Da quando nel 1995 la sentenza Bosman della Corte di Giustizia Europea ha rivoluzionato le norme del calciomercato, i calciatori dell’Unione Europea sono liberi di trasferirsi a un altro club alla naturale scadenza del loro contratto, senza il pagamento di un indennizzo.
Nella maggior parte dei campionati europei, compresi i cinque principali, la data del 30 giugno coincide anche con la conclusione della stagione. Nelle Norme organizzative della FIGC si legge che «La stagione sportiva federale ha inizio il 1° luglio e termina il 30 giugno dell'anno successivo».
Seguendo queste regole anche i contratti di prestito scadono il 30 giugno, stessa data in cui generalmente terminano i contratti dei calciatori già ceduti a un'altra squadra durante la stagione, che sono quindi liberi di accasarsi al loro nuovo club di appartenenza a partire dal 1° luglio. La pandemia di COVID-19 e la conseguente interruzione di tutti gli sport, calcio in testa, ha determinato l’impossibilità di terminare i campionati secondo il calendario previsto, mettendo in discussione tutti il sistema calcio e di conseguenza anche i suoi regolamenti e consuetudini.
In questo scenario di incertezza normativa senza precedenti è intervenuta la FIFA che il 18 marzo ha istituito un gruppo di lavoro diretto dal vicepresidente Victor Montagliani, formato con rappresentati di club, giocatori, Leghe, Federazioni internazionali e Confederazioni, per discutere tra le altre questioni anche sui contratti con scadenza al 30 giugno, oltre che sulla riorganizzazione delle finestre di mercato e sul taglio degli stipendi dei giocatori. In linea generale, il compito del gruppo di lavoro era quello di dare una direzione chiara a club e Federazioni, confidando, come sottolineato dal Presidente Gianni Infantino, nello spirito di collaborazione di tutte le parti e nella volontà di dare un esempio di unità e solidarietà. Il 7 aprile il gruppo di lavoro ha presentato le proprie raccomandazioni e linee guida in un documento denominato “COVID-19 Football Regulatory Issues”.
Il video della FIFA che presenta le raccomandazioni del gruppo di lavoro guidato da Montagliani.
Come si è mossa la FIFA
La prima raccomandazione ha riguardato proprio la scadenza dei contratti: la FIFA ha suggerito di posticipare la data di scadenza dei contratti in modo da farla coincidere con quella di conclusione della stagione, al fine di salvaguardare l’intenzione delle parti alla firma del contratto, oltre ovviamente all’integrità sportiva. Principio simile anche per i contratti che dovevano cominciare il 1° luglio, la cui entrata in vigore dovrebbe coincidere col giorno successivo al termine della stagione, almeno secondo le linee guida istituzionali. Linee guida in linea con l’articolo 18, paragrafo 2 del Regulations on the Status and Transfer of Players (RSTP) che recita:
«La durata minima di un contratto dovrebbe andare dalla sua data effettiva fino alla fine della stagione, mentre la durata massima dovrebbe essere di cinque anni».
Raccomandazione simili per i trasferimenti, per cui è viene privilegiato il club di appartenenza - che potrebbe così continuare a schierare il calciatore - rispetto al nuovo. Sempre secondo il documento, i pagamenti dovuti al termine della stagione per i trasferimenti dei calciatori dovrebbero essere posticipati di conseguenza.
La seconda raccomandazione ha riguardato gli accordi tra club e calciatori che non potevano più essere rispettati di fronte all’impatto economico della pandemia sui ricavi dei club. Su questo aspetto la federazione internazionale ha prodotto una posizione meno netta, «incoraggiando con forza» la ricerca di un nuovo accordo tra le parti (come per esempio la decurtazione degli stipendi), ma di fatto sottolineando che la risoluzione della questione è di competenza nazionale, limitandosi a indicare eventuali criteri risolutivi qualora determinate situazioni irrisolte fossero portate di fronte alla FIFA. Di fatto la questione stipendi è stata demandata a leggi di carattere nazionale su lavoro e insolvenza, oltre ad eventuali accordi collettivi, quando stipulati. Ultima, ma non meno importante raccomandazione, quella sui “registration periods” ovvero sulle finestre di mercato, da spostare al fine di garantire il loro naturale svolgimento tra il termine della stagione sportiva attuale e l’inizio della prossima.
Le raccomandazioni della FIFA, nonostante siano state emesse da un gruppo di lavoro istituito direttamente dal Consiglio FIFA, il principale organo decisionale della federazione, che secondo l’articolo 27 dell’RSTP è legittimato a prendere decisioni in situazioni di forza maggiore, come appunto la pandemia di COVID-19, non hanno però carattere vincolante per le federazioni.
Come ricordato il 12 aprile a Tiempo de Juego da Emilio García Silvero, Chief Compliance and Legal Officer della FIFA, all’atto pratico la finestra di mercato non si aprirà il 1° luglio e quindi non sarà possibile registrare i giocatori per un altro club, ma di fatto la FIFA non può estendere i contratti oltre al 30 giugno. Silvero ha anche aggiunto che «in teoria, se un accordo di prestito scade il 30 giugno, il calciatore dovrà tornare al suo club di appartenenza, senza però poter essere registrato».
Tradotto: dovrà essere trovato un nuovo accordo tra le parti, al fine di garantire il proseguimento dei contratti in scadenza e dei prestiti. A togliere ogni dubbio ci ha pensato la dichiarazione di Montagliani che a La Politica nel Pallone su GR Parlamento ha detto «I contratti fino al 30 giugno? C'è l’ok della FIFA prolungarli, ma giocatore e società devono essere d’accordo».
Qual è la situazione nei vari campionati
Per la Ligue 1, che ha già concluso anticipatamente la stagione lo scorso 28 aprile, il problema sportivo di fatto non sussiste. Anche la Bundesliga non è in una posizione così complicata, visto che la ripresa è stata strutturata in modo da giocare l’ultima giornata il 27 giugno, terminando ufficialmente la stagione prima della scadenza dei contratti.
In Premier League l’obiettivo iniziale era quello di concludere il campionato entro il 30 giugno come in Bundesliga, evitando dunque le problematiche contrattuali, ma francamente tale scenario è sempre stato inverosimile. Con il campionato pronto a ripartire il 17 giugno, per la FA i club avranno tempo fino al 23 giugno per negoziare i termini di un’estensione fino al termine della stagione con i calciatori in scadenza al 30 giugno.
Gianni Infantino alla Scala di Milano. Foto di Marco Alpozzi / LaPresse.
Se la soluzione sembra ragionevole, e in alcuni casi si è già trovato un accordo, ciò non toglie che la decisione sull’accordo cambierà caso per caso per i circa 80 calciatori in scadenza. Inoltre, non mancano preoccupazioni riguardo al fatto che la temporanea estensione dei contratti come da indicazioni della FIFA possa essere messa in discussione, se non resa totalmente irrilevante, dalle leggi contrattuali del Regno Unito, determinando decine e decine di controversie da risolvere davanti a un tribunale.
In Liga la Federazione si è offerta di mediare tra club e calciatori sulla questione prestiti: per alcune situazioni non ci sono state particolari problematiche, mentre in alcuni casi determinate squadre hanno chiesto una compensazione economica per prolungare il prestito dei calciatori. Anche perché la Liga terminerà il 19 luglio, mentre la Segunda División addirittura il 2 agosto, creando non poche problematiche anche nella programmazione della prossima stagione.
Come scrive Marca, si sono già create circostanze in cui il club non ha intenzione di prolungare l’accordo di prestito, perché certi giocatori erano già fuori dal progetto o viceversa evenienze nel quale è il calciatore a non voler rinegoziare per non compromettere la sua carriera con un possibile infortunio o creando potenziali problemi burocratici e legali con il club detentore del cartellino.
Tra l’altro, e vale per tutti i campionati, da qui al 30 giugno la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, con le squadre che non avranno più nulla da chiedere alla loro stagione che sarebbero legittimate a lasciar andare i giocatori in prestito o in scadenza per una mera questione di costi. Per non parlare della realtà sportiva di quei calciatori che giocheranno contro la squadra detentore del loro cartellino dopo il 30 giugno.
E in Italia?
In Italia non ci sono novità sulla situazione, né una presa di posizione netta da parte della FIGC, tanto che nella giornata di mercoledì, intervenuto a Radio Punto Nuovo, il presidente dell’AIACS (Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società) Giuseppe Galli ha denunciato come la Federazione non abbia interpellato in nessuno modo gli agenti dei calciatori nel tentativo di trovare una soluzione armonica e condivisa, nonostante la mano tesa dell’Assoagenti.
Galli ha delineato molto chiaramente lo scenario: «In questo momento un qualsiasi giocatore in scadenza al 30 giugno può dire arrivederci. La Federazione dovrebbe intervenire sul prolungamento dei contratti, ma finora solo parole. I giocatori possono rifiutarsi di giocare oltre la scadenza del proprio contratto».
Il presidente dell’AIACS ha anche sollevato la questione assicurativa, visto che i calciatori solitamente sono titolari di polizze individuali che in questo scenario nuovo dovrebbero necessariamente essere rinegoziate. L’intervento della Federazione è fondamentale, anche perché al momento, l’unica certezza è che calciatori come Dejan Kulusevski, Andrea Petagna e Amir Rrahmani potrebbero lasciare la loro attuale squadra il 30 giugno (Parma, SPAL e Hellas Verona) senza poter però aggregarsi a Juventus e Napoli sino al termine della stagione sportiva.
Allo stato attuale i potenziali scenari sono tutt’altro che limpidi e mentre si discute di temperatura atmosferica e di orari delle partite, ancora non c’è alcuna soluzione a una problematica che potrebbe incidere in maniera tutt’altro che indifferente sulla conclusione della stagione. La Serie A conta 55 giocatori in scadenza di contratto, oltre a tutti gli accordi di prestito in scadenza. Non mancano di certo i casi limite come quello della SPAL, che secondo transfermarkt conta addirittura 17 calciatori con contratto in scadenza al 30 giugno, tra futuri svincolati, fine prestito e giocatori già ceduti.
Probabile che il dilungarsi della questione dipenda anche dalla possibile attesa di nuove mosse della FIFA da parte dei club, nella speranza che fosse la Federazione internazionale a coprire i costi extra tramite il fondo di emergenza già istituito, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di Gianni Infantino: «Le nostre riserve non sono i soldi della FIFA, ma i soldi del calcio. Quindi quando il calcio è in difficoltà dobbiamo pensare a cosa fare per aiutarlo. È nostra responsabilità e nostro dovere». La FIFA ha effettivamente messo a disposizione 150 milioni di euro, ma a sostegno degli oltre 211 membri tra i “governing bodies” e non direttamente ai club.
A complicare il quadro ci sono anche le Coppe Europee, su cui la UEFA non si esprime da settimane, seppur sia attesa a una decisione il 17 giugno. Allo stato attuale si giocherebbero solo dopo la conclusione dei campionati nazionali. Ad esempio, con la Serie A che terminerà solo il 2 agosto, la Juventus potrà giocare il ritorno della gara degli ottavi con il Lione (ricordiamoci che in Francia non si giocherà comunque fino al 2020/21) non prima del 5 agosto.
Se per i bianconeri, con Giorgio Chiellini e Gianluigi Buffon quali unici giocatori in scadenza, che sembrano comunque prossimi al rinnovo fino al 2021, non dovrebbero esserci grossi problemi, la Champions non si concluderà comunque prima del 27 o 29 agosto, dilatando ulteriormente la stagione e complicando l’inizio della nuova, già fissato al 12 settembre e non posticipabile visti gli Europei a giugno 2021. Ecco che ipotizzare allo stato attuale date e regole per le prossime finestre di calciomercato diventa oggettivamente complesso.
Il panorama è senza precedenti, così come lo è stato lo shock, ma è giunto il momento di prendere decisioni chiare per salvaguardare la credibilità del calcio e la continuità sportiva delle competizioni. Anche in questa occasione, nonostante lo stanziamento del Fondo Salva Calcio destinato ai campionati dalla B in giù, il nostro calcio è quello più indietro a livello europeo e per evitare ulteriori imbarazzi e scoperchiare un vero e proprio Vaso di Pandora pieno di strascichi legali, FIGC, AIC, club e Leghe dovranno trovare un accordo velocemente.