La scelta di Simone Inzaghi di lasciare la Lazio, seppur sofferta e arrivata alla fine di un tira e molla con il presidente Lotito, ha senso da diversi punti di vista. Innanzitutto da quello personale, ovviamente, perché l'Inter è chiamata a competere per lo Scudetto e può giocare una Champions League da protagonista. In secondo luogo, il suo ciclo a Roma, iniziato da allenatore ben cinque anni fa, pareva concluso già quest’inverno, dopo la sconfitta con il Bayern Monaco. La netta sconfitta con la squadra tedesca è stata un frontale con la realtà che potrebbe aver convinto Inzaghi a far saltare il rinnovo all’ultimo minuto, in una delle vicende di mercato più drammatiche di quest’estate. Gli ottavi di Champions hanno marcato, forse oltre le attese, la distanza tra la Lazio e le migliori squadre d’Europa, più ampia di quanto forse gli stessi giocatori della Lazio pensavano. Non è stata l'occasione per presentarsi al mondo che forse ci si immaginava a Formello e questo può aver inciso anche sulle motivazioni nel resto del campionato, con il quarto posto che è rimasto lontano. Ricostruire tutto daccapo con lo stesso parco giocatori, ma con meno motivazioni, sarebbe stato un’impresa per qualsiasi allenatore.
La dirigenza si sarebbe accontentata di amministrare l’esistente, col rinnovo all’allenatore più importante della storia recente della Lazio. Inzaghi, però, aveva idee diverse. A quel punto, anche Tare e Lotito hanno pensato di dover stravolgere l’area tecnica per continuare a competere con una rosa, nella sua ossatura, simile a quella degli scorsi anni. Così, dal nulla, si è conclusa la trattativa per Sarri. Un accordo in un certo senso spiazzante: il tecnico toscano non è mai stato troppo interventista sul mercato, ma ha bisogno di giocatori con caratteristiche nuove per non fermarsi a soluzioni di compromesso, come accaduto alla Juve.
L’irrinunciabile difesa a quattro
Il primo aspetto su cui Sarri lavora con le sue nuove squadre sono i movimenti in fase di non possesso. Avevamo scritto qualche anno fa dei suoi principi in fase difensiva, della necessità, per i quattro difensori, di muoversi come un unico organismo e di pensare come una sola testa. Al momento, è arrivato il solo Hysaj. L’albanese è un pretoriano dell’allenatore toscano, ma è difficile pronosticare con certezza un suo impiego da titolare. Sulla destra, infatti, c’è uno dei migliori giocatori della Lazio, Manuel Lazzari, spesso in grado di spaccare le partite. Lazzari già dalla Spal è un esterno da 3-5-2, ma Sarri non aveva a disposizione un terzino così bravo a fornire profondità, con e senza palla, dai tempi di Ghoulam. Hysaj allora potrebbe giocare a sinistra, dove non ha convinto con Gattuso, o potrebbe rappresentare, insieme a Reina, una sorta di allenatore in campo, chiamato a mostrare ai compagni di reparto come muoversi. Di certo, quindi, è necessario un terzino sinistro capace di offrire sicurezza in palleggio. Se il Sassuolo non fosse stato così caro, sarebbe stato interessante vedere Rogerio in biancoceleste, per la sua capacità di entrare dentro al campo con la palla. Altri possibili nomi: Tommaso Augello, per l’attenzione difensiva, il buon piede e quel volto da criminale della Roma anni ’70; Ismaily, un giocatore raffinatissimo tecnicamente ma da qualche tempo un po' in calo allo Shakhtar; Mario Rui, per la vendetta nel derby.
Al centro sembrano esserci maggiori certezze. Acerbi con Sarri limiterà conduzioni e sovrapposizioni sul terzino, ma non incontrerà un contesto del tutto nuovo. Non dimentichiamo che era esploso nel Sassuolo di Di Francesco, in una difesa a quattro abituata a scalare e ad accompagnare il pressing alto. Luiz Felipe, invece, ha soli ventiquattro anni – i difensori raggiungono il picco dopo i trenta - ma ha il problema degli infortuni. Musacchio non sembra spendibile come titolare, ma il meglio lo aveva dato al Villarreal con Marcelino, l’allenatore in assoluto più simile a Sarri per movimenti difensivi, potrebbe essere un buon rincalzo. A giugno era trapelato l’interesse per Maksimovic. Siccome a Sarri vengono sempre accostati suoi vecchi giocatori, potrebbe essere più conveniente, come centrale di riserva, pensare a Chiriches, garanzia per movimenti e tecnica, un po’ meno per talento difensivo.
Il centrocampo: alla ricerca di un regista
Chiriches, come detto, appartiene alla categoria “discepoli di Sarri”, il cui capostipite è Jorginho. Sarri lo ha portato con sé a Londra e si dice lo volesse anche alla Juventus. Il motivo è che l’influenza del regista basso, nel calcio di Sarri, è troppo forte, sin dai tempi di Valdifiori. È il metodista a determinare la velocità della circolazione e a guidare il pressing. Non è un caso che un centrocampista più estroso ma meno incline a muovere compagni e avversari come Pjanic si sia trovato in difficoltà e abbia inceppato, in parte, la Juventus.
Leiva è stato uno dei metodisti migliori degli ultimi cinque anni di Serie A. Un giocatore di intelligenza unica per letture difensive, forse il migliore a guardare le spalle dei compagni, anche solo di posizione. Al brasiliano non mancano buone qualità con la palla, ma non è con il possesso insistito che dà il meglio. I registi di Sarri sono abituati a distribuire dagli ottanta palloni in su. Leiva completava solo 61 passaggi ogni 90’ – anche per via del sistema di gioco – ma, soprattutto, non spiccava rispetto alle mezzali, mentre con Sarri, di solito, la differenza di passaggi eseguiti tra regista e mezzali è netta: Milinkovic si fermava a 56,5, Luis Alberto quasi lo raggiungeva con 59,9. Lo spagnolo spesso si prendeva la palla direttamente dai piedi di Leiva, giocando sulla sua altezza, e non è detto che Sarri non continui a usufruire di un pattern del genere. Le mezzali dell’allenatore toscano, però, di solito giocano più alte rispetto al metodista, e in questo senso potrebbe servire un giocatore più continuo ed abile di Leiva ad ordinare la squadra col pallone. Qualche settimana fa il nome più gettonato era quello di Torreira, un profilo perfetto, visti anche i trascorsi con Giampaolo. Nomi simili potrebbero essere Marc Roca, ai margini nel Bayern, Bentaleb, svincolato che prenderebbe la ventitré di Meghni, o Pulgar, che in quella posizione era esploso nell’anno con Mihajlovic a Bologna.
Quasi fatta, poi, per l’acquisto di Toma Basic, mezzala croata di un metro e novanta, mancino, molto tecnico in protezione palla e con una buona propensione al gioco lungo. Un giocatore interessante da seguire se amate i centrocampisti ciclopici con le caviglie da ballerina. Una figura polivalente di cui si parla molto è poi quella di Julian Brandt, che potrebbe dare un ricambio di livello alle mezzali, o essere schierato sulla trequarti, anche centralmente in caso di passaggio al 4-3-1-2.
Non recentissimo, ma il calciomercato è fatto per sognare.
L’attacco: le esigenze di 4-3-3 e 4-3-1-2
Nella conferenza stampa di presentazione, Sarri ha individuato Milinkovic e Luis Alberto come i giocatori da preservare e potenziare. La centralità delle mezzali, a suo dire, dovrebbe indirizzare verso il 4-3-3 rispetto al 4-3-1-2, troppo dispendioso per le scalate difensive che richiederebbe all’andaluso e al serbo. La predilezione per il 4-3-3, però, sembra incoerente per come si sta muovendo la Lazio.
In questi giorni si parla di una cessione di Correa. Sembrava dovesse andare al PSG, ma lo scambio con Pablo Sarabia è saltato per il rifiuto dello spagnolo. Il "Tucu" sembrava il giocatore più adatto a Sarri tra quelli in rosa. Un’ala che usa il dribbling per avvicinarsi ai compagni, non per isolarsi, e per giocare a parete con loro. Sarri ha saputo lavorare sulla precisione sotto porta di molti dei suoi attaccanti e magari l’argentino avrebbe potuto risolvere i suoi problemi di freddezza. Si spera che la dirigenza laziale non ci neghi la collaborazione tra i due, o che in alternativa compri un giocatore altrettanto bravo nel dribbling e nelle associazioni. Felipe Anderson - che Sarri in un’intervista del 2015 a Gianni Mura aveva citato, assieme a Candreva e Bertolacci, tra i giocatori destinati a diventare grandi – ha sempre dato il meglio in campo lungo ed è spesso preda di problemi fisici. Al netto della permanenza del "Tucu" e del rendimento di Felipe Anderson – vedremo se a sinistra o a destra – sembra necessario acquistare un’altra ala.
Luka Romero è un talento eccitante, ma ha sedici anni e Sarri con i giovani non sembra avere un bel rapporto. Ecco alcune ali estrose che giocherebbero bene nella prossima Lazio (tra parentesi viene indicato il lato su cui agiscono): Aitor Ruibal (sia a destra che a sinistra), Farid Boulaya (sinistra), Emanuel Vignato (sinistra), Adnan Januzaj (destra), Ounas (destra), se solo non avesse brutti precedenti con Sarri.
L’incognita più grande nel 4-3-3, però, sembra essere Ciro Immobile, specie dopo le difficoltà dell’Europeo in una squadra che dall’influenza dell’allenatore toscano ha attinto parecchio. Immobile è perfetto per lanciare il pressing e dare profondità, ma abbiamo tutti negli occhi quei momenti in cui Mertens e Higuain si abbassavano per diventare, difatti, vertici di un rombo di centrocampo. Per adesso Immobile ha dimostrato di non essere molto adatto a quel tipo di funzione e non è chiaro se sia qualcosa su cui poter lavorare.
La punta di Torre Annunziata potrebbe sposarsi bene col 4-3-1-2, visti i tagli interno-esterno richiesti alle punte. Immobile sarebbe una furia nell’allungare le difese per creare spazi a mezzali e trequartista. Se Sarri, però, volesse insistere col 4-3-3, il nome da comprare dovrebbe essere Yaremchuk, regista offensivo dell’Ucraina. Altre punte all’altezza del palleggio di Sarri: il panda Borja Iglesias, bravo anche a offrire profondità nonostante il metro e novanta, e Bruno Petkovic, buono quantomeno per i giovedì sera.
Insomma, attorno alla Lazio aleggiano tanti dubbi, con la transizione da Sarri a Inzaghi e col conservatorismo sul mercato di Lotito non avrebbe potuto essere altrimenti. Per i biancocelesti, più che per altre squadre, l’evoluzione tattica passa dal mercato. Ad esempio, il lato forte del 4-3-3 dovrebbe essere quello di Luis Alberto, il sinistro. A quel punto, però, servirebbe come il pane un terzino sinistro con una forte influenza con la palla, che né Hysaj né Marusic offrono; si potrebbe usare la destra come lato forte, per via della presenza di Lazzari e della tecnica di Milinkovic, ma a quel punto servirebbe un’ala destra a piede invertito, non a piede naturale come potrebbe essere Felipe Anderson. Sarri non si è mai fatto problemi ad accontentarsi del materiale a disposizione, ma investire su una scelta così ambiziosa in panchina senza allestire una squadra adeguata sarebbe un po’ un controsenso per la Lazio.