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Cosa fare di Renato Sanches?
03 ago 2017
Con solo 55 presenze da professionista, nel contesto del Bayern ha mostrato più i propri difetti che i pregi.
(articolo)
8 min
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Quasi esattamente un anno fa ci chiedevamo se sarebbe stato possibile conciliare le esigenze contrastanti di Renato Sanches e di Carlo Ancelotti: il primo aveva terminato la stagione con la medaglia d’oro degli Europei al collo e con il trofeo di miglior giovane giocatore del torneo tra le mani, ma era sempre e comunque un diciannovenne con sole 30 presenze nel calcio professionistico, e con pregi e limiti del proprio gioco piuttosto evidenti; il secondo era appena salito al soglio bavarese con l’obbligo, condiviso da tutte le grandi squadre, di mettere in campo il miglior undici possibile per vincere in ogni circostanza.

Oggi sappiamo che Ancelotti non ha aspettato che Renato Sanches si adattasse alla sua nuova vita monacense: 618 minuti in Bundesliga ne hanno fatto il meno impiegato tra gli uomini di movimento in rosa, con sole 2 presenze da titolare da dicembre a giugno.

D’altra parte non era difficile immaginare che potesse avere difficoltà d’ambientamento uno che da ragazzino aveva sofferto nel cambiare quartiere a Lisbona. Mentre qualcuno ha insinuato che Ancelotti abbia ricevuto pressioni per accantonare Sanches, il cui contratto di vendita prevede il pagamento di un obolo al Benfica di 5,6 milioni di euro ogni 25 presenze (e Sanches si è curiosamente fermato a 23).

In ogni caso una superpotenza, come lo è il Bayern, non può permettersi di aspettare nessuno. Il punto è che Renato Sanches è stato calato in un contesto tattico troppo differente da quello da cui proveniva, e questo non ha fatto altro che smorzare i pregi e amplificare i difetti.

I difetti contano più dei pregi?

Sanches è un formidabile incursore, che parte da posizioni da mezzala lancia in resta, o per meglio dire palla al piede. Le sue percussioni centrali permettevano al Benfica di accorciare il campo e portare il pallone nella trequarti avversaria, con una transizione difesa-attacco portata a compimento da un solo uomo.

Ma in un contesto meno verticale, come quello del Bayern, sono venuti a galla i problemi tecnici e posizionali di Renato Sanches. Ha grossi limiti nel gioco senza palla, al di là della fase in cui la sua squadra è impegnata. Quando il Bayern difende staticamente, si fa attrarre in avanti dall’avversario in possesso del pallone, abbandonando la posizione davanti alla difesa; oppure gli capita di perdere la marcatura nella sua zona, con l’uomo di sua competenza che gli sfila alle spalle e si inserisce in area.

In una delle partite della recente International Champions Cup, si sono ancora visti tutti i limiti di Sanches: in Chelsea-Bayern, ad esempio, il portoghese affonda su Kanté, che però è disposto frontalmente, ha la testa alta e può giocare facilmente in verticale sul compagno. Kanté passa il pallone e supera Sanches, poi l’azione va avanti, ma è esemplificativa di quanto sia facile “mangiarsi la pedina-Sanches”.

E paradossalmente, giusto pochi secondi prima, è Tolisso che mostra la giocata corretta da fare per provare a limitare Kanté: si sistema di lato, pronto a scappare all’indietro e prova col corpo a chiudere la visuale e la linea di passaggio verticale. Kanté è infatti costretto ad appoggiarsi su Willian, piazzatosi nell’interspazio tra terzino e centrale del Bayern.

Un esempio di come Sanches non sfrutti le sue doti atletiche con una cattiva lettura dell'azione. Qui il suo avversario sta correndo verso l'aereo e lui invece di assecondarne la direzione accompagnandolo e intervenendo lo travolge, come spesso accade. Poco prima un altro giocatore del Gladbach lo aveva superato facendo passare la palla da un lato e correndo dall'altro, sempre perché Sanches era troppo frontale.

Persino la forza fisica straripante di Renato Sanches diventa poco utile se non gestita per il meglio: qui sotto commette fallo caricando Boga alle spalle, concedendo una punizione da posizione pericolosa del tutto evitabile, data la copertura fornita da Rafinha sopraggiunto da destra. Questo tipo di azione è diventata ormai una sorta di “marchio di fabbrica” per Sanches.

Quando la squadra attacca, Sanches è pigro negli smarcamenti per ricevere palla ed è abbastanza semplice per gli avversari tagliarlo fuori dal gioco. Raramente si inserisce da dietro senza palla, o cerca un movimento ad allontanarsi per liberare una zona da un avversario. Sembra invece magneticamente attratto dal pallone, al quale si avvicina o che segue con lo sguardo, imbambolato in mezzo al campo: è in pratica uno spettatore d’eccezione.

Inoltre il suo gioco di passaggi sembra essersi complicato rispetto al passato, le sue scelte sono spesso inutilmente rischiose. È come se Renato Sanches sentisse la pressione di dover giustificare l’investimento fatto su di lui, che quella maglia e quel palcoscenico sono stati meritati e che non è solo un fenomeno generato dagli sponsor e dai social.

Qui Sanches riceve senza nessuna pressione ma si complica la vita cercando un filtrante per il compagno in fascia, tra due avversari che lo intercettano. Sanches ha aspettato troppo per eseguire un passaggio difficile e ambizioso e ha perso palla in una zona di campo dove non va persa.

Ci sono azioni sintomatiche dell’imbarazzo di Renato Sanches nel contesto del Bayern. Spesso lo si vede ricevere il pallone sul giro palla del Bayern nella trequarti avversaria, con un’opzione semplice immediatamente disponibile. Invece Sanches va in palla, pensa a soluzioni complesse, quasi a dover dimostrare qualcosa a tutti costi, di poterci davvero stare in quella squadra. E ovviamente, quasi sempre in questi frangenti, sbaglia nell'esecuzione della giocata.

A chi serve oggi Renato Sanches?

Un anno dopo, Renato Sanches è uscito dal giro della Nazionale maggiore, in partenza per la Confederations Cup, ed è rientrato in quello della Under-21 lusitana. Il suo Europeo è stato dimenticabile, a esclusione dell’assist per il gol di Bruno Fernandes contro la Serbia e di pochi altri lampi.

Renato Sanches ha mostrato tutti i sintomi di un’involuzione tecnica e una crisi di fiducia che possono essere curati solo accumulando tempo di gioco in un contesto nel quale può fare leva sui suoi indiscutibili punti di forza. Perché anche quelli sono sempre lì, i giocatori hanno delle potenzialità da esprimere e non è facile, non esistono solo fenomeni e incapaci.

Considerando quanto detto, però, sembra augurabile che Renato Sanches vada via dal Bayern, dove gli spazi di manovra per lui si sono ulteriormente ridotti (nonostante i ritiri di Xabi Alonso e Philipp Lahm) per l’arrivo di James Rodríguez, Corentin Tolisso e Sebastian Rudy. Da parte del Bayern arrivano segnali contrastanti: Ancelotti in un primo momento era sembrato possibilista circa una cessione in prestito del suo centrocampista, ora invece sembra sbarrare le porte ai club interessati.

Intanto il Milan ha mosso passi decisi verso il giocatore: l’Amministratore Delegato Fassone ha incontrato il suo potente procuratore Jorge Mendes; al Bayern è pervenuta una prima offerta, a detta dell’AD dei bavaresi Rummenigge; Montella ha espresso il suo favore circa l’acquisto di una mezzala a chiare lettere.

Ma come si integrerebbe Renato Sanches nell’attuale scacchiere del tecnico di Pomigliano d’Arco? Il meglio del suo repertorio, il portoghese lo ha mostrato quando è stato schierato mezzala sinistra. Da quella posizione può convergere verso l’interno del campo sfruttando le sue due caratteristiche migliori: il dribbling in conduzione e il brutale tiro da fuori. Tanto per fare un esempio: questo sarebbe il piede "debole" di Renato Sanches. Roba da far balzare sulla sedia anche Zinedine Zidane.

In un centrocampo a tre, completato da Biglia nel ruolo di regista basso e da Kessié in quello di mezzala destra d’inserimento, Renato Sanches contenderebbe il posto a Giacomo Bonaventura o, se Montella volesse riproporlo mezzala come ha fatto già, Çalhanoğlu. Ma rispetto agli ultimi due giocatori citati, Sanches non è una mezzala di possesso e rappresenterebbe quindi una delega completa agli uomini nel tridente - a quel punto Çalhanoğlu, e anche Suso - per la creatività del gioco nell’ultimo terzo di campo.

Quando non è pressato e può sistemarsi il pallone e alzare la testa, Sanches dimostra anche una notevole precisione nel calcio lungo. Inoltre potrebbe associarsi bene con Ricardo Rodríguez nell’alternarsi nei compiti di copertura e di ampiezza. Va anche detto che in queste prime uscite Bonaventura, che negli anni rossoneri si è adattato e si è calato bene nella parte della mezzala, ha già mostrato una buona intesa col terzino ex Wolfsburg.

Quindi in Renato Sanches il Milan avrebbe un giocatore con una caratteristica spiccata, e condivisa con Kessié, ossia la conduzione di palla a velocità vertiginosa sostenuta da una forza fisica straripante. Montella avrebbe due ascensori formidabili per risalire il campo e ribaltare l’azione da difensiva a offensiva con transizioni lampo. Questo avverrebbe a costo di una perdita di qualità nelle fasi di attacco statico.

In queste ore, però, si parla anche di un interessamento del Chelsea. Renato Sanches andrebbe a occupare lo slot liberato in rosa da Nemanja Matić, passato al Manchester United. E va detto subito che il sistema reattivo fin qui utilizzato da Conte corrisponderebbe alle caratteristiche di Sanches meglio di quello usato da Ancelotti, ma anche al Chelsea sarebbe, almeno all’inizio, la quarta scelta dietro a Fabregas, Kanté e Bakayoko.

Verrebbero cioè meno i presupposti base per un trasferimento in prestito: guadagnare quel tempo di gioco che in Baviera rischia di non avere. Che poi RS35, come ha dimostrato all'ultima Audi Cup, quando si limitare a fare il suo gioco può starci eccome in una squadra di alto profilo.

In definitiva, Renato Sanches ha bisogno di sentire la fiducia dell’ambiente, di aggiungere minuti ed esperienza al suo bagaglio di calciatore. Ha bisogno inoltre di un coach che gli assegni un set di compiti chiaro e di facile esecuzione per le qualità che ha oggi - e da questo punto di vista sia Montella che Conte sembrano essere adatti.

Con sole 55 presenze da professionista, è inutile chiedersi se Renato Sanches possa diventare uno specialista, molto bravo in un solo aspetto del gioco, o un giocatore totale, un tuttocampista alla Pogba o alla Nainggolan. Adesso, come tutti i “giovani” d’altra parte, deve cercare la sua identità, e solo dopo averla trovata, o ritrovata, potrà diventare il calciatore importante che abbiamo intravisto.

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