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Curling per principianti
24 gen 2020
24 gen 2020
Introduzione a uno degli sport più unici.
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Nella dodicesima puntata della ventunesima stagione dei Simpson, Homer e Marge, alla ricerca di una serata romantica, entrano in una pista di pattinaggio sul ghiaccio ma trovano il noleggio dei pattini chiuso e la pista occupata da gente intenta a fare altro. Homer è confuso, non riesce a credere che ci siano delle persone che frequentano la pista «di sabato sera per pulire il ghiaccio». Per fortuna arriva il preside Skinner a chiarirgli le idee: «Si chiama curling: i giocatori fanno scivolare le stone verso il cerchio o casa, mentre i compagni controllano la direzione e la velocità della stone spazzando il ghiaccio con la scopa speciale». È l’inizio di una grande avventura che vedrà i coniugi Simpson e il preside, guidati dalla madre di quest’ultimo, rappresentare gli Stati Uniti nel curling alle Olimpiadi di Vancouver 2010 e vincere la medaglia d’oro.

Quella di Homer e Marge Simpson non è affatto l’unica incursione di personaggi famosi in un mondo peculiare come quello del curling. Prima di approfondire questo aspetto però, è bene conoscere a fondo le regole e la storia di questo sport: arrivati in fondo all’articolo starete ai vostri amici come il preside Skinner sta a Homer: sarete pronti cioè a convertirli al nobile gioco del curling.

Come funziona il Curling
La spiegazione di Skinner è, per quanto efficace, ovviamente semplicistica. Iniziamo col dire che due squadre composte da quattro giocatori (ad alti livelli è spesso prevista una riserva) si affrontano su una pista di ghiaccio con l’obiettivo di porre le proprie stone - blocchi di pietra pesanti 19.96 kg e dotati di manico - il più vicino possibile al button. Il button èil centro della casa, costituita da tre cerchi concentrici contrassegnati a un’estremità della pista. All’estremità opposta troviamo invece l’hack, composto da due staffe vagamente simili ai blocchi di partenza dell’atletica leggera, da cui il lanciatore fa partire la sua scivolata, rilasciando la stone prima della cosiddetta hog line, letteralmente “linea del maiale”, posta a poco più di 10 metri dall’hack. Dalla scivolata dipendono la forza e il curl della stone. La forza è, comprensibilmente, la velocità a cui viene rilasciata la stone, la quale dipende perlopiù dall’intensità della spinta con le gambe sull’hack e quasi per niente dal movimento del braccio di lancio. Con curl si intende invece la rotazione impressa alla stone, che traccerà il suo percorso curvando nella direzione in cui il bordo anteriore della stone gira.

Una partita è composta da dieci mani dette end, ciascuna delle quali prevede il lancio di otto stone. Ogni effettivo ruota nel ruolo di lanciatore e a seconda dell’ordine al lancio i componenti della squadra prendono il nome di lead, second, third e skip. I due lead tirano alternativamente le proprie stone, seguono poi i 4 lanci dei due second, i 4 dei third, e infine l'alternarsi delle 4 stone lanciate dai due skip. L’ultima stone di ciascun end è detta hammer ed è il colpo decisivo per le sorti del gioco. Lo skip è anche il capitano della squadra e colui che si occupa della strategia: quando non è lui stesso a far scivolare la stone, si pone dietro alla casa, indicando con precisione al lanciatore il tipo di colpo di cui la squadra ha bisogno e urlando agli sweeper istruzioni sulla spazzata (adesso ci arriviamo). Il ruolo dello skip è decisivo, tanto che per lungo tempo le squadre sono state identificate con l’appellativo “Team + cognome dello skip”.

Ma un ruolo fondamentale è, come dicevamo, anche quello degli sweeper. Una volta rilasciata dal lanciatore la stone è possibile infatti “spazzare” il ghiaccio antistante con una particolare scopa, in inglese broom, con lo scopo di sciogliere il pebble, ovvero lo strato grumoso formato sul ghiaccio dal congelamento di goccioline d’acqua appositamente sparate prima della partita. Quest’azione ha da un lato l’effetto di diminuire l'attrito, dall’altro quello di ridurre il curl, la curva. Considerando dunque che l’effetto curl aumenta man mano che la stone perde velocità, uno sweeping compiuto nei primi metri dopo il rilascio ha l’effetto di aumentare la velocità e quindi raddrizzare la traiettoria; viceversa, spazzare nella seconda parte del percorso prolunga il tempo in cui l’effetto curl agisce sulla stone e quindi lo spazio percorso in senso laterale.

Alla fine di ogni end, la squadra che riesce a piazzare la propria stone più vicina al button ottiene: un punto nel caso in cui la seconda stone per vicinanza al button sia una stone avversaria; due o più punti se invece è riuscita a piazzare due o più stone vicine al button più di quanto lo sia la migliore stone avversaria. Per questo computo vengono considerate solamente le stone all’interno della casa, ovvero quelle il cui fondo sia effettivamente a contatto quantomeno con l’estremità esterna del twelve-foot ring, l’anello blu da 12 piedi, equivalenti a 3,66 metri. Gli altri due centri concentrici, per ragioni che potrete facilmente intuire, prendono il nome di eight-foot ring e four-foot ring e sono rispettivamente di colore bianco e rosso. Nelle competizioni internazionali, ogni squadra ha a disposizione 73 minuti per completare i propri lanci e due timeout di un minuto ciascuno. Non essendo previsto in nessun caso il pareggio, al termine dei dieci end si procede con uno o più end supplementari, in cui ogni squadra ha a disposizione 10 minuti di tempo per i lanci e un timeout da un minuto.

Uno sport più antico di quanto immaginiate
Il curling è uno degli sport di squadra più antichi in assoluto. A contendersi l’invenzione del gioco troviamo da un lato i Paesi Bassi, dall’altro la Scozia. I primi fanno risalire le loro pretese a due specifiche opere del grande pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio e nello specifico ai quadri “Cacciatori nella neve” e “Paesaggio invernale con pattinatori e trappole per uccelli”. Entrambi i dipinti sono datati 1565 e raffigurano due paesaggi invernali in cui si distinguono chiaramente alcune figure impegnate in un gioco che sembra molto vicino al curling.

In maniera più convincente, gli scozzesi argomentano che nei Paesi Bassi del XVI secolo non era presente quel tipo di roccia ignea che caratterizza le stone del curling e portano inoltre prove materiali a sostegno della loro tesi. La più antica stone di cui si ha notizia, recante un’iscrizione con la data 1511, è stata infatti ritrovata a Stirling, nella Scozia centrale (ed è tuttora conservata lì, allo Stirling Smith Art Gallery and Museum, facilmente raggiungibile in treno sia da Glasgow che da Edimburgo, una meta turistica perfetta per il vostro prossimo viaggio da turisti curlingofili). Ancora in supporto della mozione scozzese abbiamo poi una stupenda testimonianza del 1541, quando il notaio John McQuhin ci dà notizia di una partita tenutasi nell’Abbazia di Paisley, nella regione scozzese del Renfrewshire, fra un monaco e un parente dell’abate. Si pensa che la sfida, tutt’altro che amichevole, fosse stata pensata per risolvere una controversia fra i due. Anche la prima citazione in letteratura arriva dalla Scozia e in particolare dal poeta Henry Adamson, il quale nel 1620, nella sua Muses Threnodie descrive l’amico Mr. Gall come “un cittadino di Perth e un gentiluomo di bella presenza e d’ingegno fertile, piuttosto dedito agli svaghi come il golf, il tiro con l’arco, il curling e la gioviale compagnia.”

Anche grazie alla nascita dei primi club e alla possibilità di essere giocato facilmente all’aperto, il curling raggiunge col tempo un’enorme diffusione, tanto da ritenersi necessaria, all’inizio del XIX secolo, la costituzione di una federazione nazionale che uniformasse le regole del gioco. Quando nel 1838 viene fondato a Perth il Grand Caledonian Curling Club, si opta per la versione da quattro giocatori per squadra con due stone ciascuno.


Nell’inverno del 1860, mentre da noi ci si affannava a fare l’Italia, nel castello di Eglinton, nell'Ayrshire, gentiluomini e gentildonne scozzesi passavano piacevoli mattinate all’insegna del curling. Il curling è anche uno dei primissimi sport praticato diffusamente dalle donne.



La diffusione del gioco non tardò a raggiungere tutta l’isola britannica e da lì il mondo intero, attraverso, ça va sans dire, le colonie di Sua Maestà. Da emigranti scozzesi era stato fondato in Canada nel 1807 il Royal Montreal Curling Club, così come, nel 1830 il primo club americano. Già prima della fine del secolo esistevano club in Svizzera e Svezia, mentre è in Inghilterra, a Manchester e Southport, che vengono costruite le prime piste di curling indoor. La notorietà del gioco lo porta a essere tra i cinque sport delle prima edizione dei Giochi Olimpici Invernali, tenutasi nel 1924 a Chamonix, sul Monte Bianco francese. La competizione vede partecipare soltanto i padroni di casa della Francia, la Svezia e la Gran Bretagna, i cui rappresentanti, scelti dal Caledonian Club di Perth, sbaragliano la concorrenza e vincono la medaglia d’oro. Dopo Chamonix, il curling fu a lungo escluso dalla lista degli sport olimpici invernali, comparendo, ma solo come sport dimostrativo, nel 1932, e poi ancora nel 1988 e nel 1992. È dai Giochi di Nagano del 1998 che, grazie a un eccellente sforzo diplomatico della World Curling Federation, il curling è tornato a tutti gli effetti e stabilmente alle Olimpiadi.

Game changer
Se fino alla fine del 1800 il gioco era stato senza dubbio a trazione scozzese, nel XX secolo è il Canada a emergere e superare i maestri. Grazie anche alle condizioni climatiche più che favorevoli, in Canada il curling trova una splendida diffusione popolare, che rende possibile l’istituzione, nel 1927 del Brier, il torneo di curling maschile fra i rappresentanti delle province canadesi, ad oggi il più seguito e prestigioso evento di curling al mondo. La formula è tanto semplice quando esaltante: all’interno di ogni club si svolge un torneo che ha in palio la qualificazione al torneo provinciale; chi vince quest’ultimo, rappresenta, a marzo, la propria provincia nel main event del Brier, in cui si decreta la squadra campione di Canada. È in questa cornice che alla fine degli anni ‘80 si è arrivati a una svolta epocale per il gioco.

Il Brier del 1985 è probabilmente il più famoso di sempre. In finale si affrontano Al Hackner del Nord Ontario, detto Ice Man, già campione nel 1982, e Pat Ryan, alla sua prima apparizione al Brier da skip dell’Alberta. In un mondo del tutto amatoriale come quello del curling degli anni ‘80, Ryan è visto dagli avversari come un alieno. Porta al Brier un gioco decisamente più tattico ed efficiente, è ossessionato dalla vittoria e per raggiungerla è disposto a rinunciare alla leggerezza da amatori che caratterizza gli altri curler: si presenta in finale con un record di 11 vittorie e nessuna sconfitta. Alla fine del decimo end, con il punteggio sul 5-3 per il Team Ryan, la partita sembra compromessa, ma Hackner trova una storica doppia bocciata all’hammer e pareggia i conti, rendendo necessario un’extraend.


Il colpo dello skip del Nord Ontario resterà celebre come l’Hackner double.



Il colpo esaltante di Hackner cambia l’inerzia del match e, del tutto a sorpresa, Ryan sbaglia un hammer piuttosto facile nell’undicesimo end, consegnando al Nord Ontario il Brier.

Ma le conseguenze da effetto farfalla dell’Hackner double sono appena iniziate. Ryan decide di cambiare i suoi compagni di squadra, sviluppare un approccio in tutto e per tutto professionistico al gioco (compreso di regolamento di condotta per i suoi compagni: niente eccessi con l’alcol, niente sigarette sul ghiaccio, nessun contatto con le mogli prima dei match) e soprattutto implementa uno stile di gioco totalmente rivoluzionario: si rende conto che la difesa nel curling è un aspetto piuttosto elementare nella realizzazione e soprattutto sottovalutato dal punto di vista strategico. Ryan inizia a focalizzare gli sforzi della sua squadra sulla precisioni delle bocciate e costruisce un impianto di gioco in cui è praticamente impossibile per gli avversari realizzare dei punti. Il risultato è che i punteggi si abbassano notevolmente, il Team Ryan diventa una sorta di diabolica macchina da bocciate pressoché invincibile e gli avversari sono costretti a inseguirlo sulla stessa strategia per restare competitivi. Il Ryan Express - come viene presto ribattezzata la squadra - vince il Brier nel 1988 e nel 1989 ma incontra l’antipatia di tifosi e addetti ai lavori, secondo i quali l’innovazione tattica ha reso il gioco insopportabilmente noioso.

La questione si fa seria al punto da rendersi necessaria una modifica delle regole del gioco che ponga “fuorilegge” la strategia di Ryan e i suoi. Nel 1991 viene ideata la cosiddetta Moncton Rule, che istituisce una Free Guard Zone tra la hog line e la casa: le stone presenti in questa zona, le cosiddette guardie, non possono essere bocciate fino a che non sono state giocate quattro stone (due per squadra). La storia di Hackner e Ryan è raccontata in Stone cold, un bellissimo episodio della serie di documentari Netflix Losers.

Attrezzatura e abbigliamento
Ma veniamo agli aspetti più interessanti. Ecco tutto quello di cui avete bisogno per una bella partita a curling.

Una pista da curling
Ormai dovreste conoscerla bene nella sua struttura, non ci dilunghiamo. Secondo questa infografica della Gazzetta le piste presenti in Italia sono 9, di cui 8 lungo l’arco alpino e una a Monsano, in provincia di Ancona. Se non siete residenti in una città dell’arco alpino e non siete neanche fra i 3368 abitanti di Monsano, ma morite dalla voglia di giocare a curling, potete lanciare delle petizioni su Facebook, nei commenti al lancio di questo pezzo, taggando il vostro comune di appartenenza e la Federazione italiana sport del ghiaccio.

Due stone da curling
Storicamente, le pietre per il curling erano fatte di due particolari tipi di granito chiamati Blue Hone e Ailsa Craig Common Green, reperibili sull'isola di Ailsa Craig, al largo della costa scozzese dell'Ayrshire. Vi avremmo invitati a una spedizione durante il vostro viaggio in Scozia, ma sfortunatamente l'isola è diventata una riserva di fauna selvatica e la cava è stata costretta a chiudere, per cui potete risparmiarvi questa tappa a meno che non siate grandi appassionati di aspidi. Attualmente per trovare delle stone bisogna rivolgersi all’azienda canadese Canada Curling Stone Co., che ha l’esclusiva sul granito per la produzione di pietre da curling, proveniente dal nord del Galles. Il costo di una stone da curling del nuovo granito Trefor è di circa 600 dollari canadesi, 409 euro.


L’isola di Ailsa Craig.



Una scopa
Per quanto la tecnologia sia andata avanti e le moderne scope da curling siano composte da un leggerissimo manico in fibra di carbonio e un pad (la parte terminale della scopa ndr) in materiale sintetico, per secoli si è letteralmente andati avanti con le comuni scope per la casa in saggina, per cui…



Un paio di scarpe da curling
La particolarità delle scarpe da curling è che si differenziano fra loro: il piede forte veste una scarpa antiscivolo o una comune scarpa con suola da ginnastica, mentre il piede debole necessita di una scarpa dotata di scivolo, generalmente realizzato in Teflon. Esistono anche delle apposite suolette applicabili su una normale scarpa da ginnastica, utili fra l’altro in diverse situazioni domestiche: potrete ad esempio scivolare via dal salotto appena lavato senza lasciare pedate sul pavimento.

Pantaloni da curling
Vanno benissimo dei comuni pantaloni da tuta, meglio ancora se con una fantasia pazza anni ‘90.



Personaggi famosi su una pista da curling
Di seguito una rassegna di celebrità alle prese con il curling:

I Beatles
Nel film Help! del 1965 i Beatles si ritrovano a giocare una partita di curling sulle Alpi. Fortunatamente George Harrison si rende conto che la sua stone è stata riempita di esplosivo dai cattivi e dà il via alla fuga dei Fab Four. Da segnalare la pessima performance in scivolata del chitarrista e un pietoso John Lennon in sweeping.



Claudio Amendola
Al debutto da regista Claudio Amendola poteva fare un film su qualsiasi cosa e invece? Invece ha fatto un film sul curling. La mossa del pinguino (2014) è la storia di quattro disoccupati romani che provano - invano - a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi di Torino 2006.



James Bond
Solo cinque anni dopo i ragazzi di Liverpool è James Bond a lanciare stone sul ghiaccio. A guardare il confronto sulla pista tutto lascerebbe credere che George Harrison mai avrebbe potuto sfidare i peggiori cattivi della Terra, mentre in fondo i Beatles con James Bond alla chitarra non sarebbero poi stati tanto male.



Super Mario e Sonic
Mario e Sonic impegnati nello sweeping agli ordini della skip Peach durante le Olimpiadi di Sochi 2014. Il team Peach prova a bocciare per risolvere una situazione difficile, dopo che gli avversari hanno agilmente superato le guardie rosse, piazzando tre stone nella casa. La fama di Super Mario come curler ha portato l’americano Matt Jamilton a imitarne il look nelle vittoriose Olimpiadi di Pyeongchang.

Nell’episodio pilota del talk show americano The Tonight Show Starring Jimmy Fallon, il noto presentatore intervista un Will Smith particolarmente ispirato approfittando della settimane olimpiche (Sochi 2014) per chiedere all’attore del suo rapporto con gli sport invernali. Smith parte con uno sketch sugli sciatori amatoriali che passano allo snowboard, poi mentre Fallon risponde, lo interrompe piuttosto bruscamente: «You know what? I think I could win a gold metal in...in...the broom stuff?». Curling! - suggerisce Fallon, e Smith continua dicendo che non sa bene quale sia l’applicazione del curling alla vita (sul serio Will?) ma che quando lo vede gli sembra di poter giocare, di poter portare qualcosa a questo sport: «Curling is about your attitude»


L’approccio di Will Smith, così come quello che porta i protagonisti de La mossa del pinguino e i coniugi Simpson a tentare la scalata nel mondo del curling, è un po’ quello di chiunque si guardi il curling per la prima volta. Quando dopo le Olimpiadi di Torino in Italia si parlò di “boom del curling” fu perché per la prima volta era entrato nelle case degli italiani uno sport apparentemente semplice, in cui uomini e donne con fisici normali lanciano una pietra somigliante a una pentola su una pista dalla forma di un corridoio, usando delle scope per modificarne il percorso.

Mentre il mondo dello sport prosegue irrefrenabile lungo la direttrice della superatletizzazione, il curling, pur avendo ormai abbandonato la sua dimensione amatoriale, conserva agli occhi del grande pubblico una forte riconoscibilità e un grande potere di immedesimazione, elementi che gli garantiscono ampie potenzialità per sfondare nei Paesi in cui non ha una grande tradizione. Ma se i movimenti dello sweeper ci ricordano le nostre fatiche nelle pulizie di casa e ce lo rendono immediatamente vicino, la natura profonda del curling resta quella elegante delle scivolate di Hackner e Ryan, momenti in cui la concentrazione, la tecnica e soprattutto la tattica raggiungono livelli di sofisticatezza inaccessibili senza una profonda conoscenza del gioco. Tra l’empatia semi-ironica e la distanza dai colpi dei grandi campioni, sarebbe bello coltivare il sogno della medaglia olimpica trovando, come Homer e Marge, un palazzetto in cui provare il curling nelle nostre città.

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