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Cosa serve al Milan sul mercato
25 ago 2020
Uno sguardo alle strategie di mercato dei rossoneri.
(articolo)
6 min
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Quando è arrivato l’annuncio ufficiale del rinnovo di Pioli, che lasciava cadere l’ipotesi di aprire un nuovo ciclo con Ralf Rangnick, l’ad rossonero Ivan Gazidis ha tratteggiato un manifesto del Milan della prossima stagione: «Abbiamo speso molti mesi per scegliere la figura migliore per creare un Milan vincente e ambizioso. Noi vogliamo offrire ai nostri tifosi un calcio verticale, bello, veloce e intenso. Pioli lo sta facendo, ha dimostrato di essere la persona giusta».

Se ce ne fosse stato bisogno, ancora una volta Pioli ha smentito chi lo definiva un normalizzatore, mostrandosi invece un allenatore dai princìpi chiari, che segue una precisa idea di gioco e da quella parte per modellare il materiale a disposizione. L’idea appunto di un calcio verticale, veloce e intenso, per citare le parole di Gazidis. Pioli ha avuto bisogno di diversi mesi per far crescere i rossoneri ma nelle particolari condizioni in cui si è giocata la Serie A dopo la sosta per la pandemia di Covid-19, in quel mese e mezzo in cui si sono concentrate dodici giornate, il Milan è stato la miglior squadra del campionato sotto diversi aspetti: l’unica imbattuta, quella che ha conquistato più punti (30) insieme all’Atalanta, che però ha giocato una partita in più, e che ha segnato più gol, ben 35.

Pioli ha dato al Milan un’identità forte, con pregi e difetti molto chiari. Ha costruito una squadra frenetica e spettacolare in spazi ampi, abile a risalire il campo in pochi secondi ma che perde pericolosità se il campo si restringe, che fatica se deve gestire il possesso per aprire spazi contro schieramenti chiusi o se affronta linee di pressing aggressive e organizzate. Una squadra dinamica, difficile da fermare quando trova le giuste connessioni in verticale tra i suoi giocatori, ma che non sempre riesce a sostenere la precisione richiesta dalla velocità della sua manovra, e che ha quindi bisogno di alzare il livello in alcune zone del campo.

Partendo dal 4-2-3-1, il sistema con cui Pioli ha trovato la miglior combinazione tra le qualità della rosa, forse il primo ruolo da rinforzare è il terzino destro, che interpreti in modo più brillante di Conti e Calabria le richieste del gioco di Pioli. Che sia cioè affidabile in difesa ma che soprattutto riesca facilmente a coprire tutta la fascia, sia sovrapponendosi senza la palla sia portandola in avanti da solo. In altre parole un terzino dalla mentalità offensiva, più forte fisicamente e più autosufficiente con la palla di quelli già presenti.

I terzini di cui si parla con più insistenza sono tre. Aurier ha concluso la sua miglior stagione al Tottenham, quella in cui ha giocato di più ed è stato più efficace dal punto di vista offensivo, con un gol e 5 assist registrati in Premier League. Dumfries del PSV è grosso e veloce e anche lui è un terzino molto offensivo, capace di segnare 7 gol nell’ultima Eredivisie. Emerson ha impressionato nella Liga con 3 gol e 6 assist, ma la sua situazione è la più intricata. Il Milan dovrebbe infatti mettere d’accordo sia il Betis sia il Barcellona, che aveva acquistato il terzino brasiliano a gennaio del 2019 e si era accordato con il Betis per un prestito biennale che scade l’anno prossimo.

In difesa manca poi qualche alternativa ai centrali titolari, cioè Kjaer e Romagnoli. Duarte e Musacchio hanno deluso e non hanno nemmeno dato garanzie dal punto di vista fisico, visto che entrambi hanno subito gravi infortuni, e alla fine il più affidabile è stato Gabbia. Una possibilità è che Pioli torni ad allenare Milenkovic, che schierava alla Fiorentina come terzino destro bloccato di fianco ai centrali in fase di possesso, e che quindi potrebbe rendere più flessibile la linea difensiva del Milan, aprendo anche a un possibile utilizzo della difesa a tre.

Come terzino sinistro potrebbe mancare una riserva di Theo Hernández se verrà ceduto Laxalt, mentre a centrocampo serve qualcuno che si alterni con Kessié e Bennacer. Si parla molto di un ritorno di Bakayoko, e in effetti avrebbe senso. Nel 4-2-3-1 di Pioli, in cui i centrocampisti coprono molto campo, sono fondamentali nel pressing e non accentrano troppe responsabilità nello sviluppo della manovra, Bakayoko si troverebbe ancora meglio rispetto alla sua prima esperienza al Milan, quando aveva dovuto imparare a giocare da vertice basso del triangolo di centrocampo nel 4-3-3 di Gattuso.

Sulla trequarti si può cercare di alzare la qualità soprattutto sulla destra. Calhanoglu da trequartista centrale è finalmente tornato decisivo, Rebic a sinistra è uno giocatori più importanti della squadra. Ha segnato con continuità, insieme a Theo Hernández ha reso la catena sinistra del Milan una delle più pericolose del campionato e i suoi movimenti in verticale si sono combinati bene con quelli al contrario di Ibrahimovic, verso la trequarti a fare da riferimento per le verticalizzazioni e a rendere più ordinata la manovra.

Dalla fascia destra invece Pioli ha ottenuto meno. Per avere un esterno più consistente e pericoloso di Castillejo, e più creativo di Saelemaekers, che a volte è stato utilizzato anche da terzino, il Milan sta seguendo Aleksey Miranchuk, trequartista russo del Lokomotiv Mosca. Mancino e capace di occupare ogni posizione sulla trequarti, e anche di giocare da punta, Miranchuk ha da poco concluso il suo miglior campionato dal punto di vista realizzativo, con 12 gol, e si sta ripetendo sugli stessi livelli anche nel nuovo campionato, appena iniziato, dove ha segnato due gol nelle prime quattro giornate. Nel Milan la sua collocazione più prevedibile è quella di esterno destro al posto di Castillejo, ma non avrebbe problemi a occupare in modo flessibile la trequarti come richiede il gioco di Pioli. Anche l’Atalanta, però, sembra molto interessata, e questo potrebbe complicare la trattativa.

I piani sul ruolo di centravanti, com’è noto, ruotano attorno a Zlatan Ibrahimovic. Il Milan gli ha offerto un nuovo contratto ma lo svedese non ha ancora firmato. Il suo ingresso in squadra a partire da gennaio è stato fondamentale, non solo per il grande contributo di gol e assist (10 e 5 rispettivamente), ma soprattutto per come Ibra ha aiutato chi gli giocava attorno, creando spazi in verticale con il solito enorme lavoro nel pulire i palloni sulla trequarti. Magari non è più dominante come un tempo, ma è ancora capace di fare la differenza, di risolvere problemi accentrando responsabilità e migliorando i compagni. A 39 anni da compiere a ottobre, non si può però far finta che sia lo stesso di sempre, che si possa mettere al centro della squadra senza avere qualcuno che lo sostituisca quando non è al massimo della forma.

Leao forse non è ancora pronto a essere l’attaccante di riferimento, sicuramente avrà spazio nelle rotazioni come esterno a sinistra o come punta, ma per completare il reparto avanzato il Milan avrebbe bisogno di un’alternativa a Ibrahimovic, un altro attaccante che sappia essere un riferimento sulla trequarti, abbastanza affidabile da non far sentire una eventuale assenza di Ibra ma che accetti di non essere sempre titolare. Si era parlato di Diego Costa, ma per costi e ambizioni il suo arrivo sarebbe più probabile se Ibra alla fine decidesse di non firmare il nuovo contratto.

Dalla scelta dello svedese dipendono le strategie della dirigenza rossonera e gli equilibri offensivi della squadra. Se Ibra dovesse restare si potrebbe pensare a inserire un attaccante che si alterni con lui, se invece non accettasse il contratto il Milan avrebbe bisogno di una punta titolare, uno scenario che inevitabilmente porterebbe a modificare gli equilibri trovati in attacco. Sarebbe un rischio soprattutto alla luce dei progressi fatti negli ultimi mesi. Per consolidarli, ai rossoneri non servono troppi cambiamenti, come ha dichiarato lo stesso Pioli: «Non abbiamo bisogno di molti nuovi acquisti, ci servono pochi rinforzi ma nelle posizioni giuste».

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