Il quarto di finale di Coppa d’Africa tra Algeria e Costa d’Avorio metteva di fronte due nazionali storicamente ai vertici del calcio africano, che però di recente hanno attraversato un momento difficile, tanto che entrambe non si sono qualificate per i Mondiali in Russia dello scorso anno. Il loro incrocio era comunque il più affascinante tra le quattro partite in programma.
Dopo l’addio del bosniaco Vahid Halilhodzic, che aveva guidato l’Algeria nella ottima Coppa del Mondo del 2014, la nazionale nordafricana era riuscita a cambiare ben 6 allenatori in 4 anni fino alla scelta, nell’agosto del 2018, di Djamel Belmadi, una discreta carriera da giocatore e un curriculum da allenatore costruito esclusivamente in Qatar. Con Belmadi l’Algeria è riuscita a qualificarsi per la fase finale della Coppa d’Africa e si presentava allo scontro con la Costa d’Avorio forte delle quattro vittorie nelle quattro partite disputate in Egitto, dei 9 gol fatti e della porta inviolata dell’estremo difensore M’Bolhi.
La Costa d’Avorio è invece alle prese con il ricambio generazionale del gruppo che ha vissuto il momento di maggiore successo con la vittoria della Coppa d’Africa del 2015. La sostituzione di autentici monumenti del calcio ivoriano (Drogba, i fratelli Touré, Kalou) si è rivelata molto più complessa del previsto, a dispetto della discreta quantità di talento a disposizione. Dopo la disastrosa Coppa d’Africa del 2017 e l’ancora più deludente mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, la panchina ivoriana è stata affidata a un tecnico federale, Ibrahima Kamara, proveniente dalla trafila delle nazionali giovanili. Inserita nel gruppo D, la Costa d’Avorio ha terminato il girone al secondo posto dopo le vittorie contro Sudafrica e Namibia e la sconfitta contro il Marocco. Negli ottavi, la squadra di Kamara è riuscita ad avere la meglio sul Mali al termine di un match di contenimento e ripartenza, in cui le occasioni da gol migliori erano state per la nazionale maliana.
Come gioca l'Algeria
Il tecnico Belmadi ha confermato la formazione che aveva battuto la Guinea negli ottavi di finale e schierato il suo 4-3-3 con Feghuoli e Bennacer nel ruolo di mezzali, Riyad Mahrez largo a destra e Baghdad Bounedjah – miglior marcatore mondiale nei club nel 2018 con i suoi 38 gol in 20 partite nell’Al Saad in Qatar – in posizione di centravanti.
L’idea di gioco di Belmadi prevede la costruzione paziente dal basso e la ricerca di ricezioni alle spalle della linea mediana avversaria con l’occupazione degli half-spaces tramite le tracce interne di Mahrez e dell’altro esterno Belaïli, e con le rotazioni del reparto di centrocampo che portano una delle due mezzali – più frequentemente Feghouli - a occupare la trequarti e l’altra mezzala ad affiancare il mediano Guédioura. In alternativa, il gioco offensivo dell’Algeria può svilupparsi tramite le conduzioni palla al piede, dall’esterno verso l’interno, di Mahrez e Belaïli o con la ricerca del centravanti Bounedjah, parecchio abile nel tenere il pallone e permettere alla squadra di risalire e nel giocare di sponda per le corse a rimorchio dei compagni di squadra.
Si noti la diversa posizione media delle mezzali Feghouli e Bennacer nella pass-map dell’Algeria. Il primo tendeva a occupare la zona alle spalle di Bounedjah, il secondo a supportare Guédioura in fase di costruzione.
In fase di non possesso l’Algeria prova invece a pressare la costruzione avversaria sin dalle prime fasi, con un pressing orientato sull’uomo che, nel match contro la Costa d’Avorio, ha portato Feghouli a orientarsi sul vertice basso del triangolo di centrocampo avversario.
La Costa d'Avorio è una squadra diretta
Il gioco progettato dal tecnico Kamara per la sua nazionale sembra puntare a massimizzare, nella maniera più semplice possibile, le qualità degli uomini a disposizione. Disposti con un 4-3-3, con un centrocampo dotato di grande forza fisica e poco portato al palleggio, gli ivoriani centrano il loro gioco offensivo sulla fisicità del centravanti dell’Aston Villa, Kodjia, e sul talento negli uno contro uno degli esterni offensivi. Pertanto l’idea è quella di far giungere il pallone prima possibile al terzetto offensivo, o con un lancio lungo verso Kodjia e l’eventuale attacco delle seconde palle sfruttando l’atletismo dei centrocampisti, o servendo gli esterni offensivi. Non casualmente, il gol vittoria contro il Mali era proprio nato da un lancio verso Kodjia, raccolto alle spalle del centravanti dall’inserimento profondo e finalizzato a conquistare la spizzata dell’esterno Zaha.
In fase di non possesso la Costa d’Avorio preferisce compattarsi nella propria metà campo in uno stretto 4-5-1 che, prudentemente, cerca di coprire gli spazi e difendere principalmente con la densità di uomini che può garantire una fitta copertura alle non sempre perfette letture individuali degli uomini di Kamara. Oltretutto, la difesa nella propria metà campo offre spazi sufficienti alle ripartenze lunghe in cui sfruttare la velocità dei propri attaccanti esterni.
La formazione iniziale scelta dal tecnico ivoriano ha presentato due novità rispetto alla formazione schierata contro il Mali. A centrocampo il ventunenne Sangaré del Tolosa ha preso il posto di Gbamin del Mainz e, soprattutto, Nicolas Pépé si è seduto in panchina lasciando spazio all’esperto Max Gradel.
Il 4-3-3 della Costa d’Avorio.
Le sfide tra gli esterni
Il confronto tattico tra Algeria e Costa d’Avorio si è sviluppato in accordo alle caratteristiche delle due squadre. Gli uomini di Belmadi hanno tenuto maggiormente il pallone (57 % di possesso palla nell’intero match, con una punta del 69% nei supplementari), muovendolo con maggiore precisione degli avversari (82% di passaggi riusciti, contro il 76% degli avversari), grazie a un gioco corto che ha provato a muovere e disordinare il 4-5-1 difensivo degli ivoriani.
La Costa d’Avorio ha invece puntato le sue chance offensive principalmente sulla capacità di Kodjia di sostenere e vincere i duelli fisici contro i centrali algerini e sulle qualità tecniche degli esterni Gradel e Zaha. In maniera esemplare, la prima grossa occasione della partita, il palo colpito da Gradel con un bel tiro a giro sfiorato in maniera decisiva da M’Bolhi, è stata creata dalla Costa d’Avorio isolando sul lato debole l’esterno sinistro contro il proprio marcatore Atal.
A dominare l’attacco degli ivoriani è stato però Wilfried Zaha, autore di una partita nervosa e piena di scontri con il diretto avversario Bensebaini, ma anche di giocate tecniche raffinate e accelerazioni brucianti sostanzialmente immarcabili per i difensori algerini, che hanno fruttato all’attaccante del Crystal Palace ben 4 key pass nei suoi novantatré minuti di gioco, tra cui l’assist per il gol del pareggio di Kodjia, e 8 dribbling, di cui 3 andati a buon fine.
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Uno dei tanti momenti di scontro tra Zaha e Bensebaini.
Nell’altra metà campo Riyad Mahrez si è invece acceso a sprazzi. Dopo la perla del primo controllo in occasione del gol realizzato contro la Guinea, l’esterno del Manchester City ha illuminato il gioco offensivo della sua nazionale accendendosi a intermittenza, come al quattordicesimo minuto, quando, dopo una conduzione palla con il piede mancino dalla fascia destra verso l’interno, ha scambiato con l’altro esterno Belaïli, accentratosi per giocare alle spalle del centrocampo avversario e ha concluso fuori il suo diagonale di sinistro. Più continuo e incisivo è stato invece proprio Belaïli (autore di 10 dribbling, di cui 4 riusciti e di ben 5 key pass), che con le sue conduzioni, i suoi tagli interni e la qualità dei suoi passaggi ha messo in costante apprensione la difesa ivoriana.
La partita è stata nel complesso piuttosto equilibrata e la Costa d’Avorio ha compensato il minore possesso palla con una buona pericolosità dei suoi attacchi diretti e delle sue ripartenze. Tuttavia l’Algeria ha avuto il merito e la fortuna di segnare per prima e, in tale maniera, ha avuto la ghiotta occasione di gestire tatticamente la situazione di vantaggio.
Il gol di Feghouli al ventesimo minuto di gioco, originato dal consueto lavoro corpo a corpo del centravanti Bounedjah, ha consentito agli uomini di Belmadi di abbassare il proprio baricentro in fase di non possesso, negando spazi alla velocità e alle ripartenze degli avversari. Ha inoltre costretto la Costa d’Avorio ad alzare il proprio baricentro, forzandola a difendere in spazi ampi, dove gli uomini di Kamara palesano maggiormente i propri limiti.
L’Algeria è stata piuttosto abile, nel periodo compreso tra il gol del vantaggio e il pareggio di Kodjia, a minimizzare i pericoli per la sua porta e ad approfittare delle difficoltà della linea difensiva ivoriana a gestire grosse porzioni di campo alle proprie spalle. A tradire la squadra di Belmadi è stato però proprio Bounedjah che, a dispetto della propria fama di bomber implacabile, ha giocato un’ottima partita in ogni fase del gioco, fatta eccezione proprio per quella di finalizzazione. Il centravanti algerino ha prima sbagliato il rigore che lui stesso si era procurato attaccando la profondità alle spalle dell’impreciso centrale Kanon e, in un’occasione successiva, si è fatto parare da Gbohouo in uscita una facile conclusione creata dal solito assist di Belaïli.
L’Algeria ha quindi vanificato il vantaggio strategico originato dal segnare per primo, sprecando alcune buone azioni da gol e concedendo all’inoffensivo attacco posizionale della Costa d’Avorio una possibilità in ripartenza con una palla persa ingenuamente a centrocampo da Mahrez, chirurgicamente sfruttata dalla coppia Zaha-Kodjia.
La partita è stata piuttosto equilibrata in termini di xG, ma, come si vede dall’evoluzione temporale, l’Algeria ha prodotto di più e concesso di meno proprio nel periodo del match in cui era in vantaggio, mancando il colpo del K.O.
Dopo il gol del pareggio la partita è tornata allo schema iniziale, con l’Algeria a dominare il possesso e la Costa d’Avorio pericolosa in ripartenza, sebbene la fatica e il gran caldo abbiano progressivamente allungato le squadre e costretto gli allenatori ad alcuni cambi.
Nei supplementari Kamara ha sostituito i suoi due migliori attaccanti, Zaha e Kodjia con Maxwel Cornet del Lione e Wilfried Bony, mentre già nei tempi regolamentari Belmadi ha inserito prima Slimani al posto di uno sfiduciato Bounedjah e, a quattro minuti dalla fine del novantesimo, il napoletano Ounas al posto di Riyad Mahrez. Ounas, tre gol da subentrante in soli 87 minuti in questa Coppa d’Africa, si è messo subito in evidenza con 3 dribbling riusciti sui ben 7 tentati nei soli 35 minuti giocati, ma la sua vivacità non è riuscita a piegare l’equilibrio sostanziale del match, conclusosi così in parità e deciso dai rigori sbagliati per la Costa d’Avorio da Bony e Dié, che rendevano ininfluente l’errore potenzialmente decisivo di Belaïli.
Il futuro della Costa d’Avorio e le prospettive dell’Algeria
Reduce dall’eliminazione al primo turno nella Coppa d’Africa del 2017 e dalla mancata qualificazione al Mondiale di Russia, il raggiungimento dei quarti di finale può essere considerato un buon punto di partenza per il processo di ricostruzione della Costa d’Avorio. Pépé, abbastanza a sorpresa relegato in panchina per tutti i centoventi minuti del match, Zaha, Cornet hanno gioventù e qualità a sufficienza per formare un’ottima base su cui costruire la prossima nazionale ivoriana, che ha disposizione una buona dose di talento da cui ripartire, sebbene forse non ben distribuito nelle varie zone del campo.
L’Algeria, seppur soffrendo la fisicità degli ivoriani e l’imprevedibilità degli attaccanti avversari, è riuscita, anche se solamente ai rigori, a giungere alle semifinali, rispettando così il pronostico, che la vedeva favorita nel match dei quarti di finale, e l’opinione generale che considera la squadra di Belmadi forse la migliore vista in questa edizione della Coppa d’Africa.
Il tecnico algerino è riuscito a costruire una squadra piuttosto solida e dall’identità tattica precisa, anche se ancora da affinare. Il calcio di possesso di Belmadi deve ancora trovare la maniera di fluire meno meccanicamente e di sfruttare in maniera più continua l’enorme talento di Mahrez. Se ci riuscirà, per l’Algeria non sarà certo impossibile riuscire a vincere la Coppa d’Africa, conquistata dai nordafricani solamente una volta ben ventinove anni orsono.