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Cricket per principianti
07 ago 2018
Introduzione al secondo sport più seguito al mondo.
(articolo)
12 min
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Pur essendo il secondo sport più seguito al mondo, dopo il calcio, il cricket non gode di una grande fama aldilà di una decina di paesi.

È uno sport dalle regole complicate, lungo e noioso più di quanto siamo disposti a tollerare in questi anni frenetici (anche se, lo vedremo, anche il cricket è sceso a compromessi con la modernità dello showbiz). Ma è anche uno sport sofisticato e popolare, che meriterebbe di essere conosciuto meglio, sia per lo spettacolo che offre che per i suoi tanti rilievi storici e culturali.

Anche i Rolling Stones si divertono un casino giocando a cricket.

Da dove viene il cricket

Il cricket nasce nel Sud-Est dell’Inghilterra, probabilmente verso la fine del Medioevo.

Il primo riferimento ufficiale in cui viene chiamato più o meno con il suo nome è stato scoperto in documenti tratti da un procedimento giudiziario del 1611, nel quale due uomini del Sussex furono condannati per aver giocato a “creckett” una domenica, invece di andare in chiesa.

Anche se è esistito per secoli in una forma o in un’altra come gioco per bambini, è solo all’inizio del XVIII secolo che il cricket venne adottato dalla nobiltà inglese. Nel 1744, le prime regole - Laws of Cricket - furono codificate, e lo sport odierno è ancora legato a quelle.

Nel 1815, il giorno prima della battaglia di Waterloo, dei soldati Inglesi giocarono una partita di cricket nel parco Bois de la Cambre di Bruxelles, e da quel giorno quel prato è chiamato “La Pelouse des Anglais”, ovvero “il prato degli Inglesi.”

Una partita di cricket in un’illustrazione del XVIII secolo.

La prima partita internazionale venne giocata nel 1877 a Melbourne, tra Australia e Inghilterra.

Gli inglesi avevano cominciato già dalla fine del XVII secolo a esportare il cricket nelle proprie colonie, prima in Nord America e poi in Asia. L’intellettuale indiano Ashish Nandy ha scritto nel libro The Tao of Cricket (1989) che il cricket è “uno sport indiano, scoperto per caso dagli inglesi”. Nel senso che il centro del pianeta cricket nel tempo è diventato il subcontinente indiano, più dell’inghilterra.

Diciamo che se oltremanica il cricket è uno sport aristocratico, o per lo meno delle élite, nei paesi asiatici è lo sport del popolo, giocato per strada dai bambini, come il calcio in altri paesi.

Il gioco dei colonizzati

Asia del Sud, Caraibi, Sudafrica, Oceania: il cricket è uno sport importante solo nei paesi colonizzati dall’Inghilterra. Non è una coincidenza, perché di sicuro il cricket è lo sport più carico di simbolismi coloniali nel mondo.

Per i colonizzatori inglesi era un modo di dimostrare la superiorità della propria civiltà, con tutta una narrazione tossica intorno al “gentlemen’s game” messa a confronto con la presunta primitività dei popoli colonizzati.

Nei paesi dell’impero coloniale inglese, invece, eccellere sul campo di cricket era un modo di battere l’oppressore al suo proprio gioco, di riappropriarsi di questo oggetto di dominazione sociale e culturale in chiave emancipatrice.

In uno dei libri sul cricket più belli, Beyond the Boundary (1963), CLR James, gigante letterario e intellettuale socialista del Trinidad, racconta l’immenso piacere di battere gli inglesi sul loro campo, dove lui e i suoi compagni adottavano i codici di Eton e Harrow, le scuole private simbolo dell’élite britannica.

Riassumendo al massimo la questione possiamo dire che il cricket rappresentava un’ipocrisia coloniale tutta inglese, secondo la quale le regole di gioco e di condotta rigidissime sul campo facevano da specchio invertito alle barbarie e massacri commessi fuori dal campo, nelle terre conquistate dalla corona britannica.

La regina Elisabetta incontra la nazionale indiana nel 1959.

Negli ultimi 70 anni, le partite più cariche di significato politico sono sempre state quelle tra il Pakistan e l’India, due paesi che hanno usato il cricket sia come arma nazionalista che come strumento diplomatico, per fomentare o risolvere un conflitto geopolitico nato proprio dalle macerie della colonizzazione inglese.

Nell’ultima partita importante giocata tra di loro, la finale del ICC Champions Trophy di un anno fa, il Pakistan ha battuto l’India di 180 punti, tornando a rimettere la loro rivalità al centro dello sport, dopo anni durante i quali il Pakistan aveva avuto risultati negativi.

Ma come si gioca a cricket?

Nel cricket si affrontano due squadre di 11 giocatori su un campo ovale, con al centro una corsia di terra di 20 metri, delimitata alle due estremità da tre paletti, chiamati wicket.

Le squadre non si affrontano insieme sul campo: nel primo tempo attacca una squadra, con due battitori in campo, mentre l’altra lancia e difende il campo in undici; nel secondo tempo i ruoli si invertono.

Le posizioni in campo, con i diversi ruoli possibili dei fielders —quelli che difendono. Semplice no?

L’obbiettivo dei battitori è quello di segnare più punti (runs) possibile. Si possono fare punti battendo la pallina nel campo e correndo sulla corsia di terra da una base all’altra (1 punto per ogni corsa), oppure battendo la pallina al di là dei limiti del campo, segnando 4 punti se tocca terra prima di varcare la linea, e 6 punti — il massimo — se la pallina rimane in aria.

Con questi 6 punti segnati con una battuta negli spalti, Mahendra Singh Dhoni fece vincere il Mondiale all’India nel 2011. Un capitano, c’è solo un capitano.

La squadra che difende, quindi il lanciatore e i fielders intorno, deve limitare il numero di punti segnati eliminando i battitori.

Questo avviene principalmente in tre modi:

Se la palla lanciata tocca il wicket protetto dal battitore

Se la palla battuta viene presa al volo da uno dei fielders

Se uno dei fielders riesce ad abbattere uno dei wicket con la pallina, mentre i battitori stanno correndo tra le loro basi.

Queste sono regole che ricorderanno il baseball a qualcuno, come per esempio l’idea di eliminare un battitore prendendo la pallina al volo, o di segnare il massimo dei punti mandando la pallina negli spalti. I due sport, baseball e cricket, hanno in effetti la stessa matrice: battere una palla il più lontano possibile con una mazza per segnare dei runs.

Ma quanto dura una partita?

Esistono diversi tipi di partite, più o meno lunghe. Nella sua forma canonica, ovvero il “Test Match”, la partita può durare fino a cinque giorni.

Ogni squadra batte e lancia due volte a testa, e i lanci sono illimitati. La partita finisce quando tutti i dieci battitori sono stati eliminati. Questo tipo di partite sono riconoscibili per via delle divise bianche dei giocatori, e ovviamente sono giocate a ritmi molto lenti, con tattiche difensive e pochi rischi presi da entrambe le squadre.

Tea time sul campo a Headingley, in Inghilterra, nel 1938.

Dagli anni ’70 in poi sono stati introdotti format di gioco più corti, che limitano il numero di lanci in ogni tempo, per promuovere tattiche più spregiudicate e quindi più spettacolo.

I Mondiali si giocano ogni quattro anni in partite che durano più o meno una giornata intera (One Day International). Un format di gioco ancora più corto è apparso quindici anni e si chiama Twenty20: qui la pallina viene lanciata solo 120 volte, facendo durare le partite meno di tre ore.

Come in qualsiasi altro campo socio-culturale i puristi si lamentano dello snaturamento delle regole tradizionali del cricket per far piacere a televisioni e pubblicitari. Ma non ci possono fare niente.

Nel cricket gli stessi giocatori devono battere e difendere, però le squadre sono formate da specialisti, con giocatori che in genere sono più forti in una o l’altra fase del gioco. Per questo, parlare di miglior giocatore di cricket al mondo non è facile. Però possiamo dire che le stelle del cricket sono i battitori.

Shane Warne, uno dei più forti spin bowler di tutti i tempi, poteva telecomandare la pallina con traiettorie allucinanti. Il Roberto Carlos del cricket?

Ecco i tre giocatori da conoscere nel cricket odierno

Virat Kohli - o anche solo Virat, come lo chiamano i suoi fan - è un po’ il David Beckham indiano, solo molto più spavaldo e arrogante. Tatuato e palestrato, si è sposato l’anno scorso in Toscana con una star di Bollywood, Anushka Sharma. Insieme sono la coppia preferita dei tabloid indiani, paese dove peraltro i giocatori di cricket sono idolatrati più di Maradona in Argentina (davvero). La rivista Forbes ha fatto nel 2017 una classifica degli atleti con il brand dal valore più alto al mondo, e Virat Kohli è finito 7°, davanti a Leo Messi e Steph Curry.

È il capitano della nazionale indiana, ed è un battitore unico proprio per la sua lettura dei momenti della partita e la sua capacità di trasformare i ritmi di gioco. È probabilmente il battitore più completo al mondo al giorno d’oggi.

Virat Kohli e sua moglie, Anushka Sharma, in una pubblicità di moda indiana.

AB de Villiers invece è un fenomeno sudafricano e il genero ideale del cricket mondiale. Abraham Benjamin “AB” de Villiers ha fatto tremare il mondo del cricket la settimana scorsa annunciando il suo ritiro dalla nazionale sudafricana. Questo rivela il crescente successo del format Twenty20 e dei campionati come quello indiano dove gioca de Villiers, che promettono molti più guadagni ai giocatori.

Con questo video mandato ai suoi 6 milioni di followers su Twitter, AB de Villiers ha annunciato la sua decisione clamorosa.

Battitore esplosivo, AB de Villiers è il giocatore che ha segnato più velocemente 50 punti (in 16 lanci), 100 punti (in 31 lanci), e 150 punti (in 64 lanci).

Infine Chris Gayle, un giamaicano eccentrico il cui stile sembra a volte poco adatto a certi ambienti spocchiosi del cricket. Chris Gayle è considerato uno dei più forti battitori di sempre. È il primo giocatore ad aver segnato 200 punti in un mondiale, ed è uno tra soli quattro battitori ad aver segnato due volte più di 300 punti in partite Test (quelle lunghe).

Due anni fa, però, il fantasista Chris Gayle si è trovato al centro di una bufera mediatica, per aver provato a rimorchiare una giornalista australiana durante un’intervista post-partita. Il cricket non è il mondo più progressista che ci sia, per usare un eufemismo.

Anche se si giocano campionati nazionali, come l’Indian Premier League o il campionato regionale inglese, le competizioni più importanti sono giocate tra paesi. Nei diversi tornei (Test, ODI, Twenty20) si ritrovano spesso le stesse squadre: l’Inghilterra e gran parte dei paesi del Commonwealth, cioè le sue ex-colonie.

L’Australia ha vinto l’ultimo Mondiale nel 2015, e l’India quello prima. Il prossimo si giocherà nel 2019 in Inghilterra, che non ha mai vinto questa competizione. Non è assurdo?

Ecco una cosa più assurda ancora:

Yuvraj Singh, un buon giocatore indiano attivo negli ultimi quindici anni, in una partita del Mondiale T20 2007 contro l’Inghilterra ha segnato 36 punti in un solo over (cioè 6 lanci): il massimo possibile.

La faccia del lanciatore inglese, Stuart Broad, dice tutto.

Per ricordare invece un momento totalmente diverso ma comunque importante nella storia del cricket, va menzionata la morte in campo di Phil Hugues nel 2014, ucciso da una pallina che lo colpì proprio sotto al casco, causando un’emorragia cerebrale.

Il capitano australiano, Steve Smith, ricorda Phil Hugues dopo la sua morte, il 408° giocatore nella storia della nazionale australiana.

Quale squadre tifare se cominciate a seguire il cricket oggi

La squadra più hipster è sicuramente l’Afghanistan. Arrivata in punta dei piedi tra le nazionali che contano, gode in questi anni di una squadra giovane e affamata, che ha fatto una buonissima impressione all’ultimo Mondiale.

Rashid Khan, lanciatore 19 anni, è la stella nascente dell’Afghanistan. Qui diventa il primo spin bowler (lanciatore a effetto) a riuscire a rompere uno dei paletti del wicket.

Uno dei giocatori più fichi del passato invece è Sir Viv Richards, stella delle West Indies negli anni ’70 e ’80. Rifiutò per tutta la carriera di portare un casco protettivo sul campo, giustificandosi così: «Dicono che il cricket è uno sport di gentlemen, però è prima di tutto uno sport di uomini, non va giocato con un’armatura».

La nazionale delle West Indies di Viv Richards era tra l’altro una delle squadre più iconiche della storia del cricket, ed è stata immortalata in un documentario stupendo, Fire in Babylon. Vinse le prime due edizioni dei Mondiali nel 1975 e 1979, facendo paura soprattutto agli inglesi, che non avevano mai affrontato una squadra così aggressiva. Nel 1976, prima di una partita contro le West Indies, il capitano inglese Tony Greig disse che “li farebbe restare a cuccia". La frase ai toni razzisti diede nuove motivazioni ai giocatori dei Caraibi, che si misero a prendere rincorse più lunghe quando batteva Greig, per lanciare la pallina ancora più forte.

Sir Viv Richards.

Il cricket è veramente uno sport di gentlemen?

Non proprio, in realtà. Nel cricket ci sono stati scandali che farebbero impallidire persino Sepp Blatter. L’International Cricket Council (ICC), ovvero la federazione internazionale di cricket, è spesso accusata di corruzione, e in paesi come l’India o il Pakistan, le federazioni nazionali sono centri di clientelismo e di influenza politica molto potenti. Un documentario investigativo prodotto da Al Jazeera mandato in onda nel maggio 2018 ha rivelato una rete di corruzione legata a scommesse e partite truccate nel ICC con mazzette offerte a giocatori internazionali.

Nel 2007, l’allora allenatore del Pakistan, Bob Woolmer, venne ritrovato morto in condizioni dubbie in un albergo di Kingston, Giamaica, qualche giorno dopo l’eliminazione del Pakistan dal Mondiale.

I giocatori stessi si possono trovare al centro di scandali, sia per episodi razzisti sul campo, che per truffe legate all’alterazione della pallina, che viene manomessa per farle prendere traiettorie ancora più insolite durante i lanci a effetto.

Steve Smith, il capitano dell’Australia, non riesce a trattenere le lacrime mentre si scusa per aver barato nella partita di quest’anno contro il Sudafrica.

Nel cricket c’è il VAR?

Eccome se c’è. Viene usato per decidere se la pallina ha toccato o meno la mazza del battitore prima di finire nelle mani del wicket-keeper, il “portiere dei paletti” posizionato dietro al battitore.

C’è anche un sistema come l’hawk-eye del tennis per i momenti in cui la pallina sbatte contro la gamba del battitore davanti al wicket, in una situazione di eliminazione chiamata leg before wicket (lbw).

Bello il cricket, ci si può giocare in Italia?

Negli ultimi decenni, con l’aumento dell’immigrazione proveniente dal subcontinente indiano, il cricket sta crescendo in Italia. Il Milan Kingsgrove Cricket Club ha vinto nel 2017 sia la Serie A che la Coppa Italia, mentre il Roma Cricket Club ha trionfato nel campionato Interregionale.

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