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Cosa serve all'Inter sul mercato
23 giu 2022
Il più pare fatto, o almeno progettato.
(articolo)
10 min
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All’inizio della scorsa stagione la rosa dell’Inter era orfana di Romelu Lukaku e Achraf Hakimi: i due acquisti che avevano modificato le ambizioni e il peso dei nerazzurri nel calcio italiano, in un contesto, cioè, dominato da un unico club nell’ultimo decennio. Senza Lukaku e Hakimi l’Inter pareva tornata una normale squadra d’alta classifica, incapace di coprire quell’ultimo passo dalla competitività e la vittoria dello scudetto. La stagione era cominciata con poche aspettative, ben raccontate dallo striscione che i tifosi hanno dedicato a Simone Inzaghi: “Forza Inzaghi, spiaze pure a noi ma adesso sono cazzi tuoi”.

Eppure l’Inter ha giocato bene, così bene che a un certo punto era al primo posto e vincere lo scudetto ha iniziato a essere, paradossalmente, un obbligo. O meglio: era così evidente che l’Inter era la squadra che giocava meglio in Serie A che non vincere sarebbe stato un peccato. Il fatto che a vincere, alla fine, invece sia stato il Milan ha messo la stagione nerazzurra sotto una strana cappa di malinconia.

L’Inter è in un momento ambiguo: un giorno sembra poter crollare tutto, il club in preda a problemi finanziari irrisolvibili, tutti i giocatori sul mercato. Il giorno dopo l’Inter torna a essere una squadra ambiziosa, forse la migliore in Italia, forse la favorita per il prossimo scudetto. Siamo noi a parlare di calcio in modo schizofrenico, certo, ma è vero che le voci di mercato che circolano attorno all’Inter sono spesso contraddittorie e non semplici da leggere. A fine campionato la cessione di Alessandro Bastoni pareva cosa certa, ora impossibile. A un’Inter sulla difensiva dagli assalti degli altri club ai propri gioielli, si è sostituita un’Inter che invece pare a un passo da mettere insieme due dei migliori attaccanti della storia recente della Serie A: Romelu Lukaku e Paulo Dybala. Intervistato Giuseppe Marotta ha confermato che il mercato dell’Inter ruota sostanzialmente attorno a loro due: «Ci siamo buttati a capofitto su questi due giocatori, se ce la faremo bene, altrimenti ci sposteremo su altri obiettivi. Dobbiamo pensare anche a questioni economiche».

Perché l’Inter sta cercando sia Dybala che Lukaku?

La risposta è ovvia: perché sono due attaccanti di alto livello, che hanno già dimostrato quanto possono incidere nel campionato italiano. Insieme fanno quasi 150 gol in Serie A. Sarebbero due operazioni in perfetto stile Marotta, che negli anni ha affinato uno stile opportunista classico del nostro calcio: se c’è un giocatore forte libero sul mercato si prende, poi si capisce cosa farci. Dybala libero è una tentazione troppo grande da resistere; mentre Lukaku gli sta praticamente saltando in braccio. Sono due giocatori che, semplicemente, sarebbe stupido non comprare.

In più è innegabile che l’Inter aveva un problema offensivo. È paradossale da dire per il miglior attacco del campionato. L’Inter però ha prodotto moltissimo, 20 xG in più rispetto alla seconda squadra del campionato. Il rendimento sotto porta degli attaccanti è stato medio: Dzeko è stato in linea con gli xG prodotti (sorprendente, per la sua storia); Lautaro è andato leggermente sopra le aspettative. In generale ha battuto gli xG molto meno del Napoli, della Lazio, della Juventus e leggermente meno del Milan. Deve essere stata dura per Simone Inzaghi, da anni abituato a un centravanti con percentuali di conversioni disumane come Ciro Immobile.

Se guardiamo poi oltre le statistiche, Dzeko e Lautaro hanno avuto un calo di incisività sotto porta quasi contemporaneo, e forse non è esagerato dire che è in quel periodo che l’Inter ha perso il campionato, all’inizio del girone di ritorno. Tra il 22 dicembre e il 3 aprile, in cui si sono giocate 12 partite Lautaro Martinez ha segnato solo la tripletta alla Salernitana; nello stesso periodo Dzeko ha segnato 4 reti (due sempre alla Salernitana). Né Correa né Sanchez sono riusciti a compensare il loro calo di rendimento in quel periodo.

L’Inter ha sia bisogno di aumentare la qualità dei suoi titolari, che di ampliare il reparto. Tenere Lautaro Martinez ha senso sia per il talento del giocatore - 24 reti stagionali anche in una stagione con qualche difficoltà - che per avere almeno tre attaccanti che possono ruotare senza far perdere qualità alla squadra. Si giocano comunque una cinquantina di partite in una stagione. In più, Lautaro ha già dimostrato di associarsi in modo eccellente a Lukaku: probabilmente erano le combinazioni del sistema di Conte, ma i due possono esaltarsi a vicenda, come non è successo tra l’argentino e Dzeko.

Lautaro sarà anche la garanzia sui problemi fisici di Dybala, che nel caso arrivasse dalla Juventus sarebbe curioso capire in che modo penserà di utilizzarlo Inzaghi. È un attaccante che conosciamo bene, ma che resta un enigma per il rapporto ambiguo tra le sue potenzialità e quanto è riuscito a fare in carriera. Un enigma anche per cosa riesce a far meglio: è un finalizzatore o un rifinitore? Deve giocare da seconda punta o ancora più indietro per cucire il gioco? Alla Juventus ha fatto talmente tante cose che ha finito per non specializzarsi in nessuna. Inzaghi però in questi anni ha dimostrato di saper valorizzare gli attaccanti come pochi altri. Un aspetto che stiamo sottovalutando forse, nell’operazione Dybala, è quanto sarà interessante vederlo all’opera in un contesto diverso dalla Juventus.

Memories.

Chi cedere?

Se Bastoni è stato tolto dal mercato, questo non vuol dire che l’Inter non debba cedere qualcuno, come ammesso esplicitamente da Marotta. Visto il tentativo di comprare due attaccanti, si pensava che Lautaro Martinez potesse essere sacrificabile. Marotta però lo ha escluso: «Questo è un mercato in cui è più difficile sostituire un attaccante che un difensore. Ce ne sono pochi e costano tantissimo». Un ragionamento discutibile ma interessante quasi a livello filosofico: sono più rari gli attaccanti forti o i difensori forti? Probabilmente ha ragione Marotta, visti i prezzi dei centravanti di questo mercato. Al di là della considerazione generale, però, c’è anche il fatto che l’Inter ha forse un reparto difensivo abbastanza strutturato da potersi permettere una perdita. Anche una perdita molto grossa come potrebbe essere quella di Milan Skriniar.

La possibilità è stata confermata da Marotta: «In difesa siamo costretti ad agire. Se partisse Skriniar (sul quale c’è il forte interesse del PSG) stiamo studiando soluzioni altrettanto valide». Dopodiché ha citato esplicitamente Bremer come possibile sostituto. La trattativa pare ben avviata su cifre ragionevoli, a meno che non arrivi un’offerta mostruosa dalla Premier League.

Paragonare i due giocatori a livello statistico è un’impresa impossibile, visto che i numeri di Bremer sono gonfiati dal peculiare sistema difensivo del Torino di Juric. Per capirci, il brasiliano gioca il triplo dei duelli aerei di Skriniar, il triplo degli intercetti, il triplo dei recuperi. In pratica basta prendere ogni parametro e triplicarlo. Anche non prendendoli in considerazione, comunque, questi numeri restituiscono l’impressione di uno dei difensori più dominanti del campionato: fenomenale nell’uno contro uno, affidabile in area di rigore, implacabile in anticipo. Dal punto di vista prettamente difensivo è di certo il sostituto ideale di Skriniar. Le sue possibilità col pallone sono però tutte da esplorare, visto che anche in quello il suo stile è modellato dalle esigenze estreme del gioco di Juric. Bremer lancia molto, non tiene la palla coi piedi, cerca poco il controllo: esattamente il contrario di quello che ha bisogno l’Inter di Inzaghi, quasi ossessiva nella calma con cui costruisce dal basso. L’adattamento da questo punto di vista potrebbe non essere semplice.

I dubbi sulla cessione di Skriniar riguardano anche qualità più intangibili. Quest’anno, ancor più che nelle altre stagioni, ha mostrato un’attitudine da leader e un carisma che ha influenzato gli umori delle partite dell’Inter. Doti che nessuno dei compagni di reparto sembra possedere. Skriniar sembra sempre in grado di rivoltare partite compromesse, anche partendo dalla difesa - su un calcio d’angolo, una conduzione palla al piede. Difficile immaginare un sostituto migliore di Bremer, tuttavia certi difensori non sono, in realtà, davvero sostituibili.

Cosa si è già fatto, a centrocampo

A centrocampo l’Inter aveva problemi di profondità conclamati. Appena usciva uno dei tre titolari la squadra calava così drammaticamente di qualità che doveva cambiare tatticamente. Il primo centrocampista utilizzato dalla panchina, Arturo Vidal, ha i problemi che conosciamo. Nessuno poteva sostituire la creatività di Calhanoglu, e le letture col pallone di Brozovic.

L’Inter si è mossa già con grande anticipo per avere una panchina più affidabile. Henrikh Mkhitaryan è stato il primo acquisto della sessione: un giocatore da quasi 30 assist e 30 gol in Serie A negli ultimi tre anni. Per un centrocampista di 34 anni c’è sempre il dubbio di un crollo dietro l’angolo, ma Mkhitaryan alla Roma ha già dimostrato di saper riadattare il suo gioco a un dinamismo ridotto. A inizio carriera era un trequartista dinamico con uno stile fatto di corse e strappi palla al piede; col tempo ha arretrato la sua posizione e lo scorso anno ha giocato mezzala esaltandosi soprattutto in un gioco sofisticato di letture e cucitura del gioco. La sua produttività offensiva è in calo: lo scorso anno ha dimezzato gol e assist. Da riserva, però, sembra un lusso.

Se Mkhitaryan è un giocatore già testato ad alti livelli, l’altro acquisto, Krjstian Asllani, è una scommessa. Ha giocato appena 15 partite in Serie A ed è difficile prevedere quale possa essere il suo impatto in una squadra come l’Inter. Per caratteristiche, però, è un giocatore utile: può giocare sia mediano al posto di Brozovic che mezzala, forse il ruolo in cui all’inizio verrà usato di più perché più coperto difensivamente e costretto a gestire palloni meno sensibili. Asllani comunque aggiunge un’energia e un dinamismo di cui l’Inter lo scorso anno è sembrata avere un disperato bisogno. In più, in un mercato che si sta facendo con giocatori già affermati, a volte in là con l’età, Asllani offre una prospettiva di futuro vitale per il momento storico dell’Inter.

Anche se Vidal dovesse andar via - com’è probabile visto che servono i soldi del suo contratto - numericamente l’Inter dovrebbe starci a centrocampo. Un giocatore in più potrebbe arrivare, magari un’altra scommessa: si parla di Ederson della Salernitana, che ha messo in mostra doti da box-to-box interessanti ma che nelle ultime ore sembra essersi avvicinato molto all'Atalanta.

A che punto sono gli esterni

Il grande elefante nella stanza, di cui mi pare si sia parlato troppo poco, è però che l’Inter ha perso a parametro zero il miglior esterno dello scorso campionato, uno dei giocatori più influenti - tecnicamente e tatticamente - della squadra, ovvero Ivan Perisic.

L’Inter lo ha lasciato andare anche perché lo scorso gennaio aveva già comprato il suo sostituto, Robin Gosens. I dubbi su di lui sono generici: avrà recuperato la sua prodigiosa condizione atletica, dopo un anno di inattività? È una domanda vaga, ma da cui passa una parte importante della stagione dell’Inter. Per il resto Gosens offre caratteristiche molto diverse da Perisic nell’interpretazione del ruolo: meno conduzioni palla al piede, più corse senza palla. Meno rifinitura, più presenza in area di rigore. L’Inter dovrà riadattarsi a queste caratteristiche sulla fascia sinistra, magari responsabilizzando ulteriormente Alessandro Bastoni.

Numericamente sembra mancarne sempre uno, che dovrebbe essere Raul Bellanova, di cui si parla dalla fine dello scorso campionato. Esterno rivelazione in una stagione disastrata del Cagliari di Mazzarri, Bellanova ha tutti i crismi per alternarsi a Dumfries sull’esterno. Ha doti tecniche modeste, ma grande impatto fisico. Come l’olandese, Bellanova sembra perfetto per essere sfruttato per le sue corse senza palla e per i cambi di gioco di cui Calhanoglu può rifornirlo. Bellanova gioca a destra, e per questo Darmian verrebbe utilizzato a sinistra. Se dovesse andare via Dumfries però il discorso potrebbe cambiare: sarebbe un'operazione frettolosa, forse, per un giocatore che dopo un anno di ambientamento (comunque positivo) potrebbe ulteriormente salire di rendimento.

Come tradizione delle squadre di Giuseppe Marotta, l’Inter si è mossa in fretta e con una razionalità un po’ conservatrice. La squadra sembra già piuttosto completa - per lunghi tratti la scorsa stagione è sembrata la migliore della Serie A - ma nessuno si sta muovendo con questo livello di ambizione, cercando di mettere Lukaku, Lautaro e Dybala nella stessa squadra. Qualche incognita - la perdita di Perisic, quella possibile di Skriniar - resta, ma nessuno sembra più bravo di Marotta a far sembrare che tutto sia incredibilmente solido.

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