire che la maggior parte dei suoi passaggi sono di media gittata, compresi tra i 4.5 e i 23 metri, e che il suo lavoro di connessione tra i reparti è circoscritto alla metà campo avversaria, dunque con connessioni in avanti prevalentemente corte.

Thuram viene usato come chiave per gli attacchi diretti alla linea. È invece poco coinvolto in situazioni che vedono tanti compagni davanti a lui sopra la linea della palla. In chiave futura, pensando alla possibilità di impiegarlo come punta unica di manovra, questo potrebbe essere un aspetto su cui lavorare. A Thuram forse manca ancora qualcosa per poter giocare da solo in attacco e e agire come centravanti. Deve migliorare la gestione del corpo a corpo coi centrali e deve giocare più palloni spalle alla porta. Deve capire come usare il suo fisico in maniera proficua.

Thuram finora sta brillando soprattutto per la sua capacità di muoversi senza palla. Non essendo infatti il principale riferimento offensivo per la risalita, si trova spesso ad attaccare sul lato debole, destro o sinistro. In questi casi, Thuram tende a spostarsi sul lato cieco del terzino avversario, per poi attaccare lo spazio in area, talvolta passando persino davanti al difensore centrale. Diversi dei gol segnati quest’anno sono arrivati proprio grazie alla sua capacità di apparire in area al momento giusto e concludere da vicino con lucidità.

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Una serie di gol arrivati grazie a movimenti nello spazio a ridosso dei difensori, con l’uso di vari contro movimenti e accelerazioni difficili da contenere.

Dal punto di vista difensivo, non sembra amare andare a contrasto quando affronta un avversario, né è particolarmente coinvolto nel recupero diretto del pallone. Il suo numero di contrasti tentati è infatti abbastanza basso, il penultimo tra i giocatori di movimento della squadra (0.98 p90, vinti 0.73). Il suo apporto principale, quando il Borussia è senza palla, è nel pressing, ma in chiave “orientativa”: Thuram può sfruttare la sua accelerazione partendo anche da molto lontano e apparendo all’improvviso di fronte al portatore, condizionandone la scelta.

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Qui due esempi di azione difensiva in cui le corse in pressione di Thuram hanno invitato il difensore al lancio e consentito al Borussia di recuperare palla.

Anche questo sarà un aspetto da tenere d’occhio nel prossimo futuro, per capire se si tratta indole o di istruzioni specifiche, ma Thuram non è un difensore insuperabile, anche se dimostra di avere una buona partecipazione nei ripiegamenti. Anche questo aspetto contribuisce a spiegare la sua evoluzione più come punta che come esterno.

Thuram è uno degli attaccanti più interessanti dell’ultima stagione grazie alla sua varietà di soluzioni offensive e alla capacità di generare superiorità numeriche, sia attraverso gli uno contro uno, sia leggendo e creando linee di passaggio. È un profilo raro, e non ci sarebbe da sorprendersi se una grande squadra europea gli concedesse una possibilità.

Le sue caratteristiche potrebbero aiutarlo ad affermarsi sia in una squadra che predilige gli attacchi in campo aperto, che in una abituata ad affrontare difese folte e basse. In questo secondo caso, finora Thuram ha dato il meglio muovendosi da defilato col pallone e senza, andando a occupare senza problemi gli spazi centrali per finalizzare, ma la sensazione è che potrebbe perdere di efficacia se costretto per troppo tempo a sgomitare tra i difensori come riferimento fisso al centro.

Quest'estate si è parlato ovviamente di mercato: Raiola pare l'abbia offerto anche in Serie A, prima alla Juventus e poi alla Fiorentina. Lui è rimasto in Germania e ha ricominciato la stagione con 1 gol e 2 assist nelle prime quattro partite. Rimanere ancora nelle mani di Marco Rose potrebbe essere stata una buona idea.

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