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«Il purgatorio è un po’ una via di mezzo: non hai fatto del tutto schifo ma non sei stato neanche un granché, come il Tottenham». Passano le stagioni, eppure questa citazione del personaggio interpretato da Colin Farrell in In Bruges di Martin McDonagh resta la maniera più calzante per descrivere il Tottenham. Una citazione ripresa da molti, anche da Dario Saltari che all’inizio della stagione 2023-24 scriveva dello straordinario impatto di Postecoglou sulla squadra. Era il momento in cui gli "Spurs" sembravano potersi finalmente affrancare da questa mediocrità per puntare al paradiso. E invece, neanche troppo tempo dopo, rieccoci all'inferno, o quasi. Andiamo con ordine.
Dopo un inizio di stagione non brillante come il precedente, il Tottenham è al momento al quattordicesimo posto della classifica di Premier League con 27 punti. Ci si trova dopo aver perso in successione contro Everton e Leicester, le due squadre immediatamente dopo in classifica e che hanno interrotto le loro strisce negative proprio contro la squadra di Postecoglou.
A questo punto dell’anno il Tottenham ha 20 punti in meno rispetto alla scorsa stagione e ha già perso 13 partite delle 24 disputate. Per dire, lo scorso anno ne aveva perse 12 in totale, arrivando quinto dietro il sorprendente Aston Villa di Unai Emery a soli 2 punti di distanza dalla qualificazione in Champions League. Prima dell'ultima vittoria contro il Brentford non vinceva in campionato addirittura dal 15 dicembre, un 5-0 contro il Southampton (squadra che si sta impegnando per battere il record negativo di punti in Premier League del Derby County 2007-08). In casa, invece, non vince una partita in Premier League dal 3 novembre, un brillante 4-1 contro l’Aston Villa.
Da allora è difficile scegliere un momento in cui il Tottenham ha toccato il fondo. Sembrava averlo raggiunto il 10 novembre quando ha perso 2-1 in casa contro l’Ipswich Town, la prima vittoria in campionato della squadra neopromossa allenata da McKenna. O forse lo aveva toccato due settimane prima perdendo contro il Crystal Palace. E invece poi è arrivata l’orripilante sconfitta a Bournemouth, persa solo per 1-0 nonostante il dominio tattico e fisico della squadra di Iraola, che ha creato occasioni per 3,71 xG. Il senso di annichilimento lasciato da quella partita è andato oltre il risultato: mai il Tottenham di Postecoglou era sembrato così in balia di un avversario. E questo senza contare il 3-4 casalingo con il Chelsea maturato partendo dal vantaggio per 2-0 dopo 11 minuti. O il 3-6 contro il Liverpool. O l'ultima striscia di quattro sconfitte consecutive, prima dell'ultima vittoria contro il Brentford.
Tra queste ultime quattro sconfitte c'è da segnalare quella per 3-2 contro l’Everton, in cui il peggior attacco del campionato è riuscito ad andare avanti 3-0 nel primo tempo. Quello è sembrato davvero il fondo. Peggio di così non si poteva fare. E invece la settimana dopo è arrivata la sconfitta per 2-1 in casa contro il Leicester penultimo in classifica. «Probabilmente è il punto più basso raggiunto quest'anno», ha dichiarato l’allenatore australiano dopo la partita. Probabilmente, per l'appunto.
È stata una partita piuttosto esemplificativa dei problemi degli "Spurs". Il Tottenham, privo di diversi titolari, gioca bene nel primo tempo andando in vantaggio, poi si scioglie nel secondo dove subisce immediatamente due gol dalle "Foxes" e non sembra disporre degli strumenti emotivi e tecnici per riprendersi la partita. Come se non bastasse il deludente spettacolo messo in scena dalla propria squadra, i tifosi del Tottenham nel loro momento più difficile si sono dovuti vedere di nuovo sbeffeggiati da Jamie Vardy, che dopo il gol del pareggio li ha provocati ricordando la Premier League che aveva alzato loro in faccia ormai 9 anni fa.
Col senno di poi le brillanti vittorie contro il crepuscolare Manchester United di Ten Hag (3-0) e il Manchester City a inizio crisi (4-0) oggi non sembrano poi così brillanti. Ma com’è possibile un tracollo del genere, dopo che la scorsa stagione il Tottenham sembrava poter esprimere il calcio più intrigante del Regno Unito e con un nucleo di giocatori giovani dove tutto sembrava solo far ben presagire per il futuro?
GLI INFORTUNI
C'è una spiegazione molto semplice e immediata: gli infortuni. Da novembre l’infermeria del Tottenham ha cominciato ad affollarsi, settimana dopo settimana. Contro il Leicester la lista degli infortunati era la seguente: Vicario, Van de Ven, Romero, Solanke, Udogie, Maddison, Bissouma, Brennan Johnson, Werner, Odobert e Spence. In pratica quella che sulla carta sarebbe una formazione titolare, e di buon livello. A fine partita Postecoglu ha dichiarato che Sarr e Richarlison, usciti entrambi al minuto 54, non sarebbero dovuti scendere in campo. Una situazione molto grave che sta affossando la stagione, e che ha spinto il club a cercare nuove figure professionali nello staff medico (qui l’offerta di lavoro su Linkedin nel caso vogliate candidarvi).
Gli infortuni sono un attenuante importante per Postecoglou, che però sta affrontando anche molte critiche da un punto di vista tattico. Lo stile sfrontato e aggressivo del Tottenham mette continuamente sotto pressione i suoi difensori, costretti a dover coprire grandi distanze alla massima velocità quando gli "Spurs" perdono palla. Il Tottenham, in definitiva, dà sempre l’impressione di essere in apnea ma allo stesso tempo non vuole mai darsi una tregua. È come se il principio di fare un gol più dell'avversario sia arrivato alle sue conclusioni più radicali. Qualcosa che avevamo già capito la scorsa stagione, quando in 9 contro 11 contro il Chelsea continuava a schierare la difesa sulla linea di metà campo, ma che in questa ha raggiunto livelli quasi paradossali. Allora si era detto che in quel modo l'allenatore australiano stava infondendo sicurezza nei propri principi. L'idea di una squadra che accetta l’idea di difendere in maniera disperata, e che sembra più a suo agio nel rincorrere una transizione che difendere schierata in area.
Per nascondere questo difetto strutturale i titolari sembrano imprescindibili. Van de Ven in particolare è il perno su cui gira tutto il sistema difensivo. Un difensore dotato di mezzi atletici notevoli e di grande velocità, oltre che di letture coraggiose, puntuali e tecnicamente eleganti. Un giocatore che si trova a proprio agio nel difendere correndo verso la propria porta. Senza di lui il Tottenham perde tantissimo. Proprio nella già citata partita contro il Chelsea, la sua assenza è sembrata pesare molto, forse costando al Tottenham i punti per tornare in Champions League. E quando si è di nuovo fatto male a fine ottobre, si è subito capito che la stagione degli "Spurs" avrebbe preso una brutta piega.
Postecoglou, ben conscio dell'importanza del suo perno difensivo, ha provato a forzare il suo rientro nella partita contro il Chelsea l’8 dicembre, ottenendo come risultato un nuovo infortunio. Nella stessa gara, tra l'altro, si è dovuto fermare anche Romero, che non è ancora rientrato. Sembra che il Tottenham contro il Chelsea debba perdere i suoi migliori giocatori ogni anno.
Se a questo ci aggiungiamo la rottura della caviglia di Vicario, avvenuta a fine novembre, l’allenatore si è trovato senza i suoi migliori giocatori nel reparto arretrato. Le qualità tra i pali del portiere italiano in situazioni di uno contro uno fa la differenza infatti la differenza per il Tottenham, che poi ha perso anche Udogie. E così Postecoglu si è trovato costretto a giocare da tre mesi con una coppia difensiva formata da Dragusin e Ben Davies, e indovinate un po'? Proprio pochi giorni fa anche il centrale romeno si è infortunato gravemente al ginocchio. L'allenatore australiano è stato costretto quindi a tirare fuori dalle ragnatele della panchina anche Sergio Reguillon, giocatore rimasto fuori dal progetto già durante la gestione di Antonio Conte e che infatti sembra un pesce fuor d’acqua quando viene chiamato in causa.
Come se non bastasse si è infortunato anche il portiere di riserva Fraser Forster (che nel periodo di titolarità si è fatto notare per aver regalato due gol al Manchester United in Carabao Cup perdendo non una ma ben due volte palla a pochi metri dalla porta in fase di impostazione bassa). Il Tottenham ha già schierato quattro portieri in questa stagione, contando anche l’esordiente Austin e il neo acquisto Kinsky, appena acquistato dallo Slavia Praga e subito titolare. In totale Postecoglou da novembre si è trovato costretto a utilizzare 15 giocatori diversi in difesa, compresi i portieri.
Già solo gli infortuni del reparto difensivo spiegano la situazione precaria a cui è sottoposto Postecoglu, che deve affrontare lo stesso problema nel reparto avanzato perdendo settimana dopo settimana pezzi fondamentali. Recentemente si è fatto male anche Solanke, acquisto record del club e già fondamentale, non solo per via degli 11 gol stagionali ma anche per il suo contributo senza palla. Solanke, infatti, è l’attaccante che pressa di più nell’ultimo terzo di campo avversario in Premier League.
Solanke dovrebbe tornare a metà febbraio, così come Maddison, cervello della squadra, mentre Heung-min Son, che purtroppo sembra essere definitivamente entrato nella fase calante della carriera, è appena uscito dall’infermeria. In sostanza, Postecoglou non ha potuto schierare l’undici ideale dal 21 settembre, una vittoria per 3-1 contro il Brentford. Gli unici a non essere ancora stati toccati dagli infortuni sono stati Kulusevski, il giocatore più importante, e Pedro Porro sono gli unici, e infatti non hanno praticamente mai saltato una gara.
I PROBLEMI TATTICI
Certo, non si può giustificare il cammino disastroso del Tottenham solo con gli infortuni. Il Tottenham dopo lo scorso anno sembrava solo poter crescere, e in questa stagione ha aggiunto giovani talenti da inserire gradualmente tra i titolari come Lucas Bergvall, Archie Gray e Mickey Moore (non a caso tutti e tre presenti nella lista dei giovani da seguire nel 2025). E invece sta regredendo.
I problemi di tenuta difensiva si erano già visti la scorsa stagione, terminata con 60 gol subiti, 1.61 a partita. Un miglioramento sotto questo aspetto era immaginabile nel sistema di Postecoglu, e invece il Tottenham continua a essere una squadra fragile, continuamente esposta a imbarcate pesanti, e che paga caro anche i più piccoli errori individuali, come per esempio alla prima giornata la disattenzione di Romero su Vardy in area.
Il problema è che il rapporto costi-benefici su cui si basa la spregiudicatezza tattica del Tottenham pende sempre di più verso i costi. Paradossalmente le cose non stanno andando male da un punto di vista offensivo. Il Tottenham segna quanto lo scorso anno (2 gol a partita contro i 1,91 del campionato scorso) e a oggi ha il terzo miglior attacco della Premier nonostante il quindicesimo posto. Kulusevski sta giocando la stagione della consacrazione, Brennan Johnson a un certo punto non sembrava smettere di segnare, dell’impatto immediato di Solanke ne abbiamo già parlato e Son, nonostante il declino atletico, il suo contributo lo da sempre.
Forse una chiave per spiegare la fragilità del Tottenham la si può trovare nel possesso palla, una statistica spesso considerata inutile. La scorsa stagione il Tottenham teneva il pallone per il 61% del tempo in media a partita, quest’anno questa percentuale è scesa al 57%. Quel 4% di differenza può sembrare poco, ma diventa tantissimo per una squadra il cui atteggiamento mette in difficoltà i difensori. Significa più tempo passato a soffrire, e anche andare in vantaggio non aiuta. La squadra di Postecoglou ha perso 21 punti da situazioni in cui era vantaggio, più di chiunque altro in Premier League.
L’emergenza poi ha costretto l’allenatore a dare più spazio in campionato ai giocatori più giovani, prima relegati alla titolarità in Europa League. Bergvall, Moore e Gray si sono così ritrovati titolari da metà dicembre. Questo sta mettendo in luce la mancanza di giocatori esperti in grado di guidare la squadra nei momenti più difficili. Rispetto allo scorso anno, per dire, manca Hojberg, andato al Marsiglia - un giocatore che faceva la differenza da questo punto di vista.
Oltre a questo c’è la resistenza, o incapacità, di Postecoglu nel trovare soluzioni ai problemi della squadra. L’allenatore australiano, personaggio affascinante di cui è difficile non innamorarsi, è molto restio a rinunciare ai suoi principi di gioco in un momento in cui la squadra sembra poter perdere ogni partita e non può contare sui giocatori migliori. Dragusin e Ben Davies non possono difendere come Van de Ven, ma l’allenatore non chiede a suoi qualcosa di diverso come approccio difensivo. Contro l’Everton è passato alla difesa a 3, ma non era davvero un cambio di modulo o approccio, semplicemente Archie Gray si abbassava sulla linea difensiva in fase di non possesso.
Adesso è arrivata questa vittoria contro il Brentford ma il suo esonero continua ad essere nello spettro delle possibilità. D'altra parte, i tre precedenti allenatori del Tottenham (Conte, Mourinho e Espirito Santo, oggi terzo in classifica con il Nottingham Forest) non hanno superato i 18 mesi in panchina e nessuno di loro aveva una situazione di classifica così grave.
LA CONTESTAZIONE ALLA PROPRIETA'
Postecoglou però sembra avere un salvagente: i problemi del Tottenham, infatti, sembrano essere più profondi di quanto appaiano e i tifosi apparentemente non lo ritengono ancora uno dei responsabili. Più sotto pressione, paradossalmente, è il presidente, Daniel Levy, contestato durante la recente partita persa contro il Leicester da uno striscione che recitava: “24 anni, 16 allenatori, un trofeo. È ora di cambiare”.
Il Tottenham è forse il club che più è rimasto intrappolato nel tentativo di salire di livello. Se da una parte è innegabile che Levy lo abbia trasformato in un club competitivo, in grado di arrivare alla finale di Champions League e di costruire uno degli stadi più moderni e invidiati al mondo, dall'altra la mancanza di trofei pesa sempre a livello simbolico e lui non ci ha mai troppo tenuto a farsi amici i sostenitori degli "Spurs". Secondo il Times Levy sta ignorando la parte sportiva amministrando il club come un asset da rivendere, più interessato a far crescere il valore del club partnership commerciali, concerti, incontri di boxe e le partite di NFL giocate al Tottenham Hotsur Stadium. Sembra quasi che Levy stia dando più importanza a ospitare nel prossimo futuro il Super Bowl a Londra che aiutare il Tottenham a restare nei piani alti della Premier.
Il suo atteggiamento nei confronti dei tifosi, poi, come detto non aiuta. L’impressione è che vengano trattati come una mucca da mungere per ripagare l’investimento dello stadio. I prezzi dei biglietti sono saliti vertiginosamente (un abbonamento costa minimo 2550 sterline) e le attività commerciali locali che vivevano del tifo domenicale come i pub sparsi attorno al vecchio White Hart Lane stanno mano a mano chiudendo perché il club invita i tifosi a consumare birra e pasti all’interno dello stadio, impoverendo un quartiere già povero di per sé.
Ovviamente anche la direzione sportiva è criticabile. Dopo non aver fatto mercato per tre sessioni consecutive, Levy ha sbagliato qualche scelta tecnica e economica in maniera sanguinosa. Tra tutte i contratti di Mourinho e Tanguy Ndombele (che guadagnava 10 milioni all’anno, quanto Harry Kane). Il chairman ha così cominciato a delegare, assumendo Fabio Paratici come direttore sportivo, con le conseguenze che ben conosciamo in Italia (Paratici ha dovuto lasciare dopo poco tempo in seguito della squalifica di 30 mesi per le vicende legate alla Juventus. Un allenatore esonerato dopo l’altro, un giocatore sbagliato dopo l’altro, di recente Levy ha fatto un grande passo indietro dalle attività legate al calcio, affidando la direzione sportiva alla coppia Scott Munn e Johan Lange. Lo stesso Postecoglou è il primo allenatore non scelto personalmente da Levy.
Ora però che la squadra ha bisogno di aiuto con il mercato aperto (e l’allenatore non esita a ricordarlo davanti ai microfoni) Levy non sembra disposto ad aprire il portafogli del club. Eppure la situazione di emergenza in fase difensiva non è una novità: già lo scorso anno Postecoglu fu costretto a giocare per un mese con Emerson Royal e Ben Davies come coppia centrale.
Da questo punto di vista, le ultime, virali, parole da allenatore del Tottenham di Antonio Conte oggi sembrano più un monito per il futuro che lo sfogo di una persona sull’orlo di un esaurimento nervoso. «Qui si rischia di distruggere la reputazione di un allenatore per proteggere altre situazioni. E ho visto gli allenatori che sono stati qui...».
Ora Conte è andato via, ma le frecciatine in conferenza stampa sono rimaste. La più fragorosa Postecoglou l’ha detta dopo la sconfitta contro il City dello scorso maggio, costata l’accesso alla Champions. «Le fondamenta sono davvero fragili. Le ultime 48 ore me lo hanno dimostrato. È dentro il club, fuori dal club». Anche allora il destinatario delle critiche non era chiaro.
Meno velate quelle di Cristian Romero, vice capitano della squadra. In un'intervista con Telemundo Deportes, a Romero è stata posta una domanda sulla profondità della rosa e ha lasciato intendere che «qualcosa non va» nel club del nord di Londra. «La verità è che dovrei dire no comment, ma... il Manchester City compete ogni anno, il Liverpool rafforza la sua squadra ogni anno, anche il Chelsea rafforza la sua squadra, e se non va bene, si rafforza di nuovo. Queste sono le cose da imitare. Bisogna rendersi conto che qualcosa non va. Negli ultimi anni è sempre la stessa storia: cambiano prima i giocatori, poi lo staff tecnico e sono sempre le stesse persone responsabili. Speriamo che ci si renda conto di chi sono i veri responsabili e andiamo avanti perché il Tottenhm è un club meraviglioso che, con la struttura che ha, potrebbe facilmente competere per il titolo ogni anno».
Insomma l’aria che si respira a Tottenham non è delle migliori. Postecoglu in questo momento sembra disposto a scherzare con il fuoco, forte del fatto che esonerarlo significherebbe per Levy diventare ancora più impopolare. Nel frattempo però il Tottenham è sempre quattordicesimo e la zona retrocessione è distante dieci punti. Il club di Londra è davvero al sicuro dagli scenari peggiori? Postecoglu fin qui non si è dimostrato molto bravo a saper navigare in acque tempestose, anzi sembra quasi volersi infilare di sua volontà dentro la tempesta.
Almeno a parole, l'allenatore australiano sembra ancora fiducioso. Alla fine il Tottenham deve affrontare il Liverpool nella semifinale di Carabao Cup partendo dal vantaggio di 1-0 dell’andata, ed è ancora in corsa per l’Europa League, dov'è una delle favorite. Ci sarebbe anche la FA Cup, dove gli Spurs affronteranno l’Aston Villa, altra squadra incostante e logorata dal calendario. Insomma, se le cose dovessero girare dal verso giusto potrebbero addirittura arrivare i tanto agognati trofei.
«La situazione in campionato è preoccupante ma siamo compatti con l’allenatore», ha detto pochi giorni fa Kulusevski, che sembra, come si dice, credere ancora nel processo.