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Cosa sappiamo delle accuse di stupro a Cristiano Ronaldo
02 ott 2018
Il fatto sarebbe avvenuto nel 2009, nell'estate del suo trasferimento dal Manchester UTD al Real Madrid.
(articolo)
9 min
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“Doveva essere invisibile, condannata al silenzio”. È l’incipit dell’inchiesta del De Spiegel uscita la scorsa settimana, in cui si parla dell’accusa di stupro rivolta a Cristiano Ronaldo da una modella incontrata nel 2009, che ha finalmente deciso di uscire allo scoperto e rivelare il proprio nome: Kathryn Mayorga. Il lavoro del giornale tedesco ricostruisce nei dettagli la versione della donna su quanto accaduto nella notte del 13 giugno di nove anni fa, l’estate del passaggio di Ronaldo dal Manchester United al Real Madrid, in una stanza del Palms Place Hotel, a Las Vegas.

Cosa successe allora

Mayorga si rivolse immediatamente alle autorità americane ma rifiutandosi di dire il nome della “figura pubblica” accusata, specificando solo che si trattava di un “atleta”. Qualche mese dopo, Ronaldo pagò 375 mila dollari come accordo stragiudiziale (in inglese out-of-court settlement) in cambio del quale Mayorga si impegnava a ritirare le accuse, rimanere in silenzio e non parlare dell’episodio mai più. L’accordo fu trovato dopo una mediazione tra l'avvocato della donna, specializzato in violazioni del codice della strada, e gli avvocati incaricati da Ronaldo, abituati a trattare casi simili per clienti ricchi e importanti di Hollywood.

L’accordo finale comprendeva 11 clausole. Mayorga ha dovuto fornire in nominativi di tutti quelli a conoscenza della storia e le è stato inoltre richiesto di "fornire una certificazione di aver distrutto o eliminato tutto il materiale elettronico, cartaceo, generato o ricevuto in relazione all'evento" tra cui una lettera di 6 pagine in cui la donna ricostruiva l’accaduto di quella notte. Mayorga ha detto al giornale tedesco che firmò per “paura per sé stessa e per la sua famiglia”, sentendosi impotente e incapace di affrontare un evento così grande con un personaggio così conosciuto, sperando di lasciarsi tutto alle spalle.

Va detto subito che non è la prima volta che la notizia diventa di dominio pubblico e che fu lo stesso Der Spiegela riportare l’accaduto in tre articoli, usciti nell’aprile del 2017, che erano nati dal filone delle informazioni emerse dal famoso Football leaks. Mayorga, che nei documenti compariva sotto lo pseudonimo di Susan K., in quel periodo aveva preferito non commentare l’accaduto proprio come previsto dall’accordo firmato 8 anni prima. Ronaldo si era limitato a negare ogni accusa con forza, affidando la propria risposta alla società Gestifute (l’agenzia di Mendes che ne gestisce l’immagine) che in una dichiarazione definì l’articolo “un pezzo di finizione giornalistica”.

Cosa è cambiato? Cosa ha spinto Mayorga a parlare?

I motivi per cui oggi si torna a parlare del caso sono sostanzialmente tre. Anzitutto dal 2009 è cambiato il mondo, e in particolare i rapporti di potere tra uomini e donne, con il movimento #MeToo che ha dato la forza di parlare a moltissime donne che hanno subito abusi: Mayorga ha detto di aver passato ore a leggere le storie di altre donne come lei.

Secondo poi, dice Mayorga, sente la necessità di sapere se ci sono altre donne abusate sessualmente da Ronaldo (in realtà il giocatore fu accusato una prima volta da due donne nel 2005, ma quella volta le accuse caddero).

Infine, il nuovo avvocato di Mayorga, Leslie Mark Stovall, sostiene che l’accordo sia da considerare nullo perché la controparte (l’avvocato di Ronaldo, cioè) avrebbe tratto vantaggio dalle condizioni di fragilità psicologica di Kathryn Mayorga al momento della firma (Christoph Winterbach, uno dei giornalisti che ha lavorato all’inchiesta, in un thread su Twitter ha specificato che persino nelle dichiarazioni degli avvocati del portoghese Mayorga veniva descritta come estremamente instabile ed emotiva).

Quindi, la novità è che lo scorso 18 settembre Stovall ha fatto ricorso al tribunale del Nevada, in sede civile, per ottenere che la transazione del 2009 venga dichiarata invalida.

Cosa sappiamo di nuovo?

La richiesta di Stovell e Mayorga si basa appunto sulla non validità dell’accordo per le condizioni della donna al momento della firma, ma anche su un nuovo elemento di indagine. Come parte dell’accordo siglato a inizio 2010, gli avvocati di Ronaldo si impegnavano a leggergli una lettera scritta da Mayorga, dato che il calciatore non era presente al momento della firma.

Ma nella dichiarazione di Ronaldo in cui nega tutte le accuse, successiva al primo articolo del Der Spiegel, l’agenzia Gestifute afferma che questa "presunta lettera" della "cosiddetta vittima" non è stata in realtà "mai ricevuta" da Ronaldo (c’è anche una mail in cui l’avvocato portoghese di Ronaldo chiama “Pinocchio” un suo collega che dice di aver letto la lettera al calciatore).

Questa sarebbe una prova che sono stati gli avvocati del calciatore a rompere l’accordo per primi.

La nuova denuncia, depositata nel tribunale della contea di Clark, è un documento lungo ben 27 pagine e potrebbe avere gravi conseguenze per Ronaldo.

Al suo interno c’è anche un’email inviata al suo avvocato nel settembre del 2009, in cui il giocatore afferma che quella notte “la donna non voleva, ma si rese disponibile” e che disse “no e stop diverse volte”. Una versione differente rispetto a quella ufficiale dell’epoca dei fatti in cui Ronaldo afferma che il sesso fu consensuale e che non ci furono indicazioni da parte della donna che non era consenziente.

Aggiornamento: gli avvocati di Ronaldo avevano inizialmente sollevato un problema di privacy, ma il 10 ottobre per la prima volta hanno rilasciato una dichiarazione sul sito di Gestifute in cui si sostiene che i documenti forniti dallo Spiegl sono una "falsificazione completa". Più avanti aggiunge che "parti significative" di questi documenti "sono state manipolate/falsificate del tutto", specificando che il fatto che Ronaldo abbia trovato un accordo economico con Mayorga in passato non equivale all'ammissione di una colpa e che la sua versione è sempre stata che il rapporto è stato consensuale.

Nel tweet di Buschmann, un altro dei reporter dello Spiegl, viene citato il questionario degli avvocati di Ronaldo nelle cui risposte il portoghese dà la sua versione dei fatti. Esistono più versioni del questionario e nessuna per ora additata come falsa da Ronaldo e i suoi avvocati.

Che succede adesso?

Ieri, lunedì 1 ottobre, a seguito delle pressioni della stampa, la polizia del Nevada ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma di aver riaperto l'indagine riguardante una denuncia di violenza sessuale datata 13 giugno del 2009. La polizia ha ribadito che all’epoca la vittima non aveva fornito la descrizione del colpevole né del luogo in cui era avvenuto l’incidente, ma si era sottoposta agli accertamenti medici per stabilire la violenza (come si legge anche nell’inchiesta del Der Spiegel) che sono ancora conservati dalla polizia. Dal “rape kit” dell’epoca si può risalire al DNA del presunto stupratore e ci sono senz’altro informazioni che aiuteranno a ricostruire i fatti accaduti quella notte.

Va detto che al momento quelle di Mayorga sono accuse che vanno dimostrate e che anche i documenti originari da Football leaks e prodotti dal Der Spiegl potrebbero essere messi in discussione dagli avvocati del portoghese. Così come l'accordo del 2010 potrebbe essere considerato valido e la nuova inchiesta della polizia, con gli esami successivi alla denuncia della violenza, potrebbe non portare a nulla.

Intanto, Christian Schertz, avvocato di Ronaldo, ha minacciato Der Spiegel e chiunque riprenda la notizia. L’avvocato mette in discussione la legittimità dell’inchiesta del giornale tedesco, secondo lui “illegale, in quanto violerebbe la privacy di Ronaldo in maniera molto grave”.

I giornalisti tedeschi hanno notato però come Schertz non abbia contestato direttamente l’accusa di stupro, ne parlato di “finzione giornalistica” come nel 2017. E si sono difesi chiedendosi anche in quale caso sia possibile, se non in un caso come questo in cui c’è una denuncia pubblica in ballo, si possa parlare di un’accusa così grave.

Da parte sua Ronaldo, pur senza entrare nello specifico, in una diretta su Instagram le ha chiamate “fake, fake news”, di persone che “vogliono farsi pubblicità attraverso il mio nome”, chiudendo la diretta con una rassicurazione per i suoi fan: “Sono un uomo felice e va tutto bene”.

Cosa può accadere adesso è difficile da capire. Il fatto che la polizia abbia riaperto il caso e stia nuovamente indagando sull’accusa di stupro del 2009 (in Nevada non esiste la prescrizione per casi come questo), con nuove prove, ci fa pensare che la storia non si spegnerà rapidamente come accaduto nel 2017.

Va ripetuto ancora una volta che tutto ciò non significa che Ronaldo sia colpevole o che debba affrontare un processo a breve (o che mai lo affronterà per i fatti in questione), ma dato che si tratta di un personaggio pubblico di rilievo internazionale, per giunta di grande rilevanza nel nostro paese, anche l’opinione pubblica italiana e i media dovranno prima o poi prendere parte al dibattito. È da casi come questo si ridefiniscono anche i valori della cultura - sportiva e non - di un Paese.

In un lungo articolo uscito nell’agosto di quest’anno, dal titolo “Confessioni di un tifoso di Ronaldo deluso”, Brian Phillips parla proprio delle accuse di stupro ricevute dal calciatore ma anche della “spaventosa capacità degli appassionati di sport di vivere in universi paralleli in cui non esiste incertezza sugli errori degli atleti. Non c’è un video che lo inchioda? Allora possiamo tranquillamente eliminare l’informazione dalla nostra esistenza”.

Finora la stampa italiana è stata abbastanza silenziosa sull’argomento, forse per una giusta precauzione, per etica professionale, perché la situazione non è ancora chiara e anche le accuse più infondate possono lasciare macchie indelebili. Ma forse anche perché nel nostro paese le accuse di molestie sessuali sono ancora un argomento scivoloso, su cui è sempre difficile esprimersi senza che si parli di caccia alle streghe. Ancora una volta, però: casi così grandi possono rivelarsi un’occasione di crescita collettiva solo se se ne parla nei giusti toni e senza dividersi in fazioni cieche e sorde agli argomenti opposti.

Aggiornamento: da quando è uscito questo articolo alcuni sponsor di Ronaldo si sono detti preoccupati e la stampa e i media italiani hanno cominciato a parlare del caso, a loro modo, cioè dividendosi in fazioni e andando decisamente troppo in là con le interpretazioni. Quello che ci auguravamo, e che ci auguriamo ancora, è che il caso specifico possa servire per discutere di argomenti più grandi: il rispetto per le donne, il nostro rapporto con il potere e la fama.

Per quanto riguarda il Ronaldo, il calciatore e il ragazzo che aveva 24 anni all’epoca dei fatti, e che nel frattempo è diventato padre di 4 figli, è ancora più difficile capire cosa succederà. Quattro giorni dopo l’articolo del 2017 di Der Spiegel in cui per la prima volta veniva direttamente accusato di stupro, Cristiano Ronaldo segnò 3 gol al Bayern Monaco in Champions League. Poco dopo ne segnò tre all’Atletico Madrid. Fu uno dei momenti migliori della sua carriera: nessun calciatore più di lui sembra in grado di chiudere fuori dalla porta tutto il resto quando entra in campo. Anche la prestazione col Napoli, la migliore in maglia Juventus, arrivata proprio mentre si tornava a parlare di questo caso, è un’indicazione in questo senso.

Ad inizio dicembre verrà premiato il Pallone d’Oro di questa stagione e Ronaldo è uno dei candidati più credibili alla vittoria finale. In attesa di nuovi sviluppi viene da chiedersi quanto a lungo sarà ancora possibile che il mondo del calcio e quello esterno continuino ad ignorarsi.

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