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Crolla la difesa, crolla il Napoli
30 apr 2018
È stata la difesa a tenere in alto la squadra di Sarri questa stagione, ma a Firenze è stato il suo miglior difensore a compromettere la partita.
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10 min
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Foto di Gerardo Cafaro / LaPresse
(copertina) Foto di Gerardo Cafaro / LaPresse
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La scorsa stagione in questo stesso momento del campionato, alla trentacinquesima giornata, il Napoli era terzo con 77 punti, aveva segnato 81 gol e ne aveva subiti 36, una media di circa un gol a partita. Un anno dopo gli azzurri hanno segnato 10 gol in meno, ma hanno conquistato 7 punti in più e stanno contendendo lo scudetto alla Juventus fino alle ultime giornate. Il Napoli ha compensato i gol persi con una fase difensiva di altissimo livello: prima della trasferta a Firenze i gol subiti erano 23 in 34 giornate, un miglioramento notevole rispetto a un anno fa.

A sottolineare con una strana coincidenza l’importanza della difesa, Kalidou Koulibaly aveva segnato il gol decisivo nello scontro diretto con la Juventus di una settimana fa che aveva riaperto il campionato: a un punto di distanza dai bianconeri e con un calendario sulla carta favorevole, il Napoli poteva legittimamente sperare di tornare in testa alla classifica approfittando di un passo falso della Juve. E invece il Napoli ha perso 3-0 contro la Fiorentina venendo tradito proprio dalla difesa, il reparto su cui aveva fondato le speranze di tornare a vincere lo Scudetto a 28 anni dall’ultima volta. Una settimana dopo aver segnato il gol più importante del campionato, è stato proprio Koulibaly a commettere l’errore decisivo, il fallo su Simeone che gli è costato il cartellino rosso e ha cambiato la partita dopo poco più di cinque minuti.

Le fragilità occulte della difesa del Napoli

Su una rimessa laterale la Fiorentina ha girato il pallone da sinistra a destra fino ad arrivare al terzino, Laurini: è questo l’innesco che ha fatto scattare la pressione di Insigne, mentre alle sue spalle i compagni hanno accorciato seguendo il movimento del pallone. Jorginho e Hamsik disegnano una diagonale alle spalle di Insigne, Allan controlla la zona di Veretout e protegge il centro avvicinandosi a Jorginho, Mertens copre la linea di passaggio che permetterebbe a Laurini di tornare al centro del campo mentre Mário Rui si è staccato dalla linea difensiva per marcare Benassi.

Come descritto nel dettaglio da Alfredo Giacobbe, la fase difensiva del Napoli si basa su movimenti armonici affinati nel tempo con l’obiettivo di controllare lo spazio attorno alla palla e recuperarne il possesso nel minor tempo possibile. Laurini non ha compagni liberi nelle vicinanze cui appoggiarsi per avanzare, anche se comunque Insigne è distante e gli concede un certo margine di tempo e di spazio per scegliere la giocata.

La distanza di Insigne può sembrare un dettaglio poco importante, perché Laurini non ha una soluzione comoda vicino, ma la riuscita dell’ambiziosa fase difensiva del Napoli è legata alle interconnessioni molto forti stabilite tra i giocatori: ogni scelta sbagliata o anche solo un ritardo nella pressione possono aprire spazi che minacciano la stabilità dell’intera struttura. La difesa resta sempre molto alta per non compromettere il pressing dei compagni più avanzati concedendo spazi tra le linee, e spesso il Napoli lascia l’intera metà campo difensiva libera agli avversari. Per evitare, quindi, che i palloni vengano giocati alle spalle della difesa è necessario che anche la linea più avanzata del pressing non lasci che il difensore avversario, senza opzioni vicine, alzi la testa e giochi lungo.

A fine partita Stefano Pioli ha svelato che la sua strategia puntava proprio a sfruttare questa possibile debolezza della fase difensiva azzurra: «Avevamo preparato così la partita, superando la loro prima pressione e attaccando poi la profondità, perché loro lasciano spazio dietro i difensori».

L’allenatore della Fiorentina aveva predisposto una zona bassa di accentuata superiorità numerica contro i tre attaccanti del Napoli, per essere sicuro di cominciare l’azione in modo pulito, coinvolgendo i due difensori centrali, Pezzella e Milenkovic, e i due interni di centrocampo, Badelj e Veretout, i più portati al palleggio (a cui si aggiungeva il portiere, Sportiello, in caso di necessità).

La Fiorentina cerca la superiorità numerica in mezzo al campo, mentre sulle fasce Laurini e Biraghi si muovono in maniera diversa: il primo resta largo, il secondo entra dentro il campo e si posiziona alle spalle di Allan.

L’idea era di consolidare il possesso al centro e poi uscire dal pressing del Napoli sulle fasce, con movimenti studiati per tenere alta la velocità di circolazione della palla e andare subito in verticale dietro la difesa del Napoli. A destra, Benassi stringeva in maniera scontata la sua posizione per lasciare la fascia a Laurini, ma a sinistra il meccanismo era più sofisticato: Biraghi entrava dentro il campo per occupare lo spazio di fianco a Jorginho (e dietro Allan) mentre Chiesa restava largo impegnando Hysaj.

Probabilmente alla base di questa scelta c’era l’idea di mettere in difficoltà Hysaj nell’uno contro uno con Chiesa, puntando magari ad attivarlo con un cambio di gioco o una circolazione veloce da destra a sinistra. Prima che la Fiorentina testasse la validità di questo meccanismo, la partita è cambiata grazie a un’azione in cui i “viola” hanno rinunciato al palleggio per attaccare subito lo spazio dietro la difesa del Napoli. Nella situazione descritta sopra, senza linee di passaggio vicine, Laurini ha deciso di utilizzare la via più diretta per avanzare: il lancio su Simeone, scattato di fianco a Koulibaly.

La gestione dei momenti in cui la prima pressione va a vuoto e la difesa deve scappare verso la propria porta avendo spesso una metà campo da coprire è forse la debolezza più evidente della fase difensiva del Napoli.

Anche quest’anno la squadra di Sarri è andata in difficoltà quando gli avversari sono riusciti a trovare ricezioni ai fianchi o alle spalle di Jorginho o Diawara (a inizio stagione ne avevano approfittato lo Shakhtar Donetsk, la Lazio e la SPAL, ad esempio), ma più in generale l’alto livello del pressing e l’affinamento dei movimenti della linea difensiva, più tempestiva nelle letture e più preparata ad anticipare le giocate avversarie in profondità, le avevano permesso di diminuire in maniera drastica i gol subiti rispetto alla scorsa stagione. Resta un sistema delicato e complicato, che richiede grande attenzione e coordinazione.

Il fattore Koulibaly e quello Simeone

Quest'anno, quando i meccanismi del Napoli non sono stati perfetti o sono scattati in ritardo, il Napoli ha potuto contare su uno dei migliori difensori d’Europa nella copertura della profondità. Koulibaly per tutta la stagione ha mantenuto uno standard di rendimento molto alto e grazie alla sua velocità, alla sua forza fisica e alla sensibilità nella scelta del momento in cui intervenire è riuscito a risolvere individualmente molte situazioni pericolose in campo aperto.

Il livello di fiducia trasmesso ai compagni si nota per paradosso anche nello sviluppo dell’azione che ha portato alla sua espulsione. Come detto Laurini ha la visuale e il tempo necessario per calibrare il lancio su Simeone, ma la linea difensiva del Napoli ha comunque letto in anticipo la giocata e, anche se l’attaccante argentino ha battuto il suo tentativo di lasciarlo in fuorigioco, sta correndo all’indietro ed è pronta a rimediare. Albiol è talmente sicuro dell’intervento di Koulibaly che rallenta e non offre copertura al compagno, che però ha un’incertezza e si fa scavalcare dalla traiettoria del pallone. Simeone ne approfitta, tocca la palla con il ginocchio anticipando il difensore senegalese, che intervenendo in maniera scomposta commette il fallo che gli vale il cartellino rosso.

Simeone aggira il preciso allineamento di Koulibaly, Albiol e Hysaj, che comunque sono già pronti a scappare verso la propria porta e possono controllare il lancio di Laurini.

La scelta di Pioli di piazzare Simeone nella zona di Koulibaly è stata controintuitiva ma aveva una sua logica. Se da una parte Koulibaly è il difensore più veloce di Sarri, dall’altra non è attentissimo in marcatura e Simeone avrebbe potuto metterlo in difficoltà con il suo grande istinto per gli smarcamenti. Una scelta subito premiata. Gli scatti in profondità di Simeone sono stati lo strumento tattico più determinante per l’esito della partita: dopo aver procurato l’espulsione di Koulibaly, l’attaccante argentino ha segnato il primo gol scattando dietro Tonelli (entrato al posto di Jorginho per ricomporre la linea difensiva) su una spazzata di Biraghi e ha fissato il 3-0 nei minuti di recupero attaccando Mário Rui, scollegato rispetto ai compagni di reparto. La tripletta di Simeone è stata completata da un gol sugli sviluppi di un calcio d’angolo, tra i due segnati sfruttando il suo senso per la profondità.

Mário Rui segue il taglio di Simeone senza preoccuparsi di cosa fanno i compagni, poi a un certo punto si ferma provando a mettere l’argentino in fuorigioco, senza però riuscirci.

Come ha giocato il Napoli in 10

L’espulsione di Koulibaly non ha comunque stravolto il contesto tattico della partita. Sia il Napoli che la Fiorentina hanno continuato a giocare seguendo i propri princìpi, con l’ovvio disequilibrio determinato dalla differenza nel numero di giocatori in campo. Con un uomo in meno, la rinuncia a Jorginho (sostituito per inserire un nuovo centrale difensivo, Tonelli) e uno schieramento più piatto, il 4-4-1, per coprire meglio gli spazi, per il Napoli è diventato più difficile disegnare i classici triangoli con cui avanza sul campo creando costantemente nuove linee di passaggio.

Gli errori tecnici sono aumentati e a fine partita la precisione dei passaggi è stata appena del 77%, decisamente al di sotto degli standard della squadra di Sarri. Hanno deluso praticamente tutti i giocatori più decisivi nella trequarti avversaria, oltre anche le normali difficoltà determinate dall’inferiorità numerica. Il solo Allan si è mantenuto ad alti livelli: 3 dribbling (solo Chiesa ne ha realizzati di più), 10 contrasti completati e 3 intercetti, un’enormità in una situazione così complicata.

Solo in un’occasione il Napoli è riuscito a giocare secondo il suo stile, al quinto minuto del secondo tempo, quando Insigne ha protetto un pallone spalle alla porta e ha dato il via a una classica combinazione a tre giocatori scaricando indietro a Hamsik, che a sua volta si è appoggiato a Mertens, staccatosi da Pezzella per chiudere il triangolo. Il belga ha potuto girarsi e giocare la palla fronte alla porta, ha allargato a Callejón, che ha quindi chiuso lo scambio con un cross lungo che ha premiato l’inserimento di Mertens dietro Laurini. La conclusione del belga, l’unica nello specchio costruita dal Napoli in tutta la partita, è stata comunque parata facilmente da Sportiello.

L’unica volta in cui il Napoli riesce a palleggiare come sa e tira in porta.

Come ha giocato la Fiorentina con l'uomo in più

La Fiorentina ha invece utilizzato la superiorità numerica per controllare la partita attraverso il suo gioco aggressivo e verticale. La squadra di Pioli ha tenuto la palla poco più del Napoli (51,5%) e si è preoccupata piuttosto di soffocarne il palleggio e sfruttare gli spazi concessi alle spalle della difesa. Oltre a complicare la sofisticata circolazione della palla tipica della squadra di Sarri, l’espulsione di Koulibaly ha fatto scadere anche il principio fondamentale della fase difensiva azzurra: il pressing.

Non potendo più contare su una pressione efficace, l’intero sistema difensivo del Napoli è crollato, perdendosi in errori piuttosto gravi. In occasione del primo gol la difesa si fa bucare facilmente alle spalle da Simeone su un lancio casuale di Biraghi, nell’azione del 3-0 la linea resta alta anche se davanti nessuno pressa, mentre Mário Rui difende senza curarsi di quello che fanno i compagni, tenendo in gioco l’attaccante argentino.

Persi i riferimenti dati dal proprio stile di gioco dopo l’espulsione di Koulibaly, il Napoli non è riuscito a improvvisare e a ritrovare le connessioni necessarie affidandosi alle qualità dei singoli giocatori. «Ci siamo completamenti persi di fronte alle avversità della partita, dopo l’espulsione abbiamo perso sicurezze tattiche e con lo svantaggio siamo andati in default nervoso. La squadra ha cercato di reagire nei singoli ma non abbiamo giocato da collettivo», ha spiegato Sarri a fine partita.

Il campionato straordinario del Napoli si era fin qui sostenuto sulle certezze date dal suo gioco e in particolare sulla solidità difensiva. Contro la Fiorentina, è stato però proprio il difensore più affidabile a commettere l’errore decisivo e a catena tutta la squadra ha perso i riferimenti dimostrandosi incapace di ritrovare un ordine per gestire l’inferiorità numerica.

La giornata che in teoria poteva favorire il sorpasso sulla Juve ha invece allontanato in maniera forse definitiva il Napoli dallo scudetto. A tre partite dalla fine del campionato, i punti da recuperare sono di nuovo 4: troppi, probabilmente, per sperare di togliere lo scudetto ai bianconeri.

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