La passata stagione il Porto si è classificato al terzo posto in campionato, distante ben 15 punti dal Benfica campione e 13 dallo Sporting CP. La sconfitta in casa contro il Dynamo Kiev nella fase a gironi aveva retrocesso i lusitani dalla Champions League all’Europa League, da dove era stato immediatamente eliminato, battuto per due volte dal Borussia Dortmund. Anche l’avventura in Taca de Portugal era stata sfortunata: raggiunta la finale, il Porto era stato sconfitto ai rigori dal Braga. Il deludente cammino della squadra era costato già a gennaio l’esonero di Julen Lopetegui e il fallimento del trapianto del juego di posicion in terra lusitana. Le parentesi in panchina di Rui Barros, uomo del club e oggi allenatore in seconda, e José Peseiro si sono rivelate però ancora più deludenti. In estate è stata necessaria una mini-rivoluzione con l’obiettivo di ripristinare la competitività della squadra e il funzionamento, vitale per un club come il Porto, del player-trading.
Alle cessioni di Martins Indi, Aboubakar e Maicon hanno corrisposto gli arrivi di Felipe, Alex Telles e del centravanti Depoitre, oltre ai ritorni di Otavio e Oliver Torres. A guidare la squadra è stato scelto un uomo di Jorge Mendes, Nuno Espirito Santo, ex Valencia con un modesto passato di portiere, anche come secondo nelle file dei Dragões. Dopo un brillante quarto posto al nel 2014-15, la scorsa stagione Espirito Santo era stato esonerato a novembre dal Valencia.
Giunti al momento decisivo della stagione, il Porto è secondo in classifica in patria, a un punto dalla capolista Benfica, ha raggiunto gli ottavi di Champions League, ma è stata eliminata dalla Taca de Portugal dalla rivelazione Chaves, neopromossa che occupa il settimo posto il Primeira Liga. Una stagione quindi abbastanza ambigua, che cerca una nobilitazione proprio nella Champions League.
Attenti a non prenderle
Dopo i primi esperimenti stagionali con il 4-2-3-1 e il 4-3-3, Espirito Santo ha impostato la sua squadra secondo un modulo che, più che 4-3-1-2, può essere meglio definito come 4-1-3-2, per sottolineare come il centrocampista più arretrato giochi quasi sempre alle spalle dei 3 compagni di reparto.
È soprattutto il mediano a caratterizzare lo stile di gioco del Porto e a influenzarne le caratteristiche. Ad occupare la posizione è il venticinquenne Danilo Pereira, paragonato in gioventù a Patrick Vieira: un centrocampista puramente difensivo, molto alto e con delle gambe da giraffa. È il giocatore della squadra che intercetta più palloni (2.9 ogni 90 minuti) e che vince più contrasti, 40 sui 50 tentati in campionato. Il suo gioco è totalmente orientato alla protezione della difesa, a cui è legato da un filo invisibile che difficilmente si allunga più di una certa misura.
La protezione della zona centrale della propria difesa è fondamentale per Espirito Santo e su questa il Porto costruisce ottimi numeri difensivi. In campionato subisce solo 7.5 tiri a partita, ha il maggiore numero di “porte inviolate” (13 su 22 partite) e ha subito meno gol di ogni altra squadra (11). In Champions League solo la Juventus subisce (6.8) meno tiri in porta per partita del Porto (7.3). In porta gioca la leggenda del Real Madrid Iker Casillas, che a 35 anni sta disputando una buona stagione. La linea difensiva è formata dai centrali Felipe e Marcano, molto fisici e abili nel gioco aereo; a sinistra gioca Alex Telles, mentre a destra si alternano il messicano Layun e il trentaduenne uruguaiano Maxi Pereira, ex bandiera del Benfica.
L’incessante lavoro difensivo di Danilo Pereira: Marcano esce aggressivo in marcatura sulla punta avversaria, Danilo Pereira copre.
La copertura dell’ampiezza
Meno sicura è invece la difesa delle zone esterne, sia per le caratteristiche degli interpreti che per la struttura posizionale della squadra in fase di non possesso. Alex Telles e Layun sono terzini offensivi: con 6 assist il brasiliano è il recordman della squadra e il messicano ne ha collezionati 3. Anche Maxi Pereira è un terzino votato all’offensiva, sebbene l’età lo abbia reso meno arrembante. A centrocampo la posizione prudente di Danilo Pereira disegna una linea di tre giocatori davanti al mediano. I tre giocatori devono coprire l’intera ampiezza del campo e per questo non sempre le chiusure esterne sono puntuali. Tuttavia, contro il possesso consolidato avversario è più frequente che il Porto schieri una linea di 4 giocatori, con il centrocampista centrale che si abbassa al fianco di Danilo Pereira.
Il 4-4-2 del Porto contro il possesso consolidato degli avversari.
Nondimeno Danilo Pereira è sempre pronto a collaborare con la sua linea difensiva, col compagno di reparto pronto a salire in pressione sugli avversari. Generalmente le due punte rimangono in posizione centrale, dove devono schermare il centro del campo, facendo sfiatare la manovra verso i terzini. Con il pallone in posizione esterna ad uscire in pressione sono le mezzali e la squadra intera prova a chiudere sul lato gli avversari, provando così a limitare le difficoltà della difesa dell’ampiezza. In situazioni di particolare difficoltà, il 4-4-2 difensivo può diventare un 4-5-1, specie se a fare compagnia ad André Silva è il giovane Diogo Jota, pronto ad abbassarsi all’estremo sinistro di centrocampo.
Sebbene non siano applicate con continuità, il Porto sa giocare fasi di pressing offensivo molto aggressive; in alternativa la squadra si dispone in un blocco ad altezza media da cui parte la pressione sugli avversari.
La fase difensiva del Porto in azione. Le due punte proteggono il centro e lo Sporting può fare uscire il pallone solo verso il terzino, su cui esce la mezzala Brahimi.
Come attacca il Porto
I “dragões” sono squadra piuttosto diretta quando si tratta di attaccare. Delle tre big del campionato portoghese, il Porto è quella che tiene meno il possesso del pallone e la cui precisione nei passaggi è minore. Pur con un numero di passaggi inferiore a Benfica e Sporting CP, il Porto gioca in numero assoluto più palle lunghe, che costituiscono il 13% delle sue giocate. L’inizio della manovra dal basso non è particolarmente complesso e si limita a un elementare giro palla tra i difensori. Talvolta Danilo Pereira scende tra i centrali a giocare una salida lavolpiana che però solo raramente genera vantaggi posizionali in zone più avanzate, limitandosi solo a rendere più semplice l’uscita del pallone nel caso di pressione avversaria. L’azione avanza cercando soprattutto i riferimenti offensivi esterni, e quando inizia da zone arretrate le punte si aprono sul lato forte per ricevere il pallone e far salire la squadra.
Costruzione bassa, a garantire ampiezza sono le due punte André Silva e Soares, pronte a ricevere il passaggio in verticale dalle zone arretrate e a fare salire la squadra.
Uno dei due posti da titolare in attacco è di André Silva, 21 anni, 13 gol in Primeira Liga e 4 in Champions League. André Silva è un centravanti piuttosto classico, abile soprattutto nella finalizzazione e nel fungere da fulcro offensivo della squadra. È già in vetrina pronto a diventare il prossimo grosso affare del presidente Pinto da Costa. Il posto al fianco di André Silva è conteso tra Diogo Jota e l’acquisto di gennaio Soares. Il ventenne Jota è una seconda punta agile e tecnica che ama giostrare sul fronte sinistro dell’attacco. Gestito dalla Gestifute di Jorge Mendes, è esploso la scorsa stagione nel Pacos de Ferreira e acquistato in estate dall’Atletico Madrid che lo ha immediatamente girato in prestito al Porto.
Francisco Soares, detto “Tiquinho”, è invece un centravanti brasiliano di 26 anni, acquistato a gennaio dal Vitoria Guimaraes per sostituire Ádrian López passato al Villareal. Soares si è subito imposto al Porto segnando una doppietta vincente all’esordio contro lo Sporting CP e un totale di 4 gol in 3 partite. È un attaccante molto potente (è alto 187 cm e pesa 89 Kg), che fa della forza fisica e del gioco aereo le sue doti principali. Con il suo acquisto il Porto ha ulteriormente accentuato le sue caratteristiche di squadra che non disdegna il gioco diretto, forte anche della sua capacità di vincere i duelli aerei, la migliore della Primeira Liga.
In situazioni di possesso palla consolidato o, comunque, in zone più avanzate di campo, l’ampiezza è garantita dalle mezzali, con i terzini pronti a sovrapporsi e le due punte in posizione centrale. I posti a centrocampo davanti a Danilo Pereira sono i più contesi. Spesso Espirito Santo utilizza assieme nei ruoli di mezzala un esterno quasi puro e un giocatore più interno. I giocatori più impiegati sono il messicano Jesús Corona e lo spagnolo Óliver Torres. “El Tecatito” Corona è un esterno dotato di un dribbling mortifero e rapidità fuori dal comune. La sua presenza (è il giocatore di Primeira Liga che tenta più dribbling, 6.1 p90), unita a quella dell’algerino Brahimi, recordman del campionato con 4.6 dribbling riusciti p90, rende il Porto la squadra che tenta più uno contro uno del Portogallo (19.2 a partita). Corona viene impiegato prevalentemente a destra, sul lato del più conservativo Maxi Pereira. Oliver Torres invece si alterna tra la posizione centrale e quella di mezzo sinistro, in cui combina con le avanzate di Alex Telles.
Una tipica fase di possesso consolidato del Porto: l’ampiezza è garantita dalle mezzali Óliver Torres e Corona, le punte rimangono centrali, il trequartista Otávio si muove a supporto, il terzino si sovrappone.
In presenza di un altro esterno puro, come Brahimi, titolare nell'ultimo periodo, Óliver Torres occupa la posizione centrale supportando Danilo Pereira nella costruzione del gioco. Tuttavia, fino dall’infortunio di dicembre, il trequartista ventunenne brasiliano Otávio aveva una maglia da titolare ed è ancora il giocatore della squadra che effettua più assist (0.5 p90) di ogni altro compagno. Otávio ha appena recuperato dall’infortunio, ma ha all'attivo solamente i 64 minuti giocati venerdì scorso contro il Tondela.
Vista la posizione sempre piuttosto prudente di Danilo Pereira, il trequartista interpreta il ruolo quasi come un centrocampista puro, abbassandosi a supporto della circolazione del pallone con pochi inserimenti in profondità. Oltre al già citato Brahimi, a disposizione per il terzetto di centrocampo ci sono il messicano Héctor Herrera e André André, due mezzali. La scelta di Espirito Santo di puntare molto sulle capacità di interdizione di Danilo Pereira ha penalizzato il giovane talento Rúben Neves, un classe 1997 con già tre anni di esperienza alle spalle. Rúben Neves, il più giovane calciatore nella storia a segnare un gol in Primeira Liga ed esordiente in nazionale a solo 18 anni, è un organizzatore di gioco che, con caratteristiche diverse, preferisce occupare le stesse zone di campo di Danilo Pereira, di cui, di fatto, in questa stagione è la riserva.
L'ampia scelta a disposizione nei tre ruoli di centrocampo davanti a Danilo Pereira, permette a Espirito Santo di modulare le caratteristiche del proprio 4-1-3-2, spostandosi verso un 4-4-2 impiegando due esterni puri come mezzali, un 4-3-3 con Diogo Jota e un esterno puro a destra e il 4-3-1-2 con due mezzali classiche e un trequartista. In ogni caso la manovra avanza soprattutto sull'esterno e spesso la rifinitura passa per un cross: il Porto è al primo posto per numero di cross per partita in Champions League, 25, come Bayern e Monaco.
Un sunto delle migliori qualità del Porto in fase offensiva: André Silva fa salire la squadra ripulendo il rilancio di Casillas, Corona dribbla e crossa, Soares insacca di testa.
Cosa deve aspettarsi la Juventus
Vale la pena dire subito che la Juve si troverà di fronte una squadra in perfetta salute, reduce da 10 vittorie nelle ultime 11 partite di Primeira Liga. Il Porto è una squadra che mette molta fisicità nel reparto arretrato e in zona d’attacco, dove ha anche diversi giocatori di buon talento tecnico a giostrare dietro le punte. Non tende a controllare il ritmo del gioco e si muove verso la porta avversaria cercando il più possibile giocate verticali.
Verticalità: il gol della vittoria contro il Braga del giovane Rui Pedro: colpo di testa difensivo di Danilo Pereira e in due passaggi il Porto va in rete.
Non è improbabile, viste le caratteristiche della squadra di Espirito Santo, che anche allo Estadio do Dragão il Porto provi a lasciare il pallone alla Juventus, impostando una partita reattiva fidandosi delle proprie capacità difensive. Le proprie possibilità offensive saranno probabilmente affidate alla rapidità dei centrocampisti e alla capacità delle punte di far risalire la squadra. Un’altra situazione su cui la Juve dovrà fare attenzione è quella dei calci piazzati, dove i “dragões” sono abili a sfruttare le ottime doti aeree di cui dispongono: in campionato 10 dei 45 gol sono frutto di calci da fermo, esclusi i rigori.
In fase d’attacco la Juve ha sugli esterni la possibilità di sfruttare le carenze dei terzini avversari. Maxi Pereira rende almeno 15 cm a Mario Mandzukic, mentre, sul lato opposto, la rapidità di Cuadrado può mettere in evidenza le lacune in fase puramente difensiva di Alex Telles. Fondamentale, anche nell'ottica di attaccare efficacemente i terzini del Porto, sarà muovere la palla velocemente da un lato all’altro per sfruttare le difficoltà dei lusitani a difendere l’ampiezza con il suo 4-1-3-2, isolando il più possibile gli esterni bassi. Sarà importante anche che Dybala si muova bene ai fianchi di Danilo Pereira per sfuggire alla morsa del mediano portoghese o, in alternativa, spostarlo dalla zona di protezione della difesa.
Il Porto di Espirito Santo è giunto al cuore della stagione in ottima forma e non poteva trovare momento migliore per affrontare la Juventus. La squadra è in piena fiducia e l’allenatore ha trovato la struttura tattica della squadra. La Juventus è la favorita del doppio confronto, ma il Porto è una squadra solida che sa sempre cosa fare in campo. Per rispettare il pronostico, che vede i bianconeri favoriti, sarà necessaria la migliore Juventus.