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Il CSKA giovane e senza pensieri
23 ott 2018
La squadra di Goncharenko ha perso delle pedine importanti, ma in rosa ci sono parecchi talenti da tenere d'occhio.
(articolo)
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Soltanto pochi mesi fa, alla vigilia del quarto di finale di Europa League contro l’Arsenal della scorsa stagione, i media internazionali avevano ironizzato sul fatto che il CSKA schierasse ancora la stessa difesa che aveva contribuito allo storico successo in Coppa UEFA ottenuto nel lontano 2005, con Ignashevich e i gemelli Berezutskiy a proteggere la porta di Akinfeev. Il tempo, in casa CSKA, sembrava essersi fermato: poi, improvvisamente, le cose sono cambiate e, uno dopo l'altro, Sergey Ignashevich (congedatosi con un Mondiale commovente disputato a 39 anni suonati), Alexey e Vasily Berezutskiy hanno annunciato il proprio addio al calcio. Akinfeev è così rimasto l'unico reduce di quel trionfo.

La dirigenza moscovita ha inoltre deciso di non rinnovare il contratto in scadenza di senatori come il mediano svedese Wernbloom e il regista israeliano Natcho, per anni titolari in mezzo al campo. Infine, il club russo non ha resistito alle ricche offerte arrivate per i suoi due gioielli: Golovin si è accasato al Monaco per la cifra record di 30 milioni di euro, mentre il brasiliano Vitinho (ceduto per 10 milioni) è tornato in patria, dove ha firmato con il Flamengo.

Il povero Viktor Goncharenko, l’allenatore, ha iniziato la stagione con gli uomini contati e una squadra totalmente da rifondare, ma non si è mai lamentato pubblicamente, neanche quando i sostituti tardavano ad arrivare. Così, con una formazione a dir poco sperimentale, tra facce nuove e ragazzi del vivaio, il tecnico bielorusso si è portato a casa il primo trofeo stagionale, aggiudicandosi ai supplementari, con pieno merito, la Supercoppa russa (1-0 alla Lokomotiv, con gol decisivo di Khosonov, centrocampista classe '98, che poi ha rimediato una frattura che lo ha tenuto fuori fino a pochi giorni fa).

Quindi com’è il CSKA oggi?

Poco a poco, anche per ovviare ai numerosi problemi fisici, i dirigenti rossoblù alla fine hanno completato la rosa, che oggi è persino più ampia rispetto a quella delle due ultime annate. E nonostante qualche più che comprensibile passaggio a vuoto nelle prime giornate del campionato russo, Goncharenko ha trovato presto la quadratura del cerchio, integrando i tanti giovani pescati in giro per il mondo, che costituiscono l'ossatura di una squadra rappresentativa di ben quattro continenti.

Grazie alla nuova politica societaria del CSKA improntata alla linea verde (e al risparmio, aggiungerebbero i più maliziosi), sono arrivati a Mosca ben nove volti nuovi (dodici considerando anche Chernov ed Efremov, rientrati dai rispettivi prestiti, e il maliano Lassana N'Diaye, tesserato nelle scorse settimane e non impiegabile fino a gennaio), quasi tutti Under 21. Un lungo elenco che comprende due soli giocatori più o meno affermati, entrambi provenienti dall'Inghilterra e con un passato in Italia: il difensore islandese Magnússon (ex primavera Juve, poi girato in prestito a Spezia e Cesena, e infine ceduto al Bristol City) e l'attaccante uruguaiano Abel Hernández, svincolatosi dall'Hull City (compagine in cui ha lasciato soltanto intravedere quei colpi mostrati ai tempi del Palermo).

Ironicamente, però, è stata proprio la necessità di fare a meno di Magnússon e Hernández - che si sono infortunati nella stessa partita a inizio settembre - a permettere a Goncharenko di trovare la ricetta più indicata per far rendere al meglio il CSKA, passando dal 3-5-2 delle prime partite (e delle scorse stagioni) al 4-2-3-1. Da quel cambio tattico il CSKA ha riguadagnato terreno in Russian Premier Liga (attualmente occupa il terzo posto, a sei punti di distanza dallo Zenit capolista) e comanda a sorpresa il proprio girone di Champions League, grazie ai quattro punti conquistati nelle prime due giornate contro Viktoria Plzeň e Real Madrid.

Goncharenko (soprannominato "l'Imperatore" in patria per via dei numerosi successi ottenuti con il BATE Borisov, con cui nel 2008 è diventato l'allenatore più giovane nella storia della Champions League) è prima ritornato al 4-2-3-1 che aveva utilizzato nelle sue precedenti esperienze (anche in Russia, con alterne fortune, sulle panchine di Kuban Krasnodar, Ural Ekaterinburg e Ufa) e poi, proprio nell'ultimo turno di campionato, ha riproposto la difesa a tre con il recuperato Magnússon, e Dzagoev e Vlašić alle spalle dell'unica punta Chalov in un suggestivo 3-4-2-1.

La nuova difesa del CSKA

A causa di un'espulsione forse eccessiva per proteste all'Olimpico non ci sarà, ma la figura di spicco all'interno dello spogliatoio del CSKA rimane Igor Akinfeev, capitano e bandiera per antonomasia dei "Soldati", diventato eroe nazionale dopo l'ultimo Mondiale con cui ha cacciato i fantasmi di Brasile 2014. Al suo posto sembra favorito il 22enne Pomazun (con un disastroso debutto in prima squadra alle spalle) favorito sul 20enne Kyrnats (subentrato nei minuti finali contro Modrić e compagni).

Oltre che da Akinfeev, una continuità con il passato è garantita anche dai terzini: Mário Fernandes e Schennikov (quest'ultimo quasi mai a disposizione in questa stagione per un fastidioso problema all'inguine) i titolari, con il duttile Nababkin (utilizzato, per disperazione, persino in mediana quando Goncharenko aveva la rosa ridotta all'osso) come alternativa.

Mário Fernandes è il giocatore più importante del CSKA di Goncharenko (e, forse, anche della nazionale russa). Il fatto che nessun club europeo abbia pensato a lui dopo il Mondiale da urlo disputato rimane un mistero. Lui in ogni caso ha detto: «Lascerei il CSKA soltanto per una squadra in grado di vincere la Champions».

Nuova di zecca, al contrario, la coppia di difensori centrali formata Rodrigo Becão e Nikita Chernov, entrambi classe '96. Il primo, brasiliano, era approdato in Russia in un clima di scetticismo comprensibile considerando che, fino a quel momento, aveva militato soltanto nella serie cadetta carioca. Perplessità che, però, sono state spazzate via appena entrato in campo. Se il suo compagno di reparto ci ha messo quindi un po' di tempo per emergere, tutto è avvenuto in fretta nella carriera di Chernov: ha esordito in nazionale maggiore con Fabio Capello a soli 19 anni (nonostante non avesse ancora debuttato con la prima squadra del CSKA) e una manciata di anni dopo - quando la sua crescita sembrava essersi fermata - era già dato per finito. Dopo gli addii di Ignashevich e dei gemelli Berezutskiy, e con Vasin ancora fermo ai box (a causa della rottura del crociato), Goncharenko ha deciso di riportarlo all’ovile e, pur alternando prestazioni impeccabili (come contro il Real) ad altre meno convincenti (vedi la trasferta di Plzeň), Chernov ha subito trovato un certo affiatamento con Rodrigo Becão.

Sono, invece, leggermente in ribasso le quotazioni di Magnússon, nonostante avesse iniziato in modo positivo la stagione (la sua lunga sventagliata da sinistra ad aprire il gioco su Mário Fernandes era l'azione più ricorrente nel CSKA). Pur essendo il difensore più penalizzato dal passaggio alla difesa a quattro, la sua duttilità gli permette in ogni caso di essere impiegato come centrale o persino come terzino sinistro bloccato (ruolo che ricopre abitualmente nella sua nazionale).

Il centrocampo di Goncharenko

Insieme all’Ajax, il CSKA è la squadra più giovane dell'attuale Champions League, con un'età media di 23 anni e mezzo. Ed è merito soprattutto del suo centrocampo dove, tolto Dzagoev (che comunque ha 28 anni), il più "anziano" è il 23enne Efremov, e gli altri sono tutti compresi tra i 19 e i 21 anni.

Elementi ancora poco noti al grande pubblico, ma da seguire con particolare attenzione, a cominciare da Nikola Vlašić, match-winner nell'impresa del Luzhniki contro i tre volte campioni d'Europa. Viene da una famiglia di sportivi (la sorella maggiore, Blanka, è campionessa di salto con l’asta) e, dopo essersi messo in mostra con l’Hajduk Spalato, è stato acquistato dall'Everton, club in cui ha però trovato poco spazio: il CSKA in estate ha fiutato l’affare, prelevandolo con la formula del prestito, anche se probabilmente era impossibile immaginare l’impatto che avrebbe avuto. Impiegato prima come mezzala, e poi come trequartista, a soli 21 anni Vlašić è diventato il trascinatore del CSKA, con una forza nelle gambe che gli permette di superare il diretto avversario ogni volta che vuole.

Il primo gol di Vlašić con il CSKA è arrivato nel Clasico di Russia contro lo Spartak Mosca: lo spunto con cui si è preparato al tiro è tipico del suo repertorio, poi piazza la palla con precisione all'angolino.

L'esplosione di Vlašić ha portato il giocatore dotato di maggior talento presente in rosa, e cioè Alan Dzagoev, che come al solito è perseguitato da problemi muscolari, a recitare un ruolo quasi da comprimario in una semi-inedita posizione di esterno destro (almeno in partenza).

Completa il terzetto di trequartisti titolari Ivan Oblyakov, talento classe '98, lanciato proprio da Goncharenko ai tempi dell'Ufa e acquistato nelle ultime ore di mercato dal CSKA come una sorta di premio per il proprio tecnico. Oblyakov è il possibile erede di Golovin, un centrocampista moderno e impiegabile sia come trequartista che come mezzala di qualità, ma all'occorrenza anche come esterno atipico.

Goncharenko apprezza i giocatori in grado di ricoprire più posizioni in campo: Efremov, ad esempio, è nato come esterno destro ma è stato reinventato prima come seconda punta, poi come mezzala e infine come laterale a tutto campo in un 3-5-2. Un'evoluzione simile, nella passata stagione, l'aveva già avuta Kuchaev, uno dei prodotti più interessanti del florido vivaio del CSKA, appena tornato ad allenarsi con il resto del gruppo dopo la rottura del legamento crociato.

Forse però l'intuizione più geniale, difficile anche solo da pensare, Goncharenko l'ha avuta adattando Akhmetov, un esterno d'attacco devastante a livello giovanile (ma non valorizzato a dovere da Berdyev a Kazan), come centrocampista davanti alla difesa. Anche lui classe '98 (nato in Kyrgyzstan e appartenente all'etnia degli Uiguri, di discendenza turca e diffusa soprattutto in Cina), ha mostrato insospettabili doti da playmaker, a cui aggiunge dinamismo e visione di gioco.

Al suo fianco, Goncharenko ha alternato il croato Bistrović (ora infortunato alla caviglia), che si è messo in mostra per l'intelligenza tattica e le conclusioni dalla lunga distanza, e lo sloveno Bijol (del ’99), che abbina un fisico imponente a buone qualità tecniche. Completa il reparto un altro ragazzo di belle speranze, l'islandese Arnór Sigurdsson, il più giovane della truppa (19 anni compiuti nello scorso maggio), un incursore con buoni tempi di inserimento e finora sempre utilizzato a partita in corso.

Tutto sulle spalle di Chalov

Nelle ultime tre stagioni di Russian Premier League la classifica "bombardieri" (come chiamano in Russia i capocannonieri) è stata sempre dominata da Smolov (da quest’anno alla Lokomotiv), ma da quest'anno c'è anche un altro Fedor nella contesa, e cioè il ventenne Chalov. Rapido e letale sotto porta, Chalov si ispira a Luis Suárez e ha già segnato 22 reti in prima squadra, 9 delle quali in questa stagione (8 in campionato e una in Champions League).

Nonostante ciò, Chalov non ha ancora convinto il CT russo Cherchesov a farlo debuttare nella nazionale maggiore. Sembra solo questione di tempo, però, perché i tre gol segnati negli ultimi due impegni con la Russia Under 21 confermano come sia ormai fuori categoria per il calcio giovanile, dove si era già abbondantemente messo in mostra negli anni passati (rifilando, per esempio, un poker al Monaco in Youth League nel 2016).

La maggior parte dei gol Chalov li ha realizzati negli ultimi metri, ma anche fuori dall'area è meglio non concedergli troppo spazio.

Viene impiegato con continuità anche il suo vecchio partner d'attacco nelle giovanili del CSKA, Timur Zhamaletdinov (da non confondere con il quasi omonimo Zhemaletdinov, esterno offensivo della Lokomotiv) che un anno fa, di questi tempi, realizzava il gol vittoria in casa del Benfica, in quello che rimane l'ultimo successo europeo ottenuto in trasferta dal CSKA.

Non era iniziata male l'avventura russa di Abel Hernández, poi frenato da un infortunio all'anca (il suo rientro è previsto per fine ottobre, potrebbe quindi tornare a disposizione per il match di ritorno con la Roma), mentre Nishimura, il secondo giocatore nipponico nella storia del CSKA dopo Keisuke Honda, che lo scorso anno nel Vegalta Sendai era andato in doppia cifra, ha collezionato solo una presenza fin qui.

È difficile oggi prevedere dove potrà arrivare il CSKA in Champions League. Va tenuto conto dell'inesperienza, e di qualche inevitabile calo di concentrazione, per una squadra che al tempo stesso non ha nulla da perdere. Il terzo posto, con successivo ripescaggio in Europa League, sembra blindato, grazie ai tre punti ottenuti contro il Real e alla sfida di ritorno con il Viktoria Plzeň da disputare tra le mura amiche, e allora perché non provare a giocarsela per la qualificazione, senza pressioni, continuando a viaggiare sulle ali dell'entusiasmo?

Nella serata magica con il Madrid, oltre a una buona dose di fortuna negli episodi (dall'assist involontario di Kroos che ha portato al gol di Vlašić, ai tre legni centrati dai "Blancos") il CSKA ha dimostrato una maturità sorprendente. Pur difendendo il prezioso vantaggio, la squadra di Goncharenko non ha impostato una gara di sola attesa: al contrario, ha provato a uscire palla a terra dalle situazioni più intricate, prendendosi qualche rischio, mostrando un buon palleggio e una lucidità non comune. E chissà, in questo senso, se peserà anche la differenza emotiva rispetto alla squadra di Di Francesco che, al contrario, per più di una ragione, sa di non potersi permettere nessun passo falso.

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