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6 curiosità della undicesima giornata di Serie A
05 nov 2019
Fatti strani da rivendervi nelle baby shower.
(articolo)
9 min
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L'ombra dei Fatti Strani si allunga sull'intero Vecchio Continente. Questo week-end il Paris Saint Germain ha perso inusitatamente contro il Dijon ultimo in classifica; in Liga non hanno vinto né Atletico Madrid né Real Madrid né tantomeno il Barcellona, che ha addirittura incassato tre gol in sette minuti in uno dei suoi classici black-out da trasferta. Quanto alla Bundesliga, il Bayern ha incassato addirittura cinque gol dall'Eintracht Francoforte, cosa che non gli capitava da oltre dieci anni (da un famoso Wolfsburg-Bayern Monaco 5-1 del 4 aprile 2009): ci ha rimesso le penne Niko Kovac, che va a fare compagnia sul Divano dell'Attesa a Igor Tudor in una settimana non entusiasmante per gli allenatori croati.

Ogni occasione è buona per rivedere il leggendario gol di Grafite al Bayern Monaco nel 2009.

Trent'anni dopo

Il 3 settembre 1989 è una data tristemente memorabile per il calcio italiano: quella domenica, lungo la strada che collegava Varsavia a Cracovia, perdeva la vita Gaetano Scirea. Per i tifosi laziali lo stesso giorno ha avuto a lungo un gusto leggermente più dolce, per quanto velato dalla malinconia del tempo passato: l'ultima vittoria in campionato a San Siro contro il Milan, allenatore Giuseppe Materazzi, in attacco il brasiliano Amarildo e un giovane Paolo Di Canio, sul tabellino dei marcatori Paolo Maldini autore di un clamoroso autogol da 40 metri.

Dove non sono riusciti nei decenni Signori, Riedle, Boksic, Mancini, Nedved, Veron, Simeone, Mihajlovic, Crespo, Stankovic, Rocchi, Hernanes e Klose, ce l'hanno fatta Immobile e Correa: lo scalpo della San Siro rossonera è il penultimo che mancava alla Lazio da trasferta di Simone Inzaghi, a cui ora manca solo il San Paolo per completare l'album dei viaggi da tre punti nella sua gestione (l'ultima vittoria biancoceleste a Napoli risale infatti al maggio 2015, allenatore Pioli, e fu quella che sancì la qualificazione ai play-off di Champions). Ma quali sono le altre Grandi Astinenze del nostro campionato?

Prendendo in esame i possibili incroci tra le 20 squadre attualmente in serie A, fa scalpore la situazione dell'Inter, che non vince a Napoli dall'ottobre 1997 e da allora ha segnato solo otto gol in 13 partite. Fu quella una stagione piuttosto balorda per gli azzurri, che cambiarono quattro allenatori e finirono all'ultimo posto, incassando quell'anno anche l'ultima sconfitta interna contro la Sampdoria. L'astinenza più lunga (si fa per dire) della Juventus è quella in casa della Roma: ultima vittoria nel maggio del 2014, conil gol di Osvaldo che fece calare il gelo sull'Olimpico: ma i bianconeri hanno l'attenuante di aver spesso visitato la Capitale a stagione abbondantemente finita. La Roma ricambia il favore, fallendo l'obiettivo dei tre punti a casa Juve ormai da un decennio: l'ultimo successo risale al gennaio 2010, marchiato da un celeberrimogol di Riise a tempo scaduto. L'ultimo scudetto del Milan, vinto nella stagione 2010/11, ricorda ai rossoneri anche le ultime vittorie in casa della Juventus (0-1,gol di Gattuso, nell'ultima stagione pre-Stadium) e a Napoli (1-2,gol di Robinho e Ibrahimovic).

L'ultima vittoria dell'Inter al San Paolo coincide anche con l'inizio della brevissima esperienza di Carletto Mazzone da allenatore del Napoli: quattro partite, quattro sconfitte, arrivederci e avanti un altro).

Scendendo di livello troviamo maledizioni ancora più ataviche. Per esempio, il Torino e il Genoa non vincono a Firenze dalla stessa stagione 1976/77, in cui peraltro la Fiorentina di Mazzone si comportò assai bene finendo al terzo posto. Il Cagliari non vince in serie A in casa del Verona dal gennaio 1972, quando sul tabellino comparve la firma immortale di Gigi Riva. Il Bologna non sbanca la sponda blucerchiata di Marassi dal 1997/98, dai tempi di unaclamorosa tripletta di Kenneth Andersson. Il Parma non vince in casa della Roma daquesta fiammata di un giovanissimo Hernan Crespo dell'aprile 1997. Il Brescia non ha MAI trionfato in casa della Juventus (anche se ci ha vintoin coppa Italia nel 2000, con doppietta di Darione Hubner) così come il Verona, che per soprammercato aggiunge anche un clamoroso zero vittorie su 55 precedenti a San Siro (ventotto contro l'Inter, ventisette contro il Milan): e sabato pomeriggio c'è proprio Inter-Verona, per provare a sfatare questo tabù che dura dal 1957.

Quand'è che l'Hellas è andato più vicino a vincere in casa dell'Inter? Nell'ottobre 1987 si ritrovò in vantaggio grazie a un gran gol di Elkjaer, ma fu raggiunto a sette minuti da Vincenzo Scifo – su assist di testa, ironia della sorte, del futuro allenatore Mandorlini.




L'Isola felice

Alla 250^ presenza da allenatore in serie A, Rolando Maran si regala una domenica con vista Champions. Non è la prima volta, perché le sue numerose partenze-sprint con il Chievo gli avevano fruttato addirittura un primo o un secondo posto (per esempio nel 2015/16), ma sicuramente è un inedito a stagione così avanzata. Non è una novità ma ci somiglia molto anche per il Cagliari, che non respirava l'aria pura e rarefatta dell'alta classifica da quasi quarant'anni: il 14 dicembre 1980 il Cagliari di Mario Tiddia se ne stava in terza posizione assieme a Juventus, Catanzaro, Torino e Fiorentina, a soli due punti dalla Roma capolista, sollazzandosi con le prodezze di Luigi Piras, Pietro Paolo Virdis (chequi vediamo espugnare in contropiede il Comunale di Torino) e del futuro campione del mondo Franco Selvaggi. Quell'anno la squadra finì poi sesta: in altri tempi sarebbe stata zona UEFA, ma nel 1981 il calcio italiano non se la passava granché bene e solo le prime quattro avevano accesso alle coppe europee. Perciò l'ultima qualificazione europea risale al 1993, con il Cagliari blindatissimo in difesa (la seconda migliore del campionato, a un solo gol di distanza da Tassotti-Baresi-Costacurta-Maldini) e sulla tolda di comando Carletto Mazzone (il cui nome dunque ricorre già per la terza volta in questa puntata).

L'ultima festa europea del Cagliari è datata 1993. A fine video compare anche José Oscar “Pepe” Herrera, uno dei tre uruguaiani di quel Cagliari insieme al Principe Enzo Francescoli e al più dimenticabile Marcelo Tejera, sole cinque presenze.




Alpha Romelu

9 gol nelle sue prime undici partite di serie A (dieci da titolare, una da subentrato contro la Samp): tutte le strade portano a Romelu Lukaku, che autorizza paragoni molto ambiziosi con i grandi bomber della storia del nostro calcio. Cominciamo dall'Inter: quanti centravanti avevano segnato così tanto all'esordio in nerazzurro?

I numeri mettono Lukaku addirittura ad altezza Ronaldo, che aveva timbrato ilsuo primo gol italiano proprio nella stessa porta in cui il centravanti belga ha segnato la doppietta che ha ribaltato il Bologna. Meglio di loro il solo Istvan (Stefano) Nyers, centravanti apolide di fine anni Quaranta: nato al confine tra Francia e Germania ma cresciuto in una città di confine tra Ungheria e Jugoslavia, si vide privato della nazionalità ungherese dopo essere fuggito a Praga per evitare i fastidi e le limitazioni di una vita nell'Est Europa nell'immediato dopoguerra, preferendo andare a giocare (e far soldi) a Ovest. Nyers faceva bene il suo mestiere: nelle sue prime 11 partite interiste segnò 10 gol, i primi di una lunga serie (in tutto saranno 133, che ne fanno tuttora il terzo marcatore all-time dell'Inter in serie A dopo Giuseppe Meazza e Benito Lorenzi).

Su YouTube si trova davvero di tutto: persino un'intervista di 46 minuti in ungherese a Stefano Nyers.

Allargando il raggio all'intera serie A, solo in tre hanno fatto meglio del 9 su 11 di Lukaku e hanno tutti e tre l'età dei datteri: al già citato Nyers si uniscono infatti l'argentino di Rosario Rinaldo Martino (10 gol), one-season-wonder della Juventus 1949/50 che dopo una sola stagione a Torino se ne tornò al suo Paese preferendo i soldi del Boca Juniors (all'epoca erano davvero tanti), e soprattutto il Pompierone Gunnar Nordahl, fenomenale bombardiere svedese arrivato al Milan dal Circolo Polare Artico nel gennaio del 1949 e, come si direbbe oggi, subito “performante”: 13 gol nelle prime 11 presenze italiane, un record probabilmente imbattibile.


...intanto Antonio Conte non sbaglia un film

Lacitazione del bolognese Luca Carboni è d'obbligo perché al Dall'Ara l'Inter di Conte ha piazzato un altro record mica da ridere: considerando le 98 squadre dei top 5 campionati europei (Spagna, Inghilterra, Italia, Germania, Francia), i nerazzurri sono gli unici ad aver segnato in tutte le partite stagionali, coppe comprese: 14 su 14 (il Bayern Monaco, per esempio, è rimasto a secco in Supercoppa di Germania ad agosto). Fino alla scorsa settimana rimaneva in corsa anche il Villarreal, che però domenica è stato bloccato sullo 0-0 dall'Athletic Bilbao.


Un anno dopo allo stesso posto

C'è un dato più clamoroso di altri per sottolineare la solita supremazia bianconera, per molti aspetti sempre uguale a sé stessa. Sabato scorso la Juventus ha vinto il derby in trasferta per 0-1 con un gol segnato al minuto 70 da Matthijs De Ligt, circostanze spaventosamente simili al derby in trasferta della stagione 2018/19, giocato di sabato sera e vinto dalla Juventus 0-1 con un gol segnato al minuto 70nella stessa porta da Cristiano Ronaldo, quella volta su calcio di rigore. Non è la prima volta che i bianconeri stimolano queste coincidenze stile Groundhog Day (il film con Bill Murray che in Italia si chiama Ricomincio da capo, ma è più noto con il nome ufficioso de Il giorno della marmotta). Per esempio, gli ultimi quattro Juventus-Roma si sono giocati tutti in inverno e sono tutti finiti 1-0, con quattro marcatori diversi: Dybala, Higuain, Benatia e Mandzukic. E nelle versioni 2016 e 2017 si era sfiorata la coincidenza assoluta:Higuain aveva deciso lo Juve-Roma del 17 dicembre 2016 al 14° minuto,Benatia aveva deciso lo Juve-Roma del 23 dicembre 2017 al 18° minuto.

Se De Ligt si fosse trovato cinque metri più dietro, avrebbe persino colpito il pallone nello stesso punto in cui l'aveva colpito Cristiano Ronaldo l'anno prima.

Vi sembra un paragrafo con troppe ripetizioni? Nulla in confronto al vero corso e ricorso degli ultimi dieci anni di serie A, quasi un'operazione artistica stile “Psycho” di Gus Van Sant che è perfettamente identico all'originale di Hitchcock. Seguiteci: nel 2012/13 Lazio-Inter finisce 1-0 con un gol di Klose al minuto 82.

Nel 2013/14 Lazio-Inter finisce 1-0 con un gol di Klose al minuto 81.

E c'è quasi da prendersela con l'impeccabile Miro, per quei pochi secondi di sfalsamento che hanno fatto sfumare l'utopia di due partite perfettamente sovrapponibili.


Quasi Meret

Per la notte più bella della sua carriera un portiere magari sogna uno stadio pieno con 80 mila spettatori, invece ad Andrea Consigli toccò passarla nello scenario spettrale dello stadio Is Arenas di Quartu Sant'Elena completamente vuoto.

Nella brutta giornata del Napoli l'unica luce è sembrata quella di Alex Meret, che a 22 anni è andato vicinissimo a un'impresa mai riuscita (perlomeno in serie A) ai vari Buffon, Handanovic, Pagliuca, Peruzzi, Toldo, Zenga eccetera: parare due rigori nella stessa partita. Alla fine il destro di Veretout gli ha piegato la mano e gli ha spezzato il sogno e così nel Ventunesimo Secolo rimangono cinque i portieri capaci di simile impresa in serie A: Davide Pinato (tutti e due a Daniel Andersson inBari-Atalanta 0-2 del 22 ottobre 2000), Jean-François Gillet (a Hubner e Pirlo in Bari-Brescia 1-3 del 4 febbraio 2001), Matteo Sereni (tutti e due a Maccarone inTorino-Siena 1-1 del 23 settembre 2007), Andrea Consigli (a Larrivey e Conti in Cagliari-Atalanta del 2 settembre 2012) e Federico Marchetti (tutti e due a Mbakogu inCarpi-Lazio 1-3 dell'8 maggio 2016).


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