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Cosa serve alla Roma sul mercato
26 ago 2020
Strategie e consigli per la nuova proprietà giallorossa.
(articolo)
9 min
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La Roma ha cambiato proprietario ma (per adesso) non la sua struttura societaria, come forse in molti si aspettavano. La società giallorossa dopo il licenziamento di Gianluca Petrachi continua a non avere un DS di ruolo e il calciomercato viene quindi portato avanti dall'amministratore delegato Guido Fienga.

Il dirigente giallorosso, però, non ha alcun tipo di esperienza sportiva e quindi è coadiuvato da una galassia di figure che dovrebbero aiutarlo nel compito: Ryan Friedkin (figlio del nuovo presidente Dan, che dovrebbe trasferirsi a Roma per seguire il club da vicino); ma anche Morgan De Sanctis, già stretto collaboratore di Petrachi; e chissà forse ancora quel tanto vituperato Franco Baldini, che da Londra continua a tessere i rapporti con i top club della Premier League a caccia di esuberi da far rientrare in rosa. Qualcosa di molto vicino a un’affollata corte dell’ancien regime, insomma, a cui è probabilmente invitata anche la folta schiera di agenti e manager che, come sappiamo, sono sempre più influenti nel condizionare le strategie dei club.

Non la migliore delle situazioni per le esigenze sul campo della Roma che, dopo una stagione complicata e senza grandi acuti, dovrebbe invece avere una guida tecnica forte per risolvere i molti nodi della propria rosa se non ne vuole inanellare un’altra.

L’impresa è tutt’altro che facile, e non solo per l’intricata rete decisionale che attualmente rappresenta il cervello della Roma. Innanzitutto perché il tempo è pochissimo, dato che la Serie A ricomincia tra circa tre settimane. In secondo luogo perché, dai primissimi passi che sta muovendo la nuova società, non sembra che il cambio di proprietario cambierà radicalmente le strategie del club, almeno nel breve periodo. D’altra parte, la società giallorossa ha un problema endemico con il proprio monte ingaggi, del tutto sproporzionato rispetto ai suoi ricavi, e non si poteva pensare che sparisse all’improvviso con l’arrivo di un nuovo miliardario.

La buona riuscita del mercato della Roma, quindi, passerà innanzitutto per la fuoriuscita dei molti giocatori con contratti pesanti ma ormai ai margini della rosa, da cui si proverà a ricavare non solo budget di mercato ma anche (e soprattutto) spazio salariale per nuovi giocatori che - sperano a Trigoria - possano essere per lo meno utili alla causa.

L’incognita portiere

Dopo il prestito del terzo portiere Fuzato al Gil Vicente nella speranza che possa accumulare minutaggio ed esperienza, la Roma si ritrova con tre portieri in rosa. Nessuno di questi, però, adesso può davvero dirsi sicuro che sarà il titolare la prossima stagione. Anzi, nessuno di questi in realtà può dirsi sicuro nemmeno che rimarrà a Roma alla fine del mercato.

Dopo una buona stagione al Cagliari, alla base è tornato Olsen, che però, dopo il suo primo disastroso anno a Roma, ha la lettera scarlatta e a Trigoria è solo di passaggio. Mirante è paradossalmente il portiere che ha dato più garanzie tecniche in stagione (e non ha giocato poco per un secondo portiere a cui non era stata promessa nemmeno una coppa da titolare), ma nessuno a Trigoria vuole prendersi la responsabilità di presentarsi alla prima giornata di Serie A con un titolare di 37 anni la cui carriera sembrava ormai agli sgoccioli già qualche stagione fa. Il problema più grosso, però, la Roma ce l’ha con Pau Lopez, che era stato acquistato solo un anno fa da Petrachi per cercare di riempire il vuoto incolmabile lasciato da Alisson.

Il portiere spagnolo ha avuto un rendimento post-lockdown disastroso, culminato con la brutta prestazione finale contro il Siviglia (in cui su entrambi i gol subiti è stato più che imperfetto), e adesso in pochi a Trigoria sembrano ancora avere fiducia in lui. Il problema, oltre che tecnico, è anche finanziario. Il portiere spagnolo è infatti arrivato un anno fa per una cifra considerevole (23,5 milioni più la metà della rivendita di Sanabria) e pensare di farci oggi una plusvalenza, così vitale per le casse della Roma, sembra quasi impossibile.

Per questa ragione, quasi tutte le piste italiane per la porta - da Sirigu a Meret fino ad arrivare a Musso (che sembra gradire la destinazione giallorossa) - sembrano al momento fuori portata per le esangui casse giallorosse. Anche il nome di Cragno, fatto forse nella speranza che il Cagliari volesse rimettere tra i suoi pali Olsen, sembra illusorio. Alla fine bisognerebbe convincere un club di Serie A a scambiare il proprio primo portiere con il secondo. Non facile.

A meno che non voglia giocarsi una buona fetta di budget sul portiere, cosa sconsigliabile visti i molti ruoli scoperti, alla Roma non rimangono che due strade, insomma. Pescare dalla mystery box dei giocatori svincolati, tra cui spiccano i profili di Danijel Subasic e Claudio Bravo (che hanno deciso di non rinnovare rispettivamente con Monaco e Manchester City), oppure tentare la strada del prestito secco di un buon portiere parcheggiato sulla panchina di un qualche top club, già percorsa con successo qualche anno fa con Szczesny. Un buon esempio è Sergio Romero, che potrebbe magari essere utile anche per riallacciare i rapporti con il Manchester United dopo gli attriti sul prolungamento del prestito di Smalling.

Difesa: tra continuità e rivoluzione

In difesa la situazione è, se possibile, ancora più intricata e anche in questo caso una grossa fetta delle ambizioni della Roma passa per la cessione di alcuni giocatori che hanno esaurito la propria esperienza in giallorosso, come Fazio, Juan Jesus e Cetin (che dovrebbe essersi già accordato con il Verona).

Al centro la Roma sta puntando molto sul ritorno di Smalling, di gran lunga il miglior difensore della scorsa stagione, ma al suo fianco regna l’incertezza, con Mancini e Ibañez che hanno avuto un rendimento altalenante nell’arco della stagione. A rendere ancor più necessario l’inserimento di un ulteriore centrale di livello per dare tempo ai giovani di crescere c’è anche il fatto che Fonseca potrebbe continuare a insistere sulla difesa a tre (anche se ha detto esplicitamente di preferire il 4-2-3-1). A quel punto avrebbe senso la voce che porta ad Armando Izzo, che dopo una stagione grigia potrebbe essere un buon colpo per rapporto qualità/prezzo (anche se i rapporti con il Torino, dopo la vicenda che ha portato Petrachi a Roma, non sono dei migliori).

È sugli esterni, però, che le cose si fanno davvero complesse. A sinistra la Roma è coperta solo numericamente, dovendo fare i conti da una parte con l’inevitabile declino fisico di Kolarov (che non a caso quest’anno ha dato il meglio di sé da centrale della difesa a tre) e dall’altra con l’ambiguità del ruolo di Spinazzola, che a sinistra deve giocare a piede invertito e in questa stagione si è ritrovato spesso a destra. Sembra un ruolo in cui la Roma può permettersi una scommessa rischiosa, come ad esempio Nuno Tavares del Benfica - ventenne terzino portoghese dal sinistro sublime ma difensivamente ancora molto acerbo.

A destra, invece, il reparto è completamente da ricostruire. Al momento i terzini destri in rosa sono Florenzi, Santon, Karsdorp e Bruno Peres, e forse solo quest’ultimo ha qualche speranza di rimanere in squadra anche l’anno prossimo. Serve un titolare, insomma, e il pensiero non può non andare a Hans Hateboer - che ha dichiarato di voler andar via dall’Atalanta (forse) - anche solo per smentire la recente tradizione di pessimi affari fatti con la squadra bergamasca. Un’alternativa potrebbe essere Danilo, sfruttando gli ottimi rapporti con la Juventus, dato che si parla insistentemente di un possibile scambio di giocatori. Accanto la Roma potrebbe tentare anche un colpo in prospettiva, magari l’estroso Youcef Atal del Nizza o il più fisico Max Aarons del Norwich appena retrocesso (a seconda del budget a disposizione).

Davanti più libertà

Dalla mediana in su la situazione è meno critica e la Roma si può permettere un po’ di fantasia in più. A centrocampo e in attacco, infatti, i giallorossi non sembrano aver bisogno di interventi profondi e possono aspettare di vedere le offerte che arriveranno per i propri giocatori per proporre scambi e fatturare plusvalenze. Sulla mediana, ad esempio, per giorni si è parlato di un possibile scambio con l’Arsenal tra Diawara e Torreira, ma adesso questa pista sembra essersi raffreddata.

Sulla trequarti, invece, molto dipenderà dall’interesse che la Roma riuscirà ad attirare intorno ai profili di Ünder e Kluivert, ancora più ai margini della rosa ora che a Trigoria è sbarcato Pedro. Per l’ala turca c’è una trattativa avviata con il Napoli che però non è ancora chiaro dove possa andare a parare. Oltre al già detto Meret si è parlato anche di Milik, che però il club giallorosso potrebbe permettersi solo in caso di partenza di Dzeko (ci arriviamo). Per i problemi che ha la rosa della Roma al momento, però, forse a Fienga converrebbe fare il nome di Di Lorenzo.

Su Kluivert, invece, per adesso non sembrano esserci offerte. Nel caso in cui dovesse vendere anche lui, comunque, la Roma dovrebbe in ogni caso cautelarsi per non rimanere con i soli Carles Perez, Perotti (la cui esperienza in giallorossa comunque è conclusa) e Pastore come riserve - tanto più che il 27 argentino è un altro di quegli esuberi dall’ingaggio sproporzionato alle possibilità giallorosse che a Trigoria sperano di accompagnare all’uscita. In questo caso, il club giallorosso potrebbe andare per la via più facile, proponendo uno scambio alla Juventus per Bernardeschi, oppure osare un pochino di più con il rischio provando a prendere Emiliano Buendia dal Norwich, che per lui chiede una cifra intorno ai 20 milioni di euro. Alta ma non esagerata se si considerano le prospettive che potrebbe avere il suo talento.

In attacco, infine, tutto dipenderà da ciò che vorrà fare la nuova società con Edin Dzeko - giocatore chiave della squadra di Fonseca il cui ingaggio, però, a 34 anni inizia a farsi sentire. A meno di investimenti per adesso non prevedibili della nuova società, per la Roma sarebbe molto difficile rimpiazzare il bosniaco con un giocatore dello stesso livello e dovrebbe puntare su giocatori minori ma con caratteristiche tecniche simili (come Milik, per l’appunto).

Se invece Dzeko dovesse rimanere, al club giallorosso basterebbe riempire la casella della prima punta di riserva riempita la scorsa stagione da Kalinic. Negli ultimi giorni si è parlato dell’enorme attaccante kosovaro del Fenerbahce, Vedat Muriqi (accostato anche alla Lazio), che però ha una valutazione abbastanza alta per una riserva (intorno ai 18 milioni di euro). Forse per quella cifra alla Roma converrebbe puntare su qualcuno di più giovane e promettente, come per esempio Sebastiano Esposito, che d’altra parte non ha fatto mai mistero della sua simpatia verso i colori giallorossi.

L’ultima volta che la Roma ha pescato tra i giovani dell’Inter gli è andata molto bene. Chissà che non possa ripetere il trucco un’altra volta.

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