Questo è il primo capitolo di una delle rubriche di Stili di Gioco, la newsletter esclusiva per gli abbonati dell'Ultimo Uomo. Si chiama "Serie A random" e tratterà ogni settimana di una partita di Serie A dei primi vent'anni del 2000 che sicuramente non ricorderete. Oltre a Serie A random dentro Stili di Gioco troverete la giocata della settimana scritta da Daniele Manusia, il meglio dei contenuti sportivi visti sulla stampa nazionale e internazionale, una guida TV per districarsi tra gli eventi sportivi del weekend e un recap dei pezzi usciti qui sull'Ultimo Uomo. Se tutto questo è la vostra tazza di tè, potete iscrivervi al nostro abbonamento qui.
Questa rubrica nasce da un’esperienza comune: cadere nell’abisso dell’archivio di YouTube sulla Serie A, scendere più in basso nella tana del bianconiglio un link suggerito alla volta. Guardare degli highlights più o meno normali per un motivo - non so, un Milan-Inter dei tempi del Fenomeno, perché vale sempre la pena guardare video del Fenomeno - e mezz’ora più tardi ritrovarsi a guardare un Piacenza-Brescia di fine anni ‘90, chiedendosi cosa ci fa Rizzitelli ancora in campo. In certi periodi della mia vita è una droga: guardare highlights di vecchie partite di Serie A su YouTube a caso. Ogni volta un risultato imprevisto, qualche svolta estetica inattesa, giocatori riesumati da parti in necrosi della mia memoria (e che avrei preferito non conoscere). Insomma, su questa newsletter vi propongo gli highlights di una partita a caso della vecchia Serie A. Non c’è nessun criterio, se non che eviteremo le partite sciape.
Genoa-Udinese 2-4 - Serie A 2010/2011 (nel video la grafica di Sky dice che è Cesena-Genoa, chissà perché)
È gennaio, al Ferraris c’è un freddo porco umido che ti si appiccica sulle ossa che sembra di stare in una di quelle fotografie fumose di Brassai. Tempo dieci minuti e Alexis Sanchez ha già lanciato un’imbucata verso Gokhan Inler. Quello la mette dentro tesa, arrabbiata, e Di Natale non ci arriva di niente. Già si capisce che pomeriggio sarà per il Genoa, che esonerato Gasperini dopo dieci partite ha inaugurato il Ballardini I (di quattro). Il tecnico siede in panchina senza il suo solito outfit a metà tra guardia e ladro, piumino, occhiale scuro, zuccotto, metà agente della Digos e metà rapinatore gentiluomo. Ha la giacca, gli occhiali da vista, una blanda aria impiegatizia. Ballardini sa che non sarà una giornata facile, perché la sua linea difensiva è la seguente: Rafinha, Marco Rossi, Chico Flores, Kakha Kaladze - già più somigliante alla sua versione politica che a quella da calciatore. Dall’altra parte c’è l’All Star Team dei sottovalutati della Serie A: Totò Di Natale, fascia al braccio, futuro capocannoniere del campionato (28 gol). Alexis Sanchez, campione. Asamoah, che diventerà fissa eterna di Antonio Conte. Poi: Samir Handanovic, Medhi Benatia, Christian Zapata, Armero e Isla nel momento in cui sembravano Jordi Alba e Dani Alves. In panchina, a guidare la squadra, Francesco Guidolin piegato sulle ginocchia come Bielsa, la mano sulla bocca, nervoso, irrequieto, uomo che ama le salite in bicicletta, la difesa a tre, il gioco verticale. Ma soprattutto l’umiltà. Ai suoi giocatori regala poesie per farli viaggiare con la testa in alto, mentre in campo devono rimanere coi piedi per terra. Non fa una piega quando Armero segna l’1-0 con uno scavetto e gli va a ballare davanti. Poco dopo Milanetto pareggia. Calzettoni bassi, barba fatta con pigrizia, capelli lunghi, ha l’aria di un metallaro che ha speso tutti i suoi soldi in edizioni speciali dei dischi degli Anthrax. È a fine corsa, ma segna un gran gol, con un tiro secco su assist geniale di Sculli. Handanovic gli lancia uno sguardo laser.
All’inizio del secondo tempo Inler lancia verso Di Natale, ancora per pizzicare alle spalle la linea difensiva alta e sgangherata del Genoa. La palla sembra lunga ed Eduardo, portiere portoghese, esce con aria moderna. Il problema è che cicca la palla e Di Natale segna a porta vuota.
Vale la pena fare fermarsi per un piccolo ritratto di Eduardo. Nato in una famiglia poverissima, non aveva nemmeno i soldi per comprarsi i guanti e ogni volta doveva farseli prestare. Dopo mesi di risparmi, il padre decide di portarlo finalmente al negozio per comprarglieli, ma durante il tragitto fanno un incidente: lui vola dal finestrino ma si salva, il padre muore sul colpo. Il giorno dopo l’allenatore gli regalò un paio di guanti dicendogli che era suo padre a mandarglieli dal cielo. Vince l’Intertoto col Braga, piange alla fine degli ottavi dei Mondiali 2010, Spagna-Portogallo 1-0, in cui era stato il migliore in campo. È il portiere rivelazione dei Mondiali, il dodicesimo migliore al mondo. Lo vogliono tutti ma Preziosi lo convince: «Una trattativa laboriosa» dice in un’intervista in cui dichiara il suo interesse per altri portoghesi, Miguel Veloso e Amorim. Il Genoa gli fa firmare un contratto da un milione di euro, ma comincia a non azzeccarne più una. Contro la Juventus si fa autogol, contro l’Inter regala un gol a Muntari, contro il Milan uno a Ibra - Preziosi dice che se non lo cambia l’allenatore allora lo cambia lui. A un certo punto i tifosi genoani raccolgono una serie di dediche di vicinanza.
Dopo l’errore di Eduardo il Genoa sembra potersi spegnere, e invece ha un altro sussulto. Poco prima dell’ora di gioco Rafinha crossa per Mattia Destro, 19 anni, da Ascoli Piceno. È la sua prima stagione in Serie A. Destro di testa la manda sul palo, la palla gli torna perché è quel tipo di attaccante che in area di rigore ha un suo magnetismo. Quindi ribadisce in rete. Destro ha ancora la faccia pulita ma le sue esultanze sono già esagerate. A 19 anni cosa si prova a segnare un gol sotto la gradinata?
L’Udinese però è troppo più forte. Di Natale e Isla duettano sulla fascia destra e la difesa del Genoa si sposta verso di loro come presa da sonnambulismo. Cross in mezzo e gol di Alexis Sanchez. Al 90’, con i rossoblù tutti sbilanciati in avanti, a Eduardo tocca un’altra uscita svitata, mentre German Denis detto “El Tanke” lo infila con un esterno destro. (All’ultimo minuto da segnalare un gol incredibile sbagliato da Sanchez). Eduardo esce dal campo con gli occhi gonfi e mentre va verso la moglie, distrutta, dice ai dirigenti «Mandatemi da un’altra parte».