Dal 10 luglio 2018, data dell’annuncio ufficiale dell’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus, al 18 agosto, giorno in cui CR7 ha fatto il suo esordio ufficiale in maglia bianconera, la curiosità di vedere il portoghese in maglia bianconera era lievitata a dismisura. Tra i tanti aspetti che ci aspettavamo di osservare, quello attinente alla collocazione tattica di CR7 o, forse più correttamente, quello relativo all’ambiente tattico che Allegri gli avrebbe costruito intorno, era uno dei più interessanti. Da un lato, un fuoriclasse assoluto che nell’ultimo periodo al Real Madrid aveva accentuato la sua identità di finalizzatore, dall’altro un allenatore votato in maniera antidogmatica alla costruzione dell’habitat tattico più funzionale alla sua squadra e ai suoi giocatori.
L’esordio, CR7 centravanti
Per cominciare, Cristiano Ronaldo non gioca neanche una delle amichevoli estive della tournée americana della Juventus e la squadra si ritrova al completo a Torino solo a ridosso dell’inizio della Serie A, a causa dei periodi di riposo concessi ai reduci del Mondiale terminato a metà luglio. Il 18 agosto, quella col Chievo Verona, è la prima partita di CR7 in maglia bianconera, ma anche la prima occasione per Allegri di schierare tutti assieme i suoi campioni.
Il tecnico sceglie per la sua squadra il 4-2-3-1 e un atteggiamento iperoffensivo. Gli esterni d’attacco sono Cuadrado e Douglas Costa, e Cristiano Ronaldo viene schierato da centravanti, con Paulo Dybala alle sue spalle.
Le linee di gioco sono piuttosto nette ed inedite per la squadra di Allegri, anche rispetto al 4-2-3-1 visto fino a metà della stagione precedente. In fase di possesso palla la costruzione del gioco è affidata ai due centrali di difesa, Bonucci e Chiellini, e al playmaker Pjanic. I due terzini, Cancelo e Alex Sandro si alzano occupando l’ampiezza mentre i trequartisti cercano ricezioni negli half-spaces e alle spalle del centrocampo avversario.
La pass map della Juventus contro il Chievo. Si nota subito la posizione interna di Douglas Costa, pronto assieme a Dybala a giocare alle spalle del centrocampo avversario.
A metà del secondo tempo, con la Juventus in svantaggio per 2-1, Mario Mandzukic sostituisce Douglas Costa e CR7 si sposta ad occupare stabilmente la fascia sinistra.
I bianconeri recuperano e vincono per 3-2 una partita in cui hanno avuto il 73% del possesso palla, con il 91% di precisione nei passaggi, 27 tiri in porta e 3.2 xG prodotti (contro i soli 7 tiri e 0.3 xG subiti dagli avversari). È una Juve che ricerca ossessivamente il possesso palla e prova, occupando contemporaneamente l’ampiezza con i terzini e le zone interne coi trequartisti, di disordinare la arcigna difesa del Chievo. Cristiano Ronaldo calcia ben 9 volte verso la porta e interpreta il ruolo di centravanti alternando i movimenti profondi, finalizzati anche ad abbassare la difesa avversaria, e tracce verso l’esterno sinistro.
Il primo appuntamento della Juventus di CR7 pare quindi suggerire una squadra che, tra le tante possibili alternative che la rosa ampia e qualitativa consente, possa schierarsi con quattro giocatori offensivi e proporre un calcio di possesso per certi versi ispirato ai principi del gioco di posizione.
In particolare, il primo Cristiano Ronaldo viene schierato da centravanti, pur non escludendo, come avvenuto nel finale di partita, un impiego più strutturato sulla fascia sinistra in un momento tattico ben preciso del match. E in effetti, la posizione pareva essere il naturale approdo della parabola della sua carriera che ha progressivamente visto trasformare l’ala dei primi periodi di Manchester in uno spietato finalizzatore.
(Come è cambiato Ronaldo negli ultimi anni)
Nelle ultime stagioni al Real Madrid, trascorse sotto la guida di Zinedine Zidane, la mutazione di Cristiano Ronaldo in centravanti sembrava essersi definitivamente compiuta. Accettando il suo inevitabile declino fisico, CR7 aveva trovato il modo di sopravvivere al suo calcio, fatto, oltre che di tecnica, di strapotere ed efficienza atletica, riducendo progressivamente la sua influenza nelle costruzione e rifinitura. Focalizzando le sue energie nella fase di finalizzazione, sfruttando la bontà dei suoi movimenti nell’area di rigore avversaria, la qualità del suo tiro in porta, la potenza nello stacco aereo. Sfruttando, in definitiva, la sua capacità di essere decisivo nei momenti importanti.
Il numero di passaggi ogni novanta minuti in Liga dal primo all’ultimo anno di CR7 al Real Madrid. Nel 2017/18 i passaggi sono stati il 30% in meno che nella prima stagione alla Casa Blanca. Nel frattempo i passaggi chiave, nel trienno di gestione Zidane, si sono dimezzati rispetto ai 2.7 del 2009/2010
Se era chiarissima la funzione di Ronaldo all’interno dell’architettura della squadra di Zidane, il calcio fluido proposto dal francese rendeva invece sempre più sfumata la sua posizione, all’interno di un sistema quasi jazzistico, in cui i legami geometrici tra i giocatori si creavano e successivamente sparivano seguendo gli istinti tecnici dei protagonisti.
Pur rimanendo intatta la sua preferenza per la zona di centro-sinistra dell’attacco, CR7 poteva alternativamente riempire l’area partendo da punta esterna di un teorico 4-3-3, fungere da centravanti o accoppiarsi con Benzema in un’occupazione del campo simile a un 4-4-2 o un 4-3-1-2.
Il passaggio al 4-3-3: Cristiano Ronaldo parte da sinistra
La partita col Chievo rimane però, in maniera anche piuttosto inaspettata, un esperimento isolato nella stagione della Juventus. La ricchezza di alternative nel reparto d’attacco suggeriva, all’inizio, un ricorso contemporaneo di quattro giocatori offensivi, ma Allegri decide, già dalla seconda partita di campionato - a Torino contro la Lazio - di optare con costanza per un centrocampo a 3.
Il tecnico bianconero punta deciso su Mario Mandzukic e, ad inizio stagione, a farne le spese è Paulo Dybala, che finisce in panchina assieme a Cuadrado e Douglas Costa, per lasciare a Bernardeschi la fascia destra, l’unica libera nel tridente bianconero. Nel 4-3-3 disegnato da Allegri, Cristiano Ronaldo tende a partire dalla fascia sinistra e Mario Mandzukic equilibra le tracce interne e i tanti momenti del match in cui il portoghese occupa il centro dell’attacco, aprendosi sulla sinistra.
In maniera forse eccessivamente sbrigativa, la funzione dell’attaccante croato viene presto assimilata a quella svolta con estremo successo da Karim Benzema al Real Madrid. Semplificando al massimo, si ritiene che CR7 non possa e non voglia fare il centravanti puro, ma che abbia bisogno di un punto di riferimento più avanzato in grado di creare con le sue tracce gli spazi da occupare, di tenere impegnata la linea difensiva e capace di compensare coi i propri movimenti la libertà posizionale di Cristiano Ronaldo.
All’esordio in Champions League è proprio il tridente Bernardeschi, Manduzkic e Ronaldo a scendere in campo a Valencia e, prima della sua espulsione, CR7 gioca prevalentemente sulla fascia sinistra, provando a capitalizzare a proprio favore l’attenzione maniacale alla protezione del centro del campo della squadra di Marcelino.
L’infortunio di fine ottobre di Mandzukic, però, impone la ricerca di nuove soluzioni per il doppio confronto in Europa contro il Manchester United. Sia all’Old Trafford che a Torino, Allegri sceglie di accompagnare Cristiano Ronaldo con Dybala e Cuadrado giocando probabilmente le due migliori partite stagionali che diventano, tra i tifosi juventini, il metro di paragone per tutte le successive esibizioni dei bianconeri.
In assenza di un riferimento offensivo capace di ricevere e ripulire palle lunghe, la Juventus delle partite contro il Manchester United è una squadra meno diretta e ancora più votata al palleggio e al controllo della partita tramite il dominio del possesso. La fluidità posizionale è propedeutica alla circolazione del pallone e, in particolare, il tridente d’attacco rinuncia ad occupare staticamente il cuore della difesa avversaria che, invece, viene occupato dinamicamente sia dagli stessi attaccanti che dagli inserimenti delle mezzali.
La struttura di partenza, molto leggera, prevede Cuadrado a destra, Dybala in mezzo e Cristiano Ronaldo nell’amata zona di sinistra. L’argentino si muove prevalentemente su tracce longitudinali, abbassandosi a raccordare il gioco con prevalenza per la zona di centro-destra, CR7 svaria orizzontalmente occupando il centro e non disdegnando di sovraccaricare la zona destra, mentre Cuadrado si muove reattivamente muovendosi nelle zone lasciate libere dai compagni di reparto.
Tornato Mandzukic, lo schieramento della Juventus si stabilizza sul 4-3-3 e la composizione del reparto d’attacco più frequentemente utilizzata vede contemporaneamente in campo Dybala, Mandzukic e Cristiano Ronaldo. Il croato e CR7 occupano prevalentemente la zona di centro-sinistra, mentre a Dybala è assegnata una funzione di “tuttocampista”, così come definito dallo stesso Allegri.
Il gol della vittoria a Manchester: Ronaldo si muove in profondità sulla fascia destra, Cuadrado attacca l’aera, Dybala si muove a rimorchio. L’esempio della libertà posizionale dell’attacco bianconero.
Come sta rendendo Cristiano Ronaldo?
Per un fuoriclasse specializzatosi nella finalizzazione, alcuni dei parametri fondamentali per analizzarne le prestazioni non possono che essere le statistiche collegate ai tiri a rete.
Il volume di tiri di Cristiano Ronaldo alla Juventus non è diminuito significativamente rispetto al periodo passato al Real Madrid. Se per omogeneità di confronto si considerano solamente i tiri in campionato, CR7 è passato da una media di 6.4 tiri - esclusi rigori - ogni 90 minuti in Liga (dal 2013/14, primo anno di cui sono disponibili i dati completi), all’attuale media di 6.2 tiri in serie A.
Il portoghese è il giocatore che, con 153 tiri totali, ha calciato maggiormente in porta nei migliori campionati europei. È calato, però, il valore di xG per 90 minuti: passato da 0.89 a 0.76, indice di conclusioni a minore probabilità di essere realizzate (al netto di una diminuzione dovuta al leggero calo del numero dei tiri). Nella scorsa stagione della Liga, addirittura, il valore di xG per 90 è stato superiore a 1.
È diminuita, inoltre, la capacità di convertire in rete i tiri presi. Il rapporto tra gol effettivamente realizzati e xG è passato da 0.99 a 0.74, indicando che Ronaldo, assecondando il suo enorme appetito per i tiri, ha segnato in serie A meno di quanto previsto dal modello degli Expected Goals.
Escludendo l’exploit della stagione 2014/15 il rapporto tra gol realizzati e attesi è sempre diminuito stagione dopo stagione
I numeri in Champions League di Cristiano Ronaldo, considerando il periodo passato al Real Madrid, sono molto simili a quelli della Liga; mentre nelle cinque partite e mezza giocate con la Juventus, finora, CR7 ha segnato un solo gol – peraltro splendido – contro il Manchester United, giungendo al tiro con meno frequenza che in campionato e con un’efficienza minore. Quello relativo alle partite giocate con la Juve rimane tuttavia un campione statistico troppo ridotto per potere trarre conclusioni definitive.
Piuttosto, sembrano interessanti altri dati, che non riguardano direttamente le conclusioni a rete. Il primo, più semplice e grezzo, riguarda il numero di passaggi effettuati, che dopo il calo nelle annate di Zidane è risalito a quasi 34 passaggi ogni 90 minuti: al livello delle stagioni 2013/14 e 2014/15, quindi, il che ci dice di un maggior coinvolgimento nella manovra della squadra, in controtendenza con quanto osservato nelle passate stagioni.
Il numero di passaggi chiave (che portano al tiro un compagno) è salito da circa 1.3 degli ultimi 3 anni al Real, a 1.7 in Italia; il numero di cross da 1.4 a 1.9. È aumentato anche il numero di dribbling tentati (2.8 p90 in serie A, dopo un calo da 2.6 a 2.2 nel periodo Zidane al Real Madrid) e il numero di passaggi nella trequarti avversaria (3.1 contro 2.1).
Limitando il confronto alla passata stagione, Ronaldo tocca più palloni alla Juventus (50.3 p90, erano 44 in Liga), ma di questi molti meno in area di rigore (9.7 l’anno scorso, 6.4 quest’anno) e l’altezza media dei tocchi di palla è oggi più bassa di circa 3 metri.
In definitiva i dati che possiamo analizzare, anche se piuttosto primitivi, sembrano confermare che Cristiano Ronaldo sia oggi più coinvolto nelle fasi precedenti alla finalizzazione rispetto agli ultimi anni della Liga.
Chi è il Ronaldo della Juventus
Per comprendere appieno come Ronaldo venga impiegato nella Juventus, e in controluce come la sua presenza incida sulla struttura complessiva dei bianconeri, non si può prescindere dal metodo di costruzione della squadra che da sempre caratterizza Massimiliano Allegri.
La scelta dello schieramento, degli uomini e delle dinamiche di gioco da parte del tecnico livornese, rispondono a esigenze puntuali che emergono dal campo. In questo senso, Allegri ha più volte dichiarato che, in fase offensiva, le necessità della squadra sono principalmente quelle di riempire l’area e di mettere in campo fisicità, ma al contempo di essere in grado di raccordare la fase di sviluppo del gioco con quella più propriamente di rifinitura e finalizzazione nell’ultimo terzo di campo.
La presenza di Mandzukic è fondamentale perché risponde alle prime due esigenze, mentre l’estensione del campo d’azione di Dybala è necessaria a cucire il gioco tra il reparto di centrocampo e quello d’attacco, un compito che Allegri ritiene che Ronaldo e Mandzukic non siano in grado di svolgere.
Per Dybala il compito sembra essere simile a quello svolto all’interno del 4-2-3-1, ma la differenza (sostanziale) sta nel fatto che davanti, come detto dallo stesso Allegri, “prima ce n’era uno (Higuain), adesso ce ne sono due (CR7 e Mandzukic)”.
Nel suo gioco di accoppiamenti e connessioni tra giocatori, Allegri ritiene Mandzukic estremamente importante per Cristiano Ronaldo, paragonando la presenza del croato al fianco di CR7 a quella di Karim Benzema al Real Madrid. Tuttavia, le differenze tra Mandzukic e Benzema sono parecchie, così come la loro influenza sul gioco del fuoriclasse portoghese.
Benzema è un centravanti fortemente associativo e con una mobilità di natura completamente diversa da quella di Mandzukic: il francese, in coppia con CR7, era quasi costantemente in movimento, alternando tagli profondi, che abbassavano la difesa, a tracce verso l’esterno per ricezioni finalizzate a puntellare il possesso palla. In entrambi i casi i movimenti di Benzema creavano spazi da attaccare nel cuore della difesa avversaria a Cristiano Ronaldo, sebbene, progressivamente, CR7 nel Real Madrid avesse in qualche maniera accentuato la sua natura stanziale.
Il ritmo e il carattere dei movimenti del francese erano molto più vivaci e continui di quelli di Mandzukic, che, seppure in grado di coprire ampie porzioni di campo, è di certo più lineare, intermittente e compassato. In qualche maniera, la brillantezza e la regolarità delle tracce del francese attivavano i movimenti di Cristiano Ronaldo, mentre la connessione con Mandzukic appare più meccanica, con il croato che pare muoversi in maniera reattiva rispetto al compagno di reparto, andando a coprire in maniera rigida le zone d’attacco non occupate dal portoghese.
Inoltre il numero 17 bianconero non ha la medesima natura associativa e, in definitiva, le capacità di palleggio stretto e brillante in possesso di Benzema. Tra le molteplici possibilità, il francese aveva la capacità di giocare alle spalle del centrocampo avversario, legando il gioco e muovendo le difese avversarie; Mandzukic invece manca del gioco di raccordo e alcuni numeri raccontano bene le differenze in tal senso.
Nel Real Madrid, Karim Benzema ha sempre effettuato più passaggi di Cristiano Ronaldo, di gran lunga l’ultimo giocatore della sua squadra per passaggi giocati, mentre alla Juventus, Mandzukic gioca meno palloni del portoghese. La differente capacità di creare spazi e di sostenere la manovra con il palleggio del croato incide, probabilmente, sulla maggiore partecipazione di CR7 al gioco della squadra rispetto ai tempi del Real Madrid.
Quello visto negli ultimi periodi in Spagna, era un Cristiano Ronaldo che in qualche maniera sembrava essere venuto a patti con le inevitabili trasformazioni di un patrimonio atletico inestimabile: le minori elasticità, reattività, esplosività e velocità pura erano state sostituite da una focalizzazione maniacale sull’essenzialità del gioco, votato quasi esclusivamente alla finalizzazione. Come tutti i fuoriclasse di ogni sport, Ronaldo ha mantenuto - se non aumentato - l’efficienza del suo calcio cambiando il suo gioco, adattandolo alla mutazione della capacità del proprio fisico, con l’intelligenza concreta di chi è istintivamente padrone e cosciente delle possibilità del proprio corpo.
L’inserimento nel contesto juventino, però, sembra avere mandato indietro le lancette dell’orologio, costringendolo ad ampliare la propria funzione in campo proprio in un momento in cui proprio l’ossessiva specializzazione sembrava dilatare la grandezza del campione. Gli 8 assist in campionato ancora in corso (nelle ultime due stagioni si è fermato a 5 e 6 assist) e i 2 in Champions League, sono indice di come Cristiano Ronaldo rimanga un campione totale e i decisivi assist a Mandzukic nelle fondamentali partite contro Napoli e Valencia a Torino un emblema della dimensione juventina di CR7.
Rimane, tuttavia, il dubbio che possa essere in realtà più funzionale, sia a Ronaldo che alla squadra, continuare ad assecondarne la dimensione realizzativa, lasciando le altre fasi del gioco ai suoi compagni di squadra. Il raffinato dialogo tecnico con Benzema, le responsabilità creative di Marcelo, il raccordo assicurato da Isco e, più in generale, dal calcio palleggiato dal Real, aiutavano CR7 a concentrare le sue energie in una specifica dimensione del gioco, essendo demandate ai compagni le altre, egualmente necessarie.
Il contesto tattico della Juventus, inoltre, avvicina Ronaldo a un giocatore che ama inserirsi e in generale a muoversi senza palla come Matuidi, che non può però garantirgli un porto sicuro per il possesso del pallone, che lascerebbe volentieri al compagno per farsi servire più avanti, e più in generale riduce le possibilità di dialogo tecnico su distanze medio-corte con i compagni di squadra.
La strada che sembrava iniziare nella partita con il Chievo è stata presto abbandonata, allontanando Dybala e i giocatori più qualitativi della Juventus da Cristiano Ronaldo, percorrendo la strada di un calcio più diretto e un attacco più statico. La scelta di Allegri di utilizzare Mandzukic come supporto di CR7, se da un lato garantisce alla squadra la fisicità richiesta dal suo allenatore, e garantisce al campione portoghese un riferimento avanzato che impegna le difese e compensa coi suoi movimenti la sua libertà posizionale, dall’altro ha ridotto le possibilità di connessione tecnica tra Ronaldo e i giocatori maggiormente qualitativi della squadra, favorendo un attacco più diretto e centrato sulle doti atletiche dei suoi interpreti.
La Juve occupa in attacco tutta l’ampiezza del campo. Sul lancio di Bonucci verso Douglas Costa è Cancelo a inserirsi profondamente e a raccogliere il cross del brasiliano. Esistono tanti modi di occupare l’area.
Negli ultimi anni la stella di Cristiano Ronaldo è brillata in particolar modo in Champions League, e la sua forza, più che nella continuità di gioco nei 90 minuti, è stata la feroce determinazione in alcuni momenti, specifici e cruciali, delle partite.
Proprio in Champions League, il rendimento di Cristiano Ronaldo è stato forse inferiore alle attese, anche perché l’acquisto del portoghese sembrava proprio essere stato effettuato per la conquista dell’Europa. Per questo la partita di ritorno con l’Atletico Madrid, le difficoltà nel ribaltare un risultato profondamente negativo contro quella che forse è la difesa più solida d’Europa, sarà il palcoscenico ideale per una notte speciale di Cristiano Ronaldo.
Anche, al di là di ogni considerazione tattica sul suo impiego alla Juventus, per continuare a scrivere la lunga storia di CR7 e la Champions League, arricchendola del capitolo che vede il fuoriclasse portoghese aiutare la Juventus a sconfiggere i suoi demoni in Europa.